Un gruppo di insegnanti molto indaffarati a preparare le relazioni per l'approvazione dei nuovi libri
Quando un insegnante decide di adottare un nuovo libro di testo anziché confermare quello che usa già, c'è l'uso di fargli presentare una relazione che spieghi il motivo di cotal cambiamento: o almeno, in tutte le scuole dove mi è capitato in sorte di adottare o confermare libri di testo, cotal richiesta era chiaramente specificata nella circolare in merito.
Di fatto si tratta di un uso che nasce da una legge ormai decaduta da tempo, come viene chiaramente specificato nell'accurato resoconto della questione fatto da Laura Razzano sulla pagina della Gilda di Venezia. Com'è noto, le ultime normative sulle adozioni dei libri di testo, al momento regolato dalla nota del 2014, non portano più traccia di queste relazioni, che in effetti non hanno senso né utilità alcuna.
In effetti se un insegnante decide di adottare un nuovo libro avrà ben i suoi motivi. O forse ci si aspetta che debba restare abbarbicato vita natural durante ai testi della sua beata fanciullezza, o a quelli che ha incrociato agli inizi del suo servizio, in base al detto "Il primo libro non si scorda mai"?
Molti in verità sono i motivi che possono spingere un insegnante a scegliersi nuovi libri di testo: il fatto che ci sia stata una riforma con relativo cambio di programmi, ad esempio (il casino che combinarono ai tempi di Berlinguer e poi della Moratti con la scansione dei libri di storia non aveva dell'umano, ad esempio, anche agli occhi di chi, come me, ha approvato sia l'uno che l'altro cambiamento); oppure il fatto che nuovi avvenimenti siano stati messi in rilievo (le foibe e il genocidio armeno, per dirne due sempre riguardo ai libri di storia); il fatto che il mondo sia cambiato. Il fatto che finalmente in classe ci sia una bella LIM funzionante e magari perfino un buon collegamento in rete. Il fatto che l'insegnante sia cambiato, nel senso che è nuovo oppure ha cambiato idea su alcune cose e deciso di sperimentare nuove tecniche di insegnamento. Il fatto che il libro usato negli ultimi anni si sia rivelato alla prova dei fatti un immonda ciofeca; ma anche, semplicemente, che il nuovo libro offerto dall'editore X sembri una vera ganzata e che l'insegnante in questione senta di non poter più vivere senza di esso, o comunque voglia provarlo; il fatto che, dopo sei o dieci anni abbarbicati allo stesso libro si voglia cambiare perché si è stufi di fare sempre le stesse lezioni - e potrei continuare per un numero infinito di righe.
A che serve una relazione che spieghi i motivi della nuova scelta? E, soprattutto, a chi andrebbero spiegati? Per contestare una nuova adozione ci vorrebbe qualcuno che avesse esaminato il vecchio libro e il nuovo e fosse in grado di fare paragoni; in ogni caso l'unica volta in cui ho visto contestare un adozione eravamo in circostanze davvero molto particolari, con un Dirigente in vena di esibizionismo autoritario - senza contare che non si trattava affatto di una nuova adozione. In generale le adozioni, nuove o vecchie che siano, scivolano via in un atmosfera di calma serafica dove tutti, tranne chi parla, pensano a cosa fare per cena o dove andare dopo cena. Se discussioni o confronti ci sono stati, sono avvenuti prima del Collegio, di solito in Sala Insegnanti.
Ad ogni modo la circolare d'istituto è sovrana e perciò tutti fanno la relazione. La cosa che mi ha colpito però è come viene fatta: allegando la scheda del libro fornita dall'editore.
La cosa mi ha sempre lasciato molto perplessa: che valore può avere una scheda descrittiva fatta dall'editore? Certo, ci scrive che il suo libro è molto ma molto ganzo - e perché mai dovrebbe scrivere che è una benemerita sòla, quand'anche fosse vero? - e spiega nel dettaglio tutta la ganzitudine del libro suddetto. Ma l'insegnante che sceglie un libro lo fa sempre con dei motivi, validi o meno che siano, e si suppone che sia in grado di scrivere una decina di righe per esporli in didattichese - per esempio, se ha scelto un libro perché ci sono delle belle figure e un sacco di esercizi, basta dire "L'impianto grafico del libro è accattivante, presentando una valida selezione di immagini che aiutano ad interpretare il testo e facilitano perciò l'apprendimento dell'alunno stimolandolo e incuriosendolo. L'eserciziario è ampio, assolutamente congruo e ben graduato, permettendo così di diversificare l'assegnazione dei compiti a casa e il consolidamento degli apprendimenti". Aggiungi una riga sul fatto che il testo è chiaro e ben esposto, e la relazione è pronta. Non importa, per far questo, avere una laurea in storia della letteratura moderna e contemporanea e aver frequentato corsi di scrittura creativa, basta un normale grado di alfabetizzazione, di quelli che molti dei nostri alunni hanno raggiunto già al conseguimento della licenza media. Il tempo richiesto è, più o meno, lo stesso che ci vuole a trovare la scheda dell'editore (che misteriosamente sparisce nel nulla nell'unico momento in cui serve davvero), farne la fotocopia e spillarla al foglio con le adozioni. Tra l'altro, non ho mai avuto notizia che alcuno le abbia mai lette, quelle relazioni, bene o male che siano scritte - tantomeno il personale di Segreteria che, oltre a non essere competente in materia, francamente ha altro da fare che indagare perché l'insegnante X ha deciso di adottare un nuovo libro di Scienze invece di tenere quello che già aveva.
Tuttavia sono sempre stata guardata con una sorta di ammirato stupore mentre compilavo in fretta e furia la mia personale relazione, imponendomi sempre di non passare le dieci righe - limite che finisco sempre per sforare perché, quando devo scrivere i motivi per cui faccio qualcosa, gli argomenti non mi mancano mai.
Solo quest'anno una collega particolarmente a corto di tempo e che aveva scelto il mio stesso testo di Geografia mi ha timidamente chiesto se poteva magari copiare...
Firma sotto la mia firma, non c'è proprio motivo di perder tempo a copiare ho tagliato corto senza farla nemmeno finire.
Lei ha firmato (e fotocopiato per allegare il tutto alla scheda della sua classe) e nessuno ci ha trovato proprio niente da ridire. Nemmeno un delicato accenno.
Così come nessuno ha mai trovato da ridire sulle mie relazioni, né su quelle preparate dall'editore.
In effetti se un insegnante decide di adottare un nuovo libro avrà ben i suoi motivi. O forse ci si aspetta che debba restare abbarbicato vita natural durante ai testi della sua beata fanciullezza, o a quelli che ha incrociato agli inizi del suo servizio, in base al detto "Il primo libro non si scorda mai"?
Molti in verità sono i motivi che possono spingere un insegnante a scegliersi nuovi libri di testo: il fatto che ci sia stata una riforma con relativo cambio di programmi, ad esempio (il casino che combinarono ai tempi di Berlinguer e poi della Moratti con la scansione dei libri di storia non aveva dell'umano, ad esempio, anche agli occhi di chi, come me, ha approvato sia l'uno che l'altro cambiamento); oppure il fatto che nuovi avvenimenti siano stati messi in rilievo (le foibe e il genocidio armeno, per dirne due sempre riguardo ai libri di storia); il fatto che il mondo sia cambiato. Il fatto che finalmente in classe ci sia una bella LIM funzionante e magari perfino un buon collegamento in rete. Il fatto che l'insegnante sia cambiato, nel senso che è nuovo oppure ha cambiato idea su alcune cose e deciso di sperimentare nuove tecniche di insegnamento. Il fatto che il libro usato negli ultimi anni si sia rivelato alla prova dei fatti un immonda ciofeca; ma anche, semplicemente, che il nuovo libro offerto dall'editore X sembri una vera ganzata e che l'insegnante in questione senta di non poter più vivere senza di esso, o comunque voglia provarlo; il fatto che, dopo sei o dieci anni abbarbicati allo stesso libro si voglia cambiare perché si è stufi di fare sempre le stesse lezioni - e potrei continuare per un numero infinito di righe.
A che serve una relazione che spieghi i motivi della nuova scelta? E, soprattutto, a chi andrebbero spiegati? Per contestare una nuova adozione ci vorrebbe qualcuno che avesse esaminato il vecchio libro e il nuovo e fosse in grado di fare paragoni; in ogni caso l'unica volta in cui ho visto contestare un adozione eravamo in circostanze davvero molto particolari, con un Dirigente in vena di esibizionismo autoritario - senza contare che non si trattava affatto di una nuova adozione. In generale le adozioni, nuove o vecchie che siano, scivolano via in un atmosfera di calma serafica dove tutti, tranne chi parla, pensano a cosa fare per cena o dove andare dopo cena. Se discussioni o confronti ci sono stati, sono avvenuti prima del Collegio, di solito in Sala Insegnanti.
Ad ogni modo la circolare d'istituto è sovrana e perciò tutti fanno la relazione. La cosa che mi ha colpito però è come viene fatta: allegando la scheda del libro fornita dall'editore.
La cosa mi ha sempre lasciato molto perplessa: che valore può avere una scheda descrittiva fatta dall'editore? Certo, ci scrive che il suo libro è molto ma molto ganzo - e perché mai dovrebbe scrivere che è una benemerita sòla, quand'anche fosse vero? - e spiega nel dettaglio tutta la ganzitudine del libro suddetto. Ma l'insegnante che sceglie un libro lo fa sempre con dei motivi, validi o meno che siano, e si suppone che sia in grado di scrivere una decina di righe per esporli in didattichese - per esempio, se ha scelto un libro perché ci sono delle belle figure e un sacco di esercizi, basta dire "L'impianto grafico del libro è accattivante, presentando una valida selezione di immagini che aiutano ad interpretare il testo e facilitano perciò l'apprendimento dell'alunno stimolandolo e incuriosendolo. L'eserciziario è ampio, assolutamente congruo e ben graduato, permettendo così di diversificare l'assegnazione dei compiti a casa e il consolidamento degli apprendimenti". Aggiungi una riga sul fatto che il testo è chiaro e ben esposto, e la relazione è pronta. Non importa, per far questo, avere una laurea in storia della letteratura moderna e contemporanea e aver frequentato corsi di scrittura creativa, basta un normale grado di alfabetizzazione, di quelli che molti dei nostri alunni hanno raggiunto già al conseguimento della licenza media. Il tempo richiesto è, più o meno, lo stesso che ci vuole a trovare la scheda dell'editore (che misteriosamente sparisce nel nulla nell'unico momento in cui serve davvero), farne la fotocopia e spillarla al foglio con le adozioni. Tra l'altro, non ho mai avuto notizia che alcuno le abbia mai lette, quelle relazioni, bene o male che siano scritte - tantomeno il personale di Segreteria che, oltre a non essere competente in materia, francamente ha altro da fare che indagare perché l'insegnante X ha deciso di adottare un nuovo libro di Scienze invece di tenere quello che già aveva.
Tuttavia sono sempre stata guardata con una sorta di ammirato stupore mentre compilavo in fretta e furia la mia personale relazione, imponendomi sempre di non passare le dieci righe - limite che finisco sempre per sforare perché, quando devo scrivere i motivi per cui faccio qualcosa, gli argomenti non mi mancano mai.
Solo quest'anno una collega particolarmente a corto di tempo e che aveva scelto il mio stesso testo di Geografia mi ha timidamente chiesto se poteva magari copiare...
Firma sotto la mia firma, non c'è proprio motivo di perder tempo a copiare ho tagliato corto senza farla nemmeno finire.
Lei ha firmato (e fotocopiato per allegare il tutto alla scheda della sua classe) e nessuno ci ha trovato proprio niente da ridire. Nemmeno un delicato accenno.
Così come nessuno ha mai trovato da ridire sulle mie relazioni, né su quelle preparate dall'editore.
Se c'è una norma bisognerebbe capire a quando risale. Ne Il paese sbagliato c'è tutta una saga sui cambiamenti dei libri di testo... sai mai deviare troppo dall'ortodossia...
RispondiEliminanel senso che, se chiedono la scheda dell'editore, sembrerebbe che vogliano controllare le sue inclinazioni piuttosto e prima di quelle dell'insegnante.
RispondiEliminaMa davvero se c'è una norma mi interesserebbe capire a quando risale.
In realtà non chiedono la scheda dell'editore (gli ormai cinque presidi cui ho consegnato le mie relazioni artigianali non ci han trovato nulla da ridire), sono gli editori che hanno l'uso di inserire la "relazione" nel libro ma, sì, sembrerebbe proprio una legge di controllo - solo che, dopo il fascismo, la scuola non è stata più controllata, anzi irmai da tempo immemorabile non ci sono più nemmeno gli ispettori (che, volendo, non erano del tutto privi di una loro utilità). Comunque proverò a fare qualche ricerchina in merito perché, già mentre scrivevo il post, mi sembra una legge piuttosto strana.
RispondiEliminaAnch'io me lo chiedo. Eppure sai che quest'anno la mia preside ha fatto leggere a un collega di filosofia la relazione da lui scritta? Non solo, ma l'ha presentata come esempio per tutti noi. Un poema, che di scopiazzato non aveva nulla. Non ho capito però se gliel'ha fatta leggere per sfottò. Mistero. 😇
RispondiEliminaIo riporto quella dell'editore.
sono curiosa!
RispondiElimina@Pellegrina:
RispondiEliminaAl 1948, nientemeno! E non è più valida a partire dai Decreti Delegati del 1974. Alla fine mi sono data una mossa e ho fatto apposita ricerca, riscrivendo la prima parte del post con adeguato sfoggio di linkami vari.
E siccome un po' di fatica ce l'ho messa, ho deciso di provare a metterla a buon frutto per il prossimo anno, chiedendo alla Dirigenza se possiamo astenerci dalle relazioni, visto che nessuno le vuole (giustamente) e nessuno le legge (ancor più giustamente).
@Mel:
RispondiEliminaAscoltare una intera relazione per l'adozione di un libro è una esperienza che non ho ancora avuto il piacere di vivere ( e che forse mi è ormai preclusa, dal momento che ho scoperto che le relazioni non sono obbligatorie) ^_^
Non conosco il tuo preside, ma non penso che fosse uno sfottò: primo, perché se l'è dovuta ri-ascoltare pure lui, che già l'aveva letta, ma soprattutto perché ha sfidato l'invincibile avversione degli insegnanti per ogni dilazione di questo tipo di collegio (che, onestamente, è forse il più noioso dell'anno). Mi sa che l'ha apprezzata davvero!