La prego di voler giustificare mia figlia che non a fatto i compiti di grammatica perché è dovuta andare ha una visita medica ed è tornata tardi
Giustificazioni di questo tipo sono relativamente comuni. A volte la figlia (o il figlio) non sà la lezione di storia, a volte esce prima perché và a un controllo medico oppure le fà male la testa e quindi può darsi che mi chieda di uscire per stare un pò in corridoio.
Molto peggio è quando il figlio del rappresentante di classe ti porta la bozza del verbale del consiglio di classe "per vedere se corrisponde tutto e sono d'accordo" e l'insegnante di turno vorrebbe tantissimo scrivere che sì, sarebbe d'accordo in linea generale con il contenuto, ma la sintassi e l'ortografia le rivoltano le budella.
Naturalmente l'insegnante non può fare proprio nulla del genere, e quindi prende atto delle giustificazioni e dei verbali e si informa premurosamente sull'esito della visita medica o il decorso del mal di testa. Però dopo l'insegnante, specie se è di Lettere, rimane sola con sé stessa a meditare e le meditazioni finiscono per assumere un colore sconfortante.
Si fa un gran parlare oggi dell'analfabetismo di ritorno e di come il livello della scuola sia decaduto, e magari in tutto questo c'è una parte di vero. Tuttavia mi sono sempre domandata perché non c'è mai un cane che spenda qualche parola sull'analfabetismo di andata, che a me sembra piuttosto consistente. Le classi formate in prevalenza da figli di genitori laureati hanno un'ortografia migliore, e anche quando ci sono dei problemi si rimediano piuttosto in fretta - anche se l'H è una misteriosa entità che per un breve periodo (di solito in seconda media) viene sbagliata anche da alunni usualmente integerrimi, l'ortografia difficilmente lì dentro è un problema serio. Ma quando hai una classe in un paesello un po' isolato, oppure anche nel centro della città ma formata da elementi cresciuti, diciamo così, in famiglie di frontiera, beh, allora è un altro discorso.
Sull'analfabetismo di andata (e, che io sappia, anche sull'analfabetismo di ritorno) non ci sono studi dettagliati o statistiche al di là dei luoghi comuni spiccioli che tutti pratichiamo. La verità, viene da pensare, è che oggi a scuola ci vanno praticamente tutti, ci stanno abbastanza a lungo e certi problemi vengono fuori per forza. E che in Italia, di generazione in generazione, continuiamo a rimpallarci un alphabetical divide* che diminuisce meno di quel che pretendano le statistiche.
E che, forse, non tutte tutte tutte le scuole del passato funzionavano in modo così meraviglioso.
*espressione che mi sono inventata io quattro minuti fa (o almeno spero)
vorrebbe tantissimo scrivere che sì, sarebbe d'accordo in linea generale con il contenuto, ma la sintassi e l'ortografia le rivoltano le budella
RispondiEliminaOddio, com'è vero! E a me qualche volta è scappato un segno rosso, prima della firma sulla giustificazione, prima ancora di accorgermi che non avrei dovuto.
Ma hai mai provato a corregegre, a protestare? Io correggo regolarmente un mio amico avvocato sul po' scritto con l'accentto, e lui alza le spalle e fa: eh, vabbè...
Ho avuto uno scambio di mail con un altolocato signore della scrittura e tuttologo sul fatto che sul suo sito ho trovato scritto "qual è" con l'apostrofo, e ci ha tenuto a dimostrarmi che sbagliavo io (del tipo: se "c'è" e "dov'è" si scrivono con l'apostrofo, anche "qual è" deve essere scritto così, e poi, comunque, chi se ne frega.
Quando gli ho simostrato il perché era così (citazione di regola grammaticale) ha smesso di rispondermi.
E i giornali? Hai provato a chiedere che scrivano "po' " con l'apostrofo o che non mettano sempre sempre sempre la virgola tra soggetto e verbo? Prova. Sentirai che ti rispondo che lo spread è più importante e che comunque la scuola va male.
Eccetera.
Basta così. Sono tanto stanca :-(
Ovviamente,
RispondiEliminacorregegre
accentto
simostrato
(essi) ti rispondo
sono stati inseriti ad arte per adeguarsi al contesto ;-)
@LaProf 1:
RispondiEliminaCorreggere e protestare? Naa, son troppo spocchiosa: gli alunni sì, sempre, al di fuori mai. I giornali poi non fan testo, sono in via d'estinzione.
E poi, dài, abbiamo avuto due ministresse dell'Istruzione che sbagliavano il congiuntivo, cosa vuoi protestare? Ma appunto ascoltando loro, e il loro ineffabile PresDelCons, e tutti i loro colleghi di partito, mi è venuto da pensare che forse non è solo analfabetismo di ritorno, e nemmeno tutta colpa del '68...
@LaProf2
ça va sans dire ^__^
p.s. nessuna risposta per la cocorita?
A me ogni tanto - specie sulle 'brutte copie' delle lettere da inviare ai genitori con il riassunto del CdC - i rappresentanti chiedono una revisione. Che io do di buon grado, e che credo sia prova che questo analfabetismo di andata è vivo, e spesso abbastanza consapevole in chi lo vive (e magari avrebbe voluto vivere altre cose). Se no anche io non correggo mai, perché, come te, temo di essere troppo blasée.
RispondiEliminaOgni tanto, specie quando poi mi capitano appunto i casi di cui sopra (richiesta di revisione) mi chiedo se faccio bene, a non correggere. Perché se da qualche parte non si comincia, non ci schioderemo mai da qui.
Però la questione è complessa, sociologicamente complessa. E mi rendo conto che a risolverla non basta di certo un po' di buona volontà individuale.
@Prof.: come già abbiamo argomentato altre volte, io scrivo tutte quelle cose lì nella maniera corretta, e anche un bel po' di altre, spesso addirittura ipercorrette, con consapevole vezzo (obiettivo, se stesso, do, di', nel senso di dici tu, e altre più rare e comunque oramai doppiamente accettate che ora non ricordo), scrivo anche (e in classe mi sforzo anche di dire) "loro" invece di "gli", come sarebbe oramai accettato come forma non solo corretta ma "più corretta" dalla grammatica italiana. Pronuncio vìola, leccornìe, e anche devìa (e, come ogni brava cruscante, faccio comunque sentire correttamente lo iato anche su viola in quanto fiore). Però credo che una scorretta scrittura e/o pronuncia degli esempi che ho fatto - per quanto dia molto fastidio alle mie idiosincrasie, sia cosa diversa dall'analfabetismo di andata o di ritorno. La grammatica non è mai stata normativa, figuriamoci i segni diacritici o le trasposizioni fonetiche (che è poi il motivo per cui non mi scandalizza né tanto, né poco l'uso della "k").
E "un po'" scritto "un pò" è ancora errore grammaticale, e io continuerò a correggerlo impavida allo scritto di chiunque e financo all'orale. Ma, come ho già notato altre volte (e non lo dico io, lo dicono fior di linguisti, e pure con ragione, peraltro), nel momento in cui "dì" per "di'" è entrato nell'uso come forma accettata e corretta (anzi, oramai la più accettata e corretta) della forma tronca dell'imperativo del verbo dire, "po'" ha già perso. E tutto sommato, visto che i segni diacritici sono convenzioni, e le convenzioni cambiano, quando sarà, mi rassegnerò e farò battaglie altrove.
"Sé stesso" è ormai accettato nelle grammatiche (almeno in un paio che mi sono passate sotto gli occhi) e l'ho accettato volentieri perché non mi ha mai convinto molto, di', fa' e da' sono una battaglia che ho tutte le intenzioni di continuare a combattere poerché C'E' una differenza tra di, dì e di', proprio nel significato. E il dò, ufficialmente, ancora non esiste, almeno mi sembra. Queste però sono varianti in corso di cambiamento, e non fanno parte né dell'analfabetismo di andata né di quello di ritorno.
RispondiEliminaL'H del verbo havere a un suo specifico significato, e và quindi usata correttamente.
(Ci vorranno pure un pò di paletti, ellamiseria!)
Naturalmente, di materiale per discutere c'è ne anchora in abbondanza ^__^
RispondiElimina"Se stesso"/"sé stesso" (ovviamente, acuto, come tu dici!) per me entra ne campo delle idiosincrasie personali. E' accettato da parecchio, e so che alla fine prevarrà. Diciamo che nello scriverlo senza accento coltivo scientemente un arcaismo personale!
RispondiElimina"Dò" è ancora errore, ma persino la Crusca inizia a distinguere tra la gravità di "dò" e "sto", e alcuni linguisti di impostazione meno cruscante lo danno già per spacciato (e lo sarà - che ci piaccia o meno: se "dò" viene accettato normalmente nell'italiano standard scritto, alla cui formazione concorrono, che ci piaccia o meno, i maggiori quotidiani nazionali, come direbbe Mr. Mifflin, è un morto che cammina). Ciò non toglie che - come spiego ai miei alunni quando glielo correggo - finché cammina noi lo consideriamo errore.
La battaglia fa'/da'/di' la combatto anche io. Ma se "di'" ha perso (e ha perso - nel momento in cui la variante accentata viene usata, e da anni, da tutte le maggiori case editrici italiane - voglio dire, che te lo correggono nelle bozze se scrivi con l'apostrofo!) - le altre cadranno via via come birilli, prima o poi. E dopo di loro se ne andrà il po'.
Comunque sono d'accordo anche io con te che tutte le varianti diacritiche non facciano analfabetismo.
Il verbo avere invece è un'altra cosa.
Comunque credo anke io ke sia necessario mettere paletti, prima o poi!