Com'è noto, è la bacchetta che sceglie il mago e non viceversa
In classe uso moltissimo la bacchetta.
Non già - anathema sit! - come strumento di punizione per bacchettare vilmente i miei carissimi alunni, che al contrario tiro su a mollichine di pane e buone parole*, e nemmeno per evocare utilissimi incantesimi come il Silencio**.
Più banalmente, ma con maggior valenza didattica, la uso per indicare sulle carte geografiche i luoghi di cui si parla sul momento. Qui c'è la Lettonia, qui l'oceano Atlantico e quello Pacifico si incontrano, questa è la Pannonia. Cose così.
Nei primi tempi facevo con quel che trovavo - una riga lunga, le mani, il bastone che a volte serve a chiudere le finestre - e naturalmente quando entravo in classe col bastone i commenti di custodi, colleghi e alunni si sprecavano e tutti mostravano di avere grandissimo terrore di me quando percorrevo il corridoio o mi avvicinavo alla carta.
"E' un nuovo metodo didattico?"
"Hai deciso di tornare ai vecchi sistemi?"
"Prof, vuole usarla con chi non ha studiato?"
eccetera eccetera eccetera.
A Hogsmeade, dove il bastone per le finestre non c'era ma in compenso c'era la LIM decisi di organizzarmi in modo più serio. Pensa e ripensa a dove potessi procurarmi una bacchetta, approdai infine in un negozio per bricolage e trovai un ampia scelta di bacchette di varia lunghezza e grandezza.
Dopo accorta meditazione optai infine per una bacchetta cilindrica in leggerissimo legno di balsa, di un delicato grigio-rosato, lunga un metro e dal diametro di 5 millimetri, di cui mi impossessai per la modesta cifra di un euro e dieci centesimi. Di solito non spendo soldi per attrezzature scolastiche, ma pensai che per una volta potevo anche fare un eccezione perché oggetti del genere sono eterni e avrei potuto portarmela via quando avessi cambiato scuola. Tanto, l'unica a usarla sarei stata io - e gli alunni interrogati, naturalmente.
(Nei primi tempi in verità gli alunni la usavano soprattutto per maneggiarla nervosamente, ma a forza di insistenze ottenni che la usassero per indicarmi i fiumi, i laghi, i movimenti di truppe che avanzavano e retrocedevano e via dicendo).
Contrariamente alle previsioni risultò che la bacchetta la usavano in tanti, una volta che c'era, e la Caccia alla Bacchetta diventò lo sport nazionale.
"Prof, vado a cercarla in terza C, mi sembra che siano venuti a chiederla ieri".
Finii per comprarne un altra, nella vana speranza di trovarla sempre nella classe dove andavo. In questo modo alla fine dei miei due anni a Hogsmeade avevo collezionato ben due bacchette rotte, ma si sa che a Hogsmeade gli alunni erano un po' bruschi di modi - almeno, i miei lo erano.
Fu così che ritornai a St. Mary Mead con due nuove bacchette. Si sa che gli alunni di St. Mary Mead sono di temperamento più mite, si sperava che loro non le avrebbero stroncate.
E per ben tre anni infatti quelle bacchette vissero un esistenza piuttosto serena, nonostante ogni tanto in classe arrivasse qualche ragazzo "Ha detto la prof. Therral se può prestarle la bacchetta" "Prendi pure".
La prof. Therral finì poi per comprarsele a sua volta, e così St. Mary Mead poteva vantare ben quattro bacchette per nove classi.
Quest'anno però le bacchette non c'erano mai e mi toccava ogni volta mandare in giro un alunno da riporto quando le volevo usare.
Dopo qualche cauta indagine finii per scoprire che il responsabile delle sparizioni era sempre il nuovo insegnante di Spagnolo.
Che fare? Costui girava su tutte le nove classi e cambiava aula ogni ora - dunque era comprensibile che si dimenticasse di incaricare ogni volta qualcuno di riportare le bacchette donde erano state prese.
Fargli presente il problema ricordandogli che le bacchette erano mie mi sembrava un po' scortese, tanto più che lui ci portava sempre delle ottime torte confezionate con le sue abili mani quando c'erano gli organi collegiali...
Giusto in quei giorni però era il suo compleanno. Così comprai ben due ulteriori nuove bacchette, ci feci un bel fiocco con un nastro dorato e gliele portai in dono, spendendo stavolta ben due euro e quaranta centesimi, perché con l'andare degli anni le bacchette erano aumentate di prezzo. D'altra parte, con le sue torte quel sant'uomo aveva speso ben di più per foraggiarci, e in quel modo mi sarei almeno parzialmente sdebitata con lui.
A quel punto, con sei bacchette per nove classi, considerando che la Therral non usava mai le sue perché era in congedo per maternità, potevo ragionevolmente sperare di trovare abbastanza spesso in classe le mie, quando mi fossero servite.
E così infatti è stato, per un po'.
Qualche settimana fa ho notato che una delle bacchette era scheggiata in cima. Anche in fondo, per la verità.
"Che gli avete fatto, a questa bacchetta?"
"E' il prof. di Spagnolo. Lui le usa per batterle sulla cattedra quando facciamo troppo rumore, e così si rompono" (con lui le classi fanno spesso un notevole rumore, pur apprezzandolo molto).
In effetti il legno di balsa è tenerello, e batterlo sulla cattedra con violenza non gli fa molto bene. D'altra parte non è esattamente quello lo scopo per cui viene comprato, di solito.
In conclusione adesso ho una bacchetta scheggiata ai due estremi, che non è la cosa più salutare da maneggiare (e infatti già un paio di ragazzi si sono fatti male con una scheggia) e, da qualche giorno, anche una bacchetta appuntita perché si è rotta malamente venendo sbattuta sulla cattedra - utilissima per cavare gli occhi a qualcuno, caso mai ne sentissi l'inclinazione, ma del tutto inadatta a essere data da maneggiare ai fanciulli, e io stessa non mi ci sento molto a mio agio, senza contare che è anche diventata molto più corta - e immagino che quelle che ho regalato non siano ridotte molto meglio.
Che fare?
Spiegare al collega che placare i ragazzi a colpi di bacchetta sulla cattedra non è cosa - specie quando la bacchetta è in legno di balsa - mi riesce difficile. Mi è facilissimo mandare a Fanculo il collega scortese o prepotente, ma lui non è l'una né l'altra cosa.
Piantargli una grana perché sono stufa di investire il mio stipendio in bacchette da un euro e venti l'una per vedermele poi smantellare brano a brano nel giro di pochi mesi mi è ancora più difficile, e lo sarebbe anche se il collega di Spagnolo fosse meno simpatico e disponibile di quel che è.
Così applico la più consueta tattica di comunicazione tra colleghi, ovvero il Paziente Silenzio.
Chissà se da qualche parte vendono bacchette in duralluminio?
Nei primi tempi facevo con quel che trovavo - una riga lunga, le mani, il bastone che a volte serve a chiudere le finestre - e naturalmente quando entravo in classe col bastone i commenti di custodi, colleghi e alunni si sprecavano e tutti mostravano di avere grandissimo terrore di me quando percorrevo il corridoio o mi avvicinavo alla carta.
"E' un nuovo metodo didattico?"
"Hai deciso di tornare ai vecchi sistemi?"
"Prof, vuole usarla con chi non ha studiato?"
eccetera eccetera eccetera.
A Hogsmeade, dove il bastone per le finestre non c'era ma in compenso c'era la LIM decisi di organizzarmi in modo più serio. Pensa e ripensa a dove potessi procurarmi una bacchetta, approdai infine in un negozio per bricolage e trovai un ampia scelta di bacchette di varia lunghezza e grandezza.
Dopo accorta meditazione optai infine per una bacchetta cilindrica in leggerissimo legno di balsa, di un delicato grigio-rosato, lunga un metro e dal diametro di 5 millimetri, di cui mi impossessai per la modesta cifra di un euro e dieci centesimi. Di solito non spendo soldi per attrezzature scolastiche, ma pensai che per una volta potevo anche fare un eccezione perché oggetti del genere sono eterni e avrei potuto portarmela via quando avessi cambiato scuola. Tanto, l'unica a usarla sarei stata io - e gli alunni interrogati, naturalmente.
(Nei primi tempi in verità gli alunni la usavano soprattutto per maneggiarla nervosamente, ma a forza di insistenze ottenni che la usassero per indicarmi i fiumi, i laghi, i movimenti di truppe che avanzavano e retrocedevano e via dicendo).
Contrariamente alle previsioni risultò che la bacchetta la usavano in tanti, una volta che c'era, e la Caccia alla Bacchetta diventò lo sport nazionale.
"Prof, vado a cercarla in terza C, mi sembra che siano venuti a chiederla ieri".
Finii per comprarne un altra, nella vana speranza di trovarla sempre nella classe dove andavo. In questo modo alla fine dei miei due anni a Hogsmeade avevo collezionato ben due bacchette rotte, ma si sa che a Hogsmeade gli alunni erano un po' bruschi di modi - almeno, i miei lo erano.
Fu così che ritornai a St. Mary Mead con due nuove bacchette. Si sa che gli alunni di St. Mary Mead sono di temperamento più mite, si sperava che loro non le avrebbero stroncate.
E per ben tre anni infatti quelle bacchette vissero un esistenza piuttosto serena, nonostante ogni tanto in classe arrivasse qualche ragazzo "Ha detto la prof. Therral se può prestarle la bacchetta" "Prendi pure".
La prof. Therral finì poi per comprarsele a sua volta, e così St. Mary Mead poteva vantare ben quattro bacchette per nove classi.
Quest'anno però le bacchette non c'erano mai e mi toccava ogni volta mandare in giro un alunno da riporto quando le volevo usare.
Dopo qualche cauta indagine finii per scoprire che il responsabile delle sparizioni era sempre il nuovo insegnante di Spagnolo.
Che fare? Costui girava su tutte le nove classi e cambiava aula ogni ora - dunque era comprensibile che si dimenticasse di incaricare ogni volta qualcuno di riportare le bacchette donde erano state prese.
Fargli presente il problema ricordandogli che le bacchette erano mie mi sembrava un po' scortese, tanto più che lui ci portava sempre delle ottime torte confezionate con le sue abili mani quando c'erano gli organi collegiali...
Giusto in quei giorni però era il suo compleanno. Così comprai ben due ulteriori nuove bacchette, ci feci un bel fiocco con un nastro dorato e gliele portai in dono, spendendo stavolta ben due euro e quaranta centesimi, perché con l'andare degli anni le bacchette erano aumentate di prezzo. D'altra parte, con le sue torte quel sant'uomo aveva speso ben di più per foraggiarci, e in quel modo mi sarei almeno parzialmente sdebitata con lui.
A quel punto, con sei bacchette per nove classi, considerando che la Therral non usava mai le sue perché era in congedo per maternità, potevo ragionevolmente sperare di trovare abbastanza spesso in classe le mie, quando mi fossero servite.
E così infatti è stato, per un po'.
Qualche settimana fa ho notato che una delle bacchette era scheggiata in cima. Anche in fondo, per la verità.
"Che gli avete fatto, a questa bacchetta?"
"E' il prof. di Spagnolo. Lui le usa per batterle sulla cattedra quando facciamo troppo rumore, e così si rompono" (con lui le classi fanno spesso un notevole rumore, pur apprezzandolo molto).
In effetti il legno di balsa è tenerello, e batterlo sulla cattedra con violenza non gli fa molto bene. D'altra parte non è esattamente quello lo scopo per cui viene comprato, di solito.
In conclusione adesso ho una bacchetta scheggiata ai due estremi, che non è la cosa più salutare da maneggiare (e infatti già un paio di ragazzi si sono fatti male con una scheggia) e, da qualche giorno, anche una bacchetta appuntita perché si è rotta malamente venendo sbattuta sulla cattedra - utilissima per cavare gli occhi a qualcuno, caso mai ne sentissi l'inclinazione, ma del tutto inadatta a essere data da maneggiare ai fanciulli, e io stessa non mi ci sento molto a mio agio, senza contare che è anche diventata molto più corta - e immagino che quelle che ho regalato non siano ridotte molto meglio.
Che fare?
Spiegare al collega che placare i ragazzi a colpi di bacchetta sulla cattedra non è cosa - specie quando la bacchetta è in legno di balsa - mi riesce difficile. Mi è facilissimo mandare a Fanculo il collega scortese o prepotente, ma lui non è l'una né l'altra cosa.
Piantargli una grana perché sono stufa di investire il mio stipendio in bacchette da un euro e venti l'una per vedermele poi smantellare brano a brano nel giro di pochi mesi mi è ancora più difficile, e lo sarebbe anche se il collega di Spagnolo fosse meno simpatico e disponibile di quel che è.
Così applico la più consueta tattica di comunicazione tra colleghi, ovvero il Paziente Silenzio.
Chissà se da qualche parte vendono bacchette in duralluminio?
*cioè, quasi sempre
**troppo mi garberebbe!
col duralluminio però si sfascia la cattedra.
RispondiEliminae stupirli con i pointer luminosi di mille forme e modelli? è un po' meno vintage, certo...
Il professore sarà anche buono e simpatico, ma un po' indelicato con le cose prese in prestito da altri, lo è dai...
RispondiEliminaLa soluzione c'è: compratene un'altra e poi portala sempre con te. :-)
RispondiElimina@ammennicoli:
RispondiEliminaah, ma io non intendo AFFATTO usarla contro la cattedra... certo che però andrebbe tenuta lontana dal collega, questo sì. I pointer... bene, non ci avevo pensato. Dove si comprano?
@Linda:
un pochino sì, forse. Però le sue torte sono buone...
@Pensierini:
Diciamo che ne ho comprate due avendo due classi perché ho qualche problema a ricordarmi di portare via le cose. Insomma, ero stufa di mandare alunni nella classe dov'ero stata l'ora prima o il giorno prima "Scusate, la prof. Murasaki mi ha mandato a prendere la sua bacchetta"...
No, i puntatori laser non te li consiglio proprio: i ragazzi, maneggiandoli nel parlare, potrebbero inavvertitamente dirigerli verso gli occhi dei compagni e causare loro danni permanenti.
RispondiEliminaAAARGH!
RispondiEliminaNo, d'accordo, niente puntatori laser.
Delle due una: o rinforzi le bacchette o ammorbidisci la cattedra 😂
RispondiEliminaECCO! Una cattedra di marshmallow è la soluzione.
RispondiEliminaProvvedo subito a chiederne una in segreteria.
I ragazzi apprezzeranno moltissimo ^__^
Puntatori laser no perché possono danneggiare permanentemente gli occhi. Io, che pure sono abbastanza diplomatica e a volte pure un po' timida, in questo caso però al collega parlerei, spiegandogli che ho comprato le bacchette per indicare e che se si sbattono si scheggiano e possono anche fare male. Non penso si offenda se glielo dici con tatto e col sorriso. Mi fa un po' sorridere il fatto che quell'uomo utilizzi le bacchette in quel modo, insomma io non ci avrei mai pensato!
RispondiEliminaNon entro nel merito delle "prodezze"del collega.
RispondiEliminaIl mio ricordo delle bacchette si ferma alla seconda elementare, con la vecchssima maestra (che era stata insegnante di mia madre) che la usava per "il lancio del giavellotto". Altri tempi...in cui i genitori avallavano metodi "alternativi"di insegnamento .... che io ovviamente non condivido, ma il cui ricordo mi fa sorridere (e sentire vecchia !)
Io dico solo che volevo commentare con "è la bacchetta che sceglie il mago", ma ovviamente mi avevi già preceduto! :-D
RispondiEliminaIo uso le righe. Ma in una scuola come la mia ce ne è gran copia in ogni classe sempre a disposizione.
@Ilaria:
RispondiEliminanemmeno io ci avrei mai pensato - anche perché la balsa è un legno davvero morbido, la usano per fare i plastici, si taglia con la taglierina piccola... Il collega è un annuale. Se l'anno prossimo ci sarà ancora sì, credo proprio che la questione andrà affrontata!
@Dolcezze:
In effetti per i metodi "alternativi" si potrebbe anche usare, perché è leggerissima e più che un lieve fastidio non potrebbe causare... comunque sembra che sia vissuta in un isola felice perché ho fatto le elementari negli anni 60 e la bacchetta l'ho vista usare solo e soltanto per indicare qualcosa sulle carte geografiche.
@la povna:
righe ne abbiamo anche noi, ma probabilmente le vostre sono più lunghe (mentre escludo che le classi siano meno affollate).
La citazione sul mago e la bacchetta era d'obbligo!
scusa, rispondo solo ora ma sono stato via alcuni giorni. il pointer, vero, non va lasciato in mano ai ragazzi per le ragioni già descritte da altri; una soluzione però potrebbe essere tenerselo sempre in tasca. dove si comprano... mmmh, bella domanda: io li ricevo in omaggio dai rappresentati delle ditte farmaceutiche. su internet, però, credo abbastanza facilmente (tipo: http://goo.gl/bzEGCV)
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