Alla presentazione la classe fu presentata come un disastro completo con un paio di elementi validi capitati lì per caso in mezzo a tanta desolazione. Non che le altre classi, a ben guardare, si presentassero molto meglio, ma la Prima Sfigata vantava una serie di primati statistici: su venti alunni ben dieci richiedevano documentazione a parte per questioni varie, e in particolare contavamo sette dislessici sette.
Il mio primo pensiero, davanti a tanta devastazione, fu sul come mai i DSA si fossero improvvisamente più che raddoppiati, dato che fino all'anno scorso erano in media uno o due per classe.
In questi casi il primo sospetto che viene è che siano cambiati i medici della ASL che certificano la dislessia. Ma un attento esame delle fonti mi ha permesso di constatare che no, si tratta sempre dei soliti medici dell'ASL che conosciamo da anni e della solita cooperativa riconosciuta dall'ASL che altrettanto da anni è in contatto con noi. Insomma, i nomi in calce alle diagnosi erano gli stessi che vediamo da tempo. E che gli era preso, che si erano messi a distribuire certificazioni di dislessia come fossero briciole per gli uccellini?
Il secondo pensiero fu che le nostre nuove prime sono figlie della pandemia, che ha acuito disagi esistenziali di tutti i tipi - non solo negli alunni, ma anche nei genitori. E, forse dovremmo aggiungere, anche negli insegnanti, ché alla fine sono esseri umani come tutti.
Ad ogni modo arrivai al primo giorno di scuola avvolta in una gran nube di preoccupazione, e se normalmente quella strana entità che è la Classe Nuova mi incute sempre grandissimo e assai reverenziale timore, quel giorno si trattava piuttosto di terror panico.
D'altra parte si sa che lo show deve andare avanti, e nessuno show può andare avanti se almeno non comincia. Così entrai, salutai con bel garbo, feci l'appello, spiegai che per ricordare i nomi sono un vero disastro e dunque dovevano avere pietà per me, spiegai anche che il registro elettronico era sempre una entità ricca di incognite, chiacchierai, li feci chiacchierare, e come sempre mentre loro mi osservavano io osservavo loro.
E nulla, non sembravano poi così spaventosi.
I due giorni seguenti li passai a fare carotaggio: prova di lettura, prima lezione di storia, roba così. Poi passammo in DaD per una settimana - una prova che in un certo senso ci unì, come succede sempre con le traversie e traversine della vita.
E continuavano a non sembrarmi particolarmente spaventosi. Un po' sgrammaticati, questo sì.
Un po' parecchio sgrammaticati, aggiungo, anche per essere una Prima di St. Mary Mead. D'altra parte gli ultimi due anni delle elementari erano stati abbastanza avventurosi.
Però avevano un certo qual tocco di uccelli da bosco e da riviera che li rendeva simpatici, e si adattavano con una certa facilità alle situazioni più insolite.
Quanto ai Sette Dislessici Sette, andrò ora a presentarli perché si tratta di un campionario invero assai variegato.
Gongolo: è un vero DSA a Denominazione di Origine Controllata: legge male e con difficoltà, tempi brevi di attenzione (d'altra parte è anche un maschio nato a Dicembre, quindi i tempi brevi li avrebbe comunque), scrive in stampatello con lettere enormi, ha problemi a incolonnare i numeri eccetera. In compenso usa benissimo i cosiddetti Strumenti Compensativi, fa delle mappe concettuali che sono una delizia ed espone proprio benino. A sorpresa, ha un ottimo rapporto con la scrittura. Consegna testi fluviali, tre parole per riga, e si vede che si diverte a scriverli. Ancora più a sorpresa, preferisce scrivere a mano che sul computer.
"Ma guarda che se scrivi al computer c'è il correttore ortografico, tanti errori te li segnala lui" ho provato a dirgli; e così qualche volta mi manda i file dei compiti a casa. A scuola però preferisce scrivere a mano.
Bene, il cliente ha sempre ragione. Mi prendo le lenzuolate con le lettere enormi e amen. Fossero questi, i problemi della vita.
Dotto: legge bene, pure con l'espressione e seguendo la punteggiatura (un tratto piuttosto insolito in quella classe), scrive bene, qualche leggera difficoltà in Inglese. In effetti è certificato per Discalculia ma se la passa piuttosto bene anche a Matematica. Chissà?
Cucciola: due grandi occhi neri di velluto, sembra uscita da un cartone animato della Disney e le mancano solo le orecchie a triangolo e la coda a pennacchio. A leggere ad alta voce non è un granché, gli strumenti compensativi li usa il giusto ma si arrangia discretamente un po' in tutto, con qualche problema in più in Matematica. In miglioramento.
Mammola: bravissima ragazza, senza dubbio, abbastanza organizzata e molto disponibile. Scrive poco e non legge granché. Un tempo si sarebbe detto "un po' debolina ma si impegna". Anche per lei la difficoltà è soprattutto Matematica, oltre al fatto che non sempre capisce cosa deve fare. Non sono sicura di avere ancora capito che pesce è, ma nel dubbio le sconto i compiti più spesso che agli altri.
Pisola: per lei è molto adatta la definizione di fragile - oppure, come ama dire la prof. Spini, è ancora piccolina. Letteralmente: mostra un paio di anni buoni meno delle altre, e si stanca con una facilità estrema. Quando non è stanca (il che succede di rado) funziona bene. Questa tendenza alla stancaggine era stata rilevata già alle elementari. Le misure compensative servono il giusto, e c'è il fortissimo sospetto che il problema non sia nell'ambito DSA - tra l'altro l'ortografia è piuttosto buona. Insomma, c'è un problema ma non sappiamo quale, e nemmeno la famiglia lo sa anche se ha promesso di indagare. Il Consiglio di Classe prende quel che c'è, ma abbiamo tutti il sospetto che potrebbe fare di più, solo che non sappiamo come. La buona volontà è al di sopra di ogni sospetto, semplicemente è più piccola degli altri. Seguitelo voi, un programma di prima media a nove anni, poi mi verrete a dire. E anche l'orario di sei ore è un boccone piuttosto duro da ingoiare.
Stranolo: anche lui un DSA al di sopra di ogni sospetto, checché ne dica la famiglia: sillabe invertite, parole incollate, difficoltà nei calcoli eccetera. Funziona a modo suo, ma funziona. Evito di farlo leggere ad alta voce. Segue molto volentieri le lezioni, espone molto bene e ha una profondità emotiva e di pensiero decisamente fuori dal comune.
Eola: è la nostra DSA fantasma. Dopo un cauto approccio abbiamo smesso di ridurle i compiti per casa. Legge bene, scrive bene e conta bene. Abbiamo consigliato alla famiglia di far rivedere la diagnosi, ormai piuttosto vecchia. Ha un PDP vuoto con una garbata dichiarazione di intenti del tipo "se ci saranno problemi useremo le misure dispensative". Ma problemi per ora non ce ne sono e se ne sta nella parte media della fascia alta, tranquilla come un topo nel formaggio.
Riassumendo, i Sette Dislessici Sette possono dividersi tra:
due DSA che funzionano come i DSA standard degli esempi che ti fanno nei corsi, quelli che con un po' di misure compensative e dispensative fanno tranquillamente il loro miglio;
due DSA che boh, se lo dicono i medici saranno senz'altro DSA, e chi siamo noi per giudicare eccetera;
una DSA che se lo dicono i medici eccetera, ma probabilmente c'è qualche intralcio di altro tipo:
due DSA che forse devono solo crescere ancora.
Le diagnosi sono tutte partite in tempo ante-Covid, quindi la pandemia non c'entra - nel senso che le difficoltà scolastiche erano state rilevate in precedenza.
Naturalmente me le sono spulciate con cura, anche se il medichese è davvero un gergo infelice e sarebbe carino da parte di questi medici ed enti vari che la pagina di spiegazioni per gli insegnanti, che di solito è scritta quasi in italiano, contenesse qualche indicazione in più del "non fateli leggere ad alta voce e dategli più tempo per i compiti scritti".
Mi hanno colpito molto due punti: uno riguarda l'asse temporale e uno l'ortografia. In pratica dicevano "rispetto agli alunni della loro età fanno più errori di ortografia della media (divisioni in sillabe, accenti, uso dell'H) e tendono a confondere nell'esposizione passato, presente e futuro".
Ma, naturalmente, i medici hanno esaminato solo chi avevano davanti. Di fatto, in quella classe gli accenti erano una roba del tutto sconosciuta* fino alla terza settimana di Settembre, e al di là di un corretto uso dei tempi verbali atti ad indicare la scalatura temporale c'è una tendenza davvero notevole a passare dal presente al passato al futuro nella stessa frase anche quando si raccontano eventi avvenuti in contemporanea**, per tacere di svariati altri errori.
E dunque sorge il dubbio di fondo che se davanti a quei medici si fosse presentata l'intera batteria degli alunni delle elementari di St. Mary Mead, i DSA sarebbero stati un po' più di 60.
L'altro dubbio che viene spontaneo davanti a certi casi è che "una certificazione DSA non si nega a nessuno", e del resto mi dicono che si va affermando la scuola di pensiero che "qualche elemento di dislessia ce l'abbiamo tutti" (che, per quel che vale il mio parere, mi trova molto d'accordo***).
A tutto ciò segue un altra domanda: esistono casi in cui una diagnosi DSA viene revocata? Il mio universo scolastico comincia in prima media e finisce in terza, e che in quel breve periodo le diagnosi non vengano cambiate mi sembra abbastanza ragionevole. Però mi tornano in mente (e tutti ne abbiamo avuti) alunni classificati come DSA, con regolare certificazione e PDP pazientemente redatto ogni anno, che di fatto funzionavano benissimo anche senza applicare uno straccetto di misura dispensativa o compensativa che sia uno.
Pòle essere che in qualche caso, col tempo, le misure compensative le adotti spontaneamente il cervello, e che crescendo alcune di queste dislessie si annullino, come succede a volte con altri malanni e disguidi fisici?
Chissà.
* si tratta di una misteriosa caratteristica delle elementari di St. Mary Mead: l'accento non esiste. In tutte le altre elementari del regno qualcuno sbaglia ad accentare certi monosillabi, mentre da noi andero, lunedi e perche sono la regola quasi universale (dio solo sà perche)
** e questo no, non è molto consueto nelle elementari di St. Mary Mead. Diciamo che succede a scadenze quinquennali.
*** sorvolando sulla mia patetica incapacità nel distinguere la destra dalla sinistra, ho sempre avuto parecchie difficoltà con le espressioni. La versione ufficiale era che "ero distratta". Ripensandoci però mi rendo conto che quando c'era da svolgere un problema o da lavorare con le lettere non mi distraevo mai.
Ogni volta che si parla di DSA mi sento tirata in causa, essendo io dislessica. Ogni volta che lo rivelo a scuola c'è qualche collega che mi guarda come se avessi appena rivelato di mangiare bambini a colazione. Sì insegno lettere, sì sono dislessica, sì, lo sgabuzzino è pieno dei cadaveri delle mie vittime... No, questo no, ma l'effetto è questo. Ovviamente questo rende il mio sguardo un po' diverso. Io ho una dislessia standar e pure molto marcata. Non collego grafema e fonema, non so dal suono risalire al come si scrive, il contrario mi è più facile, ma non immediato. Da dentro capisco molte cose che si trovano nella letteratura specifica e perplimono i colleghi. Dal fatto che no, non siamo tonti, ma proprio funzioniamo in modo diverso all'affaticamento maggiore che, a mio avviso, è dovuto al fatto che deleghiamo molto di più alla memoria. Per me ogni singola parola è come un ideogramma. Non avendo le lettere un senso come trascrizione di suono, devo ricordarmi per ogni parola la lista dei segnetti senza senso di cui è composta. Questo mi stanca, mi perdo le lettere per strada e mi sovraccarico.
RispondiEliminaDetto questo ogni dislessico è dislessico a modo suo. I tuoi sette mi hanno fatto molto sorridere. Può essere che siano tutti dislessici oppure sì, una certificazione non si nega a nessuno (oddio, a me una volta fu rispedito indietro un alunno che a mio avviso era da manuale e invece...) Del resto la prima cosa che mi dissero al corso più serio da me frequentato è che i discalculici dovrebbero essere al massimo il 2% e invece spesso sono quelli che hanno avuto pessime maestre e che non c'è modo per distinguere con le prove un dislessico, un analfabeta di ritorno o un ragazzo poco stimolato. Ora ci sono delle analisi che analizzano le reti neurale e le aree del cervello che si attivano, ma ovviamente sono inapplicabili in campo diagnostico, almeno a livello di diagnosi scolastica.
Sicuramente questa pandemia ha aumentato i disagi e fatto emergere cose che prima erano latenti, ma come dici giustamente tu questo processo parte da molto più lontano. Altro fenomeno in aumento esponenziale è quello della celiachia: possibile che quando eravamo piccoli non c'erano dislessici e non c'erano celiaci e ora tutti o quasi ne soffrono? Boh! Mi sembra un po' come il discorso che da quando c'è facebook muore molta più gente famosa: ovviamente non è così, ma ora i social, con la necessità di essere contemporanei al fatto/notizia, amplificano ogni evento.
RispondiEliminaBuona Festa del Gatto! :-)
RispondiElimina@ Tenar:
RispondiEliminaPrima di tutto grazie di questo splendido commento, mi ha tenuto compagnia per tutta la settimana e ti sono molto riconoscente per le spiegazioni che mi hai dato. Però non capisco perché dovresti mangiare bambini a colazione, anzi mi sembra che tu abbia una bella carta in più da giocare con i DSA (fermo restando che ognuno di loro funziona a modo suo)!
Per fortuna la classe con un terzo di DSA è arrivata quando avevo la piattaforma (che, con mio sconcerto, alle elementari usano pochissimo. Io mi domando come farei a lavorare senza, soprattutto per storia e geografia) e una LIM che, ammettiamolo, funziona abbastanza bene.
Il discorso che con le prove non si riesca a distinguere un dislessico da un ragazzo poco stimolato (o semplicemente sgrammaticato) mi convince parecchio, e ancor di più quello sui discalculici - per quest'ultimo caso abbiamo avuto anche esempi concreti di discalculici che sono letteralmente rifioriti con certi insegnanti dopo essere stati traumatizzati da altri, e certo veniva da domandarsi se effettivamente fossero mai stati DAVVERO discalculici...
E' un campo ancora nuovo, e c'è molto da scoprire.
@ Romolo:
Ebbene no, la celiachia c'era già quando eravamo piccoli, avevo una celiaca in classe, e credo fosse pure piuttosto grave.Come facevano prima? Mi sa che i più gravi morivano, e molti erano malmessi in salute. Corre poi voce che alcuni non siano davvero celiaci, ma abbiano magari altri problemi che si risolvono rinunciando a certi alimenti. Inoltre in molte zone si usavano soprattutto riso, avena, orzo e altri cereali e il problema si è mostrato più evidente quando il grano è diventato il cereale più adoperato.
Qualcosa del genere vale anche per i dislessici, credo, almeno in Italia, dove fino all'inizio del Novecento ci avevamo tassi di analfabetismo davvero colossali e la maggior parte di loro non ricava il benché minimo intralcio da questa particolarità non accostando mai un foglio di carta scritta o un alfabetiere. Per un certo periodo poi sono stati semplicemente "ciuchi" e solo da qualche decennio qualcuno ha cominciato a porsi seriamente la domanda sul PERCHE' certa gente non riusciva a venire a capo di un alfabetiere o di una somma da incolonnare. I più svegli imparavano ad arrangiarsi in qualche modo, gli altri restavano, appunto, ciuchi.
@Pensierini:
Di nuovo ti ringrazio per questo tuo salvifico commento che mi ha evitato di mancare di rispetto a Messer Gatto!