giovedì 15 novembre 2018

All'armi, siam razzisti?

Un pesce gustoso, economico e che si può facilmente cucinare: niente di strano che anche le razze siano a rischio di estinzione e vadano protette, ad esempio pescandole solo in certi periodi dell'anno.

Quando arriviamo alla questione delle leggi razziali, esordisco sempre spiegando ai miei alunni che, qualsiasi cosa possano dirne i genetisti, le razze esistono eccome, e sono anche molto buone. Poi gliene faccio vedere qualcuna, cruda, cotta o in libertà, sulla Lim.
Dopo si passa al resto, che è molto meno ricreativo.

Non è detto che gli italiani al momento siano (ancora, o di nuovo) fascisti, ma mi sembra più che certo e acclarato che siano razzisti. Al momento il fenomeno è in espansione, ma succede spesso nei momenti di grande stagnazione intellettuale: visto che non ci riesce di occuparci di argomenti seri (imprenditoria, collegamenti scuola-formazione-lavoro, gestione dei servizi pubblici, gestione della spazzatura, asili nido, tutela dell'ambiente) troviamo molto più comodo concentrarci su una questione davvero vitale: la razza italiana è in pericolo di estinzione?
Di sicuro non lo è la razza umana, visto che abbiamo gloriosamente passato i sette miliardi e ci stiamo allegramente avviando verso gli otto; ma anche gli italiani sembrano ben lungi dal rischio di estinzione: un po' di contrazione demografica, d'accordo, ma non siamo un gruppetto di trecento sopravvissuti da rinchiudere in apposite riserve e parchi nazionali per evitare la nostra scomparsa. Restiamo abbondantemente sopra i 50 milioni di individui, qualsiasi cosa voglia dire "razza italiana", che è un po' come definire di "razza europea" il gatto di casa che a suo tempo abbiamo trovato in giardino o per la strada: incroci di incroci di incroci - il che non toglie che sia un bellissimo gatto, naturalmente, e chi se ne frega del suo pedigree? Certamente è di razza europea, visto che non siamo andati a prendercelo in Bangladesh o in Australia, ma anzi è stato lui a venirci a cercare nella nostra casa in territorio europeo.

Gli italiani abitano una penisola che sporge in uno dei mari più popolati del mondo, per giunta provvista di un bel clima e di terre fertili. Tutti hanno sempre detto che era un bel posto e tutti hanno cercato di venirci a trovare, di solito con ottimi risultati. Dall'Italia sono passate un po' tutte le popolazioni europee e parecchie nordafricane e mediorientali. Ebrei, anche. Un sacco di ebrei, uno dei quali si chiamava Pietro e ha lasciato un segno piuttosto profondo nella nostra storia, nel I secolo dopo Cristo. Incrociarsi un po' con questo e un po' con quello non è cosa che in Italia dovrebbe sconvolgere nessuno, mi sembra.
Sta di fatto che quando il governo fascista decise di fare delle leggi a tutela della razza, quasi a nessuno venne in mente di farlo oggetto di un lancio ben mirato di uova e pomodori di scarsa freschezza, anzi fior di scienziati firmarono manifesti e proclami per preservare la nostra razza dalla contaminazione con quella ebraica (???) e proclamare la superiorità della nostra razza su quella negra - ma quest'ultimo tratto all'epoca era molto comune e quasi implicito: Bianc era megl che Néger, si sapeva, lo avevano stabilito già da gran tempo inglesi, francesi, olandesi e belgi quando avevano cominciato a venderli, i negri, e quando avevano messo su colonie in Africa. Fino al 1936 per noi non era stato un problema perché non avevamo colonie, o almeno non ce ne facevamo granché. Mussolini organizzò la cosa più seriamente e decise di far ribadire il concetto, che comunque non sembra aver incontrato grosse resistenze. Ma sì, certo, i banchi erano superiori ai neri, certo che sì. E ci mancherebbe altro, non lo vedete che quelli sono selvaggi? Razza inferiore, e incapace di evolversi.

Finito l'impero italiano e perse le colonie i negri sparirono dall'Italia, salvo che nelle barzellette sui cannibali, dove erano sempre vestiti con gonnellini di paglia e ornati da ossicini che gli attraversavano il naso. Siccome erano quasi assenti anche da film e telefilm americani, gli italiani smisero di pensarci, salvo i cattolici missionari che andavano a convertirli. Col tempo arrivò qualche musicista di disco music, ma erano tutta gente molto ricca e stravagante.

Poi i negri cominciarono ad arrivare, sotto forma di emigranti che venivano dall'Africa. Era la fine degli anni 80 e i primi vendevano accendini e collanine per strada e sulle spiagge.
Gli italiani si ricordarono così di essere stati razzisti. Per fortuna però alcuni erano stati anche marxisti e quindi accolsero i venditori senegalesi di accendini come proletari oppressi venuti da terre lontane. Altri comunque ricordarono di essere stati fascisti e razzisti e nacquero così simpatiche attività come i pestaggi in strada senza un perché, i secchi di vernice bianca rovesciati sull'africano addormentato sulla panchina e simili. E qualche volta il pestaggio si trasformava in accoltellamento.
Erano fenomeni marginali, ma lo erano principalmente perché una buona parte dell'opinione pubblica criticava il razzismo. 
Col tempo i numeri cambiarono: non solo tra gli immigrati, quanto tra gli elettori italiani. I proletari oppressi passarono di moda, rimasero i negri con l'ossicino al naso e il gonnellino di paglia, e in sottofondo la sorda paura (maschile) che fossero tutti iperdotati e che le donne bianche, dopo averli provati, avrebbero schifato i loro compagni bianchi che ce l'avevano più piccolo.
Occorreva dunque impedir loro di accostare la donna bianca. Oddio, ormai era un po' tardi perché i matrimoni misti andavano diffondendosi, anche se non certo a velocità vertiginosa. Comunque dai primi anni del nuovo millennio siamo perseguitati da appelli angosciati degli uomini bianchi perché gli uomini bianchi salvino le donne bianche dallo stupro da parte degli uomini neri, e tutto ciò è molto noioso, specie per le donne bianche violentate da uomini bianchi cui viene detto regolarmente che se la sono cercata ed è successo perché son state loro, le donne bianche, a provocare.
Nel frattempo sono arrivate torme di donne nere che fanno sesso a pagamento con gli uomini bianchi, spesso in condizioni di estremo sfruttamento, ma anche quelle nessuno se le fila e non fanno parte in alcun modo dell'Angoscioso Problema dell'Immigrazione. Niente, come se fossero trasparenti. Di loro si occupano talvolta sparuti gruppi di sacerdoti e volontari cui molto raramente viene dato il plauso che meriterebbero. In fondo, quale sorte più luminosa può desiderare una inferiorissima donna negra se non quella di venire in Italia a fare sesso a pagamento con bianchi di pura razza italiana senza nemmeno intascarsi i soldi? Tra un po' i clienti chiederanno anche di essere ringraziati, immagino.In compenso i maschi bianchi si preoccupano moltissimo per l'arrivo dei neri musulmani perché si tratta di popolazioni che non hanno considerazione né stima per le donne, e quindi non dovrebbero stare da noi perché in Italia le donne sono riverite e amate quanto nessun altro mai e mai a nessun bianco passerebbe per l'anticamera del cervello di trattarle altro che col massimo rispetto.
Ma mi accorgo che sto divagando, e d'altra parte l'argomento è vasto, ricco di sfumature e incredibilmente noioso - come tutti gli argomenti dove ci si deve far largo col machete in una selva di luoghi comuni, frasi fatte e sciocchezze di livello quasi sovrannaturale. Perciò vado a concludere:
Sì, gli italiani sono razzisti; e siccome non esiste un modo intelligente di essere razzisti, lo sono in modo stupido. Del resto il razzismo, quando non è dettato da ragioni di interesse allo sfruttamento, è solo un comodo rifugio che evita la fatica di ragionare su questioni un po' più importanti - un caldo nido di piume dove qualsiasi cosa che non vada è colpa dei migranti neri (ma mai delle migrantesse nere, ritenute evidentemente indispensabili al benessere dell'indigeno bianco) - oppure, a scelta, della burocrazia dell'Unione Europea.

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