venerdì 13 novembre 2015
La pietra di luna - Wilkie Collins
La copertina a sinistra è quella dell'edizione del 1972, uscita a seguito al successo dello sceneggiato televisivo di Anton Giulio Majani. A destra invece c'è la copertina dell'unica edizione in commercio al momento, da me comprata in questi giorni per rimpiazzare quella del 1972 andata distrutta per le numerose letture cui io, mia madre e almeno due care amiche la abbiamo sottoposta. Molte altre edizioni erano venute prima, molte ne arrivarono negli anni che separano queste due e immagino che molte ne verranno anche in futuro: La pietra di luna infatti è un sempreverde e, dopo il successo iniziale al suo primo apparire, nel 1868, ha continuato ad essere apprezzata da critici e lettori.
Le due copertine comunque hanno in comune il fatto di non avere niente a che fare con il contenuto del romanzo: il libro infatti non parla di belle signore svestite né di medaglioni incrostati di rubini e decorati con perla a goccia, bensì di un diamante giallo di notevole grandezza e valore e con una bella luce dorata all'interno. Niente a che vedere dunque nemmeno con quella che viene chiamata "pietra di luna" o aulularia, una pietra biancoperlacea traslucida e opalescente assai apprezzata nella cristalloterapia (da non confondersi con la labradorite bianca che vale molto meno, mi raccomando!).
Nel corso delle cinquecento e passa pagine di ottima prosa che compongono questo lungo e pregevole romanzo comunque il diamante lo vediamo ben poco, giusto una rapida comparsa per frasi rubare - ma in compenso ne sentiamo parlare più che abbastanza per convenire senz'altro che il titolo scelto dall'autore è assai pertinente.
Questo diamante un tempo ornava una divinità indiana e venne preso, in modo più che disonorevole, da un ufficiale inglese di assai discutibile reputazione. Com'è noto, derubare divinità indiane non è mai stata attività particolarmente salutare, e infatti il diamante è maledetto e porta sventura, o almeno così si dice, senza contare che gli indiani cui è stato rubato l'hanno presa malissimo e hanno fatto voto di riprenderselo.
L'indegno ladro comunque muore di vecchiaia e il diamante viene trasmesso in eredità e indossato una sera a cena dalla legittima proprietaria. La mattina dopo del diamante non c'è più traccia e le quattrocento pagine successive sono dedicate a cercare di capire cos'è successo a quella maledetta pietra.
Il romanzo è considerato uno dei primi esempi di letteratura poliziesca - onore che condivide con molte altre opere del periodo, equamente distribuite in Inghilterra, Francia e Stati Uniti. Senza dubbio al centro c'è un enigma, e uno dei protagonisti è uno dei primi esempi di investigatori (anche se, al contrario di qualche critico letterario, io non tirerei in ballo Nero Wolfe e tutto sommato nemmeno Sherlock Holmes); tuttavia non sarà l'investigatore, per quanto bravissimo, a risolvere il caso, perché sarà ingannato dai suoi pregiudizi, dalle apparenze, dall'abitudine di generalizzare indispensabile nel suo lavoro ma che in quel caso specifico lo allontanerà dalla verità... e da due delle protagoniste. Solo quando un medico (non di puro sangue inglese) avrà compreso il meccanismo principale della trama l'investigatore, tornato sul luogo del delitto, riuscirà infine a sbrogliare la matassa.
Si tratta insomma di un eccellente polpettone vittoriano dove la soluzione della trama arriva lentamente ma il lettore non corre alcun rischio di annoiarsi perché la sua attenzione sarà concentrata soprattutto sui personaggi, una splendida galleria di personaggi davvero interessanti. In ordine di comparsa abbiamo: un impeccabile maggiordomo, un bravo giovane con un passato un po' scapestrato alle spalle, una tipica fanciulla vittoriana che - come spesso avviene nei romanzi vittoriani - non è affatto convenzionale né tipica, una fedele cameriera, una peccatrice redenta che nella sua redenzione un po' si annoia, un impeccabile filantropo che risulta antipatico quanto il mal di denti, una parente povera che usa la religione come droga per dimenticare i suoi molti mali, un povero medico assai perseguitato dalla sorte e dalla cattiveria del mondo (e che si droga con l'oppio), un coro di servitori assai suscettibile che sembra uscito dalla penna di Agatha Christie, un avvocato esperto del viver del mondo, una adorabile e affettuosa madre, un poliziotto singolarmente imbranato, un secondo poliziotto molto più accorto del primo ma che si fa ingannare esattamente come il suo collega imbranato e infine un celebre esploratore che è l'unico che sembra in possesso di qualche nozione almeno vagamente attendibile sull'India (luogo all'epoca assai misterioso e infido per i suoi colonizzatori). Abbiamo poi due storie d'amore, l'ombra delle sabbie mobili, il fantasma di Robinson Crosue che aleggia su tutto il romanzo (pur in totale assenza di naufragi ed isole deserte), un diamante maledetto e tre improbabilissimi bramini che compaiono e scompaiono nei momenti più impensati e che per gran parte del tempo si mostrano imbranati peggio dei due poliziotti, una quantità di fidanzamenti fatti e disfatti e un profluvio di opuscoli edificanti e di lettere che si incrociano, si sperdono o vengono distrutte, il tutto mescolato con grandi accortezza nel calderone e cucinato nel più gustoso dei modi.
Questo eccellente romanzo, che mi accompagna da quando avevo dodici anni, ha purtroppo un difetto: termina, ahimé, troppo presto. Non che la trama venga lasciata in sospeso o conclusa in modo insoddisfacente; ma dopo averlo finito resta il rimpianto di non poter continuare a leggero la sera successiva.
Adatto a tutte le età dai dodici anni in su e a tutte le stagioni non richiede né una particolare concentrazione né lettori particolarmente raffinati, ma riesce a intrattenere tutti nel migliore dei modi con una scrittura e un intreccio mai banali prestandosi a gustose riletture, come quella che ho appena concluso questa settimana col preciso scopo di segnalarlo per i Venerdì del Libro di Homemademamma.
Già che ci sono, ricordo che nel Venerdì del Libro è stato già presentato due volte La donna in bianco, altro romanzo sempreverde di Collins: dalla povna
e da HappyMummy.
......ma non manca proprio niente. .....(compreso il fatto di essere reperibile in libreria) ^__^.
RispondiEliminaMi ha ricordato "Il segno dei quattro " di Conan Doyle, che è posteriore di una decina d'anni. Anche lì c'è l'India misteriosa e pietre preziose. Forse per questo qualcuno ha tirato in ballo Sherlock.
Mi assicuri che le storie d'amore finiscono bene? Non si vive di sola avventura.....
Non lo conoscevo...ma un giallo ben congegnato mi attira sempre. Lo segno
RispondiEliminaIl fatto che un libro sia da ricomprare perchè l'edizione che si possiede è rovinata per via delle tante letture sa di buono... perchè vuole dire che è stato un libro apprezzato da molti!
RispondiEliminaBellissimo, come (quasi) sempre Wilkie! E poi quando si tratta di detection gli anglosassoni, è poco ma sicuro, ci sanno fare...
RispondiEliminaAvevo fatto anche la recensione di questo, parecchi venerdì fa:
https://nemoinslumberland.wordpress.com/2012/03/16/la-pietra-di-luna/
@acquaforte:
RispondiEliminaPensa che l'India di Doyle mi è sembrata più realistica!
Quanto alle due storie d'amore, sono incompatibili. Una finisce assai bene comunque.
@Dolcezze e Arcobaleno:
Sì, è un libro che ha sempre goduto di un vasto consenso, e a casa mia in modo particolare ^___^
@La povna:
Non so come ho fatto a dimenticarmene, visto che non solo l'ho letta ma l'ho pure commentata!
Il problema con questo romanzo è interromperne la lettura, quando oramai sono le 2 di notte. Ho letto la prima parte, gli avvenimenti raccontati dal maggiordomo Betteredge. Che personaggio straordinario! Quando fa parlare il maggiordomo, l'autore sembra sorridere, divertirsi. Ed è davvero bravo a darti tutti gli indizi per portarti alla soluzione del mistero, ma a quanto tu dici, anche il sergente Cuff si sbaglia. Vedremo, io mi sono fatta un'idea sulla faccenda. Mi sembra tanto una storia basata sugli equivoci. La bella Rachel si comporta così perché crede che....... vedremo.
RispondiEliminaDavvero un gran bel romanzo.
Sono molto contenta che ti piaccia ^__^
RispondiEliminaQuanto a Rachel, potrei dire che più che credere sa, ma anche questo non sarebbe del tutto vero, perciò... buona lettura.
Mi è piaciuto molto "La pietra di luna". Non mi aspettavo un storia così appassionante, pervasa da un sottile umorismo nella descrizione di situazioni e personaggi, ma anche di compassione (Rosanna, Ezra Jennings). L'escamotage di far raccontare la storia a diversi personaggi dal loro punto di osservazione crea una sorta di movimento che rinnova l'interesse per la storia stessa, con risultati a volte molto divertenti (sig.na Clack). Non è la malvagità che muove la storia, ma uno scherzo, una ripicca, di cui si approfittera' un individuo mediocre e ipocrita. Il classico sassolino che può provocare una valanga.
RispondiEliminaTutto è bene quel che finisce bene. Anche che la pietra ritorni dove doveva essere.
E poi, mi piace il romanzo storico.
Sì, a conti fatti tutta la vicenda ruota intorno a un diamante cui nessuno ha il tempo di affezionarsi, e di cui in effetti non importa niente a nessuno (tranne a chi lo ruba) salvo che per le conseguenze che può avere per una persona cara, e così abbiamo diversa gente ben intenzionata (dottore compreso, che alla fine voleva solo far dormire un uomo piuttosto stressato, e non recargli alcun danno) che finisce per combinare un gran casino che include pure due morti - anche se del similfilantropo credo che ogni lettore se ne freghi alla grande.
RispondiEliminaSono contenta cje ti sia piaciuto, ci speravo molto ^__^