giovedì 30 dicembre 2010

Il caso del burro fuori tessera


Era il Natale della seconda media e sotto l'albero trovai, tra l'altro, un bel librone rosso della collana Omnibus Mondadori. Si intitolava "Miss Marple: indagare è il mio peccato" e conteneva quattro romanzi e due racconti di Agatha Christe con protagonista Miss Marple.
L'introduzione mi stuzzicò piacevomente: un'investigatrice che conduce le inchieste a colpi di pettegolezzi, seduta in salotto a chiacchierare con le vicine mi sembrò interessante. Attaccai il primo romanzo, "Un delitto avrà luogo" e rimasi conquistata.
In quel romanzo Miss Marple fa una delle sue migliori entrate: prima discute su come sia sciocco cercare di falsificare l'assegno di una persona anziana, che fa sempre tanta attenzione ai conti (e per me Miss Marple ha sempre avuto l'aspetto della mia nonna paterna, pensionata non povera ma assai attenta ai conti per antica abitudine), poi si lancia in un paragone col garzone del pescivendolo di St. Mary Mead, che aggiungeva sempre uno scellino in più ai conti settimanali dei vari clienti, cui nessuno faceva mai caso perché "oggi si mangia così tanto pesce..." (nel mio mondo, all'epoca, di pesce se ne mangiava assai poco e tutto sotto forma di filetti di sogliola surgelata, che tra l'altro era in realtà platessa) - infine individua il problema base dei resoconti del primo delitto in un batter d'occhio: "Ispettore, nessuno ha visto un bel nulla, perché era buio".
Tutto il romanzo andava avanti a piccoli colpetti, tra paesani preoccupati di prendere il burro fuori tessera, alibi un po' casuali, le porte sempre aperte che rendevano inutili i tentativi dei poveri poliziotti di capire chi poteva entrare e dove, cardini oliati con una penna di pollo, lampade da tavola di porcellane con pastori e pastorelle, mazzolini di violette appassite, vecchie fotografie scomparse e il problema dei reduci di guerra che si erano sparpagliati per tutto il paese, così che nessuno sapeva più con certezza chi era chi - e infatti alla fine del libro un bel po' di persone avevano una storia diversa da quella che avevano raccontato all'inizio e molte frasi erano state fraintese.
La soluzione arrivava alla fine ed era bella lunga, con tonnellate di dettagli che andavano chiariti uno per uno e una storia che risaliva indietro di decenni implicando parecchie persone. In mezzo c'erano un sacco di conversazioni di varia quotidianità e un'adorabile chiacchierata tra vecchiette in pasticceria che verteva principalmente sul drammatico problema delle povere vecchie, o più esattamente delle vecchie povere, che mi lasciò molto, molto da pensare.
Da notare che lo lessi nella vecchia traduzione, pesantemente sforbiciata da quei cani della Mondadori per "togliere il superfluo" (la storia del burro fuori tessera ad esempio, era stata falciata senza pietà lasciando solo un paio di vaghe tracce); eppure, anche così smozzicato, il romanzo mi affascinò dalla prima all'ultima pagina e mi convinse che la mia più cara aspirazione per il futuro sarebbe stata quella di essere una vecchia zitella in un paesino inglese. Tale sogno, per arrivare a compimento, presentava qualche difficoltà che non mi sfuggiva - ad esempio dovevo imparare l'inglese molto bene, altrimenti non avrei potuto dedicarmi alla parte più piacevole di quel progetto, che era il pettegolezzo. Minor intralcio sarebbe stato costituito da una piacevole vita sentimentale, che ero ben intenzionata a godermi: amanti e mariti non sono eterni e del resto un uomo non è un vero e serio intralcio ad una serena vita da anziana zitella - tra l'altro la mia nonna materna, all'epoca, era ancora sposata e felicemente inconsapevole della sua futura vedovanza; molto più avanti nel tempo comunque scoprii che la campagna inglese era assai simile a quella di certe zone della Toscana, e che dunque il problema della lingua avrebbe potuto essere aggirato in modo soddisfacente.

I gialli della Christie li ho letti tutti, e più di una volta, quasi sempre con grande piacere. Non sono mai riuscita a capire però che accidenti potessero trovare i lettori in Poirot, che pure è così famoso. Per me Miss Marple è sempre stata incomparabilmente superiore, con le sue entrate e uscite discrete, il suo atteggiarsi a buona nonnina comprensiva e la sua candida mancanza di illusioni sulla natura umana e sulla vita quotidiana dei candidi, piccoli villaggetti dove - per forza di cose - avvengono meno delitti che in una grande metropoli, ma dove le proporzioni sono rigorosamente rispettate e dunque i delitti avvengono, proprio come nelle grandi città, e non certo meno cruenti.
Non m ha quindi sorpreso, nel corso degli anni, scoprire che le scuolette di provincia non racchiudono minor numero di casi problematici tra alunni, insegnanti e genitori, di quel che si trova nelle scuole delle Grandi Città, incluse quelle cosiddette "di frontiera"; perché si sa, la natura umana è la stessa in qualsiasi parte del mondo...

5 commenti:

  1. Ero così intenta a seguire Miss marple che la sterzata scolastica finale mi ha preso un po' di sorpresa :-)

    RispondiElimina
  2. anch'io ho sempre adorato Agatha, di cui ho divorato praticamente tutto. però a me l'omino coi baffetti, seppur antipatico, continua a piacere...

    RispondiElimina
  3. @ La prof
    mi rendo conto. Ma, vedi, quando ho chiamato St. Mary Mead il tranquillo e sorridente paesello dove per tre anni ho assai piacevolmente lavorato, NON era un nome scelto a caso: i casini che ho visto lì erano senz'altro all'altezza di qualsiasi scuola di frontiera dove abbia mai messo piede...

    @ LaNoisette
    Non ho niente contro l'ometto coi baffi, sia chiaro. Non lo trovo nemmeno antipatico.
    E' solo che Miss Marple per me era totalmente e incomparabilmente superiore...
    (...dici che si era capito?)

    RispondiElimina
  4. In questo post leggo un sacco di analogie. Anche io ho avuto una passione così alta per Dame Agatha da aver letto di lei rigorosamente tutto, persino ciò che è firmato Westmacott. E anche io ho sempre avuto una decisa preferenza per Miss Jane Marple (anche se, per esempio, continuo a trovare incomparabili romanzi di Poirot come The Third Girl, Halloween Party o le avventure di Harley Quinn).
    Così, ancora e di nuovo esattamente come te, rimasi di stucco quando, capitatami tra le mani una traduzione italiana (quella Mondadori italiana) di A Murder is Announced realizzai, con il sommo orrore dell'adoloscenza, che non avevano tradotto l'epilogo, saltando per intero il finale umoristico e non giallo che la Christie aveva proposto per uno dei suoi gialli più amati.
    Quando alla natura umana di St. Mary Mead scuola, come ti capisco, oh, se ti capisco...! ;-)

    RispondiElimina
  5. @ 'povna
    Bentornata^__^
    I romanzi di Poirot spesso vanno benissimo, è lui che spesso mi sembra irreale su uno sfondo che tanto irreale non è. Ma mentre Poirot puoi metterlo un po' dappertutto, appunto perché non importa "inserirlo bene", mi rendo conto che Miss Marple non puoi usarla sempre e richiede una cura maggiore.

    RispondiElimina