Vengo a presentare questo romanzo allo stimato Venerdì del Libro di Homedemamma solo perché finora ho presentato tutti i romanzi di J. K. Rowling (che per questa serie usa lo pseudonimo di Robert Galbraith anche se tutti sappiamo che si tratta di lei) e non voglio interrompere la serie di una autrice che ho sempre apprezzato moltissimo, ma premetto subito che stavolta il libro non mi ha granché entusiasmato.
Forse per il soggetto?
Assolutamente no: stavolta niente serial killer, bensì un classico giallo che somma un cold case (un sottogenere che ho sempre molto apprezzato) con un omicidio d'alto bordo avvenuto in circostanze che fanno pensare ad un suicidio e una famiglia allargata della quale il meno che si possa dire è che i rapporti interni siano piuttosto complessi - e anche questo è un ramo della letteratura giallistica che ho sempre molto apprezzato. Per svariate centinaia di pagine l'autrice ci percula alla grande seminando falsi indizi, indizi travestiti, tracce che all'apparenza non valgono un soldo bucato ma che poi si rivelano importantissime e tracce molto promettenti che si rivelano quasi del tutto prive di significato. Inutile che mi metta a raccontare la trama perché il risvolto di copertina racconta singolarmente bene (miracolo! Prodigio!) l'inizio, dando al lettore tutti gli elementi necessari per rendersi conto di che tipo di storia si tratta.
Sì, certo, è una vicenda complicata, con tanti personaggi che si incastrano. Ma J. K. Rowling è abituata a gestire storie complicate, e finora l'ha fatto assai bene. Anche qui la soluzione è interessante e ben strutturata, almeno se uno ci studia un po' su.
Il problema è che arrivata a metà ci avevo una gran confusione in testa e ho cominciato ad andare avanti per forza d'inerzia. La situazione era complicata, sì, ma non chiara; e questa è una deplorevole novità per una scrittrice che è sempre riuscita a gestire benissimo le trame complicate senza che il lettore si perdesse invocando una bussola per venire a capo della faccenda.
Nei Ringraziamenti l'autrice dichiara la sua gratitudine verso il marito che non le ha mai chiesto una sola volta perché avessi deciso di scrivere un romanzo lungo e complesso proprio nel momento in cui lavorava a una pièce teatrale e a due sceneggiature.
Tutti, anche quelli che non sono mai stati sposati, sanno benissimo che qualsiasi coniuge in certi momenti sa che certe domande non vanno fatte, se ci si tiene a dare un futuro al suo matrimonio - e dunque non resta che concludere che il consorte di J K. Rowling è sinceramente interessato allo stato di salute del suo vincolo coniugale, oltre che una gran brava persona - e di questo mi rallegro sinceramente. Io però, che non ho alcun matrimonio con J. K. Rowling da conservare in buona salute e sono solo una lettrice, per quanto fedele e affezionata oltre che assai riconoscente per il molto piacere che i suoi libri hanno portato nella mia vita, potendo glielo chiederei volentieri.
"Signora cara, perché non si è presa un po' di tempo per fare le cose con più calma? Non c'era niente di insormontabile per lei in questo romanzo, manca solo l'ultima stesura".
L'ultima stesura. Quella in cui si lima, si taglia, si ritocca, si sfronda, si tolgono le ripetizioni.
Ebbene sì, è un libro troppo lungo, di un buon dieci per cento. Bastava togliere qualche riga qua e qualche riga là, e magari riaggiustare qualche scena. E trovo un vero peccato che questo non sia stato fatto, perché l'impianto di base sarebbe ottimo.
Non sono stata l'unica a dichiararmi insoddisfatta di questo romanzo. Qualcuno ha lamentato l'eccessivo spazio dedicato alle vicende personali dei due investigatori, Cormoran e Robin. Finiranno insieme? Uno dei due farà il Grande Passo e deciderà di provare a trasformare il loro eccellente rapporto di collaborazione professionale in qualcosa di più affettuoso? Questa era la Grande Domanda che tutti i lettori si ponevano alla fine del libro precedente, e alla faccia degli spoiler dichiaro subito che no, al momento il Grande Passo non è stato fatto ma in qualche modo le cose sono andate avanti e non è detto che nel prossimo romanzo la situazione non quaglierà - che era più o meno quel che mi aspettavo e quindi sotto questo aspetto non sono rimasta delusa.
Un po' pallificata sì, però, devo ammetterlo. Perché d'accordo, tutti avevamo capito che il matrimonio di Robin, felicemente (?) avvenuto in chiusura del romanzo precedente era costruito non sulla roccia, bensì sulle sabbie mobili; con un abile colpo di coda J. K. Rowling lo solidifica a sorpresa e per un po' sembra chiaro che tutti, tranne Robin e Matthew, che fanno un tentativo, siano consapevoli di questo. Poi le cose precipitano definitivamente e anche questo ce lo aspettavamo. Ma se qualche garbata variante sul tema aiuta il lettore a focalizzare certe questioni, insistere reiterando circostanze e riflessioni per decine di volte lo annoiano e viene il momento in cui il vero enigma non è se il matrimonio nonostante tutto sopravviverà (tutti diamo per certo che non succederà) ma se siamo più stufi di Robin che sembra una tigre depressa in gabbia, di Matthew che sembra più ottuso di Tiger e Goyle messi insieme o di Cormoran che medita e rimugina le stesse meditazioni non so quante infinità di volte.
Anche la storia gialla soffre di ripetizioni, e viene il momento in cui non capiamo più non tanto se il fratello cattivo è davvero cattivo o cosa sia stato effettivamente detto in un paio di telefonate-chiave, quanto chi abbia telefonato effettivamente a chi e che cosa abbia fatto il giorno X il fratello presunto cattivo - non perché effettivamente queste domande facciano parte dell'abile tranello in cui il lettore viene cacciato, ma perché la narrazione è confusa - senza contare che non si capisce nemmeno a che capitolo cercare per chiarirsi i dubbi.
In conclusione: una bella storia raccontata in modo piuttosto trasandato.
Tutto ciò non mi impedirà di leggere i prossimi romanzi di J. K. Rowling, ma sconsiglio vivamente, questo sì, di partire dal presente romanzo per approcciarla - perché se partite da questo romanzo non è affatto sicuro che vi verrà voglia di leggere anche gli altri.
Insomma, triste a dirsi: buona lettura, ma non aspettatevi troppo.
Ho letto gli altri tre e ti confesso che l'ultimo non mi aveva entusiasmato. Forse per questo ancora non ho letto il quarto. La tua recensione non è che mi incoraggi molto, ma lo leggerò comunque, appena me lo procurerò. Per ora ho bisogno di letture poco impegnative e non so se questa lo è
RispondiEliminaBrutta china quella che descrivi; e per di più solo per soldi, giacché l’autrice non dovrebbe avere problemi economici in questo momento. Probabilmente le scadeva il contratto e doveva dare subito qualcosa all’editore.
RispondiEliminaOppure l’editore non ha fatto un lavoro di cura editoriale appropriata.
Brutto anche questo, e interessante sapere come scriva un autore prima della revisione editoriale.
Sarà un piccolo attacco di ubris, o hybris, che la y fa più tracotanza. Tanto lo sanno tutti che la leggiamo comunque. O magari ha una storia col suo editor - che ha pensato bene di prendere esempio dal marito. Come trama sembra molto più il mio genere rispetto agli altri, anche se va detto che i suoi serial killer sono meno noiosi della media. Lurkerella
RispondiElimina@ Dolcezze:
RispondiEliminaPesante non è, questo va detto. E nemmeno angosciante.
@ Pellegrina:
Ho letto un sacco dimsciocchezze su J. K. Rowling e i suoi editor, ma ho sempre trovato la sua impronta piuttosto uniforme. D'altra parte credo sia ormai in posizione contrattuale tale che l'ultima parola sia comunque la sua. E mi sembra davvero strano che l'editor di siffatta gallina usa a deporre uova d'oro non abbia fatto il suo dovere, fin dove gli è stato concesso - a meno che il libro non sia stato consegnato all'ultimo momento utile.
Poi, intendiamoci, non è un lavoro impresentabile, in giro si legge ben di peggio. Però lei di solito scrive meglio.
Vediamo al prossimo cosa ci combina.
@ Lurkerella:
La tua teoria sull'editor è un po' perfida ma interessante ^_^ L'attacco di hybris (sì, anch'io trovo la y più fighetta) purtroppo potrebbe essere la risposta giusta. Speriamo di no. D'altrab parte 'sta donna sta ormai da più di dieci anni sull'altarino, ed è una posizione scomoda per chiunque.
Mah io non conosco la diatriba sui suoi revisori, ma in generale sono loro a dare l’ultima lettura al testo, quindi stavolta uno dei due non ha fatto bene il suo lavoro.
RispondiEliminaGuarda, io ho dovuto leggerlo perchè sì, non vivo senza, e mi è pure piaciuto, ma d'altro canto sono una nota boccalona. Ora che esprimi le tue perplessità ammetto che non lo vedo più con gli stessi occhi di prima, ma mi hai fatto venir voglia di riprenderlo in mano ;)Bridigala
RispondiEliminaAnche io ho apprezzato talmente i primi libri sotto pseudonimo della Rowling che li ho letti in modo acritico, anche io sto ripensando a che cavolo ho letto nell'ultimo per non aver colto il calo...
RispondiEliminaBetty
@ Pellegrina:
RispondiEliminaRicordo un tale che diceva che, finalmente, al Calice di Fuoco le avevano dato un buon editor. mentre io sospettavo che avesse semplicemente migliorato con l'esercizio. In realtà né io né quel tale sapevamo assolutamente nulla sugli eventuali eventuali interventi di un editor nei romanzi di J. K. Rowling.
E personalmente sospetto che a non fare un buon lavoro sia stata proprio lei. O meglio, secondo me non ha fatto un lavoro all'altezza della trama.
@ Bridigala:
Se lo riprendi in mano fammi sapere cosa ne pensi a una seconda lettura. Di fatto non è un brutto libro, non c'è niente di strano che ti sia piaciuto, del resto è piaciuto anche a me.
Aggiungo però che l'ho letto dopo Cime Tempestose e prima di Delitto e Castigo, insomma in mezzo a due letture, come dire, particolarmente valide - insomma, in un momento in cui ero immersa in una qualità di scrittura particolarmente alta. Non so.
@ Betty:
Vedi sopra, magari ero io che sono partita con aspettative troppo alte, non so.