lunedì 23 dicembre 2019

Haeretica - Sulla mancanza di autonomia de' giovani d'oggi (e dove andremo a finire di questo passo, signora mia)


Qualche giorno fa una collega mi ha chiesto assistenza mentre compilava una nota da dettare a tutta la classe perché si ricordassero di portare sempre il libro e il quaderno della sua materia. Voleva che fosse una nota assolutamente chiara.
Non capivo il problema: ogni insegnante compone con una certa regolarità avvisi di questo tipo, alla seconda o terza volta che i suoi alunni sbagliano sistematicamente a portare quel che gli è stato detto di portare (e che magari risolvono il dubbio non portando alcunché); e tutte quelle che mi sono capitate per avventura sotto gli occhi erano sempre di una chiarezza cristallina, anche se non sempre sortivano gli effetti miracolosi sperati da chi le dettava.
Dopo qualche cauta domanda ho scoperto che la nota era  rivolta ai genitori, che erano richiesti di controllare che i ragazzi avessero presente la questione.
Ho fatto presente alla collega che, per come la vedevo io, non era un problema che spettasse ai genitori risolvere, ma che dovevano farsene carico i ragazzi stessi, a ciò incoraggiati da un accorto uso del voto 4 in caso di eccesso di distrazione, e che anzi un intervento dei genitori era da evitare il più possibile.
Mi ha guardata un po' perplessa, ma alla fine la nota non l'ha scritta (oppure l'ha scritta senza il mio aiuto, non so). Comunque io ho continuato a rimuginare sulla cosa e ne ho tratto una serie di conclusioni, non so quanto sennate, che vado adesso a esporre.

Il modello culturale di questi anni tende a proteggere i ragazzi il più possibile. Le leggi sulla sorveglianza dei minori sono applicate in modo sempre più oppressivo: le creature vanno sorvegliate minuto per minuto, seguite e tampinate per ogni dove. La stessa mattana della Preside Fudge sull'intervallo da fare in classe nasce dal terror panico che i ragazzi muovano qualche passo per i corridoi della scuola, notoriamente colmi di trappole e di insidie, senza adeguata sorveglianza - anche se ad occhio l'unica cosa che avrebbero seriamente da temere è che il cielo cada loro sulla testa. 
Questo demenziale atteggiamento si estende anche alla vita di tutti i giorni, e dai genitori ci si aspetta altrettanta maniacale persecuzione: il folle caso della madre che fa la cartella al figlio di otto o dieci anni, controllando anche che sia provvisto di merendine è tutt'altro che raro e solo qualche sporadico genitore verso la seconda osa vantarsi con me che il figlio o la figlia "fa tutto da solo, si organizza per i compiti, si fa la cartella, tutto da solo, è molto autonomo e io non intervengo mai"; dal canto mio, solo ricorrendo a tutto il mio autocontrollo mi trattengo dall'esclamare "Vivaddio, mi sembra il minimo!" ricorrendo invece a blande frasette in cui mi dico assai lieta di tutto ciò affermando inoltre che lo spirito di autonomia è una bella virtù che merita di essere incoraggiata.
Non oso indagare su quel che succede alle elementari, dove qualche insegnante premuroso forse imbocca i suoi allievi durante le ricreazioni e gli soffia il naso. Meglio non sapere. 
In queste condizioni, non è strano che qualcuno sbagli a fare la cartella, ma anzi mi sembra degno di grande ammirazione il fatto che molti la facciano senza dimenticare niente.

A questo punto delle mie riflessioni mi è venuto spontaneo ricordare il curioso fenomeno per cui spesso gli alunni sbagliano i compiti (anche quelli in classe) perché "non hanno capito la consegna"* e al momento delle prove Invalsi molti disastri traggono origine appunto dal fatto che parecchi invalsandi non leggono le consegne o credono di leggerle per poi fare inevitabilmente quello che l'esercizio sembra richiedere, o meglio che loro hanno deciso che richiede.
Alcuni insegnanti provano ad ovviare all'inconveniente cercando di semplificare la frase dei comandi, oppure spiegandola in classe, salvo poi meravigliarsi che questi generosi tentativi non sortano gli effetti sperati. In compenso, dalle scuole superiori mandano spesso a dire che i ragazzi "non comprendono i comandi". Chissà, forse perché non glieli spiegano passo passo pensando di avere a che fare con normali ragazzi invece che con dei poveri idioti?
Con l'andare del tempo ho sviluppato la teoria che i ragazzi tendono a staccare l'audio quando gli adulti - anche adulti a loro assai cari, come i genitori - gli danno istruzioni, in quanto ci trovano spaventosamente monotoni e prevedibili. Non alzare la voce, non correre, ricordati di prendere la maglietta, ricordati di respirare... 
E' un uso figlio dei nostri tempi: genitori ansiosi e imbottiti di sensi di colpa, insegnanti ansiosi e imbottiti di sensi di colpa e tutti ripetono, ripetono, ripetono sempre le stesse cose. E la creaturina di turno, che è spesso affezionata al genitore e talvolta perfino all'insegnante, non osa mandarlo a Fanculo o chiedergli di chetarsi per paura di offenderlo; ma deve pur sopravvivere, e per farlo stacca l'audio. Difficile non scusarlo per questo.
Siccome i serpenti tendono a mordersi la coda, gli adulti per ovviare a questo inconveniente di cui, almeno in cuor loro, sono perfettamente consapevoli, tendono a ripetere le istruzioni e le raccomandazioni per un numero esorbitante di volte nella speranza (sempre più tenue) che almeno una volta il messaggio buchi le difese e riesca ad arrivare - il che qualche volta succede, ma è molto più consueto che la continua, esasperante ripetizione delle più banali istruzioni convinca i poveretti a staccare vieppiù l'audio.
Il circuito si spezza con sorprendente facilità in presenza di un trauma (il quattro di cui sopra, ad esempio; anche solo il quattro dato al compagno di banco). Naturalmente il quattro andrebbe dato solo dopo una o due possibilità di redenzione offerte pacatamente (e che non saranno colte, di solito, perché nessuno le ascolterà); tuttavia si potrebbe perfino spezzare una lancia a favore del quattro dato subito, sin dalla prima volta, in osservanza al vecchio adagio "via il dente, via il dolore". È un metodo un po' brutale ma efficace, come gli antibiotici.
Un altro rimedio, più semplice, più efficace e del tutto indolore, sarebbe ricorrere alla tecnica di permettere alle creature di gestire in proprio modeste e semplici porzioni della loro vita quotidiana, abituandolo gradualmente a un po' di autosufficienza - ma temo che un rimedio così spregiudicato risulti troppo avventuroso agli occhi di molti dei genitori, anche se chi lo applica di solito non se ne trova male. Oddio, e se sbagliano a mettersi i calzini? Se li mettono del colore sbagliato? Se li mettono alla rovescia? Se la prima volta che li mettono incorreranno in qualche difficoltà? Penseranno che non li amo abbastanza, ne trarranno gravi danni psicologici, mi vivranno come un genitore trascurato e anaffettivo?
Ecco, forse no. E magari col tempo impareranno a mettersi bene i calzini. Tanto, prima o poi dovranno imparare comunque a far da soli. Non mettergli i calzini e pretendere che lo faccia da solo non è la stessa cosa del mandarli in fabbrica a cinque anni a riannodare i fili dei telai, credo.
In ogni caso la gestione delle istruzioni spicciole delle singole materie mi sembra sia affare in cui i genitori vadano coinvolti il meno possibile, dal momento che a scuola non ci viene il genitore ma il figlio: loro, poverelli, han già troppo da fare a ricordare ogni giorno ai figli di respirare, di aprire gli occhi o di infilarsi le scarpe, e almeno la gestione della cartella del figlio gli andrebbe risparmiata. Tanto, i compiti non li correggiamo mica a loro.

* "Consegna" è il pomposo termine con cui vengono indicate le istruzioni per fare un esercizio. Sono talvolta denominate anche "comandi". Ma qualsiasi nome usiamo per definirle, è noto che molti ragazzi non le leggono.

3 commenti:

  1. Dove andremo a finire? In vacanza! E dunque buon Natale anche alle prof. soprattutto se sono in gamba come te!

    RispondiElimina
  2. Sono completamente d'accordo con Te. Io ne ho allevati due anche se di mia sorella. Ho sempre cercato di abituarli alla libertà ma anche alla responsabilità più stai loro addosso peggio fanno. Ti faccio tanti auguroni per un sereno e dolcissimo Natale pieno di gatti. Qui siamo in 15 e mi mandano via di testa ma è una bella botta di vita.
    A presto Ti abbraccio a nome di tutti noi
    Holly

    RispondiElimina
  3. @ Romolo:
    E ce le stiamo godendo, le vacanze!
    Auguri e felicità a te e ai tuoi cari, a due e quattro zampe ^__^

    @ Fatevi i Gatti Vostri:
    Auguri a tutto il clan, indipendentemente dal numero delle zampe. Sono rimasta indietro con i vostri post, ma stasera recupero.

    RispondiElimina