Finita la terza ora approdo in Sala Insegnanti, dove il grande tavolo è ingentilito da due enormi vassoi pieni di splendidi pasticcini. Il bianco della panna, l'oro dei minibabà al rum, il nero del cioccolato fondente e il verde e il rosso dei canditi si fondono in armoniosi contrasti e in dolci simmetrie.
"A cosa dobbiamo il piacere?" chiedo prima di tuffarmi.
"Sono da parte di Rossana" mi spiega la prof. Therral "Ha anche messo una lettera sul tavolo".
Rossana è la nostra giovane e preziosa precaria di Lettere, al momento assai barbaramente tormentata dal PAS e per giunta in procinto di affrontare il suo primo esame con ben due terze in contemporanea. Caso mai dovremmo essere noi che offriamo generi di conforto a lei, non viceversa.
Quanto alla lettera, è una sviolinata in piena regola dove in pratica ci ringrazia di esistere e di averla trattata così bene: le abbiamo riservato un'accoglienza fantastica, facendola sentire da subito una di noi, l'abbiamo guidata insegnandole i trucchi del mestiere senza il timore di mostrarle fiducia, le abbiamo insegnato il significato della collaborazione e della vera condivisione: solo in questa scuola ha imparato cosa vuol dire che i ragazzi sono tutti di tutti, e via e via. Praticamente un panegirico.
D'accordo, non era nella mia sezione e dunque la mia collaborazione si è limitata a insegnarle dov'era il frigorifero, dove stava la cancelleria e come si facevano le fotocopie fronte-retro, oltre a qualche occasionale intervento di supporto morale - il più lo hanno fatto i colleghi del suo corso, invero tutti assai gentili; ma la domanda che mi sorge spontanea è: che razza di stronzi quella povera ragazza ha incrociato prima di noi, se un accoglienza mediamente amichevole le ha fatto tanta impressione? D'altra parte è vero che a St. Mary Mead l'ambiente di lavoro è buono, anzi dopo qualche anno che ci stai ti abitui a considerarlo normale e a darlo per scontato - ma in effetti dovrebbe essere scontato. Chi meglio di un insegnante può aiutare un altra/o insegnante, per lo meno offrendole/gli comprensione e caffè caldo quando i ragazzi sono lunatici e la stampante si inceppa?
Ho staccato con delicatezza la lettera e l'ho portata via.
"Dove vai?" ha chiesto la prof. Therral.
"A fare una fotocopia" ho risposto "Tutti noi abbiamo ricevuto lettere di ringraziamento dai ragazzi e perfino dai genitori, ma è la prima volta che ne ricevo una da una collega, e voglio conservarla".
"Giusto".
E invece posso testimoniarlo: l'accoglienza varia moltissimo da scuola a scuola. ma davvero moltissimo.
RispondiEliminaChe tenera, però....
RispondiEliminaPosso anch'io testimoniare che buona accoglienza e disponibilità non sono dappertutto; in particolare ho avuto un'esperienza davvero TERRIFICANTE, in cui dire che ero praticamente invisibile - tranne quando servivo - non è esagerato.
RispondiEliminaA scuola nostra Barbie ha istituito, da qualche anno, il tutor informale per TUTTI i nuovi della scuola, supplenti, non supplenti, chiunque. Ciò significa che i colleghi di materia in modo specifico tutti gli altri in maniera generale sono ufficialmente invitati in collegio docenti a farsi carico delle elementari funzioni di esseri umani. Questo non trasforma gli stronzi in persone perbene. Ma, devo dire, aiuta un bel po'.
RispondiEliminaQuando, nel secolo scorso, arrivai nella mia scuola odierna, proveniente dal Liceo Classico e assolutamente digiuna di programmi di Italiano del triennio, andai da una collega della mia sezione per chiederle umilmente qualche indicazione sulle prove scritte. La sua risposta mi raggelò: "Mi dispiace, non amo mettere in giro il mio lavoro".
RispondiEliminaEvidentemente la tua supplente, prima di arrivare da voi, aveva fatto "brutti incontri" del genere.
Oggi mi occupo personalmente di ogni nuova collega di Lettere che arriva e mi premuro di offrirle tutto l'aiuto necessario.
@LaNoisette:
RispondiEliminasì, varia moltissimo; ma a dirla tutta non mi era sembrato che a St. Mary Mead avessimo fatto niente di particolare; è vero però che Rossana è "una di noi". Cioè ci siamo dimenticati quasi subito che era nuova, che era giovane eccetera. E' lei e basta.
@Linda:
Tenera sì, e con una spiccata tendenza a ringraziare tutti perché le permettiamo di esistere (ma credo sia una caratteristica congenita, la manterrà anche quando sarà carica di molta esperienza) ^__^
@BETH:
Sì, ci sono molte sfumature; ogni tanto però mi arrivano dei racconti agghiaccianti dove non è questione di sfumature ma sana e onesta stronzaggine alla terza e quarta dimensione - come è successo a te.
@la 'povna:
Molto saggio, da parte di Barbie. Veramente molto saggio.
Il primo anno che arrivai a St. Mary Mead il Vecchio Preside fece addirittura una riunione specifica, all'inizio dell'anno, per i nuovi arrivati, per spiegarci un po' di usi e costumi della scuola ma soprattutto per scodellarci un discorsino di benvenuto. Lo trovai molto cortese da parte sua. Aiutava a sentirsi una parte del tutto (fai conto che la scuola era grande e i nuovi arrivati andavano dai venti ai trenta ogni anno, praticamente uno squadrone)
@Dolcezze:
Questa mi mancava proprio! "Mettere in giro il suo lavoro", ma guarda un po'. Si rendeva conto, quella volpe, che lavorava comunque IN PUBBLICO e che il suo lavoro, per forza di cose, era in giro eccome? Nemmeno foste nei servizi segreti!
Noi di riunioni coi nuovi ne facciamo due, addirittura.
RispondiEliminaNoi stiamo cominciando a dimenticare il significato della parola "riunione", tanto più con i nuovi...
RispondiElimina"Oh, il Tale è nuovo?"
"No, Preside, ormai lo consideriamo come un nostro fratello di latte. DUE ANNI FA il Tale era nuovo, qui".
"Oh? Ma tu guarda come vola il tempo, avrei giurato che è arrivato due settimane fa"...