martedì 5 agosto 2014

E la legge salterà con te (Boing! Boing! Boing!)

Talvolta le leggi prendono il nome dai loro autori o dall'argomento che trattano, talvolta da altri elementi

Si sa, è cosa davvero nota a tutti, che l'Italia ha grandissima necessità di  riforme costituzionali che ammodernino le istituzioni del paese. Ciò avviene da più di vent'anni, tanto che all'orale della mia prima abilitazione (1991) una domanda riguardò proprio il modo migliore, a parer mio, di discutere su questi argomenti con i ragazzi. Sgusciai via come meglio mi riuscì con una vaga dichiarazione sull'importanza di essere chiari e precisi. In realtà in cuor mio ero decisissima a non tormentare mai le eventuali scolaresche con cui mi fossi ritrovata ad avere a che fare con quella robaccia: conservavo un ricordo davvero soporifero delle poche lezioni sulla Costituzione che mi avevano inflitto alle medie, e ricordavo benissimo il sublime disinteresse con cui (non) le avevamo seguite. Alle medie, si sa, i ragazzi non si interessano di queste cose, né di politica in generale. E' troppo presto. Per la politica, ci sono le superiori.

Parecchi anni dopo, al secondo giorno della mia prima supplenza, mi ritrovai senza preavviso a spiegare non so cosa sui problemi che può avere un governo a maggioranza ridotta e sulle difficoltà di far passare le leggi in un bicameralismo perfetto (che a malapena sapevo cosa fosse). Scrivo che mi ci ritrovai perché il discorso non era certo partito da me. Il silenzio assorto con cui mi ascoltarono e la tempesta di domande che seguì mi rimasero impressi. Forse, mi dissi, i tempi cambiavano e magari una terza media particolarmente sveglia poteva nutrire qualche curiosità in merito. Chissà?

Gli anni passarono. Venne avviata, in un profluvio di polemiche, una Grandiosa Riforma Giudiziaria (che non andò mai in porto). Poi fu fatta una Grandiosa Riforma Costituzionale (che venne bloccata perché non passò al referendum). E ogni due per tre si decideva di avviare il presidenzialismo e nello stesso tempo di bloccare la deriva presidenzialista, in entrambi i casi arenandosi quasi subito. Le commissioni bicamerali discutevano molto, senza addivenire mai ad alcunché di concreto. La destra sosteneva che la Costituzione andava riformata (ma senza riformarla), la sinistra sosteneva quasi in contemporanea che andava riformata ma che non andava riformata, e ancor meno riusciva a cavare un qualche ragno dal buco in proposito.
Ormai gli alunni che hanno assistito alla mia prima lezione sulle difficoltà di una maggioranza ridotta vanno per la quarantina, e immagino che alcuni di loro abbiano figli ormai in procinto di sbarcare alle medie.
Nel frattempo, io lavoro sulla Costituzione così com'è.
Se, caso mai, un giorno si decideranno a cambiarla mi faranno un fischio e mi regolerò di conseguenza.

Col tempo mi sono fatta le ossa. Ho iniziato con qualche lezione in Terza che prendesse spunto dagli avvenimenti di cronaca: Stati Uniti e Francia che eleggevano il Presidente (e per entrambi era sembrato che il Presidente avrebbe potuto essere una donna); crisi di governo ed elezioni anticipate, leggi non firmate dal Presidente della Repubblica e rimandate alle Camere, referendum, diritto del parlamentare di cambiare partito se e quando gli pareva... infine mi sono stabilizzata su una routine che prevede in Prima la piramide degli enti locali e qualche dato istituzionale di base in pillole, in Seconda la nascita della costituzione inglese, i Tre Poteri, il patto sociale, l'Inno d'Italia e lo Statuto Albertino più qualche cenno di costituzione americana e delle prime costituzioni francesi, in Terza le due camere, l'iter di una legge, nascita e morte di un governo (con elezioni incluse), i poteri del Presidente.
Questo sistema, ho scoperto, ha anche dei ritorni didattici non indifferenti: i ragazzi si abituano a usare un linguaggio preciso e si orientano meglio nel programma di storia e pure in quello di geografia; inoltre sanno che prendere un voto di storia alto su quelle lezioni è relativamente facile - basta la pazienza di mandarsi tutto a memoria - e questo permette ad alcuni di sbarcare la sufficienza a storia per l'ammissione all'esame, ad altri di alzarsi il voto. Con mio infinito stupore, sono quasi sempre molto più interessati di quanto avrei mai osato credere. E' possibile che vent'anni di continue polemiche e contropolemiche in materia abbiano ottenuto l'effetto di risvegliare in loro una qualche curiosità sull'argomento. O magari era la mia classe delle medie ad essere particolarmente addormentata, chissà.

Quest'estate però mi stanno prendendo in contropiede.
Si sono messi a fare riforme costituzionali, e fin qui niente di nuovo: sono vent'anni e passa che ci provano. 
Sembra però che questa volta ci stiano riuscendo - ho scritto sembra. Ma non in tempo per il nuovo anno scolastico, perché la legge deve ancora fare tre letture in parlamento più successivo referendum. 
Personalmente sono un po' contraria: sia alla riforma del Senato che al referendum, perché sono affezionata all'idea del bicameralismo perfetto e perché al momento di andare a votare non so se sarò in grado di fornire un parere valido - istituzionalmente sono conservatrice, a lasciarmi fare saremmo ancora non tanto allo Statuto Albertino, bensì alla votazione per alzata di spada secondo l'uso longobardo, magari estesa anche alle donne. Forse, più che conservatrice, sono soltanto pigra. Insomma, io per prima non mi fido del mio parere per queste cose, non so perché dovrebbero fidarsene gli altri. Del resto, il mio mestiere è (anche) studiare le costituzioni, non certo farle - per buona sorte della collettività.

Se, e ho scritto se questa Nuova Grandiosa Riforma del Senato dovesse andare in porto, come minimo dovrò spiegare il Vecchio Senato, il Possibile Nuovo Senato, l'iter di riforma costituzionale, la questione dell'ostruzionismo parlamentare... e la Legge Canguro. Il tutto con in testa il vecchio spot pubblicitario delle calzature Canguro e il suo irresistibile refrain "e il canguro / salterà con te", ma senza nemmeno la soddisfazione di cantarlo in classe perché i ragazzi sono troppo giovani per conoscerlo.

Davvero, il nostro lavoro diventa di anno in anno sempre più difficile e stressante.

5 commenti:

  1. Devi essere l'unica a far studiare l'inno di Mameli. Quando io lo presento...a parte qualche parolina della prima strofa (mondiali docent) trovo il vuoto assoluto. Anni fa ho fatto fare una ricerca sui personaggi citati ...ed è uscito che Balilla era un artista futurista. Coerenza temporale zero.Per quanto riguarda l'attenzione alla realtà politica, le nuove classi sono effettivamente più aperte

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  2. Io per ora mi sono persa tra quota 96, no, niente quota 96, sì che permettiamo la quota 96, no, che siamo matti?, non ci sono i soldi per la quota 96, che, sì, faremo, ma chi ha mai detto che la faremo?

    E non c'è nemmeno la scusa del caldo.

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  3. @dolcezze:
    No, a sentir dalla rete lo facciamo in parecchi. Naturalmente va fatto con la pazienza di chi spiega un geroglifico, soprattutto per i riferimenti storici. Per Balilla, si oscilla tra il celebre calcetto, la macchina e i ragazzino in sfilata ai tempi del fascismo, ma anch'io prima di prepararmi la lezione non avevo mai avuto la minima idea di chi fosse. Sul sito della Presidenza della Repubblica comunque ti spiegano tutto, compreso il fatto che forse è una leggenda ^__^
    http://www.quirinale.it/qrnw/statico/simboli/inno/innotesto.pdf

    @La prof:
    Ahimé, e a leggere i titoli sembra solo una bella escursione di montagna...
    Comunque io non perderei la speranza (la pazienza sì, senza dubbio!).
    In God We Trust!

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  4. Anche io faccio sempre studiare tutto l'inno nazionale. Con soddisfazione, devo dire e molto mazzinianesimo!
    Per tutto il resto, vediamo che succede, ma educazione civica è una materia che diventa vieppiù instabile e complicata.

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