mercoledì 3 agosto 2016

Considerazioni sul Premio Bancarellino (e sull'editoria per ragazzi in generale)

Alcune bancarelle sono estremamente curate, altre meno

Qualche anno fa la prof. Palmina decise di far partecipare la sua classe al Premio Bancarellino, costola del più famoso Premio Bancarella. L'iniziativa riscosse un discreto successo tra gli alunni e così l'anno dopo parteciparono due prime, e due anni dopo tre prime - e lì ci siamo dovuti fermare perché più di tre prime abbiamo.

Il premio, nato nel 1957, funziona così: all'inizio dell'anno solare una commissione sceglie a proprio insindacabile giudizio tenendo conto degli argomenti trattati e della qualità letterario una ventina di opere tra quelle inviate dalle case editrici specializzate nel settore, uscite nell'anno precedente e rivolte a un pubblico tra gli 11 e i 13 anni.
Le classi che ne fanno richiesta ricevono i libri a prezzo di favore, li leggono a piacer loro e assegnano un voto ai libri letti. Ad una certa data le scuole inviano alla direzione del premio l'elenco delle opere con relativa votazione, ottenuta facendo la media dei singoli voti assegnati dagli alunni ad ogni libro.
I primi cinque classificati entrano in finale. Poi c'è la Gran Giornata della Premiazione, a Pontremoli - graziosissima cittadina che si trova nel punto più estremo a nord della Toscana e quindi per noi è piuttosto lontana - dove partecipano anche le scolaresche: in tarda mattinata c'è un confronto con gli autori dei libri finalisti, che raccontano come gli è venuto in mente di scrivere proprio quel libro lì, di cosa parla eccetera, e poi rispondono alle domande dei ragazzi. Dopo pranzo i ragazzi passano a votare il libro che preferiscono tra i finalisti, verso le cinque c'è la premiazione e le classi si divertono assai*.

Quest'anno avevo una prima e, come dire, mi è toccato. Ho affrontato il caso con fronte serena e apparente consenso, anche se in cuor mio nutro serie riserve. Non verso il meccanismo, che è studiato con notevole abilità per incitare i ragazzi a leggere il maggior numero di libri possibili - e per un insegnante di Lettere è sempre un piacere vedere i suoi alunni che leggono a gara - ma per alter questioni, principalmente di ordine letterario.
Qualche riserva si potrebbe avanzare sul meccanismo delle date: chiaramente la commissione si prende il suo tempo per selezionarli, quindi i libri arrivano alle scuole a fine Marzo, e la data in cui dobbiamo inviare i voti è intorno al 20 di Maggio - insomma, a conti fatti non c'è molto tempo per leggere, e ce ne sarebbe di più se l'anno considerato andasse, poniamo, dal 1 Ottobre al 30 Settembre o qualcosa del genere e i libri ci potessero arrivare subito dopo Natale.
Con tempi così ristretti l'insegnante non ha molta possibilità di intervento - e questa la trovo un ottima cosa. Tuttavia l'insegnante di Lettere delle medie normalmente ha una certa conoscenza della letteratura per giovinetti, e se poi è il bibliotecario della scuola e magari tutti gli anni segue minuto per minuto una mostra del libro finisce per imparare anche qualcosina sull'editoria per giovinetti e sulle preferenze dei medesimi. Quando poi da quattro anni cataloga i libri del Bancarellino è portato per forza di cose a fare in cuor suo alcune considerazioni del tipo "come mai certe case editrici di risonanza davvero minima partecipano tutti gli anni, magari con due o tre libri, mentre altre che gestiscono prestigiosi cataloghi assai curati a malapena si intravedono ogni tre o quattro anni?" oppure "Perché diavolo autori assai scarsamente gettonati dalla studentesca platea ogni santo anno hanno il loro libro nella rosa dei venti, e ogni anno detto libro riguarda il tema più trendy dell'anno?" o anche "Se lo scopo del premio è di diffondere la pratica della lettura tra i giovinetti perché non c'è quasi nulla di quello che, lasciati a loro stessi, i giovinetti leggono?" e soprattutto "Per quale accidente di motivo spesso tra libri selezionati non ce n'è manco uno straniero?" (il premio non è riservato ai soli libri italiani, e quando per avventura capita che venga introdotto qualche libro straniero - che non avviene tutti gli anni, oh no - detto libro di solito vince). 

Ma la domanda che più si impone al bibliotecario di turno è "Come mai almeno due terzi di questi libri hanno in tutto e per tutto le caratteristiche almeno esterne del ciarpame?".
A questo magari si potrà rispondere che buona parte dell'editoria per ragazzi ciarpameggia assai - copertine orripilanti, copertine e rilegature destinate a logorarsi già alla seconda lettura, riassunti sul retro di copertina o nei risvolti che fanno veramente pena e non sempre aiutano a farsi un idea del libro ma che non di rado si preoccupano di indicare i temi trattati e cosa il giovane lettore ne deve pensare, stampa poco curata, refusi a sfare, formato di lettura scomodo, illustrazioni brutte che più brutte non si può. Questo però non vale per tutte le case editrici, solo per la maggior parte - guarda caso, quelle che partecipano sempre.
L'assente più notevole è la Salani, che spesso e volentieri non c'è proprio (anche se quest'anno partecipava con Olga di carta di Elisabetta Gnone, che onestamente è un bel libro e ha una confezione grafica eccellente) e che incrociamo solo due volte nell'albo d'oro: con Le streghe di Roald Dahl nel 1988 e con L'ultimo elfo di Silvana De Mari nel 2005.
Qualcuno qua ha mai sentito nominare, magari anche dai ragazzi, Roald Dahl e Silvana De Mari? Oso dire di sì. Ma scorrendo l'albo d'oro negli ultimi 30 anni ci ho trovato una bella collezione di sconosciuti e di libri di cui non mi è mai giunta notizia, assieme a qualche nome noto e a qualche titolo che effettivamente mi risulta che i ragazzi abbiano apprezzato.
Visto che i ragazzi gradiscono il meccanismo della gara, non sarebbe magari il caso di utilizzare il premio Bancarellino per promuovere una rosa più interessante, che avrebbe il risultato di alzare anche le vendite? D'accordo che l'editoria per ragazzi è in effetti un settore che funziona abbastanza, ma spesso ho avuto l'impressione che si potrebbe fare meglio e di più, magari incentivando quegli editori che stanno facendo il lavoro migliore.
Un aspetto positivo della selezione invece era che c'erano libri di molte taglie, e quindi anche i lettori meno appassionati potevano scegliersi qualcosa che andasse giù in poche ore.

Siccome uno dei miei principi cardine è che i ragazzi devono imparare a scegliersi i libri da soli mi sono limitata a squadernarglieli davanti, distribuendoli su due banchi attaccati per l'occasione e dicendo "Prendete quello che vi ispira". 
Le uniche regole che ho messo erano che il libro andava riportato in tempi ragionevoli, e se vedevano che un libro non andava avanti dovevano riportarlo, invece di tenerlo in casa ad annoiarsi sul loro comodino. Se lo riportavano senza averlo finito, allora un giudizio se l'erano fatto comunque e avevano diritto a darlo. Naturalmente nessuno era obbligato a prendere alcunché, se non ne aveva voglia.
Ogni giorno prendevo i libri restituiti e li distribuivo a chi li voleva purché non avessero altri libri del Bancarellino a casa. Se c'erano più aspiranti allo stesso libro valeva l'ordine della lista d'attesa, e se non c'era lista di attesa facevano la conta o la morra cinese o pari e dispari, e volendo potevano pure tirare in aria una moneta. 
Alcuni libri sono finiti nel tritacarne, nel senso che molti li hanno presi per constatare di persona se davvero facevano così schifo come dicevano quelli che li avevano letti (di solito poi riportandoli ammettevano che sì, è vero, facevano davvero pena. Ma ci sono stati casi di libri le cui quotazioni sono improvvisamente salite quando qualcuno a sorpresa gli dava nove o dieci, e improvvisamente diventavano oggetto di una lunga lista d'attesa). Certi libri sono stati oggetto di valutazioni diversissime, altri hanno goduto di generale consenso, altri sono stati cenciati all'unanimità.
Il nostro vincitore morale è stato Le fiabe dei motociclisti volume II, che non solo non è finito tra i cinque finalisti, ma che nemmeno le altre due prime avevano tenuto in grande considerazione - anzi, tutta la nostra classifica è risultata molto diversa da quella delle altre due classi (e da quella generale di tutti i partecipanti della regione).
Il meccanismo della distribuzione quasi quotidiana si è mangiato una gran quantità delle mie ore, e a tutt'oggi non so se è stato tempo ben utilizzato. Credo di sì, perché la classe si è divertita molto (e anch'io) e, comunque sia, sul piano della socializzazione è stato un successo.
Penso anche che riprenderò l'argomento all'inizio dell'anno, perché sono curiosa di vedere come funziona la loro memoria di lettura. E' un esperimento che non ho mai provato.

*gli insegnanti un po' meno, ma questi son dettagli 

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