L'immagine è di Monokubo
Esattamente a quest'ora, dodici anni fa, pubblicavo il primo post di questo blog.
Non ho avuto difficoltà a scegliermi un nome-di-rete: già dopo qualche mese in cui avevo coraggiosamente deciso di usare il mio nome anagrafico mi ero rassegnata, vista la cospicua quantità di omonime in cui mi imbattevo ovunque, a scegliermi uno pseudonimo; giapponese, giacché frequentavo soprattutto gruppi dedicati all'animazione e ai fumetti giapponesi. Non me la sentivo di scegliermi qualche protagonista di manga perché erano tutte molto giovani, così ripiegai su un nome più letterario.
Fu una scelta molto felice e tutti i miei account, tranne quello su Facebook dove c'erano tutti i miei scolari, vanno sotto il nome di Murasaki, e da subito mi sentii intrinsecamente assai Murasaki.
Ai tempi della mia illustre omonima tutte le scrittrici giapponesi tenevano un diario che però era diverso dai diari che normalmente teniamo oggi: contenevano riflessioni, poesie, scene di vita immaginaria e solo molto occasionalmente cronache di vita quotidiana. Lo sappiamo perché qualcuno di questi diari è arrivato fino a noi (forse anche quello di Murasaki, ma non sono sicura. In italiano comunque non c'è).
Mi posi un paio di limiti: non scrivere niente di cui non fossi disposta a rispondere al mondo intero, e non inventare niente: se volevo inventare qualcosa potevo pur sempre scrivere un romanzo, o un racconto; e se il mio anonimato, per uno dei tanti casi della vita, fosse saltato i protagonisti di quel che raccontavo non dovevano sentirsi ingiuriati senza motivo.
Questo non significa che tutto quel che ho raccontato sia successo esattamente nel modo con cui l'ho raccontato: talvolta sono cose non avvenute a me, talvolta ho fuso alcuni dei protagonisti o ritoccato i tempi. Ci sono riuscita abbastanza bene, perché talvolta rileggendo post di qualche anno fa mi domandavo quando mai fosse successo quel che narravo e solo dopo un po' di riflessione dalla mia memoria spuntavano le precise circostanze. Tenderei quindi a ritenere abbastanza improbabile che qualcuno, capitato qui per caso, mi possa riconoscere.
Il terzo limite era implicito: mai e poi mai dovevo spiattellare in giro gli affari privati dei miei amati alunni o delle loro famiglie. Tutto ciò era imposto non tanto dal mio legittimo desiderio di anonimato, quanto da un elementare senso di decenza professionale.
Mi restavano comunque un bel po' di roba da raccontare, e l'ho raccontata.
In dodici anni sono successe tante cose. Molte classi si sono avvicendate, molti alunni mi hanno rallietato, molte cose ho imparato.
La mia vita non è cambiata molto nel complesso, ma la lunga malattia che ho attraversato ha cambiato in qualche modo il mio carattere e mi ha fatto vedere tutto in una prospettiva diversa, e sto ancora cercando di capire come.
La scuola invece non è cambiata molto, ma è un mondo molto particolare che cambia ogni giorno e anche lì sto ancora cercando di capire come. Ha comunque affrontato diverse tempeste, come le succede spesso.
Non saprei dire se le classi o i ragazzi sono cambiati: il campione che mi passa sotto gli occhi è statisticamente irrilevante e ognuna di queste classi e ognuno di questi ragazzi è una entità a sé stante. Cerco di osservare con attenzione e di capire, ma non ho mai l'impressione di avere osservato e capito tutto, e quindi non saprei trarre grandi conclusioni. Non mi interessano i cambi generazionali, mi interessa la classe che ho davanti agli occhi e i singoli alunni che devo in qualche modo badare. Poi, certo, come me anche loro vivono nel mondo, qui e ora.
Insegnare è un lavoro stancante, ma molto vario. I problemi sono diversi ogni anno e ogni giorno e le soluzioni variano. Quest'estate, dopo la tempesta della Didattica a Distanza, ho riguardato il mio archivio di tracce per i temi, verifiche, esercizi eccetera e mi sono resa conto che ormai da tempo non lo uso più. Ho buttato via un bel po' di carta e ho tenuto solo poche cose, che probabilmente porterò a scuola. Voglio viaggiare leggera e improvvisare di giorno in giorno e di settimana in settimana. In fondo, è quel che ho sempre fatto: con le supplenze brevi si impara a improvvisare e io le ho fatte per cinque anni.
Sono molto contenta di avere aperto questo blog; non soltanto per il piacere dello scambio e dei suggerimenti e degli aiuti che i miei pazienti lettori mi hanno dato, ma anche perché scrivendo sono stata costretta a farmi un sacco di domande e accorgermi che non sempre avevo le risposte. Inoltre mettere insieme i punti principali per raccontare qualcosa mi obbligava a cercare di capire meglio cosa era successo. Molte sono le cose che ho capito meglio cercando di raccontarle.
E molte sono le scene di vita quotidiana che ho scritto e che se non avessi scritto avrei completamente dimenticato - e sarebbe stato un peccato, perché sono la parte più divertente di questo lavoro (e della vita, in effetti).
Giusto in questi giorni, per meglio aiutarmi a festeggiare, i signori Blogspot hanno cambiato la parte interna del blog. Loro sono convinti di aver migliorato, immagino, ma per me è piuttosto complicato superare gli automatismi accumulati in dodici anni, perciò li sto maledicendo assai in cuor mio mentre arranco per preparare i post. Tra l'altro sono anche terribilmente abitudinaria, quindi il trauma è notevole.
Dodici anni sono passati, e spero di passarne qui almeno altri dodici.
Nel frattempo ringrazio tutti quelli che sono passati di qua, silenziosi o loquaci che siano stati.
E ringrazio anche i due fidi e amatissimi computer che mi hanno tenuto compagnia in questa avventura.
Konnichi wa - sorvolando sul fatto che si tratta di un saluto che andrebbe fatto entro le undici del mattino (e infatti è sbagliato ora, come era sbagliato quando l'ho usato aprendo il blog. E pazienza).
Auguri! 👏🏻👏🏻👏🏻Gli anniversari dei blog meritano il “festeggiamento” anche attraverso il ricordo del passato e la prospettiva del futuro.
RispondiEliminaAuguri da Lurkerella 🌹🌹🌹 e molte molte altre dozzine di anni 🍶🍙🍶
RispondiEliminaBuon compliblog! Non ricordo affatto come ti ho incontrata in rete, ma ricordo benissimo di non averti mai mollato. Auguri x tutto!
RispondiEliminaIo ti ho scoperto direi un paio di anni dopo: che dire? Buon compleblog e cento altri anni di post!
RispondiEliminaGrazie a tutti!
RispondiEliminaTanti cari auguri per i tuoi prossimi 1200 anni di blog, che continueremo a seguire con piacere, divertendoci e imparando molto!
RispondiEliminaHo rischiato di perdere questa ricorrenza assai importante anche per me, ma questo agosto è stato un mese strano e occupatissimo.
RispondiEliminaCorreva l'anno ......non mi ricordo, ed io, fresca di tablet, mi avventurai nel magico, irresistibile e sconosciutissimo mondo dei blog. Cercavo qualcosa sul Signore degli Anelli, era l'anno dell'ultimo film de L'Hobbit, credo. Incontrai persone che non immaginavo e dal modo di scrivere, di raccontare la comune passione si poteva capire che tipo di persone erano. Incontrai il tuo blog e in esso persone speciali che parlano del presente e del passato con conoscenza e rispetto. Il merito di tutto questo va alla padrona di casa che non esito a definire "la piu speciale di tutti".
Buon anniversario, carissima dama.😍
Ah, i bei tempi del blog dell'Hobbit... dove ci siamo conosciute, e che bello è stato conoscerci ^_^
RispondiEliminaSono stati dei begli anni, e secondo me tu sei arrivata prima del terzo, almeno ai tempi del secondo.
Quanto ai complimenti, come sempre mi nascondo dietro la manica e sguscio dietro il paravento e immaginati pure tutta una serie di emoticon una più confusa dell'altra!