Nonostante un certo riserbo di cui amo circondare la mia vita privata, anch'io come tanti blogger non necessariamente inclini a raccontare i fatti propri in rete ho sbandierato ai quattro venti il lieto evento del mio primo vaccino anti-Covid. Tale vaccino, pur venendo fatto col tanto chiacchierato Astrazeneca, non ha avuto sulla mia persona quasi alcun effetto collaterale, se si eccettua una stanchezza assurda che mi ha perseguitato per qualche giorno e poi se n'è andata così com'era venuta - sintomo che sono l'unica ad aver riportato nella mia cerchia di amici e conoscenti, anche se taluno racconta che vagamente ha intrasentito di altri che l'hanno avuto.
Sono poi passate dodici settimane, mentre Astrazeneca veniva discusso, indagato, ritirato, rimesso in pista alternativamente solo per i giovani, i mezzani e gli anziani e in alcuni casi sostituito, con ulteriori discussioni se i cocktail vaccinali fossero più efficaci, meno efficaci o altrettanto efficaci.
Di ciò, nulla mi calse; verso i vaccini ho infatti un atteggiamento rigorosamente passivo, maturato nell'infanzia: io vi do il braccio, poi vedetevela tra voi. Visto che nessuno mi richiamava per spostare l'appuntamento assegnato d'ufficio dopo la prima dose, il giorno stabilito mi sono presentata e mi hanno spiegato che, nelle Alte Sfere Mediche, era stato stabilito che proseguissi con Astrazeneca (stavolta però la stanchezza assurda è durata una trentina scarsa di ore, per lasciare il posto al mio consueto, quieto letargo estivo).
Con questo gesto ho sigillato la conclusione del più insolito e balordo anno scolastico della mia ormai più che ventennale carriera.
Si racconta, sembra, pare, dicono, si sussurra di una terza dose, di vaccini annuali, di vaccini somministrati insieme a quelli per l'influenza.
Facciano loro. Non negherò il braccio, e nemmeno il dito ove necessario.
Per i due prossimi mesi però sarà un piacere pensare a qualcos'altro.
Speriamo davvero di poter parlare d'altro!
RispondiElimina@ Romolo:
RispondiEliminaMa veramente!
Concordo con la tua posizione e condivido il tuo sentire. Mi auguro che la DAD-DID sarà archiviata. Un terzo anno no.
RispondiEliminaSperiamo, anche se sembra ricominciato il gran ballo delle varianti. In questa pandemia il marito farmacista è stato si un vantaggio, ma anche il modo migliore per spegnere sul nascere ogni scintilla di entusiasmo. Che la DAD se ne vada per sempre!
RispondiElimina@ Mel:
RispondiEliminaChissà, forse davvero la DaD sarà archiviata, almeno in Toscana: ormai ho una bella connessione-con-fibra che mi permetterebbe di praticarla con molto minor disagio, quindi immagino che non mi capiterà più di farla...
@ Tenar:
Il gran ballo delòle varianti non fa paura solo a tuo marito, temo - e io che non convivo con alcun farmacista e ho una tendenza innata all'ottimismo non vado al di là di un vago "speriamo di rivederci in presenza"... (qui immaginati una musichetta lugubre e un battere di denti in sottofondo)