mercoledì 24 aprile 2013

Contro l'esasperante ed esasperato uso dell'esasperante parola "inciucio" (post esasperato)

L'inciuccio, si sa, è un utile strumento per far rilassare i bambini. Un po' troppo nominato, di questi tempi. Una collega (da me imitata) ogni tanto istituisce il premio del "Ciuccio d'oro" per le classi dal comportamento infantile.


Ci deve essere stato, immagino, un tempo in cui la parola "inciucio" aveva un qualche significato. Ma, e lo ricordo bene, c'è stato anche un tempo in cui questa parola non veniva usata se non in dialetto napoletano. In italiano si parlava di compromessi, accordi sottobanco,  pastette, trattative riservate e un sacco di altre robe più o meno commendevoli e più o meno consuete in politica. Poi, un bel giorno un qualche politico (corre voce sia stato l'ineffabile D'Alema) lo usò in un'intervista e da allora questa parola perseguita l'incauto elettore italiano che, per le più varie ragioni, non possa permettersi di passare la sua esistenza in una cella a tenuta stagna e completamente isolato dai mezzi di informazione.
La parola mi rimase immediatamente antipatica perché sin da subito la associai a quell'utilissimo strumento tanto spesso usato per placare bambini piangenti o comunque di malumore: il problema, dal mio punto di vista, è che dove c'è un ciuccio assai spesso c'è un bambino assai piccolo che strilla o potrebbe strillare, e a me i bambini fino ai dieci anni fanno venire l'orticaria. 
Mai quanto l'uso indiscriminato della parola "inciucio", comunque.

Col passare degli anni quest'assurda parola ha perso ogni pur vago contatto con l'originale significato di "pettegolezzo, chiacchiera" e si è trasformata in una di quelle parole-bandiera il cui scopo precipuo è far vibrare di indignazione il cittadino al solo nominarla. Viene usata senza ritegno per alleanze conclamate, fusioni di movimenti politici avvenute in eurovisione davanti a milioni di testimoni, accordi minuziosamente preparati in pubblico nonché per banali formule di convivenza politica che rientrano al più nelle consuete regole del viver civile. Può darsi che, in un qualche punto della storia italiana, abbia effettivamente indicato un accordo non avvenuto in forma totalmente pubblica, ma di cotale (ed eventuale) uso si è persa da tempo la memoria. Sta di fatto che, ormai da più di quindici anni, quando un politico non sa assolutamente cosa dire a un comizio, una pubblica dichiarazione o un'intervista, evoca la parola "inciucio" allo scopo di suscitare schifo e ribrezzo verso l'immondo avversario in chi lo ascolta (perché, purtroppo, c'è sempre qualcuno che lo ascolta).

Il suono della parola mi è sempre risultato irritante; le manovre troppo apertamente manipolatorie, anche; i politici che parlano a frasi fatte comprate al discount un tanto al chilo, ancor di più. Da non so più quanti anni, quando un qualsivoglia esponente di una qualsivoglia parte politica evoca sia pur di striscio l'inciucio in qualche dichiarazione stacco l'audio e segno l'esponente in questione in una (ormai lunghissima) lista nera di persone da non prendere minimamente in considerazione quando aprono bocca.
Ciò nonostante, devo pur prenderne atto, gli esponenti politici sembrano del tutto indifferenti alle mie liste nere e la parola "inciucio" è ancora usatissima, alla faccia delle mie personali idiosincrasie.
Inoltre, tutti intorno a me continuano a vibrare doverosamente di indignazione davanti alla forza evocativa di cotal parola.

(Vabbe', il mondo è freddo e pieno di incomprensione, si sa.
Per fortuna, almeno il mio blog mi capisce e con lui posso sfogarmi)

10 commenti:

  1. Sarebbe bello che (almeno) i rappresentanti delle Istituzioni parlassero bene. Non chiediamo tanto, dai, solo un buon italiano, fluido, comprensibile, senza storpiature e, possibilmente, senza inflessioni dialettali.

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  2. Ieri la Dellavalle ha spiegato a Caterpillar che l'"inciucio" è stata, fino all'ottobre del 1995, parola napoletana onomatopeica (ciu ciu ciu) che significava "pettegolezzo".
    Poi l'ha presa D'Alema e ne ha fatto quel che ne ha fatto, stravolgendone il significato.
    Se penso che adesso D'Alema ce lo ritroviamo tra le palle, la parola in questione mi viene ancora più ai nodi.

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  3. Ho provato anch'io fastidio a sentirla usare totalmente a sproposito, perché non è bastato lo stravolgimento originario (quello di D'Alema), adesso c'è pure quello secondario, cioè quando ogni cosa è un inciucio, persino parlare con un avversario e/o confrontarsi per vedere se si ha uno straccio di idea in comune da poter portare avanti insieme...dicesi alleanza, accordo, intesa etc.

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  4. Sono completamente d'accordo.
    E' un termine veramente fastidioso. Ieri pomeriggio tornavo a casa da Mandacarù con l'altra volontaria e il di lei marito il quale ripeteva a gran voce la parola incriminata, neppure fossi io responsabile diretta di tale accordo tra partiti. Ecco, glelo avrei avvolto attorno al collo...

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  5. Se la fonte della nascita di "inciucio" è l'ineffabile Travaglio, bene mi sento (e peraltro anche nella sua versione non fu D'Alema, ma Fuccillo, protagonista dell'indimenticabile faccia a faccia Occhetto-Berlusconi di 1994esima memoria).
    Per il resto, il problema io credo sia più a monte (e il 1995 è data cardine, in questo, significativa). Nel 1993, votando un referendum sulla legge elettorale con la pancia, qualcuno, troppi (evviva il dispotismo illuminato, hora e siempre), ha pensato che votando "Sì" a un certo referendum avrebbe tolto al Parlamento la responsabilità di contrattare liberamente - secondo i parametri della democrazia indiretta di cui il trasformismo è legittima e necessaria parte - gli accordi di governo. Come se il metodo elettivo si potesse fare istituzione. Come se il problema fossero le preferenze e non l'ignoranza dei cittadini. Il resto, purtroppo, viene dietro da sé.
    E io continuo a pensare che suffragio universale non dovrebbe significare che tutti hanno diritto di votare nella stessa competizione.

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  6. @Linda
    L'italiano dei politici è un tasto particolarmente doloroso, da vent'anni a questa parte. Molto, molto doloroso.

    @LaProf
    Sì, l'aspetto che riguarda D'Alema non è quello meno urticante, in tutta la faccenda. Oltre al fatto di svegliarsi una mattina e stabilire che una data parola, da quel momento, vorrà dire tutt'altro da quel che ha sempre significato fino a quel momento.

    @Aliceland
    Vero, gli stravolgimenti sono stati due, in periodi diversi. Il secondo è ancor più pericoloso, perché la politica (e la vita) vivono di compromessi e adattamenti. Parsifal va bene nelle opere di Wagner e nei romanzi medievali, ma non è una figura adattissima a gestire la formazione di un governo incasinato, IMHO.

    @Cauty
    Oh, queste brave persone che ti ripetono l'ultimo slogan di turno come se fosse la Grande e Preziosa Verità raggiunta grazie all'Illuminazione... brava gente, per carità, ma averli tra i piedi è un gran tormento. Ceh poi se non t'han ripetuto la Frase Fatta come minimo 178 volte non si sentono paghi né realizzati.

    @ Povna
    Mah. Io credo che nel 1993, la maggior parte degli italiani abbia semplicemente votato un tentativo di cambiare qualcosa - in fondo ci sono dei paesi dove il maggioritario funziona bene. E l'ultima legge elettorale (votata senza nessun referendum!) non ha migliorato le cose.
    L'ignoranza dei cittadini, però, negli ultimi anni, è stata ampiamente incentivata. Oppure, possiamo vederla anche così, molti cittadini sono stati lieti di farsi incentivare a tal proposito. Eppure anche all'estero non è che gli elettori siano tutti geni...

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  7. La legge elettorale non è nemmeno metodo, è procedura pura. Che, come tale, non può cambiare le cose in sé se prima non c'è una riforma e/o una consapevolezza istituzionale. Pensare di poter cambiare una democrazia parlamentare fortemente indiretta basata esplicitamente sulla ricerca di accordi in Parlamento con una democrazia alla francese oppure (e qui la storia delle istituzioni politiche fa una ulteriore capriola logica) americana è come pensare di passare da una cucina tradizionale a una biologica cambiando il fornello e mettendolo classe A++ ma senza andarsi a studiare e cambiare gli ingredienti principali. (Non a caso Mattarella, da buon DC, corresse la legge con la quota proporzionale, che era destinata per l'appunto anche a garantire una continuità tra il tipo di Parlamento che abbiamo, nel quale la maggioranza non è previsto che scaturisca dalle elezioni, ma dalle consultazioni) e la legge nuova.
    La legge attuale è ancora più maggioritaria dell'altra (oltre che schifosa), dunque è ovvio che con questa il distacco si senta ancora di più.
    Nel mezzo, ci sono circa 40 milioni di italiani almeno che tutto questo non lo hanno capito nemmeno per sbaglio (colpa di chi non l'ha voluto spiegare, ovviamente), tanto da gridare all'inciucio se Napolitano nomina il governo Monti (che non sto difendendo, sia chiaro, sto difendendo semplicemente la Teoria delle dottrine politiche in quanto disciplina necessariamente geo-storicizzata), e via a scendere e salire.
    Il Parlamento italiano è basato sul concetto di "accordo", e lo sarà sempre a meno di non cambiare il nostro bicameralismo. Il passaggio culturale da "accordo" a "inciucio" è anche figlio di una percezione di elezione via via più diretta che in realtà non è reale (né realistica, a mio avviso). E il resto è sugli occhi di tutti. Quanto meno da febbraio a ora.

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  8. Sono d'accordo :-) La parola inciucio dovrebbe evocare nelle intenzioni di chi la usa l'idea di un compromesso senza senso, fatto solo per salire o restare al potere alla faccia dei programmi iniziali - spesso completamente diversi - delle varie parti che si accordano. Quindi sarebbe un po' diverso dal "compromesso" che, in fondo, è un'arte e una capacità spesso utile.
    Tuttavia poco importa, che si tratti di compromesso o inciucio... ormai è così comune da far sorridere quando viene evocato.
    Casomai è proprio su questo che dovremmo riflettere... davvero l'essere umano si abitua anche alle cose brutte ritendole, dai e dai, vie degne di essere perseguite.
    ... anche se esiste sempre di peggio, eh! :-D

    www.wolfghost.com

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  9. Detestabile la parola "inciucio", che rifiuto di usare, ma la realtà politica che viviamo è tale e quale l'orribile parola.

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  10. @ Wolfie:
    Carissimo! ^__^
    E' vero, esiste di peggio. Ma insomma, sentire urlare a ripetizione "inciucio" davanti a un accordo fatto pubblicamente, alle lunghe è un po' irritante. Soprattutto se, alla fine, le alternative non esistono.
    E' vero che in campagna elettorale si era detto e promesso altro, ma infine la politica si fa con quel che si ha in mano (e magari con le parole giuste, se non è chiedere troppo).

    @ Mel:
    No, in questo momento la realtà politica non è delle migliori. Ma è la nostra, e con quella dobbiamo fare i conti.

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