lunedì 28 dicembre 2009

Sette stelle, sette pietre e un albero bianco




Si chiamavano palantiri (palantir al singolare) ed erano grandi sfere di pesante cristallo scuro che servivano non tanto a divinare il futuro, quanto a comunicare il presente tra le varie parti del regno di Gondor. Volendo, potevano anche rispondere a domande e far vedere qualcosa del passato (almeno così racconta Tolkien, che è l'unica autorità conosciuta sull'argomento).
Durante la decadenza di Gondor ahimé andarono tutte distrutte, salvo poi scoprire che restano ancora: quella dei Rifugi Oscuri, che guarda verso l'ormai sommersa Numenor e quindi fa vedere soltanto il mare, quella di Minas Ithil finita nelle mani di Sauron che l'ha portata alla Torre Oscura, quella di Orthanc (che ha causato non pochi guai a Saruman), quella di Minas Tirith (regolarmente usata dal sovrintendente Denethor)... insomma, è già tanto se è andata persa quella di Amon Sul.
Purtroppo, visto che c'è di mezzo Sauron, ormai si riesce a vedere soltanto quell'orribile Occhio Rosso. Però le palantiri mi hanno sempre affascinato molto, e mi sarebbe piaciuto usarle nel modo più ortodosso, ai tempi del Grande Regno: una televisione a circuito chiuso, ma molto più attraente.

2 commenti:

  1. anche a me affascinano molto,anzi se ne vuoi sapere di più ti consiglio i racconti incompiuti, diventerai più brava del re di Gondor nel loro uso!

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  2. Ah, temo proprio di no: vanno orientate, e tutto ciò che è legato all'orientamento mi è completamente avverso: dopo aver rigirato la povera sfera come una trottola finirei per guardare figure alla rovescia oppure per chiedermi come mai dove guardo io è sempre notte!

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