Il prof. Jorge a Moria, intento a fermare la connessione ASDL che minaccia di raggiungere i computer della scuola di St. Mary Mead
Nessuno bestemmia, in quei laboratori, e molti lavorano. Producono slide, bigliettini, brochure, file multimediali con delicati effetti grafici e sonori, colorano e sfumano immagini, montano sofisticate presentazioni.
Poi ci sono scuole che hanno laboratori diversi. St. Mary Mead, per esempio: poche macchine grigie lasciate indietro da Annibale quando abbandonò in fretta l'Italia annegano in un groviglio di cavi e cavetti dove perfino Arianna si sarebbe persa e non parliamo di Teseo. Alcuni mouse sono senza palle, altri senza cavi, altri senza pile. Alcuni computer sono senza mouse, altri senza tastiera, molti senza stampanti. Alcune stampanti sono senza cartucce, altre senza cavi. Alcuni cavi sono senza computer. Molti computer sono senza internet. Non c'è un solo programma che abbia visto una licenza legale sia pure in fotografia. Ci sono almeno sette diverse versioni di Word e tre diverse versioni di Power Point. Alcuni antivirus sono stati portati da Carlomagno quando scese in Italia e sconfisse i Longobardi, e all'epoca erano aggiornatissimi. Polvere e ditate regnano sovrani, E alcune macchine hanno subito il devastante passaggio di Cristaccecami. Virus di ogni tipo prolificano festosi.
Nonostante le apparenze, non è un laboratorio abbandonato a sé stesso: c'è chi lo cura. Anche noi abbiamo il nostro professore dedito alla cura dell'apparato multimediale della scuola. E' il professor Jorge. Il suo sogno, da sempre, è complicare oltre ogni dire la vita di chiunque desideri in qualche modo accedere alle rutilanti prospettive didattiche offerte dall'informatica moderna - e tale sogno è da considerarsi tutt'altro che irrealizzato. Tutto deve passare attraverso di lui, sennò si offende. Più esattamente, tutto deve fermarsi davanti a lui, sennò si offende. Ha poche occasioni di offendersi, devo dire.
Non sappiamo se e quando si occupa delle macchine, ma di solito si nota subito il suo passaggio dall'apparire di nuove password finalizzate ad impedire l'entrata di chiunque in qualunque apparecchiatura o programma.
Se c'è un problema (e capita assai spesso che ce ne siano, il che non è sorprendente) promette che se ne occuperà. Non ora, che ha lezione. E dopo deve andare a casa, e domattina non può, ma comunque se ne occuperà. Prima o poi.
Sì, lo sa che nell'aula multimediale non arriva internet. Non sa perché. Se ne occuperà quando può. Sì, è vero che nella stampante dell'aula di informatica manca il toner, farà presto un fax per chiederlo in segreteria. Sì, aveva già sentito dire che i mouse erano senza pile. Avrebbe chiesto al più presto di provvedere. E passano le settimane.
Anni fa era costretto a fare qualcosa perché il programma della scuola prevedeva l'offerta formativa di due ore di informatica a settimana, ma con i tagli della Gelmini informatica non c'è più e il nostro laboratorio, che anche prima non era in gran salute, va spegnendosi in una lugubre agonia.
L'aula multimediale va parimenti spegnendosi: il proiettore è pallido e fioco, il computer oppresso sotto il peso delle più strane password, il suono arriva male perché una delle casse è dentro un armadio ed è impossibile spostarla perché il cavo è troppo corto, internet ogni tanto sparisce; lui scuote la testa e spiega che non ha idea del perché, fin quando qualcuno ricorda che basta cambiare la tastiera* costringendolo ad accettare a malincuore il triste evento del ritorno della rete.
Nel piccolo orticello della mia classe le cose vanno un po' meglio perché abbiamo la LIM dove un bel mattino è tornata la rete. La LIM che avevo a Hogsmeade era un po' più spartana di quella che uso adesso ma aveva una tastiera e un mouse senza cavi. Questa invece è collegata a un computer dai molti cavi (che Cristaccecami si diverte a ingarbugliare e staccare) e la tastiera è malamente appoggiata su un tavolino da cui sembra impossibile muoverla perché i cavi sono incastrati. Usarla è un po' scomodo, ma lì dentro siamo cresciuti a una scuola che ci rende molto adattabili, quindi la usiamo lo stesso, con una certa frustrazione da parte del professor Jorge.
Una mattina il computer non si accende, e nemmeno la LIM. Chiamato prontamente in soccorso, il prof. Jorge racconta che era già successo l'anno prima "ma dopo qualche settimana il computer si era riacceso". Mi suggerisce dunque di fare così: aspettare. Magari riparte da solo.
Dopo essermi accertata che non sta scherzando (del resto, la parola "scherzare" non fa parte del suo vocabolario, e basta guardarlo in faccia per accertarsene) e che anzi è convinto di avermi dato un suggerimento assai sensato, suggerisco di prendere un computer ancora funzionante dal laboratorio.
Preso in contropiede mi spiega che non è così semplice, che le macchine in laboratorio sono poche e che è un lavoro complesso che va ben ponderato, anche perché le macchine in laboratorio sono poche.
A me, detto per inciso, del suo laboratorio non importa un accidente; tutto quello che voglio è che la mia LIM costosa, per quanto non più all'avanguardia, non vada sprecata, visto che sulla LIM faccio un sacco di cose, compreso il laboratorio di storia tutte le settimane. Così comincio a saltellargli intorno pregando, supplicando, strisciando, insistendo, tirandogli la manica...
...finché mi dice scocciato che se la metto su quel tono lui non fa proprio nulla e se ne va offeso.
Apro il mio cuore in Sala Professori, domandando tra l'altro perché costui si occupa di informatica se non ha nessuna voglia di occuparsi di informatica (domanda destinata a restare senza risposta, e non è che negli anni passati ci siano mancate le occasioni di porcela), poi mi attacco al telefono e chiamo l'ex Vice-Preside in cerca di conforto e aiuto materiale. Dalla cornetta esce una mano che mi fa pat-pat sulla spalla. Mi racconterà in seguito che nel disgraziato anno della sua VicePresidenza si procurò un gruppetto di macchine un po' usate ma in ottimo stato per il nostro laboratorio, che il professor Jorge lasciò vari mesi ad accumulare polvere in segreteria prima di rassegnarsi infine a montarle in laboratorio, e che quindi non aveva avuto alcuna difficoltà a comprendere la situazione.
Ad ogni modo il giorno dopo passa a prendere il computer rotto, lo ripara (era rotto l'alimentatore) e nel giro di tre giorni ho di nuovo un computer in grado di accendere la LIM.
Due giorni dopo il professor Jorge viene a offrirsi di sostituire il computer rotto con uno preso dal laboratorio. Lo ringrazio con un bel sorriso e dico che no, grazie, il problema è risolto.
Se ne va via un po' offeso.
Capisco di essermi fatta un nemico. Me ne sono fatti diversi, quest'anno.
Però ho un computer che si accende e si spenge, e una LIM che funziona. Molto meglio così che una LIM inutilizzabile e un collega non offeso nei miei confronti.
(E' proprio vero: con gli anni, a forza di fare questo mestiere, si diventa cinici)
*e cambiando la tastiera Internet ritorna. Non chiedetemi come sia possibile, non ne ho la minima idea. Ma la storia viene da una fonte non priva di attendibilità e rigorosamente astemia.