giovedì 8 settembre 2016

8 Settembre 1966: l'Enterprise decolla (negli USA)


L'8 Settembre del 1966, ventun anni dopo il nostro disastroso armistizio*, gli statunitensi pensarono bene di fare qualcosa di molto più intelligente e mandarono in onda il primo episodio di una serie di fantascienza destinata ad un lunghissimo futuro**.
Gli umani sono ormai pacificati e riuniti sotto le bandiere della Federazione dei pianeti uniti. Col suo equipaggio tutto di origine terrestre (con una sola ma molto celebre eccezione) la nave Enterprise si occupa di una missione quinquennale alla ricerca di nuovi mondi eventualmente aggregabili alla Confederazione, se lo desiderano e se le condizioni lo consentono. Ci sarebbe in verità un protocollo da seguire per accostare gli alieni senza turbare il loro naturale percorso storico, ma di fatto appena l'equipaggio dell'Enterprise entra in contatto con i nuovi mondi da esplorare si ritrova immerso fino al collo in situazioni talmente complesse e strampalate da costringerla a navigare a vista, e in effetti credo che una normale annessione di un normale pianeta non si veda mai in tutta la serie. In compenso abbondano alieni dei più vari tipi, anche di origine divina, salti nel tempo, dimensioni parallele che si incrociano e una gran quantità di belle ragazze, per lo più irresistibilmente attratte dal capitano Kirk - che di solito non disdegna, da vero gentiluomo qual è.

L'equipaggio, dicevo, è umano, e comprende perfino alcune donne. Niente di che, intendiamoci: c'è un infermiera, che vorrebbe mettersi con Mr. Spock, il secondo ufficiale (senza mai riuscirci) e il tenente Uhura, addetta alle comunicazioni che per lo più si limita ad aprire i canali radio e a mettere in comunicazione la nave con le più varie entità. Piccolo particolare: costei è anche nera, africana e di origini bantu. Fu una novità non da poco in un tempo in cui i telefilm statunitensi erano popolati esclusivamente di bianchi, e nonostante l'attrice dopo qualche puntata volesse piantare tutto, avendo ricavato l'impressione che il suo ruolo si riducesse a mostrare le sue (bellissime) gambe e a dire "Capitano Kirk, abbiamo in linea il TalDeiTali", cambiò idea quando nientemeno che Martin Luther King venne da lei a congratularsi e a raccontarle quanto i neri americani fossero felici di avere qualcuno di loro su un astronave.
Abbiamo anche un russo (il capitano Chekov), un asiatico (il signor Sulu) e... un sanguemisto, nato dal matrimonio di un umana con un vulcaniano, più di una volta guardato con sospetto per non essere di puro sangue terrestre, ma abbastanza sensato e logico da non dar peso alla cosa - del resto, si sa, ogni forma di razzismo è altamente illogico. La quota yankee comunque è nettamente predominante.
La serie è in tutto e per tutto una serena e ottimista figlia degli anni '60: abbiamo un universo dove gli esseri umani hanno abbandonato l'insana idea di combattere e solo alcuni alieni ancora assai arretrati insistono a praticarla; nella Federazione invece tutti collaborano in serena armonia schifando ogni forma di razzismo e di colonialismo.
Sul piano delle quote rosa all'inizio gli sceneggiatori erano stati più ambiziosi, prevedendo come primo ufficiale una donna; l'idea però non resse al di là dell'episodio pilota perché gli spettatori, e soprattutto le spettatrici, erano un po' ansiosi vedendo una donna in posizione così importante.
Il posto di "Numero Uno" (così era chiamata l'assai capace signora) venne preso da una versione riaggiustata del signor Spock - presente sin dal primissimo episodio e sempre interpretato dal mai abbastanza compianto Leonard Nimoy - che fu certamente una delle principali cause del successo della serie.
Inutile parlare qui di Spock  perché non potrei comunque dire meglio di quanto ha fatto Galatea un anno e mezzo fa.

Il successo della serie comunque non fu poi così strabiliante all'inizio, e calò con la seconda serie. Ottenere una terza serie non fu affatto semplice per i fan, poi l'Enterprise chiuse i battenti, a riprova del fatto che i dirigenti delle reti televisive mai hanno capito nulla della vita e mai lo capiranno.
Nel corso degli anni seguenti però, grazie anche alle numerose repliche, la fama e la gloria di Star Trek andarono aumentando e arrivò pure una serie, anzi due serie, a cartoni animati. Nel 1979 fu deciso infine di dedicargli un film con gli attori originali: Star Trek - The Motion Picture, che riscosse un buon successo e aprì la strada a un gruppetto di film che proseguì fino all'inizio degli anni '90. Essendo girati soprattutto negli anni di Reagan e di Bush questi film erano molto più guerrafondai della serie originale.
Star Trek - The Motion Picture ebbe un discreto successo anche in Italia, e qualcuno scoprì che prima del film c'era stata una famosa serie televisiva.
"Chissà se gli spettatori italiani avrebbero gradito?" si chiese qualcuno, non già della RAI ma dei circuiti di telelibere (il che dimostra che nonostante tutto  qualche dirigente televisivo in grado di capire qualcosa c'è pur stato, nella storia dell'umanità)
Fu così che, alla spicciolata, varie emittenti cominciarono a trasmettere la serie e sì, gli spettatori italiani gradirono. Parecchio. Me compresa.

Star Trek entrò nella mia vita grazie a Sary, all'epoca mia compagna di banco, che ogni tanto mi citava Spock, che le piaceva. Così, in una delle mie molte influenze mi guardai qualche puntata.
Non fu un grande amore a prima vista, piuttosto una lenta e crescente affezione: siccome le repliche abbondavano un po' per volta vidi tutta la serie, e col passare degli anni comprai i libri con le storie originali, qualche romanzo apocrifo (ce ne sono un quantitativo immane, e vi si sono impegnate anche penne piuttosto illustri, così come a suo tempo alle storie originali avevano partecipato molti nomi assai blasonati della fantascienza americana dell'epoca) nonché un grosso libro pieno di illustrazioni che raccontava la storia della lavorazione delle tre serie.

Da allora l'universo di Star Trek si è assai espanso grazie ad altri film a telefilm dedicati ad altre Enterprise nelle loro missioni quinquennali e a numerosi romanzi ad essi relativi, senza contare videogiochi, modellini, Lego, fumetti e numerosissimi meme che circolano per i social
(anche se la frase qui riprodotta è stato prima di tutto un diffusissimo adesivo per automobili).
Tutta roba molto rispettabile ma il mio cuore, come quello di molti, è rimasto legato soprattutto alle prime serie, con gli effetti speciali in cartapesta - anche se per l'epoca erano molto nuovi e costosi, soprattutto per una serie televisiva - e soprattutto al signor Spock, che ha influito profondamente sul mio modo di pensare.
E' una serie di alti contenuti etici e soprattutto piena di speranza e buoni sentimenti: amore, comprensione, pace in terra agli uomini di buona volontà, fratellanza universale, assurdità del razzismo ma anche varie questioni decisamente intriganti. 
Nel mio cuore resterà per sempre la storia in cui, per saltare avanti nel tempo e ritornare sull'Enterprise, il capitano Kirk è costretto a uccidere una bella e cara ragazza da lui incontrata negli anni della Grande Depressione: se fosse sopravvissuta avrebbe fondato un movimento pacifista di grande successo che avrebbe impedito l'entrata in guerra degli USA nella seconda guerra mondiale, i nazisti avrebbero vinto e non ci sarebbe stato nessun programma americano di esplorazione spaziale. Insomma, uccidere la ragazza nel passato è necessario per preservare il presente dell'Enterprise e della Federazione.
"Ma lei era nel giusto!" prova a difenderla Kirk, che non vuole saperne di ucciderla "E' solo nella pace che i popoli possono prosperare!".
"Sì, era nel giusto. Ma nel momento sbagliato" spiega Spock, molto addolorato.
L'idea che essere nel giusto al momento sbagliato possa portare danni ancora peggiori dell'essere in errore al momento giusto mi ha sempre molto affascinato.
L'episodio si intitola Uccidere per amore e l'autore della sceneggiatura originale (poi ampiamente rivista perché trattava l'assai scottante problema della droga, che in una rispettabile serie televisiva proprio non poteva starci) era Harlan Ellison, nientemeno.

*per il quale, com'è noto, provo un autentica fissazione.
**anche se non fu la primissima trasmissione: in Canada la serie era già partita due giorni prima. Tuttavia, per i fan la data ufficiale di partenza è quella statunitense, di cui oggi si festeggia il cinquantesimo anniversario.

11 commenti:

  1. Tutto mi piace di Star Trek, i vari film, le serie che originano dalla Classica, quelle cioè senza Kirk e Spock, The Next Generation, Deep Space Nine, Voyager, Enterprise. Persino gli ultimi film, con Kirk e Spock giovani, con McCoy interpretato dall'attore che ha impersonato Eomer, con una linea temporale alternativa che ha scatenato le ire di molti trekkers (ogni saga ha i suoi duri e puri).
    L'universo di Star Trek ha contribuito a darci una visione positiva ed ottimistica della scienza : la soluzione dei maggiori problemi che assillano la Terra. Non più la fame per il sovrappopolamento, non più guerre per divisioni politiche e razziali, nuove fonti energetiche, viaggi dei terrestri nella galassia non per sfruttare le risorse altrui, ma per la conoscenza.
    Troppo bello, no? Eppure Roddenberry ci credeva in un futuro così e ci ha fatto amare una fantascienza ricca di stimoli, di tecnologie che a distanza di soli 50 anni sono diventati d'uso quotidiano (mini disk, telefoni satellitari, computer palmari, traduttori universali, il tablet su cui sto scrivendo e che mi mette in collegamento con il mondo).
    Star Trek ha persino anticipato principi fisici e tecnologie, coniato anche una terminologia appropriata: propulsione a curvatura, tunnel spaziali, realtà virtuale con il ponte ologrammi, il replicatore che trasforma la materia grezza a livello molecolare, il teletrasporto. Tutte cose che, almeno a livello teorico, la fisica quantistica considera possibili.
    Vi sembra poca cosa, per una serie televisiva d'evasione?

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  2. Hum temo di non capire: tu avresti continuato la guerra?

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  3. Inutile aggiungere che sono la nostra storia. Quando l'Amato Bene facendo zapping becca qualche episodio mi chiama immediatamente e ci fermiamo a vederlo insieme (Succede solo con altri due film: Operazione sottoveste e Angeli con la pistola). Ogni volta ci fermiamo a riflettere su come quella che sembrava fantascienza e ora è quasi realtà. Io aspetto che realizzino il teletrasporto:ne avrei molto bisogno.

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  4. Non ho mai seguito nessuna delle serie, pur incuriosito all'epoca da quella con Patrick Stewart, ma credo che cercherò almeno l'episodio do Harlan Ellison che citi.

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  5. @Acquaforte:
    E' vero, con molti dispositivi ci avevano quasi azzeccato, de personalmente adoravo le porte a scorrimento che si aprivano da sole - e quelle oggi ci sono!
    Quanto al teletrasporto (entrato ormai nel linguaggio comune) ha lasciato una certa traccia anche in altri rami della letteratura. Non so te, ma quando a Hogwarts cominciano a lavorare sulla smateriualizzazione me li sono sempre immaginati su quelle piastre, mentre si dissolvono lentamente...

    @Pellegrina:
    Kirk, per quanto a malincuore, fa l'unica scelta possibile, cioè lascia morire la ragazza travolta da un automobile (all'inizio la salvava e così lei, essendo viva, anni dopo fondava il suo movimento pacifista con tutte le sue imprevedibili conseguenze).
    Io sono rimasta affascinata dal paradosso di una scelta giusta... anzi di DUE scelte giuste: Kirk che salva la ragazza e la ragazza che fonda il movimento pacifista, che come risultato alterano completamente la storia della galassia in un senso che per l'equipaggio dell'Enterprise è negativo (niente programma spaziale, niente Federazione, niente Enterprise).
    C'è tutto un filone di fantascienza sugli effetti imprevedibili di azioni apparentemente innocue o anche buone - per esempio uccidere Hitler - ed è un filone che è poi passato anche alla letteratura fantasy. Di solito ne vengono fuori delle storie piuttosto complicate da seguire, ma qui è tutto molto chiaro.

    @Senzapre7ese:
    Mai visto Star Trek?
    Questo dimostra che, nonostante tutto, nessuna cultura è *veramente* di massa ^__^

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  6. Non mi sono ricordata delle porte a scorrimento, che pure mi avevano colpito più del cellulare. ... sono diventate così comuni da non farci più caso.
    Leggendo HP, molte cose di Hogwarts hanno richiamato alla mia mente Star Trek, oltre alla smaterializzazione: la possibilità dell'occultamento della tenda che all'interno è l'equivalente di un ponte ologrammi; la stanza delle necessità, che può diventare quello che vuoi; la passaporta, che può portarti dove vuoi, con la quale si annullano le distanze; la possibilità di procurare quanto cibo vuoi da piccole quantità, ecc.... magia versus scienza. La Rowling descrive come magia ciò che Roddenberry (e coloro che hanno continuato il suo lavoro) pensava si potesse realizzare con la scienza. Fu Shakespeare a dire : ci sono più cose in cielo......?
    Ma quello che accendeva la mia fantasia era il ponte ologrammi : vivere un realtà virtuale, vivere i libri, le storie immortali che hai amato. .... troppo bello. Direi anche curativo, un aiuto per superare certi momenti della vita non esattamente felici. Star Trek ci ha fatto sognare un mondo in cui le conquiste di homo sapiens sono eticamente corrette, con la convinzione che la guerra non risolve niente, che bisogna unirsi non combattersi. Ci piace pensare che sarà possibile.

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  7. Qualcosa qua e là l'ho vista, puntate sparse e i film di J.J. Abrams, ma non ho mai seguito una serie completa. E ora, nonostante la curiosità, recuperare decine di stagioni di non so quante serie è un'impresa fuori dalla mia portata. E' tanto se sono riuscito a finire 10 episodi di Sherlock! :-)

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  8. @Acquaforte: e, proprio come in Harry Potter, c'è sempre di mezzo il libero arbitrio: perché "sono le nostre scelte a determinare quel che siamo" ^__^
    (e la guerra, è una roba talmente illogica...)

    @Senzapre7ese:
    ah, ma quella originale è una serie della vecchia scuola, tutti episodi completamente slegati tra loro: a seconda del capriccio puoi guardarne uno, sette o cinquanta e in ogni episodio ti troverai perfettamente a tuo agio.

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  9. @Murasaki: sì il discorso sulle scelte l'avevo capito anche se ammetto che questi paradossi non mi hanno mai appassionato.
    Ma la mia domanda era proprio diversa: doveva l'Italia continuare a combattere accanto alla Germania nazista?

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  10. @Pellegrina:
    No di certo!
    Non avrebbe nemmeno dovuto COMINCIARE a combattere, accanto alla Germania nazista: i soldi e le armi migliori se n'erano andati da un pezzo per la Campagna d'Africa e la guerra civile spagnola e davvero non c'erano i mezzi per affrontare un conflitto del genere. Nel 1943 l'Italia non era assolutamente in grado di proseguire la guerra (disgraziatamente i suoi governanti gestirono così male la resa agli Alleati che ci tennero in guerra per altri due anni, ma questa è un altra storia).

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  11. @Pellegrina:
    Ah, ho capito perché mi hai fatto quella domanda: la prima frase del mio post.
    Ho parlato nel blog dell'armistizio almeno due volte, una volta per la ricorrenza e una per la recensione del libro "L'estate degli inganni". E' una mia fissa personale nel senso che ogni volta che ci ripenso strabilio del disastro totale cui ha portato, e di come il nostro allora governo lo ha gestito male, trasformando il paese in un campo di battaglia per due anni e portandoci alla guerra civile. Di per sé arrenderci fu giusto, perché non eravamo in grado di continuare la guerra. Arrendersi dopo sei settimane di cazzeggio e di trattative condotte così male che fino all'ultimo gli Alleati temevano una trappola (e Hitler pure, perché passò quelle cinque settimane a organizzare l'invasione dell'Italia riempiendola di truppe tedesche) e senza avvisare il nostro esercito fu un operazione disastrosa, di quelle che chiunque avrebbe saputo gestire meglio o comunque meno peggio.

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