Il mio personalissimo corso di "alla scoperta dell'italiano letterario", impropriamente etichettato come "Letteratura" prosegue implacabile: dopo la Vergine Cuccia e due sonetti di Foscolo* ho sbolognato alla Terza dei Tordi una delle mie poesie preferite sin dai tempi delle elementari: La tomba nel Busento in traduzione di Carducci. Mooolto romantica e pittoresca.
Ho anche studiato una simpatica tecnica di interrogazione a carotaggio: li faccio leggere (e già dalla lettura si capiscono tante cose), se mi sembra il caso mi faccio anche tradurre un pezzo della poesia, o faccio qualche domandina sul significato.
E oggi si parte con Lunastorta, che prontamente attacca:
Cupi a notte canti suonan
da Cosenza sul Busento
Cupo il fiume li rimormora
nel suo grugno sonnolento
"Bene, basta così" stabilisco segnando Non Preparato sul registro**.
Poi passo a Mercuzio, che continua:
Su e giù pe'l fiume passano
e ripassano ombre lente:
Alàrico i Goti piangon...
"AlaCHE?" chiedo inferocita "Che modo di leggere è questo?"
"Perché, come dovevo leggere?"
"Alarìco! Ma non lo senti che non torna nemmeno il verso?".
La classe insorge al grido di "Si dice Alàrico! A noi hanno insegnato così!".
Provo ad andare a fondo della questione, ma tutti giurano che la prof. di due anni prima diceva "Alàrico".
Ora, lungi da me voler negare l'importanza di Alàrico nella storia tardoantica, ma è mai possibile che nel pochissimo che ricordano del programma dell'anno scorso e nel nulla che gli è rimasto della storia fatta in prima si stagli luminoso soltanto il ricordo di Alàrico? E quante volte glielo avrà nominato, Alàrico? Non è mica Napoleone, che ci ha un capitolo a parte!
Comunque di una cosa sono più che sicura: io, quando gli ho spiegato la poesia, avevo letto Alarìco.
Mercuzio si difende spiegando che, quando ho letto e spiegato la poesia, lui era assente, e dunque gli è stato negato il privilegio di sentire dalle mie labbra la magica parola "Alarìco".
Adesso legge l'Orfanella:
Ahi sì presto e da la patria
così lungi avrà il riposo,
mentre ancor bionda per gli oméri
va la chio..."
"Gli oméri?"
Sì, gli oméri.
"Ma, scusa, l'anno scorso non avete fatto il corpo umano? Non hai mai sentito parlare di òmeri?"
"Sì, ma quello è un osso!"
"Ma, secondo te, la chioma..."
"La chioma non va certo giù per gli òmeri!"
"Ah no? E, di grazia, dove andrebbe la chioma in questione?"
"Giù per le spalle!" ribatte l'Orfanella indignata, prima di assicurarmi che lei la poesia l'ha letta e studiata con gran cura***.
Dopo un breve sunto di trico-anatomia comparata continuo col mio giro di lettura.
Il resto va meglio, per fortuna (o per fòrtuna?).
*di cui uno solo con parafrasi scritta; poi mi sono pentita e publicamente scusata con loro e soprattutto con Foscolo, che ha scritto sì belle poesie e non merita di essere vivisezionato in quel modo osceno solo perché l'insegnante ci ha le manie di rivalsa sugli scolari che copiano le parafrasi dalla rete.
**Come scrivevo prima, un'anima fine e sensibile come la mia capisce molto anche da come è letto un brano: segnali impercettibili, tenui sfumature, delicati accenni: nulla mi sfugge.
***Cosa di cui sono perfettamente convinta, peraltro.
Murasaki, secondo me abbiamo fatto le elementari insieme: come me la ricordo, come mi è sempre piaciuta...
RispondiElimina"Man romana mai non violi..."
io ricordo quando mia mamma mi carnterellava Alarìco di Verona, dove vai così di fretta? :)
RispondiElimina@ 'povna
RispondiEliminaEppure oggi non si trova in nessuna delle antologia delle medie che mi è passata sotto gli occhi, come se fosse scomparsa.
@LaNoisette
Ma... tua madre canterellava "Alàrico" o "Alarìco"?
figurati alle superiori... (e poi se dici che Carducci è genuinamente divertente, oltre che ottimo per imparare la metrica, ti guardano come tu fossi pazza). Quest'anno, complice il centocinquantenario, ci daremo a un sacco di poesia bum bum zumpappà, quasi quasi potrebbe finirci pure questa...
RispondiEliminaNon so se si può definire patriottica... io l'ho sempre trovata romanticismo allo stato puro. E pensa che mi immaginavo Alarico come un biondo giovinetto (beh, l'autore fa del suo meglio per lasciarcelo immaginare così) e quandop sono andata a cercare il testo in rete ho scoperto che in realtà morì intorno ai quarant'anni, che per l'epoca erano un'età piuttosto rispettabile...
RispondiEliminabeh, fa parte comunque di quella ripresa del medioevo che da un lato è profondamente romantica e dall'altro in Carducci e nella poesia ottocentesca è comunque anche maniera di patrioti... vedremo!
RispondiEliminaIo ne ho vaga reminiscenza di quando, millanta e millanta anni fa, frequentavo le elementari.
RispondiEliminaNella mia carriera di insegnante, invece, non l'ho mai incontrata...
Ehm...