Ufficialmente i draghi si accoppiano in volo, ma vai poi a sapere se lo fanno anche altrove
Al primo stormir di Settembre mi sono fatta con qualche collega un corsetto di formazione con le Life Skills (sì, sempre loro) sull’educazione sessuale.
In sintesi, consigliavano un approccio olistico, che partisse già da elementari e materne (ma senza alcun corso di masturbazione dal vivo, per quel che mi è stato dato di capire), non limitandosi solo ai dati più tecnici ma lavorando sulla persona nel suo complesso, il tutto al nobile scopo di permettere ai fanciulletti un atteggiamento il più possibile sereno e positivo verso sé stessi e poi verso gli altri.
Tutto ciò è cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di vibrazioni positive (oooohm), ma io sono un insegnante di Lettere, e dunque sulla parte più tecnica non potrei comunque fare granché. Però….Fu così che, ricolma e traboccante di ardimentoso zelo, decisi di fare con la mia amata seconda un bel percorso sul Gran Passaggio dell’adolescenza, l’amore, la questione femminile e gli stereotipi di genere (grano, uova, lardo e cinghiale, tutto cotto insieme per far prima, secondo la ricetta del cuoco militare di Asterix Legionario), il tutto sotto specie di purissima innocenza e senza dichiarazione di intenti; e a tal scopo vado tuttora elaborando una bella lista di libri e film,di cui per ora solo Quando c’era Marnie è passato sotto i loro occhi. Del resto, questa classe nello specifico sembra ancora abbastanza assopita sotto questo aspetto. Sembra.
Tuttavia è noto che anche la più tradizionale e consueta delle programmazioni può portare a sviluppi inaspettati.
Per esempio grammatica. Analisi logica.
“perché vedete, c’è il predicato verbale e quello nominale. Il predicato nominale è quella cosa che tutti capiscono al volo ma che altrettanto al volo dimenticano, e così arriviamo alla classica scena dove “Il gatto è bello” viene analizzata come “Il gatto: soggetto; è: predicato
verbale; bello: complemento oggetto”. Allora l’insegnante urla e strepita e alla fine per un attimo la classe si ricorda che c’è il predicato nominale. Ma due giorni dopo, quando si tratta di fare l’analisi de “La moto di Giampioppo è veloce” siamo di nuovo punto e a capo”.
La classe riflette meditabonda, poi qualcuno chiede “Ma perché il verbo essere sul libro si chiama copula?”.
“Perché è la cerniera tra il soggetto e il modo in cui il soggetto viene descritto. “Copula” sarebbe proprio l’unione, nel senso di accoppiamento, e infatti l’altro significato che ha è proprio quello di unione tra maschio e femmina. Anche se io, per la verità, non so immaginarmi un soggetto e un predicato nominale che si accoppiano”.
Di nuovo la classe medita; poi Biancaneve alza la mano “Prof, posso fare una domanda che non c’entra nulla?”.
E’ l’Attimo del Terrore, quando l’insegnante non può prevedere cosa uscirà da quelle bocche. Niente che abbia a che vedere con i predicati, di sicuro. Ma ormai l’ora sta per finire...
“Sentiamo” concedo benigna.
“Mi sono sempre chiesta come fanno le balene. Per fare i figli, intendo”.
Oh?
“Fanno esattamente come noi: sono mammiferi”.
“Come noi?”.
“A parte il piccolo dettaglio che lo fanno in acqua: c’è il baleno, poi c’è la balena, si uniscono e nasce il balenino”. (Mi sento molto sentinella in piedi che spiega che per un bambino ci vuole il papà e ci vuole la mamma e tutto il resto è contronatura).
Siamo alla fine della quinta ora, ovvero quando ci si mette a ridere con niente e non si riesce più a smettere. La descrizione della vita familiare di Baleno e Balena dà alla classe il colpo di grazia e il resto della conversazione si svolge a voce alta, per farsi sentire al di sopra delle risate convulse che travolgono tutti.
“E le meduse?” domanda Aurora.
Panico. Vecchi frammenti opalescenti di ricordi delle scuole medie, quando stavo anch’io nei banchi.
“Ah, le meduse è una roba complicata. Non mi sembra che si accoppi, e dopo diventa un altra cosa...” (a casa scoprirò che “l’altra cosa” è un polipo, anzi molti polipi che a loro volta
diventano poi meduse).
“Come sarebbe che non si accoppia?”.
“Vedete, ragazzi, il mondo è vario, e i modi di riproduzione anche. Noi mammiferi facciamo sesso, poi ci sono le specie che fanno sesso virtuale e quelle che si riproducono da sole, in autonomia”.
“Da sole? Com’è possibile?”
“E’ vero” conferma Dirk Lloyd “Gli organismi monocellulari”.
“Esatto. C’è l’ameba, tutta tranquilla, che mangia e cresce, e poi a un certo punto si scinde e abbiamo due amebe”.
“E quelli del sesso virtuale?”.
“I fiori, per esempio. Le api portano il polline da un fiore all’altro, ma i due fiori non si sono mai conosciuti né parlati, però due fiori che sono stati virtualmente insieme fanno un frutto”.
“E’ per questo che si parla di frutto dell’amore?” si informa Virgilio.
“Potrebbe essere” ammetto "E poi i pesci. Certi pesci non si accoppiano, la femmina depone le uova e se ne va per i fatti suoi, poi arriva il maschio e le feconda e se ne va pure lui, Tempo dopo le uova si schiudono e nascono i pesciolini, ma i due pesci genitori non si sono mai visti né frequentati”.
“Quindi ci sono dei pesci che non sanno chi è il loro padre?”
“Per la verità ci sono anche un sacco di pesci che non sanno nemmeno chi è la loro madre, e questo è già più insolito”.
“E i serpenti?”
“No, le serpentesse depongono le uova già fecondate...” altro momento di panico. Alcune serpene fanno le uova, altri i serpenti... o sono io che ricordo male?
Qualcuno fa le uova, comunque. Nella storia di Rikki-Tikki-Tawi ci sono le uova di Nagaica, e questo è tutto quel che so sull’argomento.
“Ma come fanno i serpenti ad accoppiarsi? Sono lunghi...”
“Non ho la minima idea di come facciano i serpenti ad accoppiarsi! Chiedete a Scienze, io faccio Lettere!”.
La classe è ormai completamente andata. Qualcuno prova a mimare due serpenti che si distendono uno sull’altro, qualche altro scuote la testa, ma tutti ridono a più non posso, me
compresa.
Alzo ancora di più la voce, dopo aver guardato l’orologio “La lezione di biologia è finita. Tirate fuori i diari che vi do gli esercizi!”.
Ecco, appunto: un approccio olistico, dolce e subliminale, soffermandoci sui sentimenti, sull’importanza dell’autostima...
Ho come l’impressione di non essere partita col piede giusto.
A me pare che tu sia partita con il piede giusto. Dalla gradevole cronaca il lettore riceve dolcezza e tanta ironia che, se in dose equilibrata, è il condimento migliore per veicolare "l'inveicolabile."(o meglio quello che certe teste ritengono tale).
RispondiEliminaIl piede mi sembra giusto. Suggerisco, tra le letture, Fesso, di Michael Goldblatt, Che narra le vicende di un ragazzino della loro età che deve tenere un diario su ordine del professore di lettere che vuole fargli raccontare un episodio di bullismo. Anche lì il rapporto tra maschi e femmine esce con chiarezza (c'è una ragazza oggetto del contendere che... Si comporta da dodicenne, nel bene e nel male), poi, per approcciare sempre il tema del rapporto maschi femmine c'è "Agata e pietra nera" du Ursula K. Le Guin, ma pensò che questo tu lo conosca già, ed infine, ma leggilo prima perché l'argomento è forte, Speak, le parole non dette, in cui una ragazzina passa dalle medie alle superiori, ed è completamente isolata dalle sue ex amiche. La storia torna continuamente sulle labbra sempre spellate della protagonista e sui suoi silenzi, non parla più dell'indispensabile. Solo dopo la metà del libro cominceremo a capire che durante l'estate era stata di nascosto, insieme alle amiche, ad una festa del liceo, e lì era stata aggredita da un ragazzo. Sotto choc aveva chiamato la polizia, ma era scappata, e i poliziotti avevano comunque arrestato qualcuno, e siccome si sapeva che la colpa era sua (ma non il perché) viene isolata. Il finale è positivo è catartico, la parola stupro non viene usata più di due volte in tutto il romanzo, per ragionare sulla problematica di come certi uomini trattano le donne e di come certe donne si lasciano trattare da certi uomini (o finiscono incastrate con certi uomini) questo è' un libro validissimo anche per ragazzini dell'età dei tuoi. Chiara (bibliotecaria)
RispondiEliminaL'argomento suscita sempre qualche perplessità di approccio ma io, memore della mia mitica prof di scienze del liceo (che , arrivati all'apparato riproduttivo, ci disse: "Questo ve lo studiate da soli" e ovviamente non interrogò mai sull'argomento) uso la strategia dell'estrema chiarezza, accompagnata da voce ferma e olimpica serenità. Certo, i miei sono più grandi dei tuoi (ma neanche di tanto, al biennio) e mi son resa conto negli anni che la strategia paga. Certo, con mio figlio piccolo è stato un po' diverso, come ho raccontato...e tremo in attesa che torni alla carica per conoscere come funziona il tutto "tecnicamente"
RispondiEliminaAH ma che bel post!AH ma quanto sei brava!AH la sera non è sera se non c'è da leggere un tuo articolo!Grazie
RispondiElimina@Mel:
RispondiEliminaGrazie, Mel ^_^
Avrai notato che nello strampalato fine-lezione il mio intervento si è limitato a rispondere a domande che non avevo minimamente previsto di ricevere e che, in sedici anni di onesto insegnamento a nessuno mai era passato in testa di sottopormi.
Il bello di questo lavoro sono gli infiniti imprevisti che arrivano sempre in modo, appunto, imprevisto.
Ancora un po' e mi sarebbe toccato raccontare la storia delle api!
@Bridigala:
Segnato tutti i libri e non ne conoscevo nessuno (nemmeno LeGuin, con mia somma vergogna) - i consigli di una bibliotecaria come te sono sempre preziosi. Ma avevo in mente un percorso dolce. Anche se, come tutti i percorsi, andrà ben presto per conto suo e sarà quel che la classe vorrà, quindi è bene che disponga di molte frecce per il mio arco, e più sono meglio è.
@Dolcezze:
Ah, ma con i figli è tutt'altra cosa! Io comunque a domanda, qualsiasi tipo di domanda, se so rispondo con la massima esattezza di cui sono capace. L'ho sempre fatto. Mi piacerebbe però portarli a riflettere sulle impalcature legate ai concetti di "maschio" e "femmina" e a farsi delle idee in proprio. Se sono forti, saranno forti anche nelle loro scelte, e amore e sesso sono bellissime avventure se si affrontano come tali, secondo me.
@Eva:
Grazie :)