per esempio, definire un gatto "intrecciatore dei gomitoli" è una metafora
Molti insegnanti di Lettere delle medie istruiscono i loro allievi con grande attenzione sulle varie figure retoriche.
Non io.
Chi si libera infine delle mie amorevoli cure professionali conosce di norma una e una sola figura retorica: la similitudine - cui di solito è stato iniziato sin dagli anni delle elementari. Chi sa di più, non lo sa per merito mio.
Non trovo niente di riprovevole nell'insegnare la similitudine sin dalla più tenera età. Qualora tuttavia qualche insegnante delle elementari, legittimamente preso da altre incombenze, non abbia provveduto, alle medie si rimedia in fretta grazie a Omero: Omero ama le similitudini, ne fa in quantità industriale e di solito sono bellissime. Normalmente ai ragazzi Omero piace, e gli piacciono anche le sue similitudini. Tutto qui.
Purgatorio, cornice dei Superbi. La lettura del breve brano è andata liscia e nessuno sembra aver trovato difficoltà a seguirlo. Per onor di bandiera assegno gli esercizi dell'antologia: due domande con risposta a crocette, due a risposta aperta breve e una piccola tabella dedicata alle due similitudini incontrate.
Nella lezione successiva però metà classe mi spiega che non ha riempito la tabella perché... era troppo difficile.
Da qualche tempo la Seconda Attualmente d'Ogni Scheletro Ingombra si concede spesso questo tipo di sortite, e stavolta trovo che abbiano davvero esagerato. Il brano conteneva due similitudini: in una i penitenti erano paragonati ai mendicanti ciechi davanti alle chiese, che chiedono la carità appoggiandosi l'uno all'altro per fare più compassione, nell'altra, visto che hanno le palpebre cucite, ai poveri astori cui cucivano le palpebre durante l'addestramento per renderli più docili. La tabella non chiedeva grandi dettagli, solo di indicare i due elementi della similitudine. Davvero nulla di drammatico.
"Ma lo sapete cos'è una similitudine?" chiedo angelica.
"No".
Naturalmente l'anno scorso riconoscevano senza problemi le similitudini - l'ho testato giusto con Omero.
"E le metafore?" chiedo, sempre più angelica "Le sapete riconoscere, le metafore?"
"No".
"Ma sì" interviene il Noce "Ne abbiamo fatte tante, alle elementari, ti ricordi?"
"Sì, ne avevamo un quaderno pieno".
"Oh, davvero?" sorrido. Sarebbero lusingate, le maestre, nello scoprire quanto utilmente hanno utilizzato il loro tempo, all'epoca.
"Le metafore le avete trovate nel Beowulf. Vi ricordate che i personaggi erano definiti ogni volta in modo diverso?"
"Ah sì: il custode del tumulo, il signore degli anelli*..."
Frugano nel quaderno e ritrovano l'elenco fatto qualche mese fa dei vari modi con cui erano definiti il drago e Beowulf.
"Sono tutte metafore" gli spiego "Nell'epica nordica le metafore andavano molto di moda. Per esempio, secondo voi cos'è il pascolo dei pesci?"
"Il mare!".
"Molto bene, ci ritorneremo" prometto col più dolce dei sorrisi.
Io sono buona e cara, ma c'è un limite a tutto: se uno stupido esercizio gli chiede di individuare i due elementi di una similitudine non possono stabilire ch'è troppo sbattimento sobbarcarsi cotanta impresa.
Passate le vacanze di Pasqua ci siamo ritrovati.
"Oggi ci occuperemo di similitudini, di metafore e financo di adynata"
"AdiCHE?"
"Adynata, altrimenti detti impossibilia. Di solito non si fanno alle medie, io li ho fatti all'università. Mi ci hanno fatto corso di tre mesi**, anche se lo trovai un tantino eccessivo. Ma non sono nulla di drammatico, davvero. Siete stati probabilmente l'unica classe delle medie del regno che si è letta la storia dove Galeotto fa da galeotto, e adesso sarete anche l'unica classe che fa gli adynata già alle medie".
Mi guardano perplessi.
"Carta e penna, che andiamo a cominciare".
Detto delle brevi (molto brevi) definizioni di similitudine, metafora e adynaton, poi qualche esempio, infine li divido in sei gruppi e gli ordino di scodellarmi in breve tempo cinque similitudini, cinque metafore e cinque adynata***.
Una quarantina di minuti dopo son lì che ascolto i risultati.
Cominciano a leggermi le similitudini.
"Il compito di grammatica incombeva come un orribile mostro".
Tutti approvano.
"La pioggia cadeva come i pantaloni di Ibn al-Arabi".
Risata generale.
"I miei pantaloni non cadono!" ribatte Ibn al-Arabi offesissimo "Li tengo su con la cintura".
Alza la felpa e ci mostra la cintura. Ma tutti continuano a ridere lo stesso.
Non ho mai fatto caso ai pantaloni di Ibn al-Arabi, ma mi viene il sospetto che se alle due angiolette di classe è venuta in mente proprio quella similitudine, un motivo probabilmente c'è.
"Dormiva al sole rilassato come un bradipo che riposa disteso sul ramo dopo aver cacciato per due ore".
"La paura lo invadeva come una lenta colata di lava".
"La sua bellezza splendeva come uno specchio illuminato dal sole".
Passiamo alle metafore
"Il padrone del gomitolo di lana verde: il gatto".
Approvo.
"La strada dei pesci: il fiume".
"Il signore della foresta: il leone".
Vabbe'.
"Il faro notturno di Parigi: la Tour Eiffel"
"Ci hanno copiato le frasi!" insorge l'Onesto Iago "WASP è venuto due volte da noi e ci ha copiato le frasi".
"Ma veramente..." ribatte Wasp piuttosto sorpreso.
Faccio cenno con la mano di continuare, poi vedremo. E' vero che Wasp è andato un po' girando per la classe, ma l'ha fatto dopo che il suo gruppo aveva finito l'esercizio, e dunque...
Arriva il turno del gruppo dell'Onesto Iago.
"Il re degli animali: il leone. E' la prima che ci hanno copiato".
Scuoto la testa "Non potete mettere il copywright su una metafora del genere, sono migliaia di anni che il leone è chiamato re della foresta e degli animali. Mi sembra un classico caso di poligenesi".
"Il simbolo di Parigi: la Tour Eiffel".
"E non potete nemmeno mettere il copywright sulla Tour Eiffel. Tra l'altro loro hanno fatto una metafora molto più originale" insisto.
L'Onesto Iago non è convinto. Ci sarebbe anche da considerare che Wasp non ha nessun motivo di copiare niente da nessuno in questo tipo di esercizi perché l'originalità non gli fa certo difetto (mentre, sotto questo aspetto, l'Onesto Iago è piuttosto carente) ma evito di dirlo perché, tra l'altro, l'Onesto Iago è parecchio permaloso nonché del tutto ignaro di esserlo.
"L'abile decoratrice di unghie: Iriza"
(Iriza sorride compiaciuta, ammirandosi le mani).
Contrariamente a quel che mi aspettavo, gli adynata non sono il pezzo forte dell'esercizio, e abbondano i proverbi: vuotare il mare col cucchiaino, pestare l'acqua nel mortaio e simili. Comunque c'è anche chi cammina sulle nuvole, fa bolle di sapone col burro, caccia rinoceronti con la reticella da farfalle, ara con i denti e cammina sull'acqua.
"Prof, ma camminare sull'acqua si può".
Ci penso su "Abbiamo un solo caso registrato, che io sappia, ma non sappiamo quanto siano attendibili le testimonianze. E poi si trattava di una persona abbastanza particolare. Lo considero valido come adynaton".
Così, in una sola lezione di grammatica, ho fatto ben tre figure retoriche e sbarcato un giorno-da-ponte, nonché completato il mio personale programma di questo particolare ramo dell'italiano.
Per il chiasmo, l'anafora e l'ossimoro lascio volentieri il passo ai miei colleghi delle superiori.
Se proprio ci tengono.
*ebbene sì, il romanzo di Tolkien prende il titolo proprio da uno dei molti modi in cui Beowulf è definito. L'ho scoperto quest'autunno, appunto leggendo Beowulf, poema da lui teneramente amato.
*giuro.
***senza farci su un corso di tre mesi, mi limiterà a dire che nell'adynaton, per spiegare di come una circostanza sia impossibile da avverarsi, vien fornito il paragone con qualcosa di ancor più dichiaratamente impossibile. Esempio classico "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli". Se non si desidera costringere i cammelli a sì doloroso esercizio si può spalare l'acqua con un forcone, tirare frecce con l'aratro, cacciare la lepre con l'aiuto del bue e via dicendo. Il mio adynaton preferito è in una poesia di Catullo "Quel che una donna giura all'amante / scrivilo nel vento o sull'acqua che scorre".
La maggior parte dei ragazzi arriva al liceo dalla scuola media con un magro bagaglio di figure retoriche, ma non è una tragedia. Che sappiano già riconoscere similitudini e metafore basta; che riconoscano gli impossibilia evviva!
RispondiEliminaio ho sempre fatto anche le antonomasie (sei un Giuda, la gita è stata un'odissea...) e gli ossimori, che piacciono molto.
RispondiEliminaDalle medie arrivano sempre con le similitudini fatte, sulla metafora la confusione regna sovrana perché non le sanno riconoscere in contesto. A me non dispiacerebbe che conoscessero gli enjambements e non riesco a capire, visti i chili di epica che fanno alle medie, come non sappiano né metonimia, né sineddoche.
RispondiEliminaIn ogni caso mi basterebbe che non credessero di sapere che un verso si delinea dal suo numero di sillabe, che per sradicare questa convinzione errata se ne va un mese.
@ Mel
RispondiEliminaDubito molto che i miei sapranno riconoscere metafore e impossibilia, tra due anni. Ma ti assicuro che la gran parte dei colleghi che ho conosciuto fa un gran lavoro sulle figure retoriche. Che i ragazzi han cura di dimenticare quasi subito, in gran parte ^__^
@ LaNoisette
Gli ossimori sì, son carini e restano impressi. Ma in effetti credo che farò questo tipo di lavoretti anche con altre classi, in futuro. Però è un tipo di lavoro che mi è venuto in mente, guarda caso, con una classe che è a un certo livello... anche le antonomasie possono essere divertenti, sì ^__^
@ la povna
I ragazzi, ho notato, hanno una certa tendenza a dimenticare quel che non gli sembra molto utile. Dell'enjambament so per certo che molti colleghi parlano, e più volte, ma credo che i ragazzi se li facciano scivolare sopra. Io stessa che vi parlo ho consultato infinite volte sull'apposito glossario che ogni libro caritatevolmente aveva nelle ultime pagine per ricordarmi cos'era un anafora prima di eventuali interrogazioni, e sto parlando del liceo classico - dove, garantisco, di anafore si parlava abbastanza spesso. E non è che la maggioranza dei miei compagni di classe fosse molto più ferrata di me ^__^
Sul dimenticare, è verissimo. La cosa che sconcerta è che, viceversa, trovino tutti così utile ricordarsi la definizione errata di endecasillabo, che non sembra molto più utile di una metafora... :-D
RispondiEliminasi sa che la memoria funziona a modo suo ^__^
RispondiElimina@povna: sempre fatto metonimia e sineddoche anche in I media, proprio con Omero, adynata in III, spiegando marzo 1821.
RispondiElimina@murasaki: io per spiegare la metafora dedico un'oretta al giochino "uno nell'altro" che trovi in Ersilia Zamponi, I draghi locopei.