mercoledì 11 febbraio 2015

Un facile compito

E' noto che tutti sanno risolvere con facilità il cubo di Rubik. Tutti TRANNE ME, intendo.

Ogni tanto mi ficco in testa l'idea di preparare un compito facile facile per gratificare qualche classe assai partecipe e industriosa, oppure (più raramente) per fare imbroccare un voto decente anche a quegli elementi che, non sempre per colpa loro, di voti decenti ne vedono ben pochi. 
Di solito si risolve in un disastro epocale.
Chiedo il colore del cavallo bianco di Napoleone? E tutti mi indicano chi il verde, chi il rosa, chi il blu elettrico.
Chiedo di individuare il predicato verbale nella frase "Io gioco a palla nel cortile"? Mi indicano tutto tranne il predicato verbale.
Chiedo la capitale dell'Inghilterra con una carta geografica squadernata davanti? Mi indicano financo le più piccole località del Sussex ma nessuno pensa a Londra, per quanto sia cerchiata, bicerchiata e tricerchiata.
Cose così.
Quando chiedo spiegazioni spesso ricevo risposte del tipo "Mah, sembrava troppo facile...". Oppure dicono che non avevano capito la domanda. 
Altre volte invece salta fuori che quel che a me sembrava facilissimo, per loro non lo era.
Succede però anche che qualche alunno per niente studioso e spesso distratto durante le lezioni, si lasci guidare dal suo buonsenso e faccia un compito molto buono, affermando senza remore che il cavallo bianco di Napoleone era bianco e non di una delicata sfumatura rosa malva.
E tutto ciò mi ha sempre immerso in profonde riflessioni e fatto capire molte cose, oltre a frustrarmi parecchio.

Il primo compito di questa serie lo feci molti anni fa, quando ero al secondo anno di insegnamento, in una seconda che amava molto la storia e la studiava con passione, aiutata in questo dal manuale che era il glorioso e ormai defunto Tuttostoria - non sempre aggiornatissimo, non sempre precisissimo, che attribuiva a Maria Antonietta la celebre esortazione di mangiare brioche se non c'era pane, ma nel complesso comprensibile,  accurato, fornito di ottimi esercizi e corredato da utilities che risultavano effettivamente utili - insomma una tipologia di manuale oggigiorno piuttosto raro.
Gli lasciai il manuale in mano e chiesi che mi compilassero una cronologia della Rivoluzione Francese in non più di venti date. Ai miei occhi la difficoltà consisteva nel selezionarle, queste date, ma niente di più. Tra l'altro per ogni capitolo Tuttostoria aveva l'accortezza di mettere prima di tutto una bella cronologia, con gli avvenimenti divisi per colori a seconda della tipologia e del grado di importanza - e se non ricordo male metteva una sintesi con gli avvenimenti più importanti anche come chiusura del capitolo.

Arrivata a casa con la mia mazzetta di compiti belli croccanti, dopo un rapido spuntino avviai il lavoro di correzione, convinta di fare presto e di segnare Buono come valutazione più bassa. E invece fu pianto e stridor di denti.
Con gli anni ho rimosso i dettagli più agghiaccianti, ma ricordo che rimasi molto colpita dal fatto che le cronologie non fossero affatto in ordine cronologico, che mancassero spesso avvenimenti importanti come il Giuramento della Pallacorda o la proclamazione della repubblica e invece abbondassero avvenimenti tutto sommato secondari, per tacere di Napoleone la cui data di nascita era segnata a metà avvenimenti ma di cui poi non si sapeva nulla.
Tre compiti però erano fatti veramente bene: quelli delle due stelle della classe, che sulla Rivoluzione Francese mi avevano fatto due interrogazioni fluviali frutto di lungo e ponderato studio, e quello di Irminsul, un ragazzo che con la storia si era sempre ben guardato dall'avere a che fare. Come poi verificai, costui si era limitato a copiare la cronologia che apriva il capitolo ma selezionando le date scritte in rosso e scartando quelle in blu, in base alla savia considerazione che, se gli autori del manuale avevano ritenuto opportuno scriverle in tre colori c'era il suo motivo, e se l'epico 14 luglio 1789 era segnato in rosso, allora le date importanti erano quelle scritte in rosso.
E tutto ciò deponeva assai a onore del suo buon senso; soltanto che ero convinta che il buon senso non mancasse a nessuno degli alunni di quella classe.

Chiesi qualche spiegazione, indicando ripetutamente la cronologia che apriva il capitolo.
"Posso anche capire che qualcuno abbia difficoltà a fare una cronologia" dissi (in realtà non lo capivo affatto: per me uno schema di storia è sempre stata una cronologia di base su cui ricamare i vari avvenimenti collaterali; però non tutti i miei compagni di studio procedevano in siffatta maniera, perché ogni cervello ha la sua struttura e funziona a modo suo, quindi ero consapevole che il mio non è l'unico sistema valido) "ma davvero non mi spiego come possa essere difficile copiare una cronologia già pronta, scodellata, condita e pure infiocchettata".
Mi guardarono un po' spersi. "Mah" azzardò una "Sembrava brutto... era come... non so, come copiare".
"Ma qualsiasi sintesi presa da un manuale sarà pur sempre copiata" ribattei "In fondo lavorate sempre su dati raccolti da altri, giusto? Voi dovete solo organizzarli".

Alla fine dovetti arrendermi all'evidenza: avevano cercato di estrarre le date dal testo del capitolo perché non avevano preso in considerazione la cronologia iniziale, né si erano soffermati a considerare che se gli autori avevano scritto quelle date in colori diversi forse non l'avevano fatto soltanto per dare un tocco di cromatismo agli eventi elencati. Le due stelle della classe avevano azzeccato la cronologia solo perché ormai conoscevano la rivoluzione francese per diritto e per rovescio e quindi sapevano già in partenza cosa metterci. Gli altri, che avevano studiato in modo più meccanico, sapevano sì farmi una decorosa interrogazione, ma non avevano affatto chiaro quali avvenimenti fossero davvero importanti o segnassero comunque uno spartiacque rispetto a quel che era successo prima. E quasi nessuno sembrava consapevole che una cronologia richiede prima di tutto un ordine cronologico. Erano tutti (quasi tutti: Irminsul no) disponibili a ripetermi in modo corretto un po' di pagine e a studiare regolarmente il po' di pagine che gli assegnavo due volte a settimana, ma sembravano del tutto ignari del fatto che, tra le informazioni contenute in quelle pagine, alcune fossero più importanti di altre.

Da allora sono passati molti anni, e ho imparato a insistere sulle cronologie e le gerarchie degli avvenimenti, con alterni risultati.
Quest'anno ho una prima piuttosto effervescente ma che ama molto la storia. Qualcuno sa già esporla bene, qualcuno ancora no ma ci prova. Così a fine quadrimestre gli ho dato una verifica scritta truccata verso l'alto: dodici semplici domande a risposta chiusa. Mezzo punto tolto per ogni errore, ma con 10 come voto più alto. Davo sicura almeno la sufficienza per tutti (esclusa la Poverella, che comunque mi ha azzeccato ben tre risposte) ma contavo soprattutto su una pioggia di nove e dieci (che in effetti c'è stata). Ho scelto con cura domande molto semplici. Solo correggendo mi sono accorta che un paio proprio tanto semplici in realtà non erano.

"Durante la dominazione longobarda il commercio
- fiorì e aumentò molto
- rimase com'era, né meglio né peggio
- si ridusse a poco più degli scambi in natura".
D'accordo, è vero che avevo un po' insistito sul fatto che i Longobardi quasi non coniarono monete, e quando le coniarono si limitarono spesso a copiare monete che già esistevano, e usavano le monete come ciondoli ornamentali e poco più. Ma in un mondo come quello in cui viviamo, dove il baratto si fa soltanto per le figurine, è un concetto così facile da assimilare per un fanciulletto? No, e infatti qualcuno ha scritto che il commercio fiorì. Potevo trovare qualcosa di meglio come domanda facile, ammettiamolo.

"Chi fu l'autore della Storia dei Longobardi?
- Alcuino
- Paolo Diacono
- Desiderio".
Era facile per me, che ho una laurea in Storia della Letteratura Latina Medievale, ma per loro, che sul manuale trovano un accenno a Paolo Diacono sepolto in mezzo a un sacco di notizie più appariscenti forse non era così facile; e infatti molti hanno risposto a caso o non hanno risposto affatto, anche se invece qualcuno mi ha poi spiegato "Ma certo, Paolo Diacono era l'unico scrittore longobardo citato, quindi rimane in mente" mentre un gruppetto assentiva convinto. 

Le altre domande però erano piuttosto ragionevoli, ed ero anzi molto fiera di quella sulla nascita del Sacro Romano Impero - di cui più volte avevo ribadito che era una bella data rotonda e si ricordava a meraviglia: la notte di Natale dell'800, quando Carlo Magno venne incoronato imperatore.
"Quando nasce il Sacro Romano Impero?
- La notte di Natale dell'800
- il 25 marzo 732
- il 14 ottobre 1089".
Si sa che nel 732 c'era stata la battaglia di Poitiers, e che nel 1089 saranno forse successe un sacco di cose importantissime, ma noi siamo ancora ai primi dell'800 quindi non ci riguarda.
E infatti in parecchi hanno indicato il 1089, salvo poi cospargersi il capo di cenere e darsi di cretini.

(Nel caso che qualcuno si stia domandando se mi è mai successo di dare volutamente un compito difficile che veniva poi svolto nel migliore dei modi, la risposta, naturalmente, è .
Dopotutto, facile e difficile sono concetti molto relativi. E il nostro è un lavoro sempre ricco di sorprese).

8 commenti:

  1. Ammiro la tua capacità di vedere il bicchiere mezzo pieno.

    Io vengo da una giornata di correzione di compiti, primo anno di università, ne ho fatti una 40na (e sono a metà) : ben sufficienti o sufficienti sono 6, incerti circa altrettanti, gli altri 28 assolutamente insufficienti, con gente che ha fatto (sbagliando) solo uno o due esercizio su cinque.

    Alcuni mostrano lacune in matematica tali da non risolvere correttamente equazioni di 2° grado,oppure non conoscono le proprietà dei logaritmi. E sarebbe il meno: alcuni mostrano incapacità nella struttura logica dei ragionamenti.: come han fatto a passare non la maturità ma la terza media ?

    Era un compito facile, 10 o 15 anni fa non lo avremmo dato così perchè troppo facile.

    Anonimo SQ

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  2. Essi talvolta sono strani. Annegano e annaspano in acque tranquille, e se la cavano alla grande nelle tempeste (vabbè, mica sempre…)

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  3. Tirare fuori il meglio dalle persone, dando loro ancora (e ancora) una possibilità è un vero atto di generosità e di comprensione.
    Anche se spesso le possibilità non vengono colte né capite. ^___^

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  4. È da tanto che anche io rifletto su questa cosa che la percezione di facile e difficile è spesso tanto soggettiva... In realtà penso siano da concordare bene gli obiettivi con gli ordini di scuola precedenti, anche, in modo che i ragazzi arrivino un pelo più strutturati su concetti come cronologia, appunto, o sulla manipolazione del libro di testo, spesso inteso come un'intoccabile Bibbia da studiare a memoria e basta.

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  5. Credo che se si studia per superare un certo tipo di esami, quando si arriva all'esame facile, si venga colti alla sprovvista.
    Se si e` abituati a studiare per superare esami a risposta multipla, se si deve superare un esame con un progettinao da fare e successivo esame orale si e` totalmente fregati. Sfortunatamente l'esame di stato e` fatto cosi, almeno una dozzina di anni fa era cosi`.

    L'esame facile risca di siazzare visto che la sua facilita` lo rende diverso dall'esame normale.

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  6. Non mi è mai capitato di dare compiti facili e basta, perché ho una fama di stronza da difendere, in questo senso. Ma domande facili sì, compiti che potessero far recuperare in maniera facile (nella mia testa) sì. E sono successe, molto spesso, esattamente le cose che racconti tu. E, per noi insegnanti, è sempre assai istruttivo, trovo.

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  7. Premessa: ho letto (come sempre) con interesse il tuo pezzo, e mi ci sono anche divertita (come spesso).

    Rispondo en passant ad Anonimo, chiarendo che io e la mia collega di matematica riteniamo che nella nostra attuale terza media esista per almeno i due terzi della classe una radicata ea insistita incapacità logica nei ragionamenti di qualunque tipo: avevamo tentato di recuperarla l'anno scorso con una serie di allenamenti on line con una applicazione Web-based che utilizza giochi per migliorare le capacità cognitive (fornendo anche informazioni sulla memoria, e le capacità cognitive) e c'era stato un lieve balzo in avanti di due o tre persone. Quest'anno, con l'aula senza LIM, abbiamo abbandonato. E adesso che la LIM ce l'abbiamo, cominciamo a sentire il fiato sul collo per gli esami.
    Eppure queste persone faranno tutte i loro compiti d'esame ed è prevedibile che riescano a raggiungere almeno la sufficienza e a uscire dalla scuola media. Dopodiché, se non maturerà qualcosa più avanti, arriveranno da te (Anonimo) ancora con questi buchi logici che, confesso, non riusciamo a colmare.

    Tuttavia, il commento verteva sul fatto che, nel post, dal mio computer, io vedo grandi buchi qui e là. Prima li ho attribuiti a qualche scompenso di formattazione, poi ho pensato ci fosse nascosto qualcosa. Per cui ho evidenziato i buchi li ho copiati-incollati su una pagina bianca, e ho scoperto che cosa c'era scritto.
    Confesso ce mi aspettavo qualcosa di piccante ;-)

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  8. @Anonimo
    E' dalla notte dei tempi che ci spiegano che i giovani d'oggi son più ignoranti delle capre, e se lo dicono da tanto certamente è vero. Io, lo confesso, da quindici anni che insegno non ho notato grossi cambiamenti - anche se da quando insegno nella stessa scuola ho visto grosse differenze nella qualità delle annate.
    Quanto al bicchiere... mezzo vuoto o mezzo pieno che sia, è l'unico bicchiere che ho, per citare una savia canzone dei tempi andati...

    @LGO: è vero: ESSI sono strani, e spesso assai sprovveduti ^__^

    @Linda:
    In realtà fa parte del mio lavoro: un voto alto a sorpresa può essere uno choc che innesca un principio di circolo virtuoso, ed è una modalità didattica consigliata anche dal MIUR ^__^

    @Unsasso:
    Purtroppo le nostre chiacchierate con gli insegnanti delle elementari si risolvono soprattutto in dei grandi amarcord, di una noia sconvolgente. Il che è molto, molto stupido.

    @Mike:
    d'accordissimo. Per questo, dopo lunghe meditazioni, ho cominciato a fare una prova a risposte chiuse ogni tanto. Anche l'INVALSI ha un suo perché (o meglio l'avrebbe, se non fosse fatta con i piedi). Fare SOLO prove a risposte chiuse invece è molto limitativo, e può portare a dei veri traumi quando si affrontano prove impostate diversamente.

    @la povna:
    infatti: FACILE e DIFFICILE sono concetti molto relativi, legati non solo alla preparazione data in classe ma al sostrato di quel che l'alunno sa già e soprattutto a come funziona il suo cervello.

    @La Prof:
    Noi lavoriamo alla scuola dell'obbligo, il nostro compito è ADATTARCI il più possibile agli alunni per tirarne fuori il meglio che hanno. Alle superiori però la musica dovrebbe cambiare, e soprattutto conviene scegliere delle scuole superiori che si è in grado di fare senza troppi problemi. Tuttavia la gente è strana, e spesso si impunta per fare cose che non gli vengono bene. E il povero Anonimo si ritrova a piangere su degli elaborati demenziali.

    Passando a cose più serie: ho rifatto tutta la coloritura al post. Puoi controllare se è ancora in parte invisibile? Io naturalmente lo leggo benissimo, ma lo leggevo benissimo anche prima, altrimenti non mi sarebbe mai e poi mai venuto in mente di pubblicarlo...

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