Una semplice scatolina in cartone da imballaggio e un mazzo di pennarelli
possono diventare utili strumenti per una rivolta senza armi...
Come ho già avuto occasione di raccontare, il mio atteggiamento verso la raccolta differenziata è abbastanza talebano, e infatti nelle mie classi tale raccolta procede abbastanza bene*. La ex-Prima d'Ogni Grazia Adorna, ormai Seconda, inoltre, essendo appunto per definizione adorna di ogni grazia, ha sempre eseguito una raccolta differenziata esemplare, chiedendo chiarimenti per i casi dubbi.
Nel frattempo però a St. Mary Mead le cose sono cambiate e il Comune ha deciso di limitare l'indifferenziato; così la scuola si è vista assegnare una card che la limita a una piccola quantità di indifferenziato, e a quel che ho capito se la supera dovrà pagare una multa.
La VicePreside ha quindi deciso... di eliminare quasi del tutto i cestini per l'indifferenziato, mettendone uno per corridoio (MA lasciandone uno in Sala Professori, dove ovviamente gli indisciplinati insegnanti mettono ogni sorta di roba riciclabile, con mia somma indignazione che spesso non resta silenziosa).
Il problema è emerso in tutta la sua deplorevolezza quando, due giorni fa, Innocenzo mi ha chiesto che ne doveva fare del suo fazzoletto di carta sporco, visto che non c'era il cestino dell'indifferenziato. Ho preso atto dell'inesistenza del cestino in questione e sgranato gli occhioni.
"Vabbe', me lo metterò in tasca e lo butterò a casa" ha stabilito Innocenzo, che non è quel che si dice un piantagrane "L'unico cestino è in fondo al corridoio".
A fine ora piombo come un falco sulla custode "Ma secondo voi i ragazzi dove lo devono mettere l'indifferenziato?".
"Ma ormai non c'è quasi nulla che va nell'indifferenziato" prova a difendersi la malcapitata.
"Le penne quando scoppiano. E soprattutto i fazzoletti".
"I fazzoletti sono carta, prof".
"I fazzoletti di carta non sono riciclabili, almeno nel consorzio di Lungacque. A volte sono fatti di carta riciclata, che è diverso. Cosa dice il regolamento del vostro consorzio?".
Il regolamento viene compulsato, e dice che la carta sporca non va messa nel riciclabile. La custode promette che si informerà.
Tuttavia il giorno dopo la custode, che nel frattempo si è informata, mi spiega che la VicePreside si è mostrata ancor più talebana di me, e che di cestini per l'indifferenziato non vuole sentir parlare.
Ne concludo che la VicePreside si è bevuta il cervello (facendosi un buon drink, immagino, perché fino a quel momento non mi era sembrata affatto priva di cotal organo). Entro in Sala Professori prontissima a fare una piazzata di prima categoria... ma la Sala Professori è vuota. Inoltre la VicePreside ha il giorno libero.
Torno a casa avvolta in una nuvola di fulmini, saette e fumo nero. Perché mai la scuola ama tanto le regole cretine, quelle che vengono seguite per un giorno e mezzo e poi sprofondano nell'oblio perché nessuno le segue in quanto manifestamente idiote? Si sono dimenticati che a scuola c'è sempre qualcuno con il raffreddore? Cosa si aspettano, che gli insegnanti autorizzino festosamente decine di uscite ogni ora per portare fazzoletti sporchi all'unico cestino del corridoio? Personalmente faccio uscire chiunque a semplice richiesta, ma perfino io finirei per innervosirmi davanti a una classe perennemente in uscita. O forse pensano che sia buona e igienica norma che l'alunno tenga i fazzoletti sporchi di moccio sul banco, per portarli fuori al cambio dell'ora, in modo da allietare compagni di banco e vicini con un bonus di germi in libera circolazione?
A metà strada però ricordo che, in fondo, il Cestino dell'Indifferenziato è solo un contenitore. E di contenitori è pieno il mondo, basta allungare una mano.
Infatti non devo andare molto lontano: la cartoleria davanti alla scuola non fa alcuna difficoltà per omaggiarmi di una scatola cubica da imballaggio in cartone leggero dallo spigolo di 15 cm. che stavano buttando via.
Ci scrivo sopra "Indifferenziato" e il nome della classe e la porto nell'aula, lasciandola sul tavolino dietro la cattedra.
La mattina dopo la Seconda d'Ogni Grazia Adorna mi spiega che hanno tagliato via i lembi che la chiudevano e mi mostrano le graziose decorazioni che hanno fatto con pennarelli verdi, azzurri e rosa. Mi congratulo con loro per l'ottimo risultato estetico.
Il primo raffreddore è già arrivato, e la scatola si va riempiendo. La supplente di Tecnologia si è congratulata per la brillante idea. Anche l'insegnante di Matematica.
Non sembra, ma sono un genio. E nemmeno incompreso.
*ma in effetti anche nelle altre, mi sembra.
Anche io sono Talebana. E anche io mi arrabbio coi colleghi. E anche da noi la sala insegnanti è il luogo peggiore. Però da noi il fazzoletto di carta ve nell'umido, così come nella piccola città.
RispondiEliminaMolta solidarietà, anyway.
Effettivamente i fazzoletti sporchi nell'organico risolverebbero la questione, ma il Sacro Testo è stato controllato in mia presenza e da noi ancora non si fa. Mi sa che voi siete qualche passo avanti. Speriamo di raggiungervi a breve ^__^
RispondiEliminaIl fazzoletto si biodegrada molto (ma molto) più velocemente della buccia di banana, parola della verifica sperimentale che facemmo con il progetto "Polvere ritornerai" con i Merry Men.
RispondiEliminaIo andrei a fondo, al Comune, a segnalare quello che è, con ogni evidenza, un semplice e banalissimo errore di stampa.
Il depliant è del consorzio, non del comune. E se al momento non è programmata la raccolta dei fazzoletti usati è inutile farla, ottieni solo di creargli un impiccio. Tra l'altro anche nel consorzio di cui fa parte il mio comune succede la stessa cosa.
RispondiEliminaNo, qui siamo ancora alla fase che il fazzoletto di carta non si butta nella carta ma va nel generico. Si spera di evolversi in fretta, ma al momento la fase è questa.