Il governo ha rimosso ogni tipo di restrizioni, per la prima volta dopo due anni il primo incontro collegiale è stato un Collegio Docenti e non un malinconico incontro col Responsabile della Sicurezza che ci elencava le infinite cose che era vietatissimo fare, e insomma stamani la Didattica Data è effettivamente partita nella sua compiutezza. O quasi.
In effetti è vero che le classi si sono mosse verso l'aula dell'insegnante e non viceversa, ma lo hanno fatto cammellandosi gli zaini perché ancora i mitici armadietti non sono stati assegnati agli alunni con appositi comodati d'uso.
Ma questi son dettagli, e stamani non era nemmeno un gran problema perché il primo giorno di scuola, notoriamente, si porta solo il diario, una penna, un quadernuccio e poco più.
Le due settimane che precedono l'inizio della scuola sono state dedicate al mitico Orario: ogni insegnante si è visto assegnare la sua aula.
Più o meno.
Cioè: l'insegnante di Musica ha la sua aula di Musica, come l'insegnante di Spagnolo e le due insegnanti di Inglese, ma per Lettere la questione è più complicata perché abbiamo quattro aule per cinque insegnanti e mezzo (il mezzo è lo spezzone di Geografia).
Quindi è stato fatto un orario, poi si è cercato di incollarlo alle varie aule, perché chi faceva Italiano lo facesse in una delle due aule di Italiano, chi faceva Geografia la facesse per lo più nell'aula di Geografia eccetera.
La cosa non è semplice perché le ore sono spesso accoppiate e mescolano più materie.
In qualche modo comunque ne siamo venute a capo, con qualche compromesso.
Purtroppo devo essermi persa un passaggio e una qualche nuova versione dell'orario arrivata ieri - cioè, ho ricevuto il nuovo orario ma non ho pensato a controllare se era uguale all'ultima versione.
Così stamani sono arrivata a scuola un po' inquieta, perché avrei conosciuto in un giorno solo e alle prime due ore entrambe le mie nuove prime, ma molto tranquilla sugli spostamenti perché sapevo di avere quattro ore a fila nell'aula di storia, la numero sei.
Al termine delle quattro ore posso onestamente dire di non averne azzeccata una che fosse una.
Ho esordito dimenticando platealmente che che faceva la prima ora doveva andare a prendere la classe all'entrata. Avevo capito che lo faceva qualcun altro.
Mi era stato detto che lo faceva qualcun altro?
Ma no, assolutamente.
Comunque sono arrivata di corsa a prendere la mia prima Prima, che si guardava intorno con l'aria perplessa dei cuccioli appena abbandonati al casello dell'autostrada, e li ho fatti salire in una fila quasi ordinata per le scale. Perché sono una frana, ma il concetto che si deve salire in fila stando sulla destra mi è entrato in testa sin dall'anno scorso, almeno quello.
Dopo aver toppato ben due classi una collega, con l'aria di chi si domanda perché lo Stato non fornisce un docente di sostegno anche agli insegnanti imbranati, mi ha pazientemente trascinato fino alla mia prima aula (che non era affatto la numero sei, bensì la otto).
Entrata in classe sono riuscita, se non altro, a trovare la cattedra e pure il computer.
Ho acceso il tutto, introdotto il registro elettronico, fatto il primo appello, spiegato che con me dovevano avere pazienza perché per ricordare i nomi sono un disastro di quelli che mai si sono visti prima, e in qualche modo ci siamo presentati.
All'ora seguente ho scoperto che dovevo cambiare aula e di nuovo una collega paziente eccetera eccetera. E così ho conosciuto la seconda Prima.
All'ora successiva, mentre per il corridoio imperversavano i tipici ululati di un normale intervallo in corridoio di quattro classi in contemporanea (quasi un trauma culturale: quattro classi che berciano in contemporanea, finalmente!) ho avuto una discussione con Spagnolo. La poverina cercava di capire dov'era la classe che doveva prendere, mentre io avevo capito che mi rampognava perché non le avevo portato la classe all'ora precedente e cercavo di spiegarle che non potevo perché dovevo andare dall'altra classe - ma alla fine ho capito cosa voleva da me e sono perfino riuscita a darle la risposta giusta; almeno, lo spero.
Alla terza ora avevo l'ex Prima Sfigata - naturalmente in una diversa aula. Qui però partivo avvantaggiata, perché se non sapevo l'aula almeno conoscevo gli alunni, e quindi mi è bastato cercarli.
E basta, le due ore seguenti sono state quasi riposanti.
Non so cosa combinerò domani e non voglio saperlo, ma una cosa devo dirla, a mia parzialissima discolpa: i corridoi e l'androne pullulavano di cartelli di accoglienza e segnalazioni varie, ma nessuno aveva pensato di stampare un orario col numero dell'aula per i docenti.
Immagino che alla fine imparerò, perché se non altro ho un fondo di memoria passiva che mi aiuta ad assimilare certi automatismi, nel giro di dieci-dodici settimane.
Infine, per completare l'album delle figurine, nel pomeriggio me ne stavo paciosa sul letto con le gatte a guardare un video molto interessante sull'avanzata ucraina, quando improvvisamente mi sono ricordata che già da mezz'ora avrei dovuto essere in videoconferenza per il Collegio Docenti. Mi sono fiondata su Google Meet, dove ho fatto un saluto in cui farfugliavo che quel giorno la rete a casa mia andava veramente malissimo, probabilmente per colpa del temporale (per fortuna il temporale c'era stato davvero).
E basta, dopotutto domani è un altro giorno.
Buon Anno! Mi ero completamente dimenticata questa lieta scadenza perché da quest'anno non mi riguarda più, visto che anche la piccola comincia l'università Lurkerella
RispondiEliminaMa esistono statistiche che provano il vantaggio di spostare tanti studenti anziché pochi insegnanti??? A parte la necessità ovvia di aule con specifiche attrezzature...
RispondiEliminaBuon inizio di anno scolastico!!!
@Lurkerella:
RispondiEliminaTanti auguri alla "piccola", che se va all'Università forse tanto piccola ormai non è ^_^
Quest'anno era più facile ignorare la riapertura delle scuole perché si tratta di un Normale Inizio, non di una tragedia annunciata giorno e notte in mancanza di altre notizie. Quest'anno le notizie ABBONDANO - anche se non sempre sono delle più gradevoli.
@ Elena:
Forse esistono, ma nessuno me ne ha indicata una; così come non conosco nemmeno statistiche che indichino svantaggi, a parte il casino immondo che non sono l'unica a fare nonostante ormai l'orario sia stato appeso a entrambi i piani. Ma immagino che col tempo impareremo.
D'altra parte ai ragazzi il casino non dispiace, così come gli piace muoversi a branchi, e sospetto che si stiano molto divertendo alle nostre spalle, che infine a modo suo è già di per sé un vantaggio.
C'è un vantaggio supplementare, secondo me, ed è che dovranno smettere di vivere nella loro campana di vetro e abituarsi a riprendere in mano la loro gestione, e dopo due anni in cui sono stati tampinati per ogni dove risulterà un vantaggio non indifferente. Ad ogni modo ad Hogwarts si fa così e tutto funziona bene quando non arrivano i mangiamorte o i dissennatori.
Io di fondo sono scontenta, ma non esiste che io sia contenta di un qualsivoglia cambiamento, anche se poi mi adatto, e dunque cerco di non indulgere allo scontento perché si tratta solo una forma di pigrizia mentale.
Ah, l'inizio della scuola. Noi che negli ultimi quattro anni abbiamo iniziato e abortito almeno altrettante metodologie scolastiche abbiamo scampato quella degli studenti nomadi per mancanza di aule adeguate. Per strani e arcani motivi il nostro edificio, pur non essendo particolarmente vetusto ha aule di diversa pezzatura. Quindi possiamo aver al massimo una classe numerosa, che lì sta e non si muove per tutto il triennio e dobbiamo avere due classi "mini" perché due aule possono contenere al massimo 18 alunni. In compenso questo è l'anno delle tecnologie innovative. I droni. Sono arrivati i droni. E i visori 3D. Aiuto!
RispondiElimina@ Filippo:
RispondiEliminaMa certo che gli insegnanti uomini esistono, e l'anno scorso eravamo anche messi bene con le quote celesti, con due sostegni, un potenziamento e un supplente di Matematica. Quest'anno però ci sono rimasti solo i due fissi, ovvero Musica e Fisica. In molte scuole però la quota è più alta
Aula del docente e armadietti ti suonano americani perché la DADA si ispira al modello anglosassone dove appunto l'insegnante sta fermo e sono gli alunni a muoversi. Gli armadietti che si vedono nei telefilm americani però sono molto più grandi dei nostri, e io continuo a chiedermi dove andranno a finire i piumini, quando la stagione si farà più fredda.
Non so se è un cambiamento epocale: molte scuole stanno aderendo al DADA (a parte lo stop imposto dalla pandemia) ma so anche di qualcuna che ha fatto marcia indietro. La nostra, di fatto, è un po' piccolina ma avrebbe delle potenzialità. Vedremo.
@ Tenar:
Quattro anni e quattro nuove metodologie abortite? Immagino che il Covid abbia avuto la sua parte di responsabilità, ma mi piacerebbe saperne qualcosa di più.
E i droni... sappi che i droni te li invidio moltissimo: al giorno d'oggi se non hai un po' di droni, davvero, non sei nessuno!