mercoledì 12 maggio 2010

All'anima del fine doppiosenso



E' proprio quel che sembra: un'innocua torta di mele.
E dà anche l'ipressione di essere molto buona.

Addentrandomi nel complesso e infido mondo dell'analisi logica ho scoperto quel che già da tempo sospettavo, ovvero che molti dei miei alunni si muovevano decisamente a tastoni tra quelle strane entità chiamate "pronomi", soprattutto quelli personali e relativi.
Bene, non erano i primi a trovarsi in cotal frangente, non saranno gli ultimi e il rimedio esiste. Così per qualche settimana li ho lavorati ai fianchi con varie tonnellate di esercizi.
Poi una mattina ho fatto accendere la LIM e arruolato l'Assenteista come dattilografo. Dettavo una frase, l'Assenteista la scriveva e sceglievo qualcuno per analizzarla.
Si poteva fare anche con un foglio di carta, ma la LIM ha una sua imponenza che speravo si imprimesse nella loro memoria.
Altra cosa che volevo gli restasse impressa erano le frasi. Così sono ricorsa a Frasi Finemente Allusive, cominciando con la classica "Me la dai?" e proseguendo su quel registro con numerose varianti fino a culminare con una massima di autore ignoto ma che mi è sempre piaciuta moltissimo: "Se ve la chiedono, datela. Se non ve la chiedono, offritela con gentilezza" e con un corrispettivo al maschile improvvisato sul momento "Se ve la offrono, prendetela. Se non ve la offrono, chiedetela con gentilezza" (che, comunque vada, mi sembrano validi principi morali con cui affrontare la vita: la gentilezza è sempre importante, e in quella classe ce n'è davvero poca).
E' una tecnica efficace, di solito. L'ho sperimentata un paio di volte, sempre con buon esito, durante le supplenze brevi. Dopo la sfilata di Frasi Finemente Allusive gli errori con le particelle pronominali calano parecchio.
Almeno, a me è successo così.

Stiamo parlando della classe che è quasi impazzita alla semplice menzione degli uccelli cacciati da Corrado Gianfigliazzi nell'innocua novella di Chichibio. Avevo dunque messo in conto una lezione assai effervescente - e quanto a effervescenza, quella classe non si è fatta mai mancare nulla, nemmeno con gli argomenti più scialbi.
Ma tutto si è limitato a qualche mormorio, mentre tutti controllavano che l'Assenteista dattilografasse in modo corretto, e a qualche gomitata. Solo una domanda:
"Prof, stiamo parlando di una mela?"
"Facciamo una torta. Un'intera torta di mele" rispondo impassibile.
Nessuno trova nulla da obbiettare all'idea di una torta di mele.

Non dirò che è stata una lezione silenziosa, ma certo si è svolta in modo assai più tranquillo del previsto. Tutti hanno analizzato, piuttosto bene, le frasi assegnate (Assenteista compreso), tutti hanno seguito con attenzione. Nessuno è stato colto da attacchi di riso irrefrenabile, nessuno ha avuto accessi di tosse, praticamente nessuno ha commentato. Sdipanavano e ordinavano quella piccola giungla di pronomi con serietà e concentrazione, nemmeno fossero una classe normale. E si sono perfino dispiaciuti quando ho spento la lavagna.

Pochi giorni dopo, prova di comprensione del testo. Sulla novella di Agilulfo, quella dove uno stalliere riesce ad andare con la regina senza farsi scoprire da nessuno, nemmeno da lei.
Volendo, c'è da argomentare un po' di più che su qualche uccello di palude che si alza in volo all'alba, no? Lì non ci si limita a cacciare gru e farle arrosto, lì si tromba. Spazio per le battute non ne manca.
La lettura avviene nel silenzio profondo e quasi irreale che caratterizza a volte quella classe durante le ore di lettura. Segue qualche breve apprezzamento sulla storia. "Carina" "Bello!".
Tutto qui.
Detto le domande, la classe si mette disciplinatamente al lavoro. Scrivono come castori e poi consegnano.
E' la stessa classe che ha rischiato di morire soffocata dal gran ridere per colpa di una gru.

Un paio di giorni dopo preparo un po' di frasi di analisi logica per la Seconda Nevrotica, così facciamo una mini-verifica a voce.
In un contesto integerrimo di frasi sulla guerra in Serbia, le torte al cioccolato, il Festival di Salisburgo e le interrogazioni di storia decido di infilare anche la frase che esorta a offrirla con gentilezza. Però abilmente camuffata.
"Prendi la torta di mele e portala nel salone. Se te la chiedono, dagliela. Se non te la chiedono, offrigliela con gentilezza". Tanto loro hanno fatto anche i complementi di luogo.
Distribuisco i fogli e chiamo i fortunati prescelti per l'analisi.
Manco a dirlo, la guerra in Serbia, la torta con il cioccolato e il Festival di Salisburgo scorrono via serenamente.
L'entrata in scena della torta di mele, da offrire con garbo invece di sbatterla sul muso degli invitati, scatena il putiferio. A quanto pare, la mascheratura non era delle più efficaci. Eppure, lo confesso, mi era sembrata una frase assolutamente innocua.
"Si può sapere perché state ridendo?" chiedo gelida.
"Ma via, prof..." comincia qualcuno. Il compagno di banco lo zittisce a gomitate.
"Ma questa frase..." inizia qualcun altro, di nuovo zittito dai vicini.
"Vediamo di finire" taglio corto, impassibile.
E la frase viene finita, ma in una giungla di mezze risate, sussurri e ammiccamenti. Il tutto per un'innocua torta di mele da servire agli ospiti.

Io i giovani d'oggi non li capisco mica.

5 commenti:

  1. Sì, sì, non li capisco nemmeno io, ma ho riso tanto con questo post!
    Grazie :-D

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  2. neanche la 'povna li capisce. ma, a leggere, si è ricordata di quanto sia pericoloso far leggere, persino un anno fa, persino all'Onda, tutta quella storia di Peter Pan, Wendy, e del ditale...

    ah, e sappi che la LIM te la invidio moltissimo, eh!

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  3. Le sorprese dell'analisi logica...
    E questi 'pollastri' che capiscono quello che vogliono...

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  4. io di solito coi pronomi personali me la gioco (appunto!) sul "quadrato amoroso"

    Lui le dice che la ama
    Lui gli dice che la ama
    Lui gli dice che lo ama...
    e via così.

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  5. @ LaNoisette:

    Ottimo (me lo sono annotato)

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