mercoledì 11 ottobre 2017

Cittadina Murasaki

Un cittadino sanculotto (ovvero senza mutande) ritratto da Louis Leopold Bouilly

Stabilito che a storia siamo in ritardo al di là di ogni umana idea, quest'anno per la rivoluzione francese mi sono posta un obbiettivo minimo: i ragazzi devono essere consapevoli che c'è stata.
Così la settimana scorsa sono entrata in classe salutando la Terza Amichevole con un "Buongiorno, cittadini" che li ha lasciati un filo perplessi.
"Cittadini, per questa settimana ci chiameremo soltanto 'cittadini' tra noi, e per cognome, dandoci tutti del tu".
"Cioè non dobbiamo darle del lei?".
"Esatto, cittadina. Per cognome e dandoci del tu. C'è stato un periodo di qualche anno in cui i francesi si chiamavano tra loro soltanto cittadini, e avevano abolito tutti i titoli onorifici. Quindi, niente prof".
"D'accordo prof".
"Prego, cittadino?".
"Mi scusi, cittadina Murasaki".
"Prego, cittadino?"
"Scusami, cittadina Murasaki".
Proprio a quel punto, come succede sempre in questi caotici giorni di nomine e rinomine e nuove nomine (più ulteriori nomine di supplenti per il permesso di allattamento di ben due insegnantesse) una classe senza insegnante è stata divisa e cinque giovani cittadini (inconsapevoli di esserlo) sono approdati con le loro sedie nella nostra già affollata classe.
"Benvenuti, cittadini di seconda B. Adesso riapro il registro di classe e mi darete i vostri cognomi".
I cinque poveretti, comprensibilmente, sgranano gli occhioni; poi mi danno i loro cognomi.
"Durante quest'ora anche voi sarete chiamati cittadini" provo a spiegargli "Ma non vi preoccupate, è solo una mia mattana temporanea, poi mi passa".
Nessuno di loro fa domande (immagino per la paura che gli venga data una risposta).
"Cittadina Murasaki, dobbiamo chiamare 'cittadini' anche gli altri insegnanti?".
"No, solo nelle mie ore".
Bene o male la cosa si è avviata. Via via che spiegavo la rivoluzione (siamo partiti naturalmente dagli Stati Generali) ogni tanto mi chiedevano "E' adesso che cominciano a chiamarsi 'cittadini?'"
"No, non ancora. Per il momento esistevano ancora i nobili".
Continuo a chiacchierare di costituenti e parlamenti.
"Ma adesso si chiamano cittadini?"
"Non ancora".
E così via.
Finché un giorno, alla fine della lezione, si informarono "Cittadina Murasaki, adesso al posto di inglese viene la cittadina Ruberti?"
"Credo di sì".
L'idea della cittadina Ruberti suscita l'ilarità generale. Non c'è un motivo logico, a ben guardare: la cittadina Ruberti non è particolarmente autoritaria né ha mai mostrato di volersi prendere troppo sul serio. Insomma, è senz'altro una brava cittadina (oltre che una stimata insegnante di matematica) e nessuno di noi vuol mancarle di rispetto - del resto, chiamare qualcuno "cittadino" era vista come una forma di rispetto. Forse era solo il fatto che la cittadina in questione fosse del tutto ignara di essere chiamata così a sembrarci buffo.

Infine la settimana è passata ed è arrivato il Direttorio.
"Dalla prossima lezione ricominceremo a chiamarci nel solito modo" ho annunciato.
"Peccato, era divertente. Non possiamo chiamarla in qualche altro modo strano?".
Adesso arriva Napoleone.
"Temo che l'unico modo sia 'Vostra Augusta Maestà'. Meglio lasciar perdere, non sarebbe decoroso per voi chiamare così un insegnante".
"E noi in quel caso come dovremmo essere chiamati?"
"Schiavi?" suggerisce Confucio.
"No, non direi. Ma comunque con Napoleone i sudditi facevano i sudditi, ed erano molto consapevoli della loro sudditanza. Però non è decoroso nemmeno che vi chiami sudditi, anche perché non lo siete. Però, quando arriverà la rivoluzione russa, potremo chiamarci 'compagni'".
L'idea è accolta con tiepido entusiasmo; comprensibilmente, perché considerarsi 'compagni', almeno tra loro, non gli sembra poi questa gran novità.
Almeno per ora.

9 commenti:

  1. Difficilmente i tuoi ragazzi dimenticheranno le tue lezioni sulla Rivoluzione Francese. Hai costruito questo studio utilizzando un gioco, suscitando il loro interesse. Dire questo è come scoprire l'acqua calda, ma faccio conto sull'esperienza di mio marito che ha insegnato matematica e scienze nelle medie per 30 anni. Funziona che è una meraviglia. A quell'età (e forse non solo) il gioco è una chiave formidabile per entrare in un mondo sconosciuto.
    Nello specifico, oggi siamo cittadini non solo del nostro piccolo paese, ma del mondo. Se comprendessimo bene il significato profondo di questa parola, forse il mondo sarebbe migliore.
    (Ha funzionato la cura omeopatica? 😊)

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  2. In effetti questo tuo approccio mi pare assolutamente geniale. Complimenti per l'idea (mai, proprio MAI, ho studiato a scuola la rivoluzione francese, visto che, ai tempi,cadeva sempre alla fine dell'anno scolastico).

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  3. È da tanto che leggo, ma forse è la prima volta che commento: davvero geniale, i miei alunni avrebbero adorato la tua idea!

    Niculet

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  4. Semplicemente meravigliosa, la tua idea, cittadina Murasaki!

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  5. Qua in Valdichiana,se ci esprimiamo in dialetto diciamo: "citto" e "citta" proprio da citoyen e citoyenne..."sarege"da cerises..."alo'" da allons!!Vive la france😊Grande Murasaki

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  6. Ringrazio con abominevole ritardo, ma ringrazio.

    @Acquaforte:
    Ebbene sì, lo stimolo affettivo aiuta a ricordare. E' una delle poche cose utili che ci insegnarono alla Scuola di Specializzazione, ed è vero che è ovvia, ma d'istinto lo facciamo tutti, in cattedra. Ci vuole però una classe che voglia giocare, e sotto questo aspetto la Terza Amichevole è disponibilissima.

    @Dolcezze:
    Sì, ma quest'anno non c'era proprio modo di schiacciarla alla fine della seconda, per quanto confesso di averci provato. Anch'io non l'ho studiata a scuola, ma a suo tempo ho letto non so quante decine di romanzi storici ambientati nella rivoluzione francese... e poi arrivò Lady Oscar, che ora purtroppo non trasmettono più ma che era fatto molto bene anche sul piano storico.

    @Niculet:
    Ebbene no, credo sia la seconda, ma non ricordo quando hai fatto il primo commento. Benritrovata e grazie anche a te ^_^

    @Eva:
    Citta da citoyenne? Ma è meraviglioso, e mai l'avrei sospettato. Vive la France, davvero, e viva la Valdichiana!

    @Mel e la 'povna:
    Grazie!

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  7. Por'a nnoi si....citto da citoyen e saregia da cerise...tutto tragicomicamente vero....
    E vicino a casa mia, oltre che nei campi proprio davanti, ci sono state due battaglie nel periodo dei Moti di Viva Maria...ed una sera,ricorrevano i 200 anni (mi pare fosse il 1999)dalla battaglia di Rigutino (mica ceci😂😂😂),tornando a casa mi trovai in mezzo ad una masnada di gente vestita da popolani,soldati francesi...con moschetti,forconi e fiaccole...io pensai "Oddio sono a Frittole!!!" invece erano venuti apposta da Francia ed Olanda per onorare la ricorrenza....
    ...forse l'avevo già raccontato...
    Ok fine "libro cuorEva"😂😂😂

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  8. No, non l'avevi raccontato - ed è una storia carinissima :)

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