Ognuno ha le sue fissazioni. Tra le mie c'è l'assoluta necessità di familiarizzare i giovinetti con Shakespeare, che ai miei occhi è il pilastro portante della letteratura di tutti i tempi e un fondamento culturale imprescindibile.
Nessuna classe che abbia avuto a che fare con me per almeno un anno è uscita dalle mie amorevoli mani senza essersi sciroppata almeno un film di Shakespeare, accuratamente selezionato in una ristretta rosa. Perché non tutto Shakespeare è facilmente digeribile ad uno stomaco tredicenne, e se io a nove anni trangugiai senza alcuna resistenza e anzi con grande entusiasmo un Re Lear integrale (recitato maluccio, sostenevano i miei, che poi si scusarono molto per la tortura che mi avevano imposto credendo fosse fatto meglio) visto in piedi appesa a una balconata, mi rendo conto che non tutti i giovinetti dispongono della mia totale dedizione alla causa. D'altra parte la cineteca shakespeariana ormai è molto vasta e comprende un ampio ventaglio di possibilità adatte a tutti gli stomaci.
Romeo + Juliet è un film del 1996 di Baz Luhrman che ha una notevole serie di frecce al suo arco, prima tra tutte un ritmo velocissimo che rende giustizia alla vicenda. Non ho mai capito perché tutti amano quegli allestimenti lenti e solenni dove i due protagonisti inanellano pazientemente i loro lunghissimi monologhi, avendo cura che allo spettatore non sfugga una singola sillaba delle varie raffinatissime metafore elaborate dall'autore. Per la lettura in privato va benissimo, ma sulla scena è la storia di due ragazzi tutt'altro che inclini a perdere tempo in raffinate introspezioni. In inglese, si capisce, la velocità della lingua aiuta, ma con una traduzione troppo attenta alle sfumature il ritmo diventa mooolto lento. Troppo.
La vicenda incalza. Nonostante rechi la dicitura romantic play il testo colleziona una serie di morti, duelli e avventure degni delle più tragiche tragedie, e la parte romantic non ha proprio nulla di platonico: al primo incontro i due si baciano dopo un minuto scarso di conversazione, al secondo si scambiano una promessa di amore eterno (e se non ci fosse di mezzo un balcone probabilmente si scambierebbero ben altro); al terzo incontro si sposano, al quarto si amano, e sappiamo tutti come finisce il quinto e ultimo incontro.
E' la storia di un magnifico colpo di fulmine: la fanciullina, che un attimo e qualche riga prima non pensava minimamente né all'amore né tanto meno alle gioie coniugali, una volta visto Romeo cambia completamente idea sull'argomento e decide che se non potrà averlo, la tomba sarà il suo letto nuziale. Quanto a Romeo, fino a un attimo prima disperatamente invischiato in un amore senza speranza, dimentica tutto appena vede Juliet. Il ritmo infernale del film rende - finalmente! - giustizia a tutto questo.
La seconda, lussuosa freccia all'arco del film è un Romeo meravigliosamente interpretato da Leonardo di Caprio, che nei primi anni di carriera era di una bellezza travolgente, oltre che già molto bravo.
La terza freccia, a sorpresa, è un ambientazione contemporanea, completamente pazza ma che in qualche modo funziona benissimo. La scena è spostata negli Stati Uniti, in una città dove due ricchissime famiglie a capo di cosche rivali fanno un casino incredibile, con grande disperazione dei poveri cittadini e soprattutto dello sceriffo locale. La prima scena, con la prima zuffa, si risolve in assai spettacolare rogo in un distributore e lo sceriffo che cala a bordo di un elicottero per sedare i due gruppi di litiganti che sembrano indemoniati. Certo, su un palcoscenico non si sarebbe potuto fare, ma a cosa serve avere a disposizione telecamere ed effetti speciali se non a utilizzarli?
La festa dove i due innamorati si incontrano è la più colossale e pacchiana festa in maschera che mente umana possa immaginare: tutto è estremamente sopra le righe, e tutto diventa curiosamente intimista mentre i due ragazzi si scambiano le prime parole, lontano dall'immane frastuono che imperversa nelle grandi sale. Lui è un cavaliere, lei un angioletta con splendide ali.
Un po' di buon senso da parte degli altri, tutti gli altri, porterebbe a lieto fine questo amore - ma il buon senso ce l'hanno soltanto i due innamorati e il povero Mercuzio, che non a caso finisce con la sua uccisione (causata da un incauto tentativo di impedire un duello) per innescare il meccanismo che porterà alla tragedia finale. I pazzi, si sa, nei drammi di Shakespeare sono spesso gli unici personaggi raziocinanti di tutto il mazzo, e per questo destinati ad una pessima e ingiustissima fine, esattamente come succede nel mondo reale (ma sul serio esiste qualcosa di più reale di un dramma di Shakespeare?).
I ragazzi si appassionano alla vicenda e fanno il tifo, pur sapendo benissimo come andrà a finire: perché quand'anche non conoscessero almeno per sentito dire che la storia va a finire male, l'annunciatrice televisiva si premura già nel primo minuto di film di ripetere due volte con grande chiarezza che i due amanti hanno le stelle avverse: nessun rischio di spoiler, in Romeo + Juliet.
Infine il ritmo del film rallenta: finite le sparatorie e le grida disperate la scena si sposta nella pacchianissima cappella mortuaria dei Capuleti, dove tutto potrebbe ancora finire bene e dove tutti sappiamo che invece andrà a finire malissimo.
I ragazzi aspettano, sperando contro ogni logica che Juliet si risvegli in tempo per impedire la morte di Romeo o che almeno i due riescano a parlarsi, quasi che non sapessero dalla notte dei tempi che per uno scarto di tempo infinitesimale questo non succederà - perché la scena dei due amanti che muoiono insieme senza riuscire a parlarsi è parte integrante da almeno duemila anni del nostro DNA culturale: Piramo e Tisbe, certo, ma anche Tristano e Isotta e tanti altri. Credo che davanti a un lieto fine la loro (la nostra) delusione sarebbe immensa: il fascino irresistibile di queste scene è proprio sperare contro ogni logica che tutto vada a finire bene nella felice consapevolezza che il lieto fine non ci sarà. E qui la scena della morte è lunga, lunghissima, con i tempi dilatati dall'ansia dello spettatore.
Finito il film, è assai opportuno lasciarsi un quarto d'ora buono di decompressione emotiva prima di consegnare le giovani creature nelle grinfie del teorema di Pitagora o del futuro inglese.
Vecchiaia che avanza .... l'ho visto al cinema ed è l'anno in cui è nata la mia stagista. Posso piangermi un po' addosso qui nelle tue stanze?
RispondiEliminaSono contenta che tu stia meglio!! Un abbraccio
V
Sto MOLTO meglio, grazie ^_^
RispondiEliminaE sì, puoi piangere sulla mia spalla e io piangerò sulla tua.
Perché sì.
Sei stata poco bene Murasaki? Mi sono persa qualche cosa?.....a parte il tempo che non riesco a recuperare?
RispondiEliminaSe si mi scuso per essere stata cosi assente e ti ringrazio per l'articolo....Anche io come @Vanessa l'ho visto al cinema,tanti anni dopo Stefano mi ha regalato la sua personale edizione deluxe del film. La sua interpretazione preferita era quella di Tebaldo!!!!
Io ho sempre trovato come unico "neo" Claire Danes...purtroppo....e la scena finale, quando si vedono morire....
Il resto è Mito.
Un abbraccio
No, Eva, andrebbe tutto piuttosto bene. Ma... hai presente il tuo campionario?
RispondiEliminaEcco, la fine di un anno scolastico somiglia sempre a un emergenza come quella del vostro campionario.
Tranne quest'anno: perché quest'anno è peggiore!
(o forse non è vero, ogni anno ci sembra peggiore perché ogni anno drammatizziamo orribilmente).
Insomma, arrivo alla sera che striscio. E, niente, quando striscio l'unica cosa sensata che posso fare in questo periodo è dormire.
Eeeeeh se capisco bene.
RispondiElimina"Emergenza!" è il nostro mantra.
....e strisciare dentro "i nostri nidi da quelle colombe che siamo" è però il meritato premio😍
Buon lavoro, domattina si ricomincia😊
Forse non per le medie, ma l'ultimo Romeo e Giulietta di Branag a me è piaciuto tanto (al cinema nel circuito NEXO) una versione in stile La dolce vita con una Giulietta per la prima volta veramente adolescente, mezza brilla al balcone. Romeo è Robb Stark, Mercuzio una specie di anziano Oscar Wilde.
RispondiEliminaIo comunque mi sono innamorato di Shakespeare proprio con Molto rumore per nulla di Branag a 14 anni, e tra alti e bassi continuo a seguirlo.
Io ho amato Shakespeare da bambina,grazie al Maestro Zeffirelli. Poi è arrivata la ventata giovanile di Branagh che mi portò a scapicollarmi al cinema per vedere "Enrico V"...e da lì "Molto timore per nulla" che è favoloso....Concordo su tutto😀
RispondiEliminaRAGAZZI A PROPOSITO....OGGI È IL COMPLEANNO DI Sir IAN MCKELLEN😊
.....come non ricordarlo nel Riccardo III?.....il nostro Gandalf😊
Ciao😊
RUMORE...RUMORE....dannato T9!!
RispondiElimina...e adesso sembra che cito una canzone della Raffa nazionale 😢
OHI! aspettiamo lunghissima recensione!!!
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