Per quel che ci racconta di sé, l'autore è uno studente che, dopo aver pasticciato malamente con la scuola per diversi anni, si è imbattuto nel trattato strategico L'arte della guerra di Sun Tzu, ne è rimasto folgorato e ha provato con successo ad applicarne i principi nella vita scolastica. Il sottotitolo di copertina infatti recita La scuola è una guerra, se vuoi sopravvivere impara l'arte.
Entrare nell'ottica che "la scuola è una guerra" non vuol dire porsi in atteggiamento ostile verso quel che la scuola può dare, al contrario: il manuale anzi è inteso come guida per trarre dalla scuola tutto quel che può offrirci e anche di più. La scuola può dare una preparazione per il lavoro, o comunque un metodo per studiare ma anche per affrontare il lavoro e la vita. Riuscire bene è importante, imparare quel che viene richiesto di imparare anche. Questo intende l'autore per vincere la guerra: non si tratta di apparire più forti o più ganzi o sbarcare occasionalmente questo o quel compito o interrogazione, si tratta di imparare a studiare bene ottimizzando i tempi, venire a capo delle materie "difficili" concentrando gli sforzi nella giusta direzione invece di piangersi addosso, uscire dal vittimismo spicciolo che tanta parte ha nella vita quotidiana di ogni studente e applicarsi verso soluzioni concrete, evitando di prendersi in giro e risparmiandosi quelle tirate di fine anno sul filo della bocciatura che, anche quando non si rivelano inutili, sono comunque esperienze spiacevolissime.Intelligenza è la parola chiave del libro: uno studente che impara ad usare il cervello, esaminando il terreno dello scontro (le verifiche), osservando con attenzione e accortezza i suoi avversari (non solo l'insegnante e il suo metodo di lavoro, ma anche il libro di testo, e la materia di turno), lavorando con accortezza su di sé riesce a vincere la guerra... e, aggiungo, si esercita assai utilmente per quella grande guerra* che è tutta l'esistenza.
Con una piccola ma significativa rivoluzione copernicana rispetto alla mentalità corrente nazionale si parla sì di astuzia e di stratagemmi, ma mai intesi come trucchi o espedienti: non si tratta di prendere in giro nessuno, si tratta di vincere, in modo durevole e continuativo, che è ben altra cosa.
Molta attenzione viene dedicata ai nemici interni: vittimismo, rassegnazione, pigrizia psicologica, paura di mettersi in gioco e tanti altri. Sedersi in un angolo piagnucolando che "tanto le cose sono così e saranno sempre così" è inutile e inconcludente: il cambiamento è sempre possibile e i cambiamenti minimi, se ben coltivati, aprono la porta a quelli grandi.
Molti capitoli vengono dedicati al rapporto con gli insegnanti, spiegando come osservarli e capirli per individuare il modo migliore per approcciarli e... all'occorrenza costringerli a diventare dei buoni insegnanti - un idea, questa, che ho trovato molto interessante.
L'insegnante inadeguato è quello che non conosce la materia che insegna, quello che la conosce ma non la sa insegnare, quello che la sa insegnare ma non ne ha voglia, e quello che ha problemi personali che lo rendono inefficace nell'insegnare.
Questa limpida definizione racchiude tutti i casi dabili. Ma cosa deve fare lo studente che incappa (e prima o poi incapparci è quasi inevitabile) in uno o più insegnanti incapaci? Si può non reagire affatto, oppure reagire in modo scomposto e inadeguato. L'Anonimo invece suggerisce un attacco mirato condotto dalla classe con accortezza per cambiare le condizioni di lavoro in aula, e per rivolgersi ai superiori seguendo le procedure previste dai regolamenti e dalle leggi. Non lo scontro frontale, dove è inevitabile perdere, ma un lavoro ben meditato ai fianchi, per costringere l'insegnante a fare il suo lavoro e/o per rendergli il clima di lavoro più confortevole. Può funzionare, se ben applicato. Anzi, se ben applicato funzionerà sicuramente: chiunque lavori nella scuola sa che "certe classi sono più facili" e in altre "lavorare è impossibile". Chiunque lavori nella scuola sa che, per amore di sopravvivenza, qualsiasi insegnante può mettersi a lavorare o decidere di tagliare la corda e andarsene.
Sulla conoscenza di leggi e regolamenti l'Anonimo insiste molto: il buon stratega esamina con cura il terreno dello scontro e impara ad utilizzarlo in suo favore, usa i punti deboli del nemico per far leva, evita di farsi sorprendere in condizioni sfavorevoli, soprattutto sa che a volte il modo migliore per vincere è evitare lo scontro. Le classi "dove si lavora meglio" sono, appunto, quelle che hanno imparato ad evitare lo scontro o hanno impedito che lo scontro avvenisse su questioni minori che distraggono dal vero obbiettivo. Muovere un intera classe in modo razionale e proficuo è molto difficile, ma con un accorto lavoro di strategia e di osservazione delle forze in campo si può fare.
Imparare a conoscere il terreno di battaglia, cioè ad usare in modo consapevole e proficuo leggi e regolamenti, è un abilità che servirà per tutta la vita e fa la differenza tra un buon cittadino e una persona inconcludente.
Il libro è senz'altro utile ad ogni studente a partire dalla scuola media, ma anche ad ogni genitore di studente; è inoltre più che raccomandabile anche per gli insegnanti perché li aiuta a porsi in modo costruttivo nella loro guerra personale di ogni giorno - una guerra che è essenziale vincere ma dove è opportuno evitare quanto più possibile lo scontro: perché il bravo stratega, ci ricorda il manuale, è quello che riporta il trionfo senza spargere sangue e non quello che vince tutte le battaglie con gran numero di morti e feriti. Sun Tzu predica prima di tutto l'arte della flessibilità mentale, della soluzione imprevista, che riesca a spiazzare il nemico - e il nemico numero uno degli insegnanti, da sempre, è proprio quello della rigidità mentale, effetto collaterale spesso apparentemente inevitabile del nostro lavoro.
Ho incrociato questo testo per puro caso alla Mostra del libro organizzata dalla scuola. Ne ho presa una copia per la biblioteca, e una per me. Da buon manuale è breve, scorrevole, molto denso e può essere riletto più volte anche a spizzichi, o semplicemente aprendolo a caso.
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro felici letture e un bel fine settimana a tutti, lettori e non lettori.
*è noto che Sun-Tzu adopera il termine guerra in un accezione molto vasta.
Penso che sia opportuno leggerlo...ogni strategia è buona nella quotidiana "guerra"
RispondiEliminaLa strategia del portare l'insegnante a insegnare malgrais soi è stata applicata dall'Onda con il professore Torre (e, marginalmente, dai Merry Men nell'ultima fase di Max Gazzè): è incredibile quanto funzioni!
RispondiEliminaA qundo la versione per i docenti vs alunni ?
RispondiEliminaO esiste già ?
Anonimo SQ
Trionfare senza spargimenti di sangue è molto allettante. E poi il sangue è difficile da mandar via. Soprattutto a scuola, dove rischi una vertenza sindacale infinita - chi lo deve pulire? come? con cosa?
RispondiEliminaUna lettura molto particolare, non c'è dubbio!
RispondiElimina@la povna
RispondiEliminaComplimenti ai Marry Man, allora, perché è strategia piuttosto complessa da utilizzare
(alle medie la darei per impossibile, ma mai dire mai)
@Anonimo SQ
No, non mi risulta. Forse potremmo scriverla noi ^__^
@LGO:
Hai ragione: quello fresco va via con l'acqua senza difficoltà, ma se appena si secca non oso immaginare le trattative sindacali...