domenica 26 ottobre 2008

A casa


Degli altri quattro sensi non c'era traccia. Tutto ciò che riuscivo a sentire era uno stucchevole sapore di glassa alla fragola...

...disgustoso. Irritante. Umiliante.
Sempre così con gli sciroppi per la tosse. “Piacevole al gusto”, era scritto  sulla confezione. E garantivano pure che aveva subito effetto, calmava l’irritazione e via dicendo. E finiva sempre nello stesso modo: continuavo a tossire come un disperato, senza requie, e stavo sveglio per tossire, il fuoco nella gola non si estingueva (...beh, se davvero il fuoco nella mia gola si fosse estinto sarebbe stato un problema piuttosto serio) e l’irritazione restava. Anche perché vorrei sapere chi non sarebbe stato irritato dopo aver passato ore e ore a tossire fino a ritrovarsi anche uno spasimo tra le costole doloranti.

D’accordo, andava un po’ meglio. Il sapore di glassa alla fragola mi rendeva quasi idrofobo (ma in fondo io sono  sempre idrofobo, no?) ma la tosse stava calando. Forse, di lì a un paio d’ore, sarei anche riuscito a fare un sonnellino, magari dopo aver mandato giù una buona secchiata di whiskey. Non subito, si era raccomandata l'infermiera, dovevo aspettare almeno un’ora, finché lo sciroppo non avesse fatto completamente effetto.

Mi rigirai, inquieto, e la tosse tornò, forte, spasmodica. Smise presto però, lasciandomi dolorante, esausto, ma con quella sensazione di sollievo che si portano le malattie quando passano lo zenith e iniziano a perdere terreno.
Era stato un errore venire in Inghilterra, considerai dolorosamente, come facevo ad ogni inizio di autunno. Ma quando la draghetta azzurra aveva spiegato le ali per il volo nuziale avevo perso la testa e le ero corso dietro ad ali spiegate. Un intero oceano avevo traversato, incrociando una tempesta e lesionandomi un’ala (guarita quasi subito). E lei, alla fine del volo, aveva scelto un altro. Qualsiasi drago di buon senso a quel punto, dopo una buona notte di sonno, avrebbe fatto dietro front per andare a grattarsi le corna a casa propria, no?
Infatti, io no. Mi ero messo ad esplorare quel nuovo paese. Mi era piaciuto il Northumberland. L’avevo trovato fresco, dopo tutti quegli anni di vita tropicale!

Ah, certo, per fresco era fresco. Proprio fresco, sissignore. E ogni anno quella storia. Ogni anno! E ogni anno giuravo e spergiuravo che, passata la bronchite, sarei tornato in Brasile. Ogni anno con meno convinzione. E poi la bronchite passava, e chi ci pensava più, a tornare? E comunque, un conto era farmi un voletto a casa, ogni tanto, per visitare i vecchi compagni di covata, ma di lì a partire davvero...

Tossii ancora, un po' distrattanente.  Le costole facevano male, ma in un paio di giorni sarebbe passata. Per un anno, non ci sarebbero state altre bronchiti. E quello sciroppo al sedicente sapore di fragola era davvero disgustoso, ma, onestamente dovevo ammettere che... funzionava. Il mio cavaliere aveva girato le streghe alchimiste di tutta la regione, anno dopo anno, finché non aveva trovato lo sciroppo giusto. La strega Lavoisin aveva ideato la ricetta per  me e lo preparava ogni estate, con centoquattro diversi ingredienti e una lavorazione complicatissima che richiedeva più di un mese.
Sorrisi, e una lievissima fiammella mi si fece largo tra le fauci. 
Oh gioia! Il primo esile fil di fumo dopo tre giorni di agonia!

Se non avessi seguito quella draghetta snorfiosa di cui non ricordavo nemmeno il nome non sarei mai giunto al castello dei De Bracy. Non avrei mai incontrato (orrore!) il mio cavaliere Roland, e non avrei mai conosciuto il piacere di dormire su un cumulo di monete d’oro e di smeraldi, né avrei mai avuto l’onore di contribuire a ben due covate della Draghessa Reale - la più bella e focosa di tutte le draghesse, al cui confronto le scialbe draghette che avevano turbato i miei sogni di adolescente erano nulla e men che nulla, come paragonare un fulmine al fuoco di un cerino morente.

Una cauta lappatina al whiskey prima di addormentarmi. Anche la sete stava passando. E avevo quasi smesso di starnutire.
Vabbé, un raffreddore all’anno. Ci poteva anche stare.
In fondo, il bello di perdersi era che potevi anche non ritrovare la strada.
Richiusi le ali e mi assopii serenamente, godendomi il calduccio della febbre che ricominciava a salire nel mio fiammeggiante corpo squamoso.

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