sabato 9 ottobre 2010

Hortodoxa - Contro le prove d'ingresso (fatte con i piedi)

Sien dolci o sien salate, sempre palle son nomate
(queste nella foto sono di zucchero)

Non sono mai riuscita a capire l'utilità delle prove di ingresso di Italiano; non metto in dubbio che per Inglese, Matematica o Arte e Immagine siano utilissime, ma per Italiano mi sembrano solo una gran perdita di tempo: basta far scrivere ai ragazzi una decina di righe su un qualsivoglia argomento, anche a loro scelta, ed ecco lì già tutto scodellato: livello lessicale, livello ortografico e problemi di struttura della frase - con in più, spesso, qualche interesse o preferenza su cui si può far leva per cominciare a lavorare insieme.
Ad ogni modo sono una persona disciplinata e se mi danno da fare le prove d'ingresso le faccio prontamente eseguire alle creature e, armata di santa pazienza, provvedo a correggerle al più presto pur evocando per tutto il tempo il glorioso stemma dei Medici, ornato da ben sei palle una delle quali decorata dalla coroncina granducale. Poi trascrivo con gran cura il voto sul registro* e non gli do la minima importanza: spesso il risultato è fuorviante perché la prova è impostata male (non sempre, si capisce: solo "spesso"). Ho anche visto che i ragazzi, al contrario di me, le prendono sul serio e a volte un atto più formale è un buon modo per avviare l'anno scolastico.
Come ho scritto più sopra, considero fatte male e tutt'altro che oggettive la maggior parte delle prove d'ingresso di italiano - a volte però ne ho trovate di molto valide. Nessuna, comunque, può rivaleggiare per scervellaggine, arbitrio e pretenziosità con la prova d'ingresso che quest'anno, travolte da una una serie di sfortunati eventi, abbiamo rifilato alle classi terze.

Una prova di ingresso di italiano consiste, di solito, in una Comprensione del Testo (gli dai un brano da leggere, poi gli rifili un po' di domande per vedere se han capito di che si parla) e qualche esercizio di grammatica, il tutto di solito tarato a livelli molto bassi perché si tratta di verificare se i ragazzi hanno le competenze minime. Dopotutto la scuola media è scuola per tutti e tanto vale far cominciare le creature con un voto decente, così non si deprimono subito.
Quest'anno, a Hogsmeade, avevano una sola insegnante di lettere di ruolo, la Decana. Noi annuali siamo sciamate come cavallette il primo giorno di scuola, grazie all'accorto operare del Provveditorato di Firenze. Davamo quindi per scontato che della confezione delle prove di ingresso si fosse occupata lei, nei primi giorni di Settembre,
Così ha fatto, ahimé, ma solo dopo che siamo arrivate "perché non voleva farlo senza consultarci". Ovviamente noi, prese da circa 30.000 dversi impicci legati all'anno scolastico iniziato in modo così brusco non avevamo molto tempo per pensare alle prove di ingresso (o non l'abbiamo voluto trovare; di sicuro io non mi sono sforzata di trovarlo) e le abbiamo avallato tutto con un'unica, disastrosa eccezione che ha vieppiù peggiorato il tutto.
Per la seconda sono state riprese le prove dell'anno scorso - rispettabilissime, peccato che chi ripeteva l'anno le avesse già fatte e partisse quindi abbastanza avvantaggiato rispetto agli altri.
Per la terza... la base era un brano con relative domande preso dall'Addio alle Armi di Hemingway, ovvero la conversazione prima della battaglia. In un attacco di follia una collega ha chiesto un brano che parlasse della società nell'Ottocento - il perché non lo so, sinceramente, a me Hemingway sembrava andasse benissimo, e per giunta veniva dalla stessa serie che aveva partorito la prova delle seconde, dando all'insieme una certa continuità.
Chissà dove e chissà come la Decana ha pescato una roba sullo stato dell'agricoltura italiana nella seconda metà dell'Ottocento, abbastanza comprensibile anche se, magari, più adatto come prova di uscita che di ingresso - ma corredato con domande che comprendevano questioni di lana caprina, domande del tipo "Ah, saperlo, saperlo!" e... parti di testo libero, davvero ideali per una valutazione oggettiva. Per giunta, sempre la Decana, si è dimenticata di darci la griglia di correzione (o forse, può essere, non l'aveva neanche lei; anche se la signora ha mostrato diverse volte dei tratti malamente sopiti di nonnismo, l'anno scorso).
Seconda parte, quella grammaticale.
"Ci metto un po' di esercizi di analisi logica, che ne dite?".
"Sì, sì" abbiamo convenuto "Un po' di analisi logica".
"E qualche verbo dall'attivo al passivo e viceversa?"
"Sì, ottimo, qualche verbo all'attivo al passivo e viceversa".
E così è arrivata una prova di quattro fogli in A4 che conteneva una serie di esercizi... sui complementi di modo, di fine e di mezzo. Da sottolineare. Sì, proprio quegli esercizi buoni tutt'al più per un blando ripasso sabato nell'ultima mezz'ora, metti il pilota automatico e vai, di poco più utili di un congelatore in un igloo. Che poi i pilastri dell'analisi logica, insomma le famose competenze minime, non sono certo il complemento di mezzo e di modo e di fine, mi sembra. Di solito nelle prove d'ingresso si punta su soggetti, predicati verbali e simili. Di solito.
C'erano poi un paio di esercizi vero e falso su agente e causa efficiente: la frase "L'ornitorinco di mia nonna Teresa è stato colto da un forte raffreddore" contiene un complemento d'agente. Vero o Falso? E La risposta è "falso" perché il brutto raffreddore è un complemento di causa efficiente, non di agente. Tutte frasi incartate di questo tipo, dov'era quasi inevitabile che anche i più bravi una volta o due si confondessero, non perché non fossero capacissimi di riconoscere complementi di agente e di causa efficiente anche nel mezzo di una selva di complementi, ma perché avevano lasciato per strada uno o due cerchi della spirale.
Nell'ultima pagina viene chiesto al malcapitato di turno di indicare se in un tot di frasi i verbi sono attivi o passivi, intransitivi o intransitivi. Tutto ciò, finalmente, ha un senso perché non sempre le terze hanno le idee chiare su tali argomenti. Peccato che in conclusione ci sia una bordata finale dove viene richiesta l'analisi di più di venti forme verbali - lavoro tanto lungo quanto noioso sia da fare che da correggere.
Ne viene fuori una prova d'ingresso di nove fogli, nemmeno fotocopiati fronte-verso (e la foresta dell'Amazzonia ringrazia riconoscente). Colte da improvvisa viltà, né io né la mia collega annuale ce la siamo sentite di dire "Guarda che questa prova fa schifo al cassonetto della raccolta dei rifiuti generici e pure allo stoccaggio dei rifiuti pericolosi", anche perché la Decana avrebbe potuto risponderci (giustamente) che avevamo a svegliarci un po' prima della fase della fotocopiatura.
D'altra parte nessuna di noi aveva sospettato che una donna con quarant'anni di insegnamento alle spalle e ormai (vivaddio) alle soglie della pensione potesse raffazzonare un simile obbrobrio, tanto costoso quanto faticoso e buono al più come prova di resistenza fisica e mentale, vuoi per noi che per gli sventurati ragazzi datici in cura, o piuttosto in balia.
Anche lì, naturalmente, niente griglia di correzione. Ce la siamo dovuta fare da noi - senza contare che, con o senza griglia, la correzione di un simile elefante è lunga oltre ogni umano dire - che è cosa buona e giusta perché in certi casi l'idiozia è una colpa e come tale va scontata.

Prove d'ingresso: se le conosci le eviti
(in particolar modo quelle fatte dalla Decana e avallate da noi).

*quando dispongo di un registro su cui trascriverlo, si capisce.

8 commenti:

  1. le prove di ingresso sono un incubo. tra i (non pochi) vantaggi, quest'anno, di avere soltanto le due classi degli smezzati 101 c'è il fatto che in seconda, da noi, le prove di ingresso sono facoltative. ti lascio immaginare la fine del racconto... :-)

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  2. ah, come ti capisco.
    ti dico solo che nella scuolona A, quella dove ho le 10ore in prima, le prove d'ingresso (le stesse da almeno due decenni)me le sono trovate già scodellate. delle cazzate immani, tanto è vero che ho solo due insufficienti su 28 e tantissimi voti dal 7 in su.
    inoltre, per dirti l'intelligenza, sulla prova di comprensione ORALE era fotocopiato anche il testo che l'insegnante avrebbe dovuto leggere. io ci ho dato dentro di forbici, ma qualche stordita (o fancazzista) ha rifilato la fotocopia integrale ai ragazzi e bon.

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  3. Io a. E. (avanti Esonero) facevo solo il dettato ortografico e qualche frasetta di analisi grammaticale e logica (con riconoscimento di soggetto e predicato), tutto il resto è inutile. Aggiungo che tutto era dettato quindi non si fotocopiava nulla.

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  4. Dimenticavo, i colleghi erano tutti d'accordo con me, anche le decane... che dico, le Centenarie...

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  5. nessuna di noi aveva sospettato che una donna con quarant'anni di insegnamento alle spalle e ormai (vivaddio) alle soglie della pensione potesse raffazzonare un simile obbrobrio

    Va che scuola strana: da noi, una con quarant'anni di insegnamento alle spalle e ormai alle soglie della pensione di solito confeziona solo obbrobri.
    Ma anche Marina la maestrina, più giovane, non ce l'è cavata male...

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  6. Murasaki, tu ed io saremmo andate d'accordissimo, nonostante la differenza d'età!!
    Anch'io ho sempre trovato inutili le prove di ingresso: un temino (da cui potevi evincere di tutto e di più...) e, se proprio, qualche esercizietto di grammatica. Nella mia scuola, poi, la maggior parte di noi gerontoprofie le aveva abolite...

    Permettetemi, infine, di spezzare una lancia in difesa delle venerande sull'orlo della pensione: non sono tutte così nefaste e fancazziste...
    A volte sono migliori assai delle giovani quarantenni che poi le sostituiscono (come successo nella mia scuola dopo il pensionamento di otto attempate, compresa la sottoscritta...).

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  7. Ah, ma io mi dissocio *completamente* dalla polemica sulle gerontoprofie, anche perché sono figlia di una gerontomaestra. Per me i colleghi si dividono in categorie legate soprattutto alla pedanteria, alla ristrettezza di vedute e alle teorie disciplinari. L'età è un dettaglio irrilevante, come il colore dei capelli. Ovvio che l'esperienza rende una persona valida vieppiù valida, e che la scuola pullula di giovani con un'apertura mentale che solo un microscopio elettronico può sperare di misurare.

    @ 'povna
    ricordo anch'io una bella scuola dove le prove erano facoltative e comunque l'insegnante che decideva di farle se le faceva da solo come più gli aggradavano, e addirittura una scuola dove le prove d'ingresso non vennero nemmeno nominate... bei tempi.

    @ laNoisette
    Successo lo stesso, il primo anno a St. Mary Mead...

    @ Palmy
    Perfettamente d'accordo, soprattutto per la parte che riguarda la (mancanza di) fotocopie; e benedette siano le tue colleghe!

    @ laProf
    L'è minga ver, dipende dalla collega...

    @ Cauty
    Sicurissima che saremmo andate d'accordo. A volte vorrei un consiglio di classe formato da colleghe-di-blog...

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  8. @Murasaki: ahahahahah ti adoro!!! La descrizione che hai fatto sulle prove d'ingresso calza a pennello con la mia scuola!!!! S'è verificata la stessa cosa, stesse dinamiche, stesso "correttore" assente e stessa "strage degli innocenti"...Non ho parole, mi chiedo quale sia il senso di tutto questo, perchè, visto che ormai si chiama "scuola dell'autonomia", non si possa lasciare la libertà all'insegnante di decidere quali prove somministrare e, soprattutto, la "quantità"!!! Purtroppo da noi la risposta è una sola: viene fatta una raccolta dati e poi viene affissa al "Muro del pianto", sì, perchè lì, in ginocchio, ti disperi e piangi e urli, soprattutto quando consideri che la tua classe è risultata la peggiore ergo...è colpa tua!!! Per quest'anno me la sono cavata: ho due prime ;))) ma il prossimo anno non scamperò!!! Uff!!Un salutone ^_^

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