domenica 7 settembre 2008

Perversioni dell'orario, ovvero Gerarchia Tra Insegnanti


E' noto che la gerarchia ha le sue esigenze, cui ha dovuto sottostare perfino il mio amatissimo maggiore Char di Gundam - che pure, garantisco, era uno che sapeva come far filare le cose a modo suo.

Nei miei cinque anni di supplenze brevi ho avuto orari di tutti i tipi senza farci grande caso - in pratica mi davano un orario, io mi ci attenevo com'era mio dovere e questo era quanto. Naturalmente avevo osservato che alcuni orari erano più comodi di altri, ma pensavo che fosse tutto dovuto al fattore caso, anche perché ai miei occhi comporre un orario che funzioni per sette sezioni su tre plessi con una quindicina di insegnanti che insegna in due scuole diverse più quattro part-time, due permessi di allattamento e una 150 ore di cui tenere conto mi sembrava un'opera talmente complessa e prodigiosa che ogni volta mi meravigliavo sinceramente che un comune mortale riuscisse a venirne a capo senza ricorrere per disperazione alla magia nera. E continuo a pensarla così anche ora che mi sono accorta di come i fattori di cui deve tenere conto il mago alchimista delegato all'orario includono anche, come non bastasse, la gerarchia sociale all'interno della scuola.
In pratica, non tutti gli insegnanti sono uguali, almeno in alcune scuole: la scala gerarchica vede alle posizioni più alte gli insegnanti con maggior servizio e che svolgono l'orario completo all'interno dello stesso plesso, gli insegnanti maschi di Lettere e Matematica e gli insegnanti di ruolo maggiormente vicini al posto di lavoro (quest'ultimo vale soprattutto per le scuole di paese, dove le prime ore a disposizione di Lunedì vengono regolarmente date alla supplente annuale che viene dalla Grande Metropoli a 40 km. di distanza e non alla titolare che abita a trenta metri da scuola).
Ma anche nelle scuole dove, all'incirca, tutti gli insegnanti vengono considerati esseri umani e perfino alla giovane supplente di terza fascia vengono riconosciuti i diritti civili di base, ebbene, anche in quelle scuole gli insegnanti hanno idee chiarissime su quel che è in e quel che è out.

Il Sabato libero è quanto di più IN ci possa essere, e averlo, almeno ogni tanto, dopo un tot di anni di servizio, è considerato alla stregua di un diritto sindacale. Al secondo posto viene il Lunedì libero. Anche l'orario "senza buchi" (ovvero senza ore vuote all'interno della mattinata) è considerato prestigioso.

La lista di ciò che è out è piuttosto lunga e comprende: le ore di pomeriggio, le mense, le ore di Sabato e di Lunedì (soprattutto le ultime di Sabato e le prime di Lunedì) i pomeriggi ("pensa, sono qui da quindici anni e mi han dato due pomeriggi!" sospira l'insegnante esulcerato. Inutile fargli osservare che quel che fa di pomeriggio non lo fa di mattina) il giorno libero nel giorno in cui usualmente si fanno gli organi collegiali e soprattutto le ore di buco.
Per gli insegnanti di Lettere inoltre sono out le ore di storia e geografia rispetto a quelle, ben più nobili e formative, del nobile e formativo italiano. Molto prestigiosi sono considerati anche i laboratori di latino, spesso oggetto di faide e contrasti.

Tutto questo l'ho imparato nel mio primo anno di supplenza annuale, quando mi ritrovai in un colpo solo le prime ore di Lunedì a disposizione, le ultime di Sabato in classe, cinque ore di Sabato, il giorno libero nel giorno riservato agli organi collegiali, una mensa, un pomeriggio e mezzo, tre ore in classe di pomeriggio e sei ore di buco. La mattina in cui l'orario definitivo venne consegnato, mentre stavo a fotocopiare le prove d'ingresso (un lavoro lungo e laborioso, che richiedeva una pazienza infinita perché quel giorno la fotocopiatrice era alquanto lunatica) vidi arrivare una tal processione di colleghe veterane a chiedermi se ero contenta dell'orario e che se ne andavano deluse dopo che avevo risposto con un automatico "Mi sembra piuttosto buono" che, alla sesta richiesta in tal senso, perfino nella mia anima assai ingenua nacque il sospetto che sperassero di sentirmi molto lamentare per poi poter deprecare l'impertinenza dei nuovi arrivati che pretendono sempre di avere la porzione migliore. 
D'altra parte non potevano sapere che per me entrare un giorno alle 13.00 e uno alle 11.00 rappresentavano autentiche delizie e che preferivo il giorno libero infrasettimana. Insomma, a quanto capii mi avevano trattato bene contro le loro intenzioni.

Ovvio che per chi ha bambini piccoli o genitori malati un orario compatto e ben strutturato può fare un'enorme differenza, così come il Sabato libero; e il suddetto Sabato libero fa comodo nella bella stagione se hai una seconda casa al mare o in montagna. Detto questo, io che non ho figli né case al mare e nemmeno desiderio di averne mi ritrovo ad avere idee decisamente alternative, direi fricchettone, sui vantaggi di un orario.
Mi piace andare al lavoro il Sabato mattina alle otto, quando impieghi una metà scarsa del tempo necessario perché il traffico è ridotto ai minimi storici. Mi piace restare a letto in un giorno libero infrasettimana mentre tutte le sveglie del condominio e di casa trillano e io mi giro dall'altra parte augurando buon lavoro a tutti. Mi piace andare ai collegi e ai consigli di classe fresca, riposata e adeguatamente agguerrita, e pazienza se è il mio giorno libero, vuol dire che avrò un pomeriggio libero in più durante la settimana. Mi piacciono anche i buchi nell'orario: non dico un groviera come ho visto a volte, ma cinque-sei ore di buco durante la settimana fan comodo per tenere in ordine i registri, preparare le fotocopie, fare qualche telefonata, chiacchierare con i colleghi, ricevere i genitori e adempire alle infinite procedure burocratiche necessarie per portare i ragazzi a qualche isolato di distanza a vedere un film o qualche mostra. Con un po' di fortuna, qualche volta ci rientra perfino un po' di correzione, che mi sembra davvero il massimo.
La prima ora del Lunedì non mi piace, ma nessuna prima ora può piacermi, per definizione, perché il mio cuore SA, con ogni sua fibra, che alzarsi prima delle undici o di mezzogiorno è una condizione umana al limite dell'insostenibilità. Detto questo, ho imparato col tempo e gli sbadigli che le prime ore per insegnare valgono doppio, soprattutto con le prime medie, e se in cuor mio impreco, ufficialmente mi rallegro di ogni prima ora.

Ahimé, quell'anno la Vecchia Guardia andò in pensione, e l'anno successivo l'orario venne improntato a rigorosi criteri di equità... e infatti mi risultò molto meno comodo.
Cose che capitano.

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