venerdì 14 gennaio 2011

Che cesso di governo!

Seduta del Consiglio di Gabinetto

Sono nella Seconda dei Domandieri e sto parlando di Luigi XIV, giovane frivolo e spensierato che, dopo la morte di Mazarino, quando gli chiedono da chi dovranno prendere per la gestione della Francia risponde serenamente "Da me".
Siamo alla quinta ora, la classe è stanca, non ha seguito bene. Mi chiedono di ripetere.
Racconto di nuovo. "E quando vennero a chiedergli chi avrebbe gestito da quel momento in poi le attività del gabinetto rispose...".
Vedo una serie di occhi sgranati e sbalorditi. "Quando gli chiesero cosa?"
"Quando gli chiesero chi avrebbe diretto gli affari del gabi..." finalmente realizzo qual è il problema (è la quinta ora anche per me, e oggi Mina Vagante ha reso la lezione davvero stressante).
"Gabinetto, dal francese cabinet, piccola stanza, salottino. E' il consiglio dei ministri, il governo, l'esecutivo. Non l'avete mai sentito dire?".
No, non l'hanno mai sentito dire.
Ripensandoci, non è affatto strano. E' un'espressione da storici e da giuristi.
"Il Gabinetto dell'Esecutivo è il consiglio dei ministri. Si dice ancora oggi" spiego. Ma, in effetti, non si dice molto spesso. Anni fa c'era una pubblicità di articoli da bagno che giocava su questa parola, ma è stato ben prima che loro nascessero: nella pubblicità c'erano le sagome di Craxi e Andreotti, tra gli altri.
Così gli spiego che c'è il Capo di Gabinetto, il Gabinetto dei Ministri (che non è un bagno a Palazzo Chigi) e perfino la Segreteria Intima di Gabinetto, che era il consiglio dei ministri dei Lorena nel Settecento; oltre, s'intende, al gabinetto da toeletta che era dove le signore si truccavano e ingioiellavano (e anche i signori, ripensandoci).
La classe ci ride un po' sopra, poi si ritorna a parlare di Mazzarino, mentre Mina Vagante riprende a imperversare.

In serata racconto la storia ad un'amica, che insegna anche lei alle medie.
"Eh sì" commenta "C'è sempre questo discrimine: prima non sanno e poi sanno, e il momento in cui lo imparano per loro è un po' uno choc culturale".
"Ma io non mi ci ero mai trovata in dieci anni" ribatto "Probabilmente ho sempre dato per scontato che lo sapessero, visto che io lo so".
Dieci anni di insegnamento, e non gli ho mai spiegato cos'è una segreteria di gabinetto. Forse, perché spesso ho ereditato classi di altri, in terza.
"La questione si pone nel Sei-Settecento" mi spiega l'amica "Verso la metà della Seconda".
In effetti romani e greci non avevano segreterie di gabinetto. Nemmeno i comuni, a ben guardare. E, forse, a volte la fatidica parola non viene mai pronunciata in classe.

Questa storia ha anche un seguito. Perché la mia amica linguista, ovviamente, ha cominciato a domandarsi da dove veniva la parola "cesso".
"Verrà da recedo" azzardo "Ma adesso provo a cercare". Non ho sottomano il LEI (Lessico Etimologico Italiano, in svariati volumi) ma ho Google, dove digito "Cesso etimologia". Scopro così che in realtà la parola viene da "secedo", nel senso di "ritirarsi", il che spiega la forma francese poi passata in italiano come "ritirata".
Tutto ciò, scopro scorrendo altri risultati, l'ha già scritto anni fa un blogger in cui non mi ero mai imbattuta ma che era stato una delle mie prime conoscenze di rete, che ormai da tempo immemorabile avevo perso di vista e che scrive con uno pseudonimo piuttosto trasparente per chi lo conosce.
Non sapevo tenesse un blog, ma se l'avessi saputo e avessi voluto cercarlo, mai e poi mai mi sarebbe venuto in mente di arrivarci attraverso una ricerca sull'etimologia della parola "cesso".
E questo la dice lunga su quanto sia fragile il nostro anonimato in rete, e con quanta facilità da un momento all'altro possiamo scoprire che occhi conosciuti ci stanno spiando.
Spiega anche, credo, l'arrivo di imprevisti visitatori sulla scorta di stringhe di ricerca del tutto imprevedibili e aliene dai consueti contenuti nei nostri blog che talvolta scatenano grande curiosità a meraviglia nel tenutario del blog quando le legge.
(No, io no. Ho scelto sin dall'inizio di non informarmi su chi passa di qui e perché. Non amo dedicare il mio tempo a domande di cui non posso avere la risposta e a cui forse è bene non avere la risposta...)

9 commenti:

  1. :-)) i miei alunni non sono mai 'andati al gabinetto', in compenso l'etimologia di cesso fu sviscerata molti mesi fa...

    grazie anche per il link indiretto al blog, molto divertente...
    (quanto all'anonimato in rete, sarà la frequentazione di Thelma, che in queste cose ci lavora, ma non ho mai pensato che fosse qualcosa di minimamente possibile nella sua forma letterale. al limite, ci sforziamo, con alterni risultati, di mantenere un dignitoso incognito, nulla più)

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  2. ahahah davvero non avevamo mai sentito quella parola in riferimento al governo? :-o Bene... sei riuscita a farmi sentire vecchio, cosa in cui spesso riesco benissimo senza aiuti! :-D
    Riguardo alla privacy su Internet, il "problema" sono i motori di ricerca, oggi molto potenti. Di nuovo, questo non sorprenderebbe mai un ragazzo di oggi che sa benissimo che qualunque cosa scriva sul web puo' essere trovata piu' o meno da chiunque abbia voglia di farlo (anzi, di solito sono ben contenti di tale visibilita').
    Il problema e' nostro, di noi che abbiamo iniziato quando ingenuamente pensavamo che cio' che scrivevamo sarebbe stato fagocitato dalla rete e poi irrimediabilmente perso, per cui scrivevamo dati "sensibili" con troppa facilita'.
    Non che scriverli adesso sia piu' saggio, eh! :-D Immagino che molti dei ragazzi di oggi potrebbero trovarsi nei guai domani, per questo. Ma almeno loro hanno la possibilita' di scegliere... almeno in teoria.

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  3. Il problema non sono i motori di ricerca, ma banalmente e tutto sommato grazie al cielo gli indirizzi IP. Io uso il mail dai tempi di vax e la prima cosa che ci insegnarono è che nessuno in rete è anonimo. Il resto è contorno! 'povna sloggata

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  4. Molti alunni sono speciali nel cogliere doppi, tripli e quadrupli sensi anche nelle parole più innocenti...

    E riguardo all'anonimato in rete, io sono decisamente una voce fuori dal coro, dato che compaio addirittura con la mia faccia (oddio, di quasi quattro anni fa, per cui dovrei rinnovarla con una più rugosetta...).
    A me è capitato, durante un raduno sci-alpinistico, di scoprire una mia silente lettrice, che mi aveva scoperta cliccando su Google il nome di un monte dell'Alto Adige...

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  5. Anche i miei alunni vanno in bagno (ma trovo piuttosto ottimistico definire i servizi igienici che la scuola riserva agli alunni "bagni"; IMHO "cessi" suonerebbe più pertinente).

    Quanto all'anonimato in rete, non pensavo agli abilissimi hacker che con gran astuzia cercano di conquistarsi il numero della mia carta di identità (e buon divertimento, se ci riescono) ma a tranquillissime persone che ti conoscono, che magari fanno una ricerca sul punto a croce nel Cinquecento o sulla torta di arance col caramello e si imbattono in TE, che mai hai parlato della torta di arance col caramello ma in qualche modo compari con quella stringa di ricerca. E così la tranquillissima persona scopre tutta la tua vita in rete senza essersi mai messa sulle tue tracce.

    Insomma, è il gioco delle coincidenze (e la potenza dei motori di ricerca) che mi inquietano.
    Perché no, per carità, non ho niente da nascondere in rete e dei miei scheletri nell'armadio in rete non ho messo nemmeno un ossicino, ma... ecco, non so. Alla fine, come tutte le colleghe che sono state ^stanate" credo che resterei molto traumatizzata.

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  6. Questo post ha figliato, su
    http://www.wolfghost.it/post/23888089/la-privacy-su-internet

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  7. Uff... mi ha "mangiato" il commento! :-S
    Dicevo - ci riprovo - che è vero: ha proprio "figliato" lì! :-D :-D E ricordo che avevo subito pensato di avvisarti... ma mi sa che poi non l'ho più fatto, vero? :-S
    Comunque leggo che siamo d'accordo, anche io più che gli hacker mi riferivo ai "segugi di Internet" ;-)

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  8. "agli"... stavolta la tastiera mi ha mangiato la "a" :-(

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  9. Wolfie, ma quanto mangia il tuo computer?
    ^__^

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