venerdì 21 maggio 2021

Le storielle di Mamma Oca - Richard Scarry

Questa settimana presento un libro che ormai si trova (neanche troppo facilmente) soltanto frugando nei vari siti di libri usati e rimanenze editoriali, ma sul quale tempo fa era molto facile mettere le zampe. 
"Mamma Oca" è un personaggio leggendario, che racconta favole, di solito leggendole da un libro. La sua invenzione risale a (nientemeno) Charles Perrault, che intitolò appunto I racconti di Mamma Oca una sua celebre raccolta di fiabe, e da lì si sviluppò questa tradizione anche nel mondo anglosassone (o forse soprattutto nel mondo anglossassone? Davvero non ne ho la minima idea).
Di questa tradizione comunque non sapevo proprio niente quando, nel Natale del 1967, i miei genitori mi fecero trovare sotto l'albero il libro in questione, e sospetto che nemmeno loro ne sapessero granché visto che, richiesta di chiarimenti, mia madre si limitò a farfugliare qualcosa su una oca che raccontava novelle ai suoi piccoli.
Richard Scarry, il cui nome troneggia in copertina quasi si trattasse dell'autore, era uno stimatissimo illustratore per bambini assai celebre per i suoi animali più o meno antropizzati. Quanto ai testi, erano per lo più filastrocche inglesi per bambini, tradotte in italiano (e pure in rima, di solito) da G. Gabbrielli e V. Cosmini, che non ho la minima idea di chi fossero ma si devono essere affaticati assai su quelle filastrocche, e secondo me un posticino in copertina se lo sarebbero meritato pure loro visti gli eccellenti risultati che han conseguito.
Dunque, un libro di filastrocche inglesi tradotte con cura e assai ben illustrato dall'ottimo Scarry. Adorai quel libro, lo consumai, letteralmente, e mi imparai gran parte delle storielle a memoria a forza di leggerlo e rileggerlo. 
Il libro è ormai un relitto, ma è riemerso, misteriosamente, dalla biblioteca dei miei qualche settimana fa, con mio gran piacere. E' molto logorato dal tempo e dall'uso, ma penso che lo farò rilegare perché per me è stato molto importante, anche per l'infinità di parole tutt'altro che comuni che incamerai leggendolo. Alcune di quelle filastrocche le ho col tempo riconosciute nei libri inglesi che ho letto nel corso degli anni, di altre tuttora non so niente.
Le foto sono state fatte da me, con tecnica molto artigianale e, ripeto, il libro è assai malridotto e pure decorato di vari tratti di penna con cui, davvero non so perché, a suo tempo ritenni necessario decorarlo. Alcune filastrocche sono piccole e non si leggono bene, ma cliccandoci su dovrebbero apparire più grandi e diventare leggibili.
Alcune di queste filastrocche ci sono anche in versione italiana. Questa per esempio è la famosa 
Sulla strada di Camogli
passò un uomo con sette mogli

che mio padre ogni tanto recitava


La foto è piccola perché, mentre la scattavo, mi sono accorta che conoscevo anche quella sopra: visto che ci sono campanule d'argento e gusci di conchiglia è senz'altro Mistress Mary, Quite contrary (detta anche "Mary, Mary dispettosa" in italiano). E la conosco perché con il secondo verso "How does your garden grow?" Agatha Christie ha intitolato un racconto dove i gusci di conchiglia sono il fulcro della soluzione.
Agatha Christie adorava infilare filastrocche nei suoi romanzi, e qualche volta le usava anche per i titoli. Questa era Five Little Pigs che in italiano è diventato Il ritratto di Elsa Greer, al quale ho dedicato un post qualche anno fa:


Questa invece è la filastrocca sulla tasca piena di segale, che da noi è diventata Miss Marple: polvere negli occhi  e nel post dove ne parlo cito proprio questa tavola*, da sempre una delle mie preferite del libro - perché, ammettiamolo, la vicenda accaduta al re di Collepiano è davvero singolare:


Da qualche parte giurerei che Agatha Christie citi anche la casa-zucca, qui abitata da una deliziosa coppia di coniglietti


e la casa-scarpone, che nel testo italiano sarebbe abitata da 38 topolini, ma io li ho contati molte volte (come si evince anche dalla foto) e anche se non sono mai riuscita ad essere sicura del risultato, garantisco che passano i quaranta


La povna mi ha poi segnalato nei commenti che nel libro c'era anche Hickory, Dickory, Dock che è altrettanto usata per il titolo di un libro (che in italiano è diventato Poirot si annoia). La filastrocca racconta di un topo che si arrampica su un pendolo ma scappa via quando il pendolo suona - il libro invece parla di tutt'altro):


Abbandoniamo al momento la letteratura per passare alla musica (molto indirettamente): questa è una filastrocca costruita all'incirca come Alla fiera dell'est, anche se con personaggi diversi e con un finale decisamente lieto. Il protagonista è un topolino che si chiama Gianni Nasa, e vai a sapere com'era nell'originale:



Ma passiamo al mio amato medioevo: qui abbiamo la nobil donzella del Valpolicella (e fu così che imparai che esiste una zona chiamata Valpolicella, e mai ho bevuto un vino che venisse da lì senza ripensare a questa immagine):


E c'è anche la storia di un furto di biscotti rimasto impunito:


Non è l'unico caso di furto che si riscontra in questo libro: ad esempio c'è anche l'avido Gasparotto Manolesta, che comunque viene regolarmente punito per le sue malefatte:



Ma c'è anche una classica vicenda di bullismo da elementari (...o da prima media, in effetti):


E dalla scuola torniamo alla letteratura, e pure al medioevo:


A questa poesia è legato un caro ricordo. Alcorso di poesia provenzale stavamo leggendo Ag gai so conde e leri di Arnaut Daniel, che parlava della sua dama, che lui amava più di chi gli desse Lucerna. E Lucerna, ci spiegarono, era una città immaginaria delle chanson de geste, nota per il suo splendore e la sua ricchezza. Così scrissi al mio vicino di banco un distico che mi tornò improvvisamente alla memoria:
La lucerna che splende piccina
tutta rischiara la mia cucina
e lui scosse la testa e commentò "Ah, questi trovatori caserecci...".

Il libro mi servì anche per imparare un sacco di parole nuove: le memorizzavo senza chiedere il significato (non so perché, ma certamente non perché i miei si mostrassero restii a rispondermi se facevo una qualche domanda, fosse pure su argomenti spinosi).
Con questa filastrocca per esempio imparai la parola "lai" e solo molti anni dopo seppi che si trattava di "lamenti":



Non mi feci invece nessun problema per chiedere cos'era una roggia, parola che a dire il vero ho trovato quasi soltanto in questo che è rimasto uno dei miei scioglilingua preferiti:


Infine, su questo libro incontrai per la prima volta una filastrocca molto famosa: quella della mucca sulla Luna, che Tolkien presenta, in versione notevolmente ampliata, quando Frodo e i suoi amici si fermano alla locanda del Puledro Impennato (o Cavallino Inalberato, nella nuova traduzione):


E mai ho letto quel brano senza pensare a questa immagine, dove tra l'altro piatto e cucchiaio in fuga si segnalano per un piglio particolarmente allegro.
La filastrocca dice:
                Hey diddle diddle,
                The Cat and the fiddle
                The Cow jumped over the moon
                The little dog laughed 
                To see such sport
                 and the dish ran away with the spoon

Ed è probabile che abbia ispirato anche un ritornello abbastanza celebre degli ABBA ovvero
             Dum dum diddle
             To be your fiddle


Con questo post, dove per la prima volta presento un libro per bambini, partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro un felice fine settimana di letture casalinghe visto che, in barba al calendario, la pioggia di Marzo continua a imperversare.


* riconosciuta tra l'altro nei commenti da Lurkerella

9 commenti:

  1. Wow wow wow! Ce l’avevano i miei cugini e io lo leggevo ogni volta che andavo da loro, visto che io , invidiosissima, non lo avevo! Un bagno di infanzia questo tuo post. Grazie!

    RispondiElimina
  2. Che autenticissima madeleine. Le so tutte a memoria. Tutte. Lessico famigliare da decenni con mamma 'povna. Grazie!
    Ps. Sempre su Dame Agatha, ci ha messo anche One, Two, Buckle My Shoe e Hickory, Dickory, Dock che arrivano pure loro diretti da Mother Goose.

    RispondiElimina
  3. Che bello! I miei figli avevano parecchie cose di Scarry, ereditate dai cugini, ma questo no.
    Sono viva e vegeta, non sono -credo- un robot, lurkero alla grande ma dal cellulare non riesco a commentare! L'amichevole Lurkerella di quartiere, a corto di devices appropriati

    RispondiElimina
  4. @ Dolcezze:
    Contavo infatti sull'effetto amarcord, visto che a suo tempo era piuttosto diffuso. Non troppo però, tra le mie amiche lo avevo soltanto io ^_^

    @ la povna:
    Contavo infatti su qualche tua dritta. E dunque: ho ritrovato Hickory, Dickory, Dock che conto di inserire ma One, Two, Buckle My Shoe non lo riesco proprio a trovare, anche se l'ho riguardato tutto. Quale sarebbe, in italiano?

    @ Lurkerella anonima:
    Infatti avevo visto che i tuoi commenti erano scomparsi. Sono piuttosto stufa di vedere gente che si lamenta che non riesce a commentare se non ha il mezzo informatico giusto nel posto giusto il giorno giusto all'ora giusta. Blogger sta diventando un cortile di casa, più che una piattaforma, e non è giusto!

    RispondiElimina
  5. Mi sono iscritta a qualcosa e ho sacrificato una capra a Chthlhu. Funziona?

    RispondiElimina
  6. Ok. One two buckle my shoe è in Poirot non sbaglia, che ho letto giusto la settimana scorsa, guarda un po' le coincidenze

    RispondiElimina
  7. Sì, ma io non lo trovo sulle storielle di Mamma Oca!
    (grazie del sacrificio, Chthuhlu ha apprezzato. Spero)

    RispondiElimina
  8. Come dissi già al tempo del post su "Polvere negli occhi", possiedo l'identica edizione (solo successiva) di questo libro, perciò questa galleria di foto che hai postato è stata tutta un'emozione (anche se so benissimo dov'è la mia copia del libro, in casa. Ma in effetti non lo sfoglio da anni...).

    La mia tavola preferita è sempre stata quella della casa-scarpone, stracolma di coniglietti (e sì, anche io passavo il tempo a contarli XD). Anche se le tue foto mi hanno fatto tornare in mente quanto trovassi buffa l'espressione della mucca che legge sotto l'albero nella filastrocca di Gianni Nasa.

    Riguardo alle versioni inglesi delle filastrocche, devo confessare una cosa: alle medie, in una delle prime attività in lingua albionica, ci fecero imparare a memoria la poesiola dove ci sono la mucca, la luna, piatto e cucchiaio in fuga, ecc. Complice il fatto che alle elementari io inglese non l'avevo fatto (ero l'unica nella mia classe), non ci capii nulla, per me poteva pure essere un componimento in swaili. Ci ho messo letteralmente anni, dopo, a collegare finalmente fra loro quella tortura subita a scuola con l'allegra filastrocca illustrata da Scarry... °_°

    RispondiElimina
  9. Bene, ho aggiunto Hickory, Dickory, Dock e se qualcuno mi dà lumi aggiungo anche One, two eccetera.
    E già che c'ero ci ho aggiunto un altro paio di irrinunciabili tavole...
    Qualcuno mi fermi o ci infilo tutto il libro!

    @ Minty:
    Ecco, il passaggio dall'inglese all'italiano obbligò a cambiare talmente tante cose che per il giovane lettore era davvero difficile fare collegamenti, specie in tempi in cui l'inglese lo parlavamo davvero in pochi e a scuola succedeva molto spesso di fare francese... o di non fare proprio nulla, almeno alle elementari ^__^

    RispondiElimina