domenica 8 novembre 2020

Su talune criticità organizzative riguardo a tracciamenti, tamponi e quarantene




Com'è noto anche ai sassi del lungomare, la riapertura delle scuole era considerata uno dei punti critici per la pandemia. E' stato perciò organizzato un attento monitoraggio di insegnanti e alunni per garantire sicurezza ed efficienza alle scuole in questione e alle loro famiglie.
A tal scopo era stato organizzato un Grandioso Sistema di Testatura per gli insegnanti, che a dire il vero in Toscana non ha funzionato male (altrove sembra che abbia fatto un po' pena).
Al momento di rientrare dunque io e tutti i volenterosi colleghi che si erano fatti testare sapevano di essere negativi.
E qualcuno ha osservato che già che c'erano potevano testare anche i ragazzi - che è giusto, ma forse un po' complicato: si era rivelato piuttosto complicato testare qualche centinaio di migliaia di volenterosi lavoratori della scuola, figurarsi fare dieci volte tanto.

All'inizio dell'anno scolastico i nuovi positivi si misuravano a centinaia al giorno, la situazione era abbastanza tranquilla e le ASL non davano particolari segni di stress. Inoltre erano state fatte all'universo mondo due palle di tale incommensurabile grandezza sulla riapertura delle scuole e i rischi che essa comportava, che nella mia santa ingenuità davo per scontato che corsie preferenziali di ogni tipo fossero state organizzate per qualsiasi persona collegata alla scuola che avesse manifestato una qualche, sia pur lieve, forma di malessere (com'è noto a chiunque mi conosca o abbia letto almeno un paio di post del presente blog, nonostante un età tutt'altro che tenera mi distinguo soprattutto per un candore che sconfina facilmente con l'idiozia e un grado di ingenuità addirittura patetico).
Con gran cautela abbiamo affrontato le prime due settimane di lezione. Tutti temevamo la Seconda Ondata, naturalmente, ma ci avevano spiegato nel dettaglio che cotale ondata sarebbe arrivata con l'Autunno - e l'Autunno, in Toscana, si fa spesso desiderare anche dopo Halloween.
Non quest'anno. A fine Settembre nel giro di 24 ore la temperatura è calata di venti gradi, e sono arrivati i primi, inevitabili raffreddori (e, temo, anche la seconda ondata).
Di uno di questi è rimasta vittima la prof. Spini che, svegliatasi un Sabato mattina con febbre e tosse, ha prontamente chiamato la guardia medica onde farsi fare un tampone per fugare subito ogni dubbio in un senso o nell'altro, convinta com'era (pure lei è un po' ingenua, anche se non certo ai miei livelli) che cotale guardia medica fosse attrezzata per fare prontamente tamponi anche al gatto di casa, se ciò gli fosse stato richiesto.
Così non è stato. Anzi, la guardia medica, con bonomia, ha detto che con un po' di raffreddore e la febbre basta stare a casa al caldo per qualche giorno (raffinatissima cognizione tecnica di cui la prof. Spini era già al corrente, forse in virtù della sua formazione prevalentemente scientifica, anche se non medica) e per il tampone doveva rivolgersi al medico di base.
Che è stato chiamato prontamente Lunedì, mentre noi a scuola impazzivamo con le sostituzioni. Ma non c'era il medico ufficiale, c'era il sostituto che ha candidamente dichiarato che non sapeva niente della procedura per fare i tamponi e che si sarebbe informato. 
E così in un colpo solo alla scuola di St. Mary Mead abbiamo scoperto
1) che in tempi di pandemia la guardia medica non faceva tamponi
e
2) ai medici di base e sostituti NON erano state fatte due palle colossali con la trafila necessaria per fare un tampone qui e subito, adesso, anche il giorno prima se possibile.
Mica si dice un corso di quaranta ore, ma almeno uno di quei volantini che decorano spesso gli studi medici. E qualche scatola contenente il necessario per fare il tampone, magari.
Ma scusate, non eravamo in tempo di pandemia e non dovevamo stare tutti preparati a ogni evenienza?
Alla fine per avere il risultato del tampone (negativo) della prof. Spini c'è voluta più di una settimana.

A ruota sono arrivati - o meglio, NON sono arrivati - i primi tamponi dei ragazzi. Con calma, con pazienza, con lunghe attese che sfioravano la settimana e con attese molto più brevi se fatti a pagamento (oops). Qualcuno ha anche avuto fortuna e imboccato la via giusta riuscendo a farsi fare un tampone dalla ASL in nemmeno una giornata. Qualcuno, afflitto da quel gran peso costituito da genitori idioti, è rimasto a candire per giorni e giorni e solo dopo tre telefonate le famiglie si son convinte che per farli rientrare a scuola volevamo l'esito negativo di un tampone; qualcun altro, sempre afflitto dal peso di cui sopra, di tamponi se ne fa circa uno a settimana e finisce che non lo vediamo quasi mai - e sì che gli farebbe un gran bene venire a scuola, non dico per studiare, ma almeno per starsene un po' lontano dai genitori idioti di cui sopra. 
Settimane e settimane di assenze inutili e superflue.
Signora ASL, si rende conto che ognuna di queste settimane perse è un fardello per la collettività e per l'alunno? Se stan male e non possono frequentare d'accordo, è inevitabile. Se stan benissimo e le famiglie li portano a sciare o a far turismo a New York, meglio per loro. Ma se devono solo annoiarsi a casa con un po' di compiti per tutta compagnia, via, davvero si dovrebbe evitare il più possibile.
E vogliamo parlare delle classi che solo una settimana dopo scoprono di essere stati a contatto con un positivo? Utilissimo entrare in quarantena una settimana dopo (utilissimo a favorire i contagi, intendo dire)!
Signora ASL, la scuola coinvolge dieci milioni di persone. Non vale la pena secondo lei di testarne qualcuna ogni tanto, magari una o due in più del necessario, per vedere di contenere il contagio?

Sono poi arrivate le quarantene per gli insegnanti: abbiamo la quarantena di dieci giorni con tampone e quella di quattordici senza tampone, ma fare un tampone a tempi brevi è ben più questione di culo che di procedura, e sorvoliamo pietosamente sui tempi necessari per il risultato, che vanno da poche ore a sei giorni. Quante giornate di lavoro sono state perse senza costrutto, in questo modo?

La scuola è stata riaperta con infinite polemiche, e in tanti ci siamo lamentati della ministra dell'Istruzione. 
La quale ministra ha risolto il problema di riorganizzare le riaperture passando la palla alle scuole secondo il buon vecchio motto "Fate un po' come vi pare".
E le scuole han fatto un po' come gli pareva, con grandissimi patemi d'animo e gran copia di lavoro extra, e ricorrendo ad una solerte e assidua coniugazione del verbo arrangiarsi sì come da sempre le scuole sogliono fare.
Ma due cose non dipendevano dalla scuola: i mezzi di trasporto e i tamponi.
Per quelli, temo, non è proprio possibile accusare la ministra.
E non discuto che organizzare i mezzi di trasporto pubblici nelle grandi città sia un problema (a St. Mary Mead, onestamente, ce la siamo cavata con poco), ma organizzare un po' meglio la tamponatura non era proprio possibile?

Infine, il test per gli insegnanti, che in teoria andrebbe ripetuto una volta al mese.
Ah, questo sì che è un provvedimento logico e sensato! Andrò tosto a prenotarmi per ripeterlo una volta al mese come ci esorta a fare il Ministero!
Ecco, a Settembre ho aspettato cinque giorni per farlo a un chilometro da casa. Stavolta mi hanno offerto una rosa di nomi dove il più vicino era a venti chilometri. Ho scelto quello ma, dice, non era possibile avere un appuntamento entro le prossime settimane.
Capisco di essere in provincia e di non poter sperare sempre di farmi le analisi sotto casa, ma francamente non mi sembra un gran momento per saltellare tra treni e corriere per andare a Ca' del Diavolo - e, a dirla tutta, sul piano climatico non è un gran momento nemmeno per farmi un centinaio di chilometri in moto. Neanche l'idea di organizzare una macchinata con i colleghi per un test-tour mi sembra delle più brillanti.

Al momento stiamo trionfalmente navigando verso i 40.000 casi al giorno.
L'epidemia imperversa in tutta Europa, e sono convinta che un prezzo avrebbe comunque dovuto essere pagato qui da noi, anche se nessuna scuola fosse stata riaperta.
Ma forse, magari, potrebbe essere che, con un po' di organizzazione e qualche relativa spesa superflua in più, avremmo pagato una cedola meno cara?

9 commenti:

  1. "Signora ASL, si rende conto che ognuna di queste settimane perse è un fardello per la collettività e per l'alunno?"
    Ecco, io credo che un po' dei guai che ci ritroviamo oggi tra capo e collo dipenda proprio dalla risposta al tuo quesito. In realtà della scuola, in Italia, non gliene importa e non gliene è mai importato granché a molti, al punto che a più riprese sento dire che se anche i ragazzi perdono qualche mese di scuola non è poi un gran male.
    L'altro problema è che quando dicevano che dovevamo prepararci alla seconda ondata dovevamo prendere questo avviso alla lettera: quel noi sono, siamo, noi cittadini.

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  2. Sì, si poteva. Sapevano anche come.
    https://www.lettera150.it/wp-content/uploads/2020/10/Lettera150-Documento-pp39-42.pdf

    https://www.lettera150.it/wp-content/uploads/2020/10/Lettera150-001.pdf P. 37-39.
    Lo sapevano da agosto almeno e avevano chi ci avrebbe lavorato.
    Il governo non ha voluto.

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  3. Consiglio questo articolo del corriere molto ben documentato si ciò-che-tutti-sapevano-avrebbe-dovuto-essere-fatto-ma-si-è-preferito-lanciare-come-suggerimento.

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  4. Purtroppo nessuno, pur sapendo che una seconda ondata ci sarebbe stata e ci avrebbe travolto, era veramente preparato a questa eventualità. Non me la sento neanche di prenderla con la ministra (che puro ho insutato e perculato a destra e manca, come sai) anzi da un certo punto di vista mi sta quasi diventando simpatica con questa strenua difesa della scuola e dell'importanza di difendere a tutti i costi la didattica in presenza. Temo che nessuno in queste situazioni avrebbe potuto fare di meglio. Se ti consola qui nella capitale (ricorderai che mia moglie lavora come segretaria in una scuola) non è che le cose vadano meglio. Anzi! Speriamo di farcela, dai! Non perdiamo la speranza

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  5. pazzesco. mi chiedo perchè durante l'estate non si siano organizzati un po' meglio per l'autunno. capisco che tutta l'organizzazione è difficile, però appunto per quello che dovevano un minimo pensarci un po' prima.
    e quei famosi tamponi (test) rapidi? si sa qualcosa?

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  6. @ Hermione:
    Qualcuno suggeriva direttamente di far passo per un anno - ignorando forse che otto milioni di bambini e ragazzi sfavati a piede semilibero sono una bomba sociale da far invidia al terrorismo dei fondamentalisti, e nel migliore dei casi ne ricavano una gran frustrazione.
    Mettiamola così: chiudere le scuole l'anno scorso e non riaprirle nemmeno al Sud e nelke isole è stata una grissa stupidaggine, non riaprirle quest'anno sarebbe stato peggio ancora, però la cosa avrebbe dovuto essere gestita con più criterio e tenendo a mente che si trattava di grandi numeri, che si possono gestire solo con una routine molto ben programmata oppure, nel caso di scuole piccoline, con molta buona volontà e una soecie di gusto perverso della sfida quotidiana.

    @ Unknown:
    Temo vivamente che il tuo link non sia fruibile... 😓

    @ Romolo:
    Ma infatti sotto questo aspetto la ministra è innocente come una colomba. Un po' meno lo è per aver decido di cambiare sistema per le graduatorie proprio quest'anno, con conseguenti cattedre rimaste scoperte per più di un mese. Ma quella è altra storia.

    @ Kuku:
    Tutti, in effetti, ci stiamo chiedendo perché non si sono organizzati meglio. Immagino che il vero motivo sia che gli ultimi due governi erano e sono composti in gran parte di gente inesperta e che di meccanismi istituzionali sa il giusto. Immagino che se io andassi a dirigere una centrale nucleare non farei molto meglio, e non mi basterebbe consultare ogni tanto il Manuale del Bravo Direttore di Centrale Nucleare, perché il manuale darebbe per scontato che, essendo io diventata direttrice di una centrale nuckeare, abbia anche una serie di comoetenze e conoscenze che invece non ho.
    Insomma, sospetto che abbiano cercato di fare del loro meglio... ma non è bastato.

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  7. https://sciencemediahub.eu/2020/04/02/prof-andrea-crisanti-active-surveillance-is-crucial-in-containing-the-epidemic/
    E qui te lo dice pure attraverso la beneamata ue. Il controllo sul territorio non è una nuova disciplina. Finché si è voluto applicare questi passi a livello locale, è andata meglio. Quando non si è voluto farlo a livello nazionale, e neppure più locale, ci si è ritrovati dove siamo.
    Francamente le centrali nucleari c’entrano zero. Il ministro della sanità ha una solida carriera politica, nel pd, partito non improvvisato, e certo non ha chiuso il telefono in faccia al ministro dell’istruzione.
    Se siamo dove siamo è per una scelta presa consapevolmente dal governo (non costruire o ricostruire una rete di prevenzione territoriale diffusa), le cui conseguenze erano prevedibili con appena appena un po’ di buon senso - e l’onestà intellettuale di volerlo riconoscere. Per chi ha la forza di mostrarla, ovvio, dote insospettabilmente rara (meglio far finta di non aver visto e ignorare « in scioltezza », tipo).

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  8. Osservazione molto valida ma, durante la pandemia, il rapporto con le Regioni ha, diciamo, evidenziato talune criticità o per meglio dire i presidenti di regione han fatto un casino e un polverone che metà bastava.
    Sono lieta di dire che in questo la Toscana si è distinta per una certa qual pacatezza, nonostante un cambio di presidenza avvenuto in corsa, e che da noi il servizio sanitario nazionale funziona piuttosto bene, come ho avuto modo di constatare di persona attraverso una luuunga esperienza.
    E figuriamoci cosa han combinato altrove, se noi siamo quelli bravi e ben organizzati!

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