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giovedì 31 marzo 2022

Come sono le nuove prime? (e come siamo noi?)

Gattini in fioritura (del resto, siamo in primavera)
 
"Come sono le prime di quest'anno?" è la classica domanda che aleggia in Sala Insegnanti qualche giorno dopo l'inizio della scuola. E continua a trascinarsi per qualche settimana finché, stabilito che le nuove prime sono come sono, l'anno scolastico parte davvero.
Ogni anno c'è qualcuno che spiega che le Nuove Prime sono ogni anno sempre più infantili e impreparate, e qualcuno* che tenta una debole difesa d'ufficio ricordando che ad ogni nuovo anno la cosa si ripete. E del resto è normale che ogni volta le Prime ci colpiscano per la loro singolare infantilaggine: quando arrivano da noi sono ancora bambini, senza dubbio: la metamorfosi che li porterà a diventare col tempo adolescenti incomprensibili e inconoscibili si avvierà in un qualche momento di Novembre, all'inizio in modo davvero impercettibile.
Sta di fatto che l'anno scolastico è ormai ampiamente avviato, abbiamo licenziato il primo quadrimestre, stiamo contando all'indietro i giorni che ci separano dalla fine dell'anno deprecando in cuor nostro che - orrore! - non abbiamo ancora fatto questo, quello e nemmeno quell'altro e per giunta siamo incredibilmente indietro col programma di storia, ma la domanda non ha ancora avuto una risposta; tuttavia, in qualche modo, continuiamo a farcela. Io, almeno, continuo - segno, se non altro, che la risposta non è arrivata.

La Prima Sfigata, tra alti e bassi e infiniti dubbi, si sta rivelando a conti fatti una classe deliziosa. Li amo teneramente e ci sto come un topo nel formaggio. Hanno un senso dell'umorismo molto simile al mio e un tocco di quieta follia che mi affascina.
Il primo sfondo di schermo che hanno scelto per la LIM è stato un cucciolo di ornitorinco 
ma poi han deciso di cambiare e la loro scelta è caduta su... un cane travestito da coniglio pasquale
che personalmente trovo orrendo ma insomma, il cliente ha sempre ragione.
Fanno quasi sempre i compiti, spesso e volentieri sbagliano a portare i libri e si sforzano di correggere i loro numerosi orrori ortografici.
Hanno una vivace vena narrativa e si prendono volentieri in giro.
E poi sono strani.
Non so spiegare bene come, ma sono strani. Ci provo e ci riprovo a capire cosa c'è di diverso dal solito, ma non ne vengo a capo, se non rifugiandomi in una definizione di comodo: sono piccoli.
Non fisicamente, almeno non tutti, e comunque non c'è niente di strano nel fatto che un primino sia piccolo.
Non sono nemmeno particolarmente infantili. Un po' distratti, questo sì. Ma, di nuovo, anche qui non c'è niente di insolito.
Arruffati, casinisti, rumorosi. E anche questo è normale.
Curiosi, vivaci, con imprevisti sprazzi di ragionevolezza.
Ma anche questo ci sta. 
Del resto, tutte le prime sono strane e ogni prima è strana a modo suo.
Ma le tre prime di quest'anno hanno qualcosa di misterioso e intangibile che noi insegnanti non riusciamo bene a individuare o toccare.

Sono le Prime del Covid. Il loro percorso scolastico in forma ordinaria è finito a metà della quarta. Tutto il lavoro che si fa negli ultimi due anni lo han fatto a pezzi e bocconi e a distanza, lasciando l'impressione di aver fatto un po' di tutto ma niente per bene.
E tuttavia, quando cominci a scavare, non li trovi così impreparati: siamo partiti mettendoci le mani nei capelli e ululando alla luna, ma al momento stiamo seguendo una normalissima programmazione.
Da tre anni non hanno un compagno di banco, anche se forse lo avranno l'anno prossimo, e hanno frequentato pochissimo le classi parallele.
Anche fuori si frequentano, certo, ma non nello stesso modo con cui si frequenterebbero abitualmente. Tuttavia i gruppi-classe non stanno venendo su malaccio.
Questi due anni hanno lasciato una specie di ombra, che non si riesce a toccare.
In sottofondo striscia il dubbio che il cono d'ombra sia rimasto anche su noi insegnanti cambiandoci in qualche modo impercettibile. Loro, certo, sono strani. 
Ma noi?
D'accordo, ogni insegnante è strano sempre e comunque; tuttavia sento una strana sfasatura con quei colleghi che frequento ormai da tanti anni, e non riesco nemmeno a capire se parta da me o da loro. Finisce così che mi sento più rilassata con i cosiddetti nuovi, perché con loro il rapporto è stato avviato quest'anno e quindi, strano o non strano che sia, è quel che è senza confronti col passato.

In conclusione: le nuove prime sono strane, i miei amati colleghi pure e anch'io non mi sento tanto a posto...

* (di solito io)

5 commenti:

dolcezzedimamma ha detto...

Ho in bozza un post molto simile e sono “furiosa” che tu me l’abbia bruciato 😡. Ovviamente scherzo e pubblicherò comunque, quando riuscirò a fermarmi un attimo. Andiamo a cose serie: concordo in pieno. Con una collega proprio stamattina ci chiedevamo per quanti anni ancora pagheremo le conseguenze del Covid e della dad. Ma resistiamo, eh!

Murasaki ha detto...

Resistiamo, certo. Ma tu pubblicalo presto, il tuo post: mal comune non porta nessun gaudio, ma magari leggere di altri nelle peste migliora l'ispirazione.
Per quanto tempo pagheremo le conseguenze del Covid?
Funziona come per il virus, credo: dobbiamo metabolizzarlo. Pdr qualcuno sarà facile, per qualcun altro no.
Come a dire: lo scopriremo solo vivendo (tanto per citare una canzone degli anni 80 un po' più famosa di quella del gabbiano)

Melchisedec ha detto...

Un luogo comune quasi mezza verità, ma spesso è anche un modo per sentirsi a posto con la coscienza. Ho una seconda che è figlia di una prima covidiana. Fantastica.

Murasaki ha detto...

Ma i tuoi hanno un'età diversa. Mi sto facendo l'idea che sia stato più difficile per i piccoli. Quelli che han fatto la quarta e la quinta elementare a pezzi e bocconi, per intendersi. E a questo punto non so come saranno le PROSSIME prime medie. Meglio, peggio, uguali? Chissà.
Comunque la mia coscienza non è affatto a posto. E', come dire, inquieta.
E poi, naturalmente, non possiamo avere una controprova quindi magari sono tutte sciocchezze.
Le mie, intendo.

Romolo ha detto...

Comunque mi fai morire come li descrivi!