"Vuole un assaggino del nostro pesto di finocchietto selvatico?" mi chiede un giovane assai cortese.
Massì, un assaggino non si rifiuta mai anche se...
Ingoio il pezzettino di pane col pesto di finocchietto selvatico e mi sento come Paolo di Tarso cascato da cavallo. Altro che assaggino, ne prendo prontamente due barattoli.
Mi propongono una offerta di tre barattoli con lo sconto, ma vedendo la mia esitazione mi offrono invece un terzo barattolo di pomodorini secchi sott'olio.
Accetto (per poi pentirmene amaramente pochi giorni dopo. Non che i pomodorini secchi sott'olio non mi piacciano, ma si trovano facilmente ovunque, mentre il pesto di finocchietto selvatico NO).
Nel frattempo ascolto con mezzo orecchio il giovin cortese che racconta come lo fanno, che più che un pesto sembra un rituale iniziatico.
Mentre pago sento il giovine che riferisce al principale "Sto vendendo un sacco di pesto col finocchietto".
Già, chissà perché.
Il giorno dopo mi faccio la prima pasta col pesto di finocchietto selvatico ed è mentre la mangio che comincio a guardare male l'insulso barattolo di pomodorini secchi sott'olio, che vorrei invece vedere pieno di pesto di finocchietto selvatico. Ma ormai è andata, che ci posso fare?
Due mesi dopo, vagando nel giardino di famiglia in cerca di nepitella vedo... WOW! Una pianta di finocchietto selvatico! No, DUE piante di finocch... anzi TRE!
Inizio la caccia, e rientro in casa con un po' di nepitella e una bracciata di finocchietto selvatico.
Tornata alla mia dimora guardo la lista degli ingredienti sul secondo barattolo, che ho conservato per qualche occasione speciale (il primo è volato via in pochi giorni perché oltre che nella pasta il pesto di finocchietto selvatico, come tutti i pesti verdi, funziona benissimo anche sulle patate lesse, in insalata e anche, dice, sul pesce. Del resto il finocchietto selvatico è l'ingrediente base della pasta con le sarde, tipico piatto siciliano che comprende anche pinoli e uva passa e che quest'autunno potrei anche provarmi a fare, ora che posso mangiare tutto).
La ricetta è davvero semplice.
Pulite con amorevole pazienza il finocchietto selvatico togliendo tutti i rametti più duri. Non è un lavoro difficile, e comunque basta avere a disposizione qualcuno con cui fare due chiacchiere, un po' di musica o una buona trasmissione da ascoltare.
Dopo un quarto d'ora il finocchietto è pronto.
Infilatelo nel mixer (o, se proprio ci tenete, pestatelo col pestello in un mortaio. Ma nel mixer il pesto viene buonissimo, checché ti spieghino i cuochi).
Aggiungete un po' di mandorle, un po' di aglio (non importa che sia tanto, un paio di spicchi per barattolo bastano e avanzano, anche per quelli come me che l'aglio lo contano a teste e non a spicchi). Olio di oliva extravergine, naturalmente. Un po' di sale. Un pizzico di peperoncino. Un briciolino di scorza di limone.
Frullate e versate nel barattolo, resistendo alla tentazione di sbafarvelo tutto su delle fette di pane (o non resistendo affatto, il pesto è di chi se lo mangia. Volendo ci potete fare anche un veloce antipastino, va bene sia col pane bianco che con quello integrale, semintegrale o integralissimo).
Se lo mettete sulla pasta aggiungete il formaggio sul momento, ma non ne mettete troppo o si smorza il sapore; vanno bene sia il parmigiano che il grana, e forse va bene anche il pecorino romano, ma non credo di averlo mai provato perché in casa mia di pecorino romano ne transita poco.
È una preparazione facilissima, veloce e molto economica. L'unico problema è avere a disposizione un bel po' di finocchietto selvatico, cosa che non è alla portata di tutti. Ma esiste di sicuro il modo di coltivarlo in vaso e se avete qualche ape industriosa o un po' di farfalle a disposizione, una singola piantina può moltiplicarsi con grande facilità anche in un fazzoletto di prato.
E si riconosce anche molto bene:
Come tutti i pesti, se lo mettete in freezer poi ve lo mangiate quando vi pare, anche a Natale - e magari non è tradizionale, ma chissenefrega?
Eppure sai che io, sicula, non lo conosco affatto? Appena vado al mercato cerco il finocchietto, che io uso per tante cose, ma come pesto non avevo visto mai.
RispondiEliminaAllora forse se lo è proprio inventata l'azienda. Credo fosse una di quelle piccole realtà imprenditoriali molto bio e molto moderne - oggi se non fai il pesto con qualsiasi cosa cresca dalla terra non sei nessuno, lo avrai notato anche tu ^__^
RispondiEliminaAnch’io non conosco siffatto pesto, ma deve essere buono assai. Il problema è che prima di arrivare a tavola te ne sei sbafato un terzo tra assaggi e spalmature. Confermo che di molti intrugli, pesti etc l’origine è frutto dell’inventiva delle aziende, ma ben vengano se con ingredienti genuini! Quest’anno ho sperimentato il pesto con pomodorini secchi, basilico, noci, mandorle, olio. Una delizia.
RispondiEliminaMi hai fatto simpaticamente ridere di cuore per le api e le farfalle.
Post ad alto contenuto culinario con dosi di leggerezza 😊🤩
È vero, c'è effettivamente questo rischio. E a dire il vero io una tartina extra non me la faccio mai mancare quando lo adopero ^__^
RispondiElimina(pomodorini secchi, basilico, noci e mandorle? Credo che mi prenderò un appuntino, e grazie per il suggerimento)