E' noto che una seconda media alla sesta ora (e anche a tutte le altre ore, in verità) può riuscire a cavar di sottoterra i più imprevedibili doppi sensi da qualsivoglia innocentissimo testo. A ciò ogni insegnante delle medie è preparato da lunga pratica e ognuno gestisce tal cosa come meglio sa. Di solito io reagisco con tranquilla e divertita indulgenza, memore dei miei abbondantissimi trascorsi a riguardo: si ride e si scherza insieme e la cosa finisce lì.
Ammetto però di aver programmato la lettura della novella di Chichibio e la gru in totale incoscienza, senza minimamente sospettare di essermi imbarcata in un testo ai limiti della pornografia.
Ma andiamo per ordine.
Amo molto il Decameron, e di solito rifilo alle mie seconde una vasta scelta di novelle, anche di quelle che di solito non fanno parte del canone scolastico. Uso la traduzione di Aldo Busi, l'unica integrale, e faccio lavorare la fotocopiatrice.
Fino a questo momento la mia seconda aveva affrontato la storia di messer Guardastagno, che dà da mangiare alla moglie il cuore del di lei amante cucinato a puntino (che è stata accolta con una certa perplessità), la caccia infernale di Nastagio degli Onesti (c'è il richiamo a Dante) e la novella di Melchisedech e dei tre anelli (coi tempi che corrono, un invito alla tolleranza religiosa va sempre bene).
Della storia di Chichibio avrei fatto tranquillamente a meno, devo dire; ma sul testo di letteratura che mi è capitato in sorte c'era solo e soltanto quella. Siccome era in lingua originale mi è venuta l'incauta idea di fargli fare il raffronto tra il testo antico e quello in italiano moderno, con eventuali accenni sulle scelte che a volte si trova a dover fare un traduttore.
Cominciando dalla traduzione, così si sarebbero orientati meglio nel testo antico.
I primi problemi arrivano col titolo "La coscia fantasma" - un brusio di risate che passa presto. Non colgo il punto - perché è vero che il titolo non è quello originale, ma insomma è piuttosto pertinente (solo che loro non lo sanno, ancora).
Senonché, poche righe dopo, si racconta di come Corrado Gianfigliazzi "non faceva altro che correre dietro alla sua passione per uccelli e cani". Quando vedo la classe sganasciarsi domando cosa c'è di così strano, visto che è esattamente la stessa espressione usata da Boccaccio.
Qualche anima caritatevole prova a spiegarmi che il problema sono gli uccelli. A mia volta provo a spiegare che proprio di uccelli si tratta, di quelli che volano - ma ormai il danno è fatto e ci vuole un bel po' prima che la lettura riesca a proseguire.
Ci riprendiamo fino all'entrata in scena di Brunetta che vuole assaggiare la gru.
"Tu non l'avrai da me" le dice Chichibio. "E neanche tu da me!" ribatte lei seccata.
"Sì, vuol dire esattamente quel che state pensando" avviso la classe "L'originale dice "Tu non avrai da me cosa che ti piaccia".
Nel frattempo però si è ricomnciato a parlare di cosce, e di nuovo se ne parla con Corrado quando questi chiede come mai la gru servita in tavola non ne ha due.
L'effetto combinato è una nuova ondata di riso, che raggiunge punte di autentica isteria.
A questo punto so che non c'è più niente da fare e cerco solo di chiudere la lettura in tempi ragionevoli.
Finalmente padrone e cuoco se ne vanno a Peretola a caccia di gru per contare quante gambe hanno. La classe sembra essersi ripresa, ma lì arriva il colpo di grazia: in uno dei suoi rari interventi personali, Busi spiega che i due vanno sulle rive di un fiume "sulle cui rive tutti i bird-watcher della zona accorrevano a saziarsi di gru".
"Cosa vuol dire bird-watcher? - chiede qualcuno.
Sospiro.
"Vuol dire guardauccelli. Sono i naturalisti che studiano i volatili con il binocolo".
Davanti alla reazione decisamente scomposta della classe tutta i miei peggiori istinti di tredicenne si risvegliano e decido di buttare giù il mio carico da trenta:
"E già che ci siamo, 'guardare' in greco si dice "stokazomai".
Nel delirio che segue le gru spiccano infine il volo, Chichibio dice la battuta che lo salverà dalle bastonate e il suono della campanella si avvicina sempre più.
"Ragazzi, mi rendo conto che si è trattato di una serie di sfortunate circostanze, ma temo proprio che nessuno di voi sia riuscito a seguire la storia; perciò devo assicurarmi che la rileggiate a casa..."
"E dunque ci dà il riassunto".
E dunque gli ho dato il riassunto. Ma se non altro l'ora è stata piuttosto allegra.
(Comunque è chiaro che Boccaccio va affrontato a mente fresca, quando i freni inibitori funzionano ancora. Anche nelle sue novelle dall'apparenza più innocente).
ihihihihih!!!
RispondiEliminaLo ammetto, lo ammetto, quando leggo un libro di narrativa (lo leggo io in quattro o cinque giorni, integrale, tutto in un fiato) e loro son lì ad ascoltare senza il testo davanti, io la parola Uccelli la salto.
RispondiEliminaVolatili. Acquile. cose così. Oppure niente del tutto.
Ditemi mai quando la parola "uccelli" è stata utile in un testo :-)))
(mi devo ricordare la traduzione in greco :-)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaE' vero che i pargoli ridevano per tutt'altro, ma è anche vero che boccaccio ama essere spiritoso, e quindi non è così gran male che la tua classe ne abbia colto lo spirito goliardico, dai...
RispondiElimina(A parte che stokazomai l'avevo dimenticato, grazie :D)
Ciao Murachan,
RispondiEliminasono la vecchia brigatista Ukyo. Che piacere aver scoperto il tuo blog.
Un abbraccio
@ parole alate
RispondiEliminaPerfettamente d'accordo!
@ Ucchan, che bello ritrovarti ^__^
E' un blog un po' tecnico, ma se passi ogni tanto a trovarti mi fai davvero piacere!
Cioè, ovviamente a trovarMI...
RispondiEliminaQuando insegnavo al paesello, fonte di enorme ilarità era anche la parola 'boccale', che ai pargoli, tutti dialettofoni, richiamava alla mente il vaso da notte (el bocal)...
RispondiEliminaEh sì, spesso basta poco...
@ cauty
RispondiEliminaimmagino che il vero problema fossero le saghe nordiche, dove i boccali di birra abbondano...
Si sono divertiti un sacco e se la ricorderanno a lungo. E magari avranno voglia di leggersi alre novelle :-)
RispondiEliminaA me sembra un successone ;-))
eheheh ricordo bene il racconto... solo che erano altri tempi, all'epoca nessuno aveva pensato a... "significati terzi" :D
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