Paolo Uccello - San Giorgio e il drago (1456)
La scorsa estate ho passato diverso tempo in un forum tolkieniano discutendo di un infinità di questioni con tante simpatiche persone che, come me, cercavano di ingannare l'attesa del terzo film dello Hobbit. Chiacchiera di qua e chiacchiera di là, parlando di draghi venne fuori anche san Giorgio e ne approfittai per chiedere se qualcuno sapeva la leggenda, dal momento che avevo sempre desiderato conoscerla ma non l'avevo mai trovata da nessuna parte.
Scoprii che la sapevano in diversi e un anima buona mi indirizzò a un link che mi permise di scoprire che la fonte non era, come avevo sempre creduto, un romanzo cavalleresco inglese del tardo medioevo bensì la Legenda Aurea di Iacopo da Varazze, poderoso testo sulle vite dei santi di cui avevo sentito parecchio parlare nei tempi lontani dei miei studi di medievistica.
Link chiama link e così trovai il testo in latino della leggenda, nonché la notizia che Einaudi aveva pubblicato una traduzione della Legenda (non so in quale versione, visto che ce ne sono parecchie) e che addirittura una copia di questa traduzione riposava tranquilla in una biblioteca piuttosto vicina a casa mia. Fu così che passai buona parte dell'estate immersa nella sua lettura, sforando ignobilmente i tempi del prestito e financo della proroga (si tratta di un malloppo che passa le mille pagine, di lettura non sempre scorrevolissima). Ma sto divagando.
Sul forum intanto si continuava a chiacchierare della storia di san Giorgio e qualcuno ebbe l'incauta idea di esprimere compassione per il povero drago, portato in città al laccio come un cagnolino dalla principessa di Trebisonda, per poi venire ucciso dopo che la popolazione si era convertita al cristianesimo. Dal canto mio spiegai al gentile pubblico che la leggenda aveva origini pagane e che era stata appiccicata solo in seguito alla vita del santo. Lo scrissi serenamente, anche senza aver studiato la questione, primo perché una storia con un drago, così a occhio, non ha mai grosse radici storiche, secondo perché l'eroe che uccide il mostro e salva la fanciulla è una storia vecchia come il mondo.
Fummo così assai rimproverati da un pedantissimo tolkieniano che ci spiegò che non dovevamo avere compassione dei draghi, perché essi erano cattivi, e anche che la storia era molto più recente di quella di san Giorgio, "quando ormai la cristianità aveva conosciuto i "veri draghi" identificando l'intuizione di San Giovanni nell'Apocalisse con diversi mostri delle mitologie baltiche. Inutile tentare di farci entrare a forza anche le tradizioni classiche sulle lotte con le serpi o addirittura quelle estremo-orientali. Non c’è nessun nesso, soltanto un immaginario politicamente corretto le potrebbe accomunare. L’invenzione del drago è un elemento di teologia integrativa tra Cristianità alto-medievale e Northerness in ambiente letterario."
Ora, premesso che sono buona e cara e dolce come pasticcino di marzapane, se proprio qualcuno vuol venire a far lezione sui draghi e i santi nel medioevo a me, che mi considero ancora, a torto o a ragione, un addetta ai lavori, come minimo deve farmi la cortesia di scrivere in un italiano comprensibile, specie se posta in un forum per comuni mortali e non sulla mailing list di un gruppo di dottorandi in filologia medievale - per tacere della storia de "l'immaginario politicamente corretto" che mi sembrava un vero delirio - senza contare che ognuno ha diritto di provare compassione per chi gli pare, e da qualche decennio la cultura occidentale ha prodotto gran copia di draghi buoni, amabili e saggi, da quelli del pianeta Pern al celebre Drago Alberto.
Mossa perciò da somma irritazione e dal più puro spirito di contraddizione mi sottoposi alla non lieve fatica di leggere questo e altri paragrafi assai pedissequamente pedanti del pedantissimo intervento di costui, cercando di capire di che cazzo stesse mai parlando.
Dopo attenta disamina conclusi che costui si era convinto che, nel mezzo della folle confusione e sovrapposizione di storie e mitologie che caratterizza il medioevo tutto, esistesse uno specifico tipo di drago che poteva fregiarsi del titolo di vero e autentico drago (con relativo attestato che il drago avrebbe potuto appendere nella sua grotta, completo di sigillo del Consorzio per la Tutela del Vero Drago Medievale) apparentato con il drago dell'Apocalisse ma non con il drago di Cadmo. Perché? Semplice, perché lo diceva lui, che evidentemente si considerava un autorità in materia (e non lo era, come si vedeva lontano un miglio). Peccato che la parola che usiamo per indicare il drago sia appunto di origine greca e fosse la stessa sia per il drago di Cadmo che per il drago dell'Apocalisse.
Il testo di Iacopo da Varazze parla proprio di un draco - nella fattispecie un drago d'acqua: in una specie di lago salato vicino a una città viveva un drago, che voleva delle vergini da mangiare. Quando non le riceveva, usciva dal suo lago e appestava col suo fiato pestilenziale la città uccidendone così gli abitanti. Secondo qualche interpretazione il drago in questo caso sarebbe stato l'allegoria di una malattia infettiva - e sembrerebbe un idea sensata, salvo il fatto che non si è mai vista, per quel che ne so, una malattia infettiva che chiede un tributo in vergini (mentre si sono viste molte malattie infettive fare strage di vergini e anche di donne e uomini maritati, ma questa è un altra storia).
A un certo punto gli abitanti della città, stufi di mandare le loro figlie a morte certa, gridarono al sovrano che si desse una mossa e mandasse in pasto al mostro la sua, di figlie, come già aveva mandato le loro, e il re fu costretto ad accettare a furor di popolo.
Ed ecco la povera principessa andare verso il lago, piangendo la sua triste sorte. Passa di lì per caso Giorgio di Cappadocia, futuro santo, e le chiede "Perché piangi, fanciulla?". La ragazza, infelice ma buona, gli risponde "Allontanati di qui, buon giovane, perché questo è un luogo pericoloso". Giorgio insiste per sapere cosa succede eccetera eccetera.
Una principessa votata a morte certa. Un mostro marino. Genitori in lacrime. Un eroe che passa di lì per caso...
Non importa cercare molto lontano: a pochi chilometri dalla tomba di Giorgio di Cappadocia c'è la cittadina di Jaffa, oggi nel distretto di Tel Aviv, dove Perseo salvò la povera Andromeda incatenata sulla rupe in attesa di essere divorata dal solito mostro marino inviato dal solito Poseidone (che, dietro richiesta di qualsiasi divinità, un mostro marino non l'ha mai negato a nessuno). I cristiani si erano limitati a ritoccare la storia mettendo un santo a salvare la fanciulla - un santo che non la sposerà, anche perché ha un destino di martire che l'aspetta e fargli sposare una principessa sembrava troppo frivolo. La leggenda rimbalzò in Europa ai tempi delle crociate; in seguito Giorgio diventò patrono d'Inghilterra e il suo drago si occidentalizzò, diventando un drago da terra, di quelli che abitano le caverne, mentre san Giorgio acquisì una perfetta armatura occidentale di stile quattro-cinquecentesco.
In conclusione scrissi un piccolo, garbato post in cui, nell'italiano più piano e semplice che riuscii a trovare, sotto sembiante di dolcezza davo di cialtrone e incompetente al tolkieniano integralista (che ebbe cura di non rispondermi) ma mi rallegrai anche moltissimo meco per avere imparato tante cose interessanti sulla leggenda di san Giorgio e il drago: niente di meglio di uno spirito polemico per allargare le proprie conoscenze.
Due giorni fa ho portato la Prima Effervescente ad un museo fiorentino dove faceva bella mostra di sé anche la copia di un celebre quadro su san Giorgio.
"Ma non è piccolo, il drago?" ha chiesto Rinaldo.
"A quei tempi li facevano così. Vi spiegherò tutto in classe" ho promesso leccandomi i baffi.
Il giorno dopo, dalla mia magica chiavetta USB sono scivolati fuori dieci draghi dieci più un paio di mostri marini con Perseo e Andromeda, quasi tutti dipinti da celebrissimi pittori, e con la mia migliore faccia di bronzo mi sono cimentata nella mia prima (e unica, immagino, data la mia totale incompetenza in materia) lezione di storia dell'arte.
Ogni scusa è buona, per tirare fuori un drago.
(E le vie dell'aggiornamento,per noi docenti, sono davvero infinite).
Il fiume Giallo corre all'oceano dell'Est,
RispondiEliminaIl sole scende verso il mare dell'Ovest.
Come il tempo l'acqua fugge per sempre,
Non arrestano mai la loro corsa.
Con giovinezza scompare la primavera,
L'autunno giunge coi miei capelli bianchi.
La vita umana è più corta di quella d'un pino.
Che meraviglia allora -
Se la bellezza fugge e fugge la forza?
Perché non posso inforcare un Drago Celeste
Per respirare essenza di luna e di sole
E divenire immortale?
Li Po (701-762 d.C.) Liriche Cinesi, Einaudi Editore
Il Drago Cinese è un Drago amico, come sai, incarnazione del bene.
RispondiEliminaHai visto il bel film d'animazione "Dragon Trainer" ? Mi piace immaginare i draghi così.
Buonanotte.
so che apprezzerai:
RispondiEliminahttp://www.playbuzz.com/peterk10/top-ten-superheroes-of-the-middle-ages
E cosa è più bello di aggiornarsi con ciò che amiamo?
RispondiElimina(E io confesso la mia ignoranza draghesca...sob!)
La soddisfazione di dare una lezione al saccente di turno non ha prezzo! ^___^
RispondiEliminaNe "L'ultimo elfo" di Silvana De Mari c'è un drago buono che lascia il segno.
RispondiEliminaHai descritto perfettamente il tipico forumista pedante, hai fatto benissimo a impuntarti anche se lui sarà probabilmente rimasto della sua idea.
@Acquaforte:
RispondiEliminaGià, perché non posso inforcare un Drago Celeste (ma anche verde o argento) e guardare il mondo dall'alto? In questo momento mi farebbe un gran bene, specie in questo cielo limpido di primavera-estate.
Dragon Trainer non l'ho mai visto, potrei cercare di rimediare.
@LaNoisette
Grazie davvero! Bellissima classifica, e il quadro di san Giorgio è splendido e mancava alla mia collezione ^__^
@Dolcezze:
già, chissà perché ci si aggiorna più volentieri con quel che già conosciamo ^__^
(ma credo non ci sia niente di male a non essere dragon addicted)
@Linda e Ilaria:
Sì, son soddisfazioni e fanno bene al fegato. Quel che mi ha davvero aiutato a farmi passare l'irritazione però è stato chiarirmi le idee in cuor mio. Il Tolkieniano Pedante sarà naturalmente rimasto della sua idea, ma quello, in caso, è un problema suo e non mio :)
Te la butto lì, eh: considerando un certo tipo di tolkieniano che esiste in Italia ed il tono della sua risposta, quello lì ha detto che non dovete difendere i draghi perché l'unico Drago che conosce è Ivan, difensore dell'orrore slavocomunista e guidatore di cosacchi che vogliono andare ad abbeverare i loro cavalli nelle acquasantiere di San Pietro! :-)
RispondiEliminaP.S.: mio Dio, ma perché è così difficile commentare con un account WordPress, qui?
(Non dovrebbe essere difficile commentare, proprio per nessuno, e con Wordpress in particolare avevo capito che eravamo quasi fratelli... credevo...)
RispondiEliminaSì, il tolkieniano era ESATTAMENTE di quella razza!