Ordunque, dopo aver parlato dei molti genitori equilibrati e ragionevoli che fanno maggioranza ma non tendenza, tanto che spesso ci si dimentica financo della loro esistenza, passiamo a descrivere gli altri - e so benissimo che non dirò niente di nuovo.
Pochi ma buoni, come si dice. E si notano molto, molto più facilmente degli altri, perché non perdono occasione per mettersi in bell'evidenza: ti insegnano il mestiere, ti riferiscono ogni voce e ogni sospetto che circola (a volte, viene da pensare, inventandoseli di sana pianta) e soprattutto si fanno un dovere di ampliare e gonfiare il più piccolo dei topolini da grano fino a trasformarlo in un elefante africano di taglia maxi per poi scatenarlo, accuratamente bendato, nel Museo delle Porcellane e dei Cristalli Antichi.
Costoro sono spesso rappresentanti di classe nonché genitori degli allievi più petulanti, rompiscatole, vittimisti e prepotenti (oltre che contaballe); inoltre, a quanto pare, dispongono di un'esorbitante quantità di tempo libero che gli permette di controllare se le tracce dei temi sono adeguate, se le correzioni di matematica sono valide, se i compiti di inglese sono troppi, se la lezione di storia è troppo lunga, se tecnica assegna troppe tavole da disegnare e francese interroga in modo congruo. Sanno anche, sempre, se l'insegnante fa preferenze, se è in pari col programma e se riesce a tenere la disciplina. Sovente sono anche in grado di criticare l'impostazione ideologica dei vari libri di testo (e di rado si lasciano sfuggire un'occasione per farlo). In effetti sembrano saperne ben più dell'intero Consiglio di Classe messo insieme. E attaccano sempre sul fronte più inatteso.
Chiunque abbia passato più di cinque minuti dietro una cattedra conosce benissimo questa tipologia genitoriale. Gli hanno detto di collaborare con la scuola? E loro collaborano, oh, se collaborano! Collaborano tanto che chiunque sarebbe tentato di dirgli "D'accordo, questo è il registro, queste le chiavi del cassetto, questi sono i libri, vada lei a fare il mio lavoro e buon divertimento".
Ma se già sono uno strazio quando vengono dagli insegnanti per lamentarsi, va ancora peggio quando passano direttamente al Dirigente Scolastico, perché il Dirigente in questione è spesso diretto discendente di Ponzio Pilato e non esita a scaricare la grana sull'incauto docente per levarsi di torno il prima possibile tutti quanti. L'insegnante si ritrova così stretto tra due fuochi, anche se spesso e volentieri né genitore nè Dirigente Scolastico hanno passato un solo minuto nella classe di angioletti oggetto del contendere o ha la benché minima idea di cosa sia successo in realtà. Così, da un giorno all'altro, capita spesso di vedere un rispettabile docente noto per la sua dolcezza di temperamento trasformarsi in una tigre con i denti a sciabola - oppure un docente di carattere vivace trasformato in una furia incontenibile.
Ogni scuola assiste tutte le settimane a tempeste del genere, e chiunque lavori nella scuola sa che lasciano spesso forti tracce di rancore tra le varie parti in causa ma non ne derivano quasi mai conseguenze dirette - perché alla fine il Dirigente Scolastico non può fare nulla a parte un'ammonizione a voce o, nei peggiori casi, scritta, e sa benissimo che l'ammonizione scritta si può portare dietro gravi strascichi anche giudiziari - e il Dirigente Scolastico non vuole grane, per definizione.
Dunque il Terribile Genitore Rompiscatole è essenzialmente una tigre di carta, sia che protesti per validi motivi sia che abbia deciso di lamentarsi perché il docente ha dato per casa un esercizio che a lui e al figlio è sembrato troppo lungo (ma che magari gran parte della classe ha svolto in mezz'ora senza problemi).
Arrabbiarsi non serve. Tuttavia è praticamente impossibile che, posto davanti a un insieme di rimostranze balorde del genitore e di luoghi comuni malamente raffazzonati dal Dirigente Scolastico, l'insegnante che conosce la situazione e la realtà dei fatti non si arrabbi - anche perché genitori e Dirigenti Scolastici hanno spesso la singolare capacità di colpire lo sventurato là dove gli pareva di avere meglio agito (e magari là dove ha effettivamente meglio agito).
Per quanto in collera però, l'insegnante accorto non deve fare niente a caldo, limitandosi a portare rancore in silenzio, senza sfogarsi con i colleghi, senza mettere troppo in discussione il suo metodo di lavoro, senza rimuginarci su ad alta voce mentre altri ascoltano. Può essere invece molto utile sfogarsi con ampia quantità di argomenti e lamentele con amici e colleghi che lavorano in altre scuole, meglio ancora in altre città.
Non fare niente porta con sé almeno tre effetti positivi:
1) la chiacchiera magari circola, magari cresce, ma non in tua presenza e con il tuo assenso. Se non dai una tua versione dell'accaduto spesso l'accaduto smette di esistere in tempi piuttosto brevi e passa nel dimenticatoio (ci passserà comunque in fretta, magari soppiantato da un'altra tempesta da bicchier d'acqua che spunterà di lì a due giorni)
2) il genitore, vedendo l'assenza di reazioni, magari si arrabbia ma comincia a sospettare che sia inutile bussare alla tua porta
3) altri genitori dedurranno dall'esperienza del primo che lamentarsi non porta grandi frutti, e desisteranno.
Insomma, non dare da mangiare al troll non funziona solo nella Grande Rete: anche il genitore più Terribilmente Determinato ad avere soddisfazione, nel giro di pochi giorni sarà quasi sempre costretto a desistere perché la vita ha le sue esigenze e altre incombenze bussano alla porta, così come anche il Dirigente Scolastico dovrà occuparsi ben presto d'altro. Del resto, la valutazione è insindacabile, la metodologia didattica quasi altrettanto. Ben presto le famiglie prenderanno atto che l'insegnante d'inglese dà troppi compiti e non sempre accetta giustificazioni, che quella di Lettere dà i compiti di punizione anche agli allievi più miti e tranquilli, che il docente di Tecnica mette quattro se per tre volte di fila non gli portano le tavole. E se ne faranno una ragione. Questionando moltissimo tra loro, lamentandosene, ma se ne faranno una ragione e magari ciò creerà un'utile reputazione di base per gli anni a venire al Crudele Docente ("Ah, ma con quello non c'è nulla da fare, ci abbiamo provato anche noi due anni fa, siamo perfino andati dal preside ma non è servito a nulla").
Non fare nulla è di estrema utilità anche nel disgraziatissimo e assai raro caso in cui il Genitore Intraprendente sia talmente intraprendente (e ostinato e sprovveduto e provvisto in soverchia copia di tempo libero e soldi da buttare via) da rivolgersi agli avvocati e avviare un qualche tipo di procedimento. Se l'insegnante non ha fatto e detto nulla non avrà peggiorato in niente la sua situazione, e tale situazione sarà più facile da esaminare (e risolvere a suo favore, come avviene nella gran maggioranza dei casi).
C'è infine un altro motivo per cui conviene chiudersi in un dignitoso silenzio, soprattutto nelle scuole di paese, là dove tutti, ma proprio tutti (genitori, insegnanti e allievi, bidelli, autisti dei pulmini, addetti alla mensa e vigili che regolano il traffico davanti all'entrata) si conoscono e si raccontano tutto: il colloquio con i professori può essere usato per lavorare ai fianchi il Consiglio di Classe usando la tecnica conosciuta come "dire a nuora perché suocera intenda" - insomma, ci si lamenta di Inglese ma si fa capire che anche Francese fa cose di inaudita crudeltà e Matematica è addirittura ai limiti del sadismo, lasciando velatamente intendere che tutti i genitori insieme stanno studiando un modo per reagire contro costoro, oppure si avviano processi ad altri alunni della classe che sarebbero i Veri Colpevoli svelando retroscena di vario tipo (che se non altro sono sempre interessanti da ascoltare ma sulla cui attendibilità non si può fare gran conto). Soprattutto in questi casi è opportuno non riferire niente ai colleghi, nemmeno per "prepararli al colpo" - perché il Perfido Genitore, convinto che il messaggio arriverà a destinazione, rimanda il colpo aspettando le reazioni al suo primo intervento "morbido" (e spesso si dimentica addirittura di assestarlo).
Applicando la tecnica della non-reazione l'insegnante prescelto come tramite otterrà l'eccellente risultato di diventare manipolatore di chi lo voleva manipolare, nonché di frustrare i propositi di chi lo voleva strumentalizzare, conseguendo così una vendetta del tipo più raffinato - e ottenendo l'unica, modestissima soddisfazione che può ricavare in tali deplorevoli frangenti.