lunedì 19 ottobre 2020

La rivoluzione cubana - Di cose che non vorresti mai sentire

 

Uno studente ascolta con estremo interesse la lezione della prof. Murasaki

Non so perché molti manuali di storia delle medie si ostinano a raccontarci con gran dovizia di dettagli la parte finale dell'Ottocento nella storia italiana rifilandoci quella che, in sintesi, è una soporifera cronaca di governi e di presidenti del consiglio, che già mi ci annoio io a leggerli e figuriamoci quei poveri ragazzi. E dunque quando si arriva a Depretis, Crispi e quant'altri risolvo il tutto con una carrellata non già di governi, ma di pochi eventi di rilievo narrati per sommi capi.
Mentre ero appunto impegnata in questa opera di mirabile sintesi sui primordi del disastroso colonialismo italiano Perceval alza la mano.
"Prof, ma siamo a pagina 364?"
Confermo che sì, siamo proprio alla pagina 364.
"Perché io ho la rivoluzione cubana".
Edizione diversa? Impaginazione diversa? Se a fine Ottocento a Cuba hanno avuto una rivoluzione, non ne ho mai sentito parlare, e comunque la sera prima mi ero riletta il capitolo per decidere come sfrondarlo in modo indolore e di rivoluzioni cubane non c'era traccia.
"Non sarà che quello che hai in mano è il terzo volume?" azzardo. Infatti, come succede quasi sempre all'inizio della Terza, da un mese stiamo combattendo disperatamente per levarci infine dalle corna il secondo volume del manuale e attaccare infine il terzo con relativo Novecento.
Perceval guarda la copertina "Ah sì, è vero. Devo averlo portato per sbaglio".
"Molto probabile che tu l'abbia portato per sbaglio, tesoro bello, perché non sembra molto probabile che, in un attacco di esibizionismo, il terzo volume del manuale si sia infilato da solo nello zaino" penso, ma taccio pudicamente. Gli altri lo guardano un po' perplessi ma tacciono altrettanto pudicamente: è una classe molto attenta ad evitare attriti interni e dunque niente esortazioni a usare il cervello, domande su cosa si è fumato la mattina a colazione eccetera.
Da notare che prima del colonialismo di fine Ottocento avevo parlato delle rivolte sociali di fine Ottocento, della questione dell'analfabetismo di fine Ottocento e di tante altre cosarelle di fine Ottocento di cui ben difficilmente un manuale di storia di Terza a fine volume si occupa, concentrato com'è su sciocchezze quali la Guerra Fredda, le dittature in Sud America e simili - e ne concludo che con tutta probabilità della prima parte della mia brillante spiegazione Perceval non doveva aver seguito molto.
Ma anch'io taccio pudicamente. Perché anch'io, in quella classe, sto molto attenta ad evitare attriti, visto che che sono sempre così carini e disponibili. 
Anche studiosi, di solito.
(Di solito...)

7 commenti:

  1. Guarda che a me anni fa capitò uno studente che non aveva sbagliato volume, ma DISCIPLINA. E quando tu hai parlato per un'ora di don Rodrigo e quello ti chiede quale versione dobbiamo fare, allora o hai un autocontrollo eroico o lo stendi seduta stante

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  2. @ Tenar:
    Mai, mai, MAI indagare a fondo!

    @ Dolcezze:
    Don Rodrigo, versioni... dà l'impressione che siamo alle superiori... e sì, questo è ancora più inquietante. Anche se una terza media sarebbe l'anticamera delle superiori, e questo spiega parecchie cose... (gulp!)

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    1. Non è questione di ordine di scuola... È l'attenzione a mancare!

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  3. D'altra parte, se ti diecessero scegli, De Pretis o Fidel? Tu obiettivamente, che risponderesti? ;-)

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  4. @ Romolo:
    Ma certo che sceglierei Fidel, se non fosse che a Fidel non riusciamo mai ad arrivarci (a De Pretis sì, ma ho sempre cura di saltarlo con veri balzi da canguro)

    @ Dolcezze:
    Ma CERTO che manca l'attenzione, solo che alle superiori si acquista un barlume di ritegno che dovrebbe... ehm, dici che non si acquista?

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