giovedì 20 giugno 2019

Chi siamo? Dove andiamo? E che ne sarà mai di noi?

Gattini, ma non solo
L'anno scorso molte cose sono cambiate, nella scuola di St. Mary Mead: prima di tutto il Comitato dei Genitori, invadente ma munifico, è riuscito a fornirci di un vero laboratorio di informatica: i pietosi relitti sopravvissuti ai tempi passati erano stati infine spazzati via e rimpiazzati da una schiera di nuovi computer funzionanti, il locale era stato tinteggiato e una parete era stata perfino impreziosita da una di quelle citazioni di Steve Jobs che vanno tanto di moda (peccato che poi, proprio davanti alla citazione pazientemente dipinta da solerti mani fosse stato calato un grosso schermo su tela); a seguito dell'arrivo dei finanziamenti di un cospicuo PON* sull'intelligenza artificiale è nata una nuova aula pomposamente denominata "Atelier creativo" e dotata financo di stampante tridimensionale oltre che di svariate altre diavolerie e di una postazione informatica più che degna; grazie a una paziente raccolta di punti della Esselunga e della Coop e financo della Tamoil eravamo poi riusciti nella missione, apparentemente impossibile, di dotare ogni classe di una LIM ben funzionante e di carte geografiche aggiornate ed era infine arrivata Sua Maestà la Fibra, che aveva reso il collegamento in rete finalmente stabile rendendo infine possibile un regolare e rispettabile aggiornamento del Grandioso Registro Elettronico; per giunta i due insegnanti di Arte, tanto bravi quanto agguerriti, erano riusciti, dopo infinite difficoltà burocratiche e pratiche, a ripristinare il Forno non già per arrostirci gli alunni o fare il pane ma bensì allo scopo di produrre ceramiche e terraglie varie; e, a conclusione di tutto, le ultime due settimane dell'anno scolastico avevano visto le classi Terze intente alla realizzazione di un cospicuo murale che aveva trasformato il nostro scialbo pur se ampio atrio in una giungla di colori e di gattini, di balene bianche 
e serpenti tentatori o amichevoli col loro seguito di scimmiette
di mostri  e di unicorni selvaggi
e di tante altre belle cose
senza contare che la biblioteca della scuola aveva infine preso a funzionare con un ritmo costante, per non dimenticare un lussuoso Erasmus Plus con gemellaggio con una classe polacca che aveva coinvolto senza risparmio alunni sia delle elementari che delle medie.
Tutto insomma andava per il meglio (tranne la disastrata salute di alcuni insegnanti nel cui numero non mi rallegravo affatto di essere inclusa) e sembravamo finalmente avviati a diventare una scuola moderna, efficace ed efficiente, che viaggiava al passo coi tempi e cercava attivamente di fare dei suoi alunni dei ragazzi preparati ad affrontare il mondo moderno e ad esplorare le potenzialità di tanti loro talenti.
Quest'anno, mentre io languivo in un malinconico letto d'ospedale e ampi stormi di medici delle più varie specializzazioni cercavano di venire a capo della causa dei miei mali e la mia collega di Inglese combatteva validamente la sua lotta contro cruda malattia mentre la decana del Sostegno collezionava ossa rotte quasi fossero francobolli o piattini di Limoges, tutta questa roba aveva dispiegato il suo fulgore e dato interessanti frutti - specie ad Arte dove i due insegnanti una ne pensano e trenta ne fanno.
Poi è arrivata la primavera. La mia salute stava rifiorendo, i capelli ricrescevano e Inglese stava rimettendosi in forze, mentre la decana del Sostegno  si era infine applicata a fare qualcosa di più intelligente che continuare a fratturarsi ossa.
In un bel pomeriggio luminoso la mia più premurosa e fida collega tra le molte che mi avevano aiutato nei miei travagli mi aveva accompagnato a fare una spesa di dimensioni monstre e mentre io riponevo le varie derrate in cucina nei luoghi più acconci stava controllando le nuove notifiche sul cellulare, dove ha trovato un annuncio del Comune di St. Mary Mead dove il suddetto cercava un edificio adatto a fare da scuola media per l'anno successivo, quando la scuola suddetta sarebbe stata letteralmente rovesciata come un guanto per lavori relativi alla sicurezza, annuncio che una collega aveva visto per puro caso sul sito del Comune in questione e che aveva prontamente girato sul gruppo degli insegnanti su Whatsapp onde condividere con tutti loro il suo profondo sconcerto.
Così gli insegnanti, me compresa, hanno scoperto di punto in bianco che l'anno prossimo avremmo avuto altra sede, non si sapeva quale, mentre la nostra amata scuoletta sarebbe stata invasa da torme di operai al lavoro.
Prontamente sono stati chiesti chiarimenti alla Preside, che ha assicurato che ne sapeva esattamente quanto noi, e più esattamente quel poco lo sapeva solo da noi, perché nessuno al Comune aveva ritenuto opportuno informarla del piccolo dettaglio che una delle scuole che dirigeva stava per essere messa a scatafascio.
L'alveare di St. Mary Mead ha cominciato tosto a ronzare e sono arrivate le prime supposizioni: saremmo andati di qua, no, di là, nemmeno, forse a Monculi di Mezzo? Non è facile trovare un edificio a norma che possa ospitare nove classi più relativi bagni, e fotocopiatrice e...
Ma se andiamo a Monculi di Merzzo devono mettere anche un servizio pullmann, in aggiunta a quello che hanno già per le elementari. Ce li hanno, in Comune, abbastanza pullmann?
Ovviamente no.
Oppure... (calo di temperatura, stalattiti di ghiaccio che colando dal soffitto, brividi di terrore, coro di prefiche ululanti in sottofondo) sarebbero arrivati i container. Uno per classe.
Nove container? E dove li avrebbero messi, nove container? Ci voleva un bello spiazzo, oltre che l'allaccio di acqua, luce eccetera.
Forse di qua, no, forse di là, forse a Monculi di Sotto... chissà?
Ma se li mettiamo a Monculi di Sotto devono mettere anche un servizio pullmann, in aggiunta a quello che hanno già per le elementari. Ce li hanno, in Comune, abbastanza pullmann?
Ovviamente no.
E gli insegnanti, poi. Tanto vengono in treno e Monculi di Mezzo e di Sotto sono lontanissimi dalla stazione. Devono metterci una navetta.
Ma se non hanno i pullmann come fanno a metterci la navetta?
Facciano loro, ma non possiamo andare a piedi fino a Monculi di Sotto, sono quattro chilometri!
Chiunque abbia fatto scuola in un container (io ho avuto questo dubbio piacere per qualche mese) sa che non è una prospettiva attraente: gelidi d'inverno, torridi d'estate, afosi in primavera, umidi in autunno e piccoli in ogni stagione, i container non hanno nulla che possa raccomandarli al gradimento della popolazione scolastica.
Passiamo tutti una notte inquieta. Io all'inizio mi domando con orrore "E la biblioteca? Che fine farà la mia povera biblioteca?". Poi mi rispondo "La inscatoleranno, certo. Non è difficile da sistemare, una piccola biblioteca di scuola. Metteranno le scatole nel sotterraneo e staremo per un anno senza biblioteca. Beh, a questo si può sopravvivere".
Ben presto però una ben più grave domanda comincia a strisciarmi nel cuore: E LE LIM? Le nostre amate LIM, finalmente funzionanti, che ne sarà delle LIM?
"Le impacchetteranno come i libri" mi rispondo "E passeremo un anno senza LIM".
Sarebbe stata una prospettiva da strapparsi i capelli, se non fosse che io i capelli li avevo quasi tutti persi (da allora per fortuna sono ricresciuti, ma mi sono molto cari perché ne ho sentito moltissimo la mancanza quest'inverno, e quindi penso che non me li strapperò. Non subito, almeno; senza contare che sono ancora così corti che dovrei farmi la ceretta, per strapparli, e la trovo una prospettiva piuttosto dolorosa). 
Delle LIM nessuno si era ancora preoccupato ma tutti convengono con me che no, nei container le LIM non le vedremo nemmeno col proverbiale binocolo. E attacca il coro delle lamentazioni.
Così ci hanno lasciato, tra color che son sospesi, per un buon paio di mesi, salvo occasionali voci di corridoio che dicevano che saremmo andati lì oppure là, che il Comune aveva già affittati i container, che a Monculi di Mezzo avevano già firmato il contratto, o che forse avrebbero fatto i lavori con noi dentro che ci spostavamo da una parte all'altra della scuola, oppure che...
Fin quando il Comune, stabilito che i container non crescono veloci come i cavolfiori e che a Monculi di Mezzo l'edificio che c'è non è in grado di ospitarci in modo congruo decide di congelare i lavori per un anno. 
Sembra. Pare. Dicono. Ne è convinta anche la Preside.
E che una parte dei lavori la faranno d'estate. 
Sembra. Pare. Dicono. Corre voce che.
In God We Trust. Ma siamo tutti mooolto preoccupati.
Ci aspetta una estate davvero interessante.

*Chiamasi così una sorta di divinità europea che finanzia costosi progetti multitask e multidisciplinari atti a fornire ai nostri alunni familiarità con le nuove tecnologie e i nuovi studi che vanno più di moda al momento. Questo era, niente meno, che sulla cibernetica.

5 commenti:

  1. Che incubo la scuola in container! E poi è davvero bello in vostro istituto con tutti quei murales... La nostra scuola è bruttina (e dire che uno degli altri due plessi dell'istituto è in una villa liberty a bordo lago...), ma la prospettiva di abbandonarla sarebbe terribile. Speriamo bene
    PS: ah, la divinità PON...

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  2. Non temere. Considerati i tempi tecnici della burocrazia, le manifestazioni di protesta di genitori e alunni, la lentezza dei finanziamenti... se ne potrebbe parlare fra un bel po'.

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  3. @ Tenar:
    oh, anche la nostra scuola è decisamente bruttina (se guardi bene, per esempio, vedrai un pavimento a piastrelle verde marcio che fa allegramente a botte con le pareti di un delicato verde mela). E naturalmente non sappiamo che fine farà il murale. Ma sì, sarebbe un incubo lasciarla.

    @ Dolcezze:
    Non so, per esempio al momento non è arrivato nemmeno un soffio di protesta da parte dei genitori, da quel che mi risulta.Ma chissà...

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  4. Ma quella è una balena bianca o un narvalo? ;)
    Comunque complimenti agli studenti di Terza, quei murales sono bellissimi! Alla loro età, a parte non essere in grado neanche di disegnare il proverbiale omino per il gioco dell'impiccato, io vagavo per una scuola ricavata da un ex collegio in stile razionalista, con alle pareti (solo delle palestre) giusto mosaici b/n esaltanti le glorie militari patrie. Preziosissimi a livello artistico, ma assai deprimenti dal punto di vista dell'umore che infondevano...

    In bocca al lupo per i paventati pericoli che corre la vostra scuolina testé ammodernata. Come dicono altri, riponiamo fiducia nell'italica burocrazia perché il tutto venga rimandato alle calende greche... ;D

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  5. Un narvalo, assolutamente! O almeno, me l'hanno presentato come tale e io ci ho creduto con fiducia, ma siccome sui narvali so a malapena che esistono, lo dimenticai subito dopo e da allora quello è stato per me "la balena bianca".
    Quanto ai lavori, naturalmente tutti noi preghiamo perché vengano rimandati il più possibile, non importa con quali pretesti.

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