venerdì 22 maggio 2015

Jurassic phone

La regione Toscana ha avuto la savia pensata di fare un sondaggio a scuola tra le giovani leve per conoscere i loro gusti, inclinazioni, passatempi eccetera. Ottima idea, certo, peccato che abbiano deciso di farcelo proprio a Maggio, mese in cui il povero insegnante è già oberato dei più vari impegni che regolarmente gli impediscono di fare lezione, come da me già deprecato pochi post fa.
Il sondaggio va eseguito a scuola, e fatto rigorosamente on line. E anche questa sarebbe una buona idea se non fosse che in molte scuole la situazione telematica non sempre è delle migliori.

Alla media di St. Mary Mead ci siamo guardati negli occhi. 
"Quante postazioni funzionanti e collegate con Internet abbiamo?"
"Dice che sono otto".
Di queste otto due hanno computer lentissimi.
"Va bene, lo faremo a rate".
Martedì Mattina, dopo esserci accertati che quel giorno il collegamento funzionasse, la Terza Debosciata si avvia in aula informatica.
"Otto di voi faranno il test, gli altri otto avvieranno lo schema sulla seconda guerra mondiale".
I gruppi che fanno storia si dispongono fortunosamente ai tavoli centrali, gli otto fortunati prescelti per la prima tranche si posizionano ai computer.
"Accendete i computer e andate su Google".
E tutti vanno su Google. Poi sul sito del questionario. Cliccano sul questionario e gli viene spiegato che c'è un questionario. Cliccano di nuovo dove gli spiegano che c'è un questionario. Appare la schermata con la richiesta della password. Comunico a gran voce la password.
Tutti inseriscono la password, e a tutti appare una bella schermata che dice che la pagina non è raggiungibile perché il server è giù di corda. Il loro, non il nostro.
La scena si ripete il giorno dopo e due giorni dopo. Prima di noi e financo dopo di noi altre classi svolgono il loro bravo questionario senza colpo ferire. Cominciamo a sentirci perseguitati dalla malasorte. 
Frate Leone, pecora di Dio, tutti fanno il questionario fuori che io.
Stamani, finalmente, il server è di buon umore e ci risponde.
Gli otto fortunati cominciano a inserire.
"Prof, qui che cosa devo scrivere?"
"Fai tu, il questionario è tuo, non mio. Nelle istruzioni c'è scritto che non devo interferire".
"Prof, cos'è un garante?".
Ci resto male. "E' uno che garantisce. Un magistrato".
"E cosa fa un garante per l'infanzia?"
"Tutela i diritti dell'infanzia, immagino".
Una volta di più mi domando come mai una classe che per tre anni è stata affidata alle mie coltissime cure abbia un lessico così minimale. Li ho nutriti a buone letture, gli ho spiegato come funziona la Costituzione, gli ho insegnato come nasce una legge e come si forma un governo, ma a malapena sanno cosa vuol dire abdicare al trono. Le altre terze della scuola sono terze normalissime, e parlano e scrivono come si conviene a dei quattordicenni mediamente istruiti. I miei hanno un vocabolario che farebbe vergogna a un profugo sceso dal barcone cinque giorni fa, nonostante tutti i miei sforzi. Una volta di più mi dico che una classe così è una preziosa risorsa per un insegnante perché lo aiuta a non montarsi la testa. Qualche settimana fa uno di loro ha sostenuto, con Matematica, che non conosceva il significato del verbo "confrontare" perché nessuno gliel'aveva mai spiegato. Qualche giorno fa un altro ha scritto qubo col q. Per la prima volta in vita mia tremo al pensiero della prova Invalsi dell'esame, che finora tutte le mie terze hanno svolto serenamente e con brillanti risultati (come le altre terze della scuola, del resto).
"Ma che domande fanno?" si lamenta Iriza guardando indignata lo schermo "Certo che ho un cellulare, tutti hanno un cellulare. Anche la prof, se vive in questo mondo, ne ha uno. Vero prof?"
"Mhh. Veramente ho solo un aggeggio giurassico, che tengo sempre spento. L'ho comprato per poter avvisare la scuola se il treno era in ritardo, cose così".
Mi guardano perplessi.
"Non mi piace essere sempre raggiungibile, ventiquattr'ore su ventiquattro" spiego in tono di scusa.
"Io vado in ansia se non sono raggiungibile" ammette Arwen.
"Probabilmente alla vostra età avrei visto le cose in modo molto diverso" convengo "E sarei stata contentissima di avere uno smartphone".
Arwen e Ingrid mi guardano con interesse archeologico. "Com'era ai suoi tempi, prof?".
"Completamente diverso. C'era solo il telefono fisso, e i genitori che si lamentavano che ci passavi troppo tempo e che il telefono non era mai libero. Sapevano sempre chi ti chiamava, e dopo facevano un sacco di domande: 'Chi era? Perché il Tale non telefona più? Chi è il Talaltro che ti ha cercato oggi?'".
Le ragazze rabbrividiscono all'idea.
"Stavi praticamente in piazza. Una vera seccatura".
Annuiscono, comprensive.
"Allora si cercava di prevedere le chiamate, per essere a portata di cornetta appena squillava il telefono. Di solito c'erano diversi telefoni in casa, si trattava di riuscire a rispondere per primi. A volte invece c'era un solo telefono, e te ne stavi in piedi in mezzo alla famiglia a parlare dei fatti tuoi. Una vera scocciatura".
Mi ascoltano, affascinate. Ritorno col pensiero a trent'anni fa, all'epoca delle cabine, della caccia agli spiccioli e dell'eterno lamento del genitore che sbuffava perché il telefono era sempre occupato. Scene di un passato lontano.
"Sotto questo aspetto, oggi le cose sono davvero cambiate".
Chissà se riescono a immaginarselo, un mondo senza cellulari. Ormai faccio fatica anch'io, che pure ci ho vissuto dentro per anni.

5 commenti:

  1. Quando non sono raggiungibile, respiro e mi sembra di stare in vacanza! Ma ammetto che poter controllare i miei figli (piú o meno...) tramite what's up giova molto alla mia calma interiore e al mio sonno notturno. ☺
    Linda

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  2. Non nego affatto i vantaggi del cellulare, soprattutto per un genitore o per chi percorre strade desolate e impervie! ^__^

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  3. secondo me è molto più facile immaginare (e raccontare) un mondo senza cellulari rispetto a un mondo senza internet.

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  4. Verissimo. E infatti, ora che mi ci fai pensare, la rete era stata inventata molto prima di nascere nei romanzi, film e telefilm di fantascienza!

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