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sabato 18 settembre 2021

Banchi a rotelle - Il ritorno

Banco (scritto proprio così) è anche un personaggio del Macbeth di Verdi.
 Qui lo interpreta Riccardo Zanellato

Qualche mese fa raccontai in dettaglio di come, alla scuola media di St. Mary Mead, fossero arrivati almeno una trentina degli ormai mitici banchi a rotelle. Di essi la Preside disse in uno degli ultimi collegi dell'anno scorso che faticavano a trovare una collocazione - vale a dire, nessuno li voleva.
Per molto tempo rimasero in Aula Magna, dove avrebbero potuto rivestire un ruolo dignitoso nelle riunioni con i genitori (che comunque in questo periodo non facciamo). Ma con il presunto arrivo della didattica DADA si decise di usarli diversamente.
Molto, molto diversamente.
Nel senso "in modo diversificato, un po' dappertutto".
Il 5 Settembre, quando rientrai nella scuola dopo varie riunioni on line trovai un paio di insegnanti che li stavano trasportando dalla ex-Segreteria, dove erano approdati in un qualche momento dei giorni precedenti (tramite ascensore, perché l'Aula Magna è al primo piano mentre la ex-Segreteria è al piano terra) verso l'Aula del Sostegno, sempre a piano terra.
Quando tornai qualche giorno dopo li ritrovai nella ex-Biblioteca, che si trova al piano superiore (e di nuovo gli ascensori devono aver lavorato), ma qualcuno disse che andavano spostati nella ex-3C, dove avrebbero occupato l'aula di Storia e Religione, ovvero una di quelle dove avrei dovuto insegnare con la didattica DADA, anche se solo per poche ore a settimana.
Aiutai a spostarli, poi scesi dalla VicePreside.
"Sia chiaro che non ho nulla contro i banchi a rotelle, e non mi formalizzo se i ragazzi ci giocano all'autoscontro, anche perché tengono effettivamente il distanziamento di un metro. Ma non ci si può far lezione, su quelle tavolette non ci appoggi nemmeno il libro di Storia" dissi.
"Li sposteremo nel giro di qualche settimana" mi assicurò la VicePreside. 
"No, spostateli subito"
"La Preside li vuole lì. Lo ha deciso lei".
"La Preside veda di attaccarsi al treno".
"Vedi, il punto è che abbiamo dovuto mettere in tutte le aule il numero di banchi della classe più numerosa, e il risultato è che adesso non abbiamo più banchi".
"Comprateli".
"Temo che ci vorrà un po' di tempo".

La mattina dopo dopo scopro che la classe con i banchi a rotelle è la mia prima, o più esattamente quella in cui passerò più di metà del mio orario.
"Oh" rassicuro subito i ragazzi "Non vi preoccupate, i banchi a rotelle verranno spostati al più presto".
"A noi piacciono" osserva qualcuno.
Guardo, e scopro che si sono organizzati proprio bene: gli zaini all'interno del cerchio delle rotelle, e tutto molto in ordine.
Certo, il primo giorno è più facile: si lavora soprattutto di diario e si sta a guardare quegli strani e nuovi esseri che sono i Professori.
E si gioca un pochino (ma solo un pochino, davvero) all'autoscontro nell'intervallo.
"Chi è favorevole a tenerli?" chiedo. 
Si alzano due terzi delle mani.
"Mh, vedrò quel che si può fare".

Finite le prime due ore incrocio la VicePreside.
"No, quei banchi in classe non ci possono stare. Per fortuna, visto che non facciamo la DADA, possiamo recuperare un po' di banchi nelle classi meno numerose".
"Non c'è fretta, a loro piacciono" la rassicuro "Anzi, ripensandoci si potrebbe provare...".
"NO. Non possono fare Matematica con quei banchi, non c'è nemmeno posto per il libro".
Mi piacerebbe capire perché non possono fare Matematica su quei "banchi" ma potevano tranquillamente farci Storia, che oltretutto ha il libro più grande; ma evito di indagare (sì, la VicePreside insegna Matematica).
"Però secondo me contentare l'utenza..." provo a suggerire.
"NO. Domani non li troverai più".

E così è stato.

Invece la frase è rimasta. Sì, proprio lei: la mia amatissima frase "Historia est magistra vitae" del mio ancor più amato Cicerone troneggia, dipinta in un bel maiuscoletto, con tanto di precisazione che è tratta dal De oratore.
Al contrario del crocifisso che preferirei non tenere in classe ma tanto è alle mie spalle e non lo vedo, la frase è proprio lì, davanti ai miei occhi, ma troppo in alto perché possa sperare di coprirla con qualche poster o cartellone come mi ero ripromessa di fare.
In compenso la prof. Casini, che l'ha voluta con tutte le sue forze, non può trarre alcun piacere dalla sua presenza, visto che in quella classe fin quando rimarrà la DADA soft (parecchio, vien da pensare, visto che abbiamo aperto l'anno con sei alunni in quarantena) non passerà un solo singolo minuto.

L'anno scolastico è iniziato, evviva l'anno scolastico.

8 commenti:

Ornella ha detto...

Preciso che da quando ho raggiunto il "traguardo della pensione", malgrado le vicende familiari mi abbiano , immediatamente, impedito di goderne come avrei desiderato, ho la massima considerazione per i colleghi rimasti in servizio e per le loro infinite, inarrivabili e spesso insormontabili traversie.
Purtuttavia non capisco: perché una frase in latino ti procura tanta sofferenza? E ancora: cosa può fare di male un crocifisso, che tuttalpiù può ricordare che la sofferenza è pane quotidiano su questa terra, e nella scuola in massimo grado?
Ma già lo si sa: il crocifisso, pietra di scandalo, è tale fonte di fastidio, che, avercelo sottomano, lo si metterebbe in croce un'altra volta .....

Profalcaffè ha detto...

Che dire?! Buon anno, cara Murasaki!
Quest'anno sono alle Medie anche io: credo che la lettura delle tue vicende sarà per me ancora più catartica del solito. 😊
Se non sono indiscreto, posso chiederti che classi hai quest'anno? 🤓

Murasaki ha detto...

@ Ornella:

Ognuno ha la sua propria sensibilità, naturalmente - e non a caso la frase (da me) incriminata è stata scelta appunto da una collega. E tuttavia disapprovo con tutte le mie forze: perché si tratta di una frase in latino, prima di tutto, e metterla in latino (lingua che i nostri alunni non sanno) mi sembra scorretto e pure vagamente intimidatorio. Inoltre ho una notevole antipatia per Cicerone. Ma, soprattutto, quella frase secondo me interpreta la storia in modo completamente diverso da come la vivo io nel mio lavoro, e il concetto della storia che annaestra mi fa rivoltare le budella.
In pratica: non mi piace perché non mi piace.
Quanto al crocifisso, so che ogni tanto qualcuno spiega che il crocefisso non può dar noia a nessuno. Ma siamo in un'aula della scuola PUBBLICA, e non tutti sono cristiani. Io per esempio non lo sono. E, ripensando a quel che scrivi, no: non andrebbe passato il concetto che la scuola è sofferenza. Può esserlo, naturalmente, ma per esempio io cerco molto di puntare sul PIACERE.

@ Profalcaffè:
Ben arrivato, collega, nel rutilante e sconcertante universo della scuola media ^__^Di sicuro non ti annoierai, e quest'anno in modo particolare.
Quanto alle mie classi: come sempre ho una prima, una seconda e una terza. Ma quest'anno la terza occupa solo uno scampolo di ore, per cui mi risparmio tutte le grane legate all'orientamento per le superiori e quasi tutte quelle legate all'esame. Nella prima invece ho tutte le ore di Lettere e per giunta coordino.

Ornella ha detto...

Murasaki carissima,
Non solo è legge di natura che ciascuno abbia una sua propria sensibilità e una dia visione del mondo, ma, per chi ci crede, la libertà dell'Uomo (e di questi tempi tocca aggiungere pure della Donna) venne rispettata pure dal Creatore.
Laondepercui , pur avendo pensato e ripensato una dettagliata risposta alle tue argomentazioni riguardo il Latino nella scuola media, e la presenza del Crocifisso nella scuola pubblica, ultimo resto di quell'identità culturale che ci siamo lasciati allegramente alle spalle per aderire alla Fratellanza Universale riconosciuta ed esaltata persino dall'albiceleste pontefice , soprassiedo senza troppi rimorsi....
Sai che ti dico? I banchi a rotelle ve li siete proprio voluti, e vi converrà farveli durare. Chissà cosa riserva il futuro , alla scuola pubblica e alla sua utenza...
Utenza, splendido termine che indica in modo icastico cosa sia diventata la scuola: un servizio.... e chi è in grado di intendere il sottile sottinteso, intenda, intenda pure. È proprio quella roba lì.

Murasaki ha detto...

@ Ornella:
I sottili sottintesi, temo, sono una roba al di sopra delle mie scarse capacità.
Ma, per quel che vale, sono convinta che la scuola sia appunto un servizio - e sono molto contenta di servire, appunto, l'utenza ^__^

Tenar ha detto...

Anch'io ho la tua stessa antipatia per il crocefisso e per Cicerone. Nonostante i cinque anni di classico e due esami di latino all'università sono riuscita a tenermi il più lontano possibile da quello che considero un classico italico codardone. Quanto al crocefisso... Quando ancora ero una fanciulla devota ritenevo che facesse travisare tutto, ponendo l'accento sulla morte e non sul suo superamento, che sarebbe poi il punto della questione. Figuriamoci ora che ho preso l'oscura strada dell'agnosticismo. Devo dire che ai miei alunni non religiosi non sembra dare troppo fastidio. Più che altro mette in luce la pochezza del catechismo, perché suscita domande teologiche a cui poi i catechizzanti non sanno rispondere... Per quanto riguarda i banchi a rotelle, invece, sono finiti in mensa, i ragazzi ci mangiano su. Vorrei sapere se poi c'è il momento di autoscontro libero, ma l'assistenza mensa è stata affidata con voto unanime di tutti i docenti in quel momento presenti all'organico covid, non ancora arrivato. Quindi con SOMMO dispiacere non lo saprò mai (a meno di ferite gravi tra i miei alunni).
(Eh, sì, è bullismo nei confronti del povero organico covid, che confidiamo sia composto da giovani aitanti e volenterosi, ma è anche sopravvivenza)

Ornella ha detto...

Non avevo dubbi....😊😊😊

Murasaki ha detto...

@ Tenar:
Sì, per quel che mi risulta l'organico Covid è composto di giovani volenterosi e anche forti (nel nostro caso anche aitanti), perchè per fortuna il tempo dei cinquantenni in graduatoria sembra al momento terminato. Quanto a noi, ahimé, non possiamo utilizzare il vostri intelligente ripiego, perché alle medie la mensa non c'è più da quando sono riusciti ad abolire il tempo prolungato.
Quanto al crocefisso, ci sono tanti modi per interpretarlo. Io non lo vedo come un simbolo di morte e nemmeno di rinascita (e comunque di dei che muoiono e rinascono ce ne sono a carrettate in tutte le mitologie) ma come un segno di grande disponibilità: l'unico modo per redimerci era un uomo che si offrisse volontario a morire, perché il peccato era stato commesso da un uomo, perciò dio scelse questa strada: "colui che nella sua passione si degnò di diventare per noi un pesce arrosto" per dirla con Gregorio Magno - una frase che mi è sempre piaciuta molto.
Detto questo, a me come a tanti la storia del peccato originale non mi ha mai convinto e in classe vorrei appendere altre cose.
E anch'io sono riuscita a scansare Cicerone, all'università e al liceo... tranne che nelle versioni. Da quelle non ti salvi. E sull'italico codardone, sono assolutamente d'accordo con te!