Uscito nel 1983, ad opera di Paul Watslawick (1921-2007), psicologo e filosofo austriaco naturalizzato statunitense e vissuto per diversi anni in Italia, questo libro si è imposto fin dall'inizio come una pietra miliare nel suo genere e nei suoi trent'anni di vita ha continuato a vendere senza mai uscire dal catalogo dell'editore e senza perdere una briciola della sua autorevolezza e attendibilità.
Ci si potrebbe forse domandare a che scopo preoccuparsi di fornire all'umanità istruzioni dettagliate su come rendersi infelici, quando ognuno di noi sembra già dotato da madre natura di più che bastevoli attitudini in cotal settore. Eppurtuttavia, se da una parte ci sono campi del sapere sì vasti che nessuno di noi può vantarsi di averli percorsi tutti e non avere più niente da imparare in merito, va anche detto che la maggior parte dell'umanità è sì in grado di rendersi infelice, ma in modo approssimativo e dilettantesco, tutt'altro che sistematico, e spesso il vigoroso successo che l'assiste in tale opra è frutto più del caso e dell'improvvisazione che di una pianificazione sistematica.
Questo prezioso manualetto propedeutico, concepito per principianti volenterosi ma non privo di utili spunti anche per l'esperto, offre una preparazione di base per tutti i campi in cui questa affascinante materia può svilupparsi. Grazie a questa opera di pregio, economica ma di alta qualità (appena 6.50 euro in negozio, e disponibile aggratis in qualsiasi biblioteca comunale nonché in molte librerie di amici e parenti) ciascuno potrà finalmente dedicarsi in modo scientifico a molte tecniche di infelicità che già pratica da anni ed apprenderne di nuove ed inaspettate, onde rendersi assolutamente e cosmicamente depresso. Imparerà ad esempio:
- come vivere nel culto di un passato felice che non ha mai avuto
- come affondare senza possibilità di scampo una relazione, indipendentemente dal partner
- come costruirsi relazioni destinate all'assoluta infelicità mediante un'accorta scelta del partner
- come coltivare il senso di colpa in sé e negli altri
- come rendere infelice chiunque lo circondi
- come sentirsi solo anche quando è circondato da persone tendenzialmente affettuose nei suoi confronti
- come imparare a disprezzare gli altri, chiunque siano
- come individuare i complotti alle sue spalle anche laddove non ve ne sono affatto
- come realizzare le più lugubri profezie
e tante e tante altre abilità a cui non aveva mai pensato prima.
Il libro si rivolge alle cosiddette persone "normali": per essere del tutto infelici infatti non è necessario essere colpiti da gravi lutti, avere malattie incurabili o gravi malformazioni fisiche oppure versare in condizioni economiche disastrate. Anche una persona sana, con una situazione economica accettabile e abbondanti relazioni sociali e familiari può salire la china dell'infelicità fino ad arrivare alla disperazione più completa, bastano un po' di buona volontà e di applicazione. Gli esercizi suggeriti sono alla portata di tutti e assai facilmente praticabili. Molti anzi li riconoscerete perché, in modo approssimativo e con impegno discontinuo, li applicate da tempo.
Il libro è indirizzato alle persone che desiderano sprofondare negli abissi della disperazione più cupa, ma risulta utile anche per chi ha progetti diversi della sua esistenza, aiutandolo a individuare una serie di trappole che tutti noi disseminiamo intorno a noi senza accorgercene (o forse accorgendocene benissimo?).
Consigliato a tutte le età sopra i 20 anni (non è tuttavia inadatto nemmeno per gli adolescenti) è opportuno rileggerlo più volte nel corso della vita perché le trappole con cui ci infelicitiamo mutano a seconda degli stati d'animo, delle stagioni e degli anni - anche se ognuno, naturalmente, ha le sue preferite.
Con questo post partecipo ai Venerdì del Libro di Homemademamma augurando a tutti gli altri partecipanti e a chiunque passasse per di qua un infelicissimo fine settimana, e ricordando a tutti che essere infelici è sempre possibile, basta volerlo davvero.
Decisamente più divertente di "Pragmatica della comunicazione umana" che ho dovuto studiare ... :-)
RispondiEliminaL'ho ripreso in mano qualche tempo fa, in una vecchia edizione tutta lilla di Feltrinelli, mentre mettevo ordine in casa. E ho scoperto che pur essendo passati più di venti anni il libro ha ancora qualcosa da dire alle anime inquiete e senza pace come me. Me lo regalò il mio ex marito, forse voleva dirmi qualcosa... ^__^
RispondiElimina@il grigio:
RispondiEliminae infatti, ora che ci penso, "Pragmatica della comunicazione umana" nei tascabili della Feltrinelli non ricordo di averlo mai visto...
@Linda:
probabile. Ma... forse avrebbe fatto bene a leggerlo con attenzione anche lui?
Infatti, credo che non lo abbia mai letto. :)
RispondiEliminaPer me è del tutto nuovo.
RispondiEliminaStefania:
RispondiEliminaIo gli darei una possibilità: è anche corto... ^__^
Interessante, comunque non sono sicuro di aver capito cosa intenda quando dice che "la mano destra non sa cosa fa la sinistra". Anche rileggendo il passaggio non mi è chiaro.
RispondiEliminaTemo di non averlo capito nemmeno io, perché rileggendo il post non riesco a trovare il passaggio sulla mano destra e sinistra :(
RispondiEliminaMi riferivo al libro, il passaggio che ho citato si trova a pag. 26 (russi e americani), a pag. 41 (gli elefanti schiacciati) e forse da qualche altra parte.
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