domenica 15 novembre 2009

Mater imbecillis semper pregna est

Tellus Mater, dall'Ara Pacis Augustae
(beh, a ognuna il suo ordine di grandezza)

Il Ministro dell'Istruzione è incinta. L'evento sembrerebbe di quelli che stanno molto a cuore alle persone più vicino alla diretta interessata (tanto per dirne una, il padre) mentre il resto dell'umanità si crogiola in una beata indifferenza e solo qualche insegnante perfiduccio si lancia in commenti decisamente acidi sul come avrà fatto a farsi impregnare una signora tanto cattolica osservante e tanto family day ma non sposata, oppure ostenta preoccupazione sul risultato di cotal gravidanza, perché si sa che il padre magari è incerto ma la madre è sempre sicura salvo in caso di adozione (sì, il mio commento è stato questo).

I cosiddetti Organi di Informazione invece hanno preso la cosa ben più sul serio, ricordandoci innanzitutto che la Gelmini è il primo ministro nella storia d'Italia che resta incinta durante il suo mandato (che a ben guardare è una notazione interessante che la dice lunga sul numero di ministri donne che abbiamo avuto, nella storia d'Italia, e sulla loro età media); e tuttavia abbiamo avuto un ministro che allattava (la Melandri) e che quindi doveva essere rimasta incinta poco prima del mandato, e pure un Presidente della Camera che è diventato padre durante il suo mandato - ma all'epoca la cosa non colpì nessuno, tanto che venni a conoscenza dell'evento solo grazie a un suo commento sui pannolini prima della pausa estiva.
Dopo aver notato che a modo suo la Maristella aveva stabilito un primato, gli organi di informazione si sono soffermati sul fatto che non intendeva dimettersi per cotal motivo. Sì, perché la prima cosa che la stessa Maristella si è preoccupata di precisare, dopo aver comunicato quella che (almeno per qualcuno) è una bella notizia, è stata per l'appunto che non intendeva dimettersi - dando per scontato che tutti si aspettassero invece il contrario.
E qui mi sorge spontanea la domanda: e perché mai una dovrebbe dimettersi da alcunché se resta incinta? Nei paesi del Grande Nord, dove sono stracolmi di ministresse e presidentesse del consiglio e altoincarichesse varie, costoro si fan la loro vita, riproducendosi se così gli aggrada, e nessuno chiede loro di dimettersi per questo. Forse perché in quegli stravaganti paesi qualcuno è al corrente del fatto che fare il ministro non è come lavorare al nastro della catena di montaggio, e che con l'ausilio di un buon collegamento in rete e di uno staff decente si può amministrare serenamente anche se si partorisce e financo se si decide di allattare? Forse perché lì il parto non è visto come qualcosa di inconciliabile con un lavoro leggermente sofisticato? Forse perché il parto non è visto come qualcosa di insolito in una donna, punto e basta?
Chissà.

Comunque la Maristella resterà al suo posto - senza grande fatica, verrebbe da dire, perché fare il ministro come lo fa lei, firmando qualsiasi carta ti mettano sotto gli occhi e comparendo in pubblico ogni tanto per dire qualche sciocchezza di scarsa o nulla attinenza con la realtà della scuola, mi sembra facilmente conciliabile con qualsiasi altra attività, per quanto impegnativa. Tra l'altro abbiamo avuto anche Presidenti del Consiglio che sparivano a settimane intere per farsi il lifting, senza per questo sognarsi nemmeno lontanamente di dimettersi, anzi senza dare spiegazioni di sorta, nonché ministri di salute decisamente precaria che han tenuto saldamente stretto il dicastero delle Riforme - e dunque sembrerebbe ovvio che un ministro che deve solo partorire resti in carica. Invece c'è chi si preoccupa - c'è sempre chi si preoccupa quando una signora entra in fase riproduttiva, ho scoperto, e viene a spiegarle come dovrebbe fare.
"Signora ministro, auguri. Se lo goda almeno un po', il suo bambino. Tutto, di fronte a lui, può attendere. Non si perda l'inizio di un grande amore" scrive una lettrice accorata dell'Avvenire - dando per scontato che la Maristella, una volta partorito, dirà "levatemi di torno 'sta scocciatura" e abbandonerà la carne della sua carne in qualche Ruota degli Innocenti o - peggio ancora, orrore tra gli orrori - lo affiderà al padre, il quale notoriamente, da Vero Uomo, per il bambino proverà solo fredda indifferenza e non sarà minimamente interessato all'inizio di un grande amore.

Quanto a me, mi auguro sinceramente che ogni bambino nato su questa terra possa d'ora in poi godersi i traumi dell'abbandono e della privazione cui sarà esposto il futuro Maristellino o Maristellina.
Per l'umanità sarebbe decisamente un gran bel progresso.

6 commenti:

  1. A me l'han mica detto, di stare a casa a godermi la figlia. Quando son scaduti i tre mesi sono andata a spupazzarmi i figli degli altri. Mi son persa l'inizio di un grande amore?

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  2. Sinceramente, non saprei. Ogni tanto la vedevi, tua figlia, immagino.
    Ma penso che l'importante fosse contraddirti: per quanto mi risulta, non appena un genitore esprime una qualsivoglia intenzione, pensiero o principio educativo (qualunque sia) viene subito aggredito spiegandogli che fa male. E' una categoria ancora più tartassata della nostra, ed è per me un gran sollievo non farne parte. Ma, anche se sono stata una figlia piuttosto insofferente, da quando insegno ho imparato a sviluppare un fondo di comprensione per costoro - che, qualsiasi cosa facciano, non va mai bene A NESSUNO.

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  3. Anch'io sono tornata a scuola presto, entrambe le volte quando i figli avevano cinque mesi.
    E perché una volta era l'anno di prova e perché stare a casa al 30% dello stipendio non era proponibile...
    Comunque potevo contare su una rete di supporti familiari (marito e suocera + fratelli al bisogno) e direi che questo è stato fondamentale.
    Infine concordo con l'idea di Murasaki che il "lavoro" di genitore è il più difficile del mondo. Altro che quello di insegnante! Almeno lì, alle 12.50, 13.15 o qualunque sia l'orario, i rampolli tornano ad essere i figli dei loro genitori!!

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  4. Anch'io sono tornata a scuola presto, entrambe le volte quando i figli avevano cinque mesi.
    E perché una volta era l'anno di prova e perché stare a casa al 30% dello stipendio non era proponibile...
    Comunque potevo contare su una rete di supporti familiari (marito e suocera + fratelli al bisogno) e direi che questo è stato fondamentale.
    Infine concordo con l'idea di Murasaki che il "lavoro" di genitore è il più difficile del mondo. Altro che quello di insegnante! Almeno lì, alle 12.50, 13.15 o qualunque sia l'orario, i rampolli tornano ad essere i figli dei loro genitori!!

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  5. Anch'io sono tornata a scuola presto, entrambe le volte quando i figli avevano cinque mesi.
    E perché una volta era l'anno di prova e perché stare a casa al 30% dello stipendio non era proponibile...
    Comunque potevo contare su una rete di supporti familiari (marito e suocera + fratelli al bisogno) e direi che questo è stato fondamentale.
    Infine concordo con l'idea di Murasaki che il "lavoro" di genitore è il più difficile del mondo. Altro che quello di insegnante! Almeno lì, alle 12.50, 13.15 o qualunque sia l'orario, i rampolli tornano ad essere i figli dei loro genitori!!

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  6. @ Cauty

    Bel commento, come sempre. Ma, ahimé, temo che anche blogspot abbia cominciato a fare i capricci, e che non potrò più guardare dall'alto in basso voi di Splinder ^__^

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