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venerdì 18 settembre 2020

Manuale del Perfetto Insegnante - I Veri Problemi della Scuola

Dice che è pieno di gente che apprezza Cicerone - io comunque non ne conosco nessuno 

In occasione della presente pandemia in tanti avvertono l'inderogabile e assoluta necessità di far luce, una volta per tutte, sui Veri Problemi della Scuola, e su questo scrivono ogni giorno lunghissimi articoli e fan grande sfoggio di eloquenza per radio, in televisione e sui social.
Si tratta però quasi sempre di gente che la scuola la conosce solo per sentito dire e si diverte a friggere e rifriggere la solita lista di luoghi comuni e frasi fatte, dove purtuttavia, in mezzo a strabilianti quantità di ciarpame, frugando e rimestando con cura si riesce a trovare qualche barlume, qualche accenno, qualche seme di un pur minimo valore.
Ma io, che nella scuola ci lavoro da tanti anni, e che dunque la conosco bene, sì, proprio io, passerò ora ad elencare i veri problemi della scuola. Chi meglio di me può conoscerli?
E dunque eccomi pronta ad elencare una picciola lista che contenga i Veri e Reali Problemi della Scuola, primo tra tutti quello di essere composta e frequentata e assediata per ogni dove da una immane quantità di idioti scervellati e del tutto incapaci - non soltanto di capire i Veri Problemi della Scuola, ma incapaci punto e basta.
Mapperpiacere, è talmente chiaro! Se non ci arrivate siete davvero tonti.
Ma per vostra fortuna ci sono qua io, pronta a illuminarvi.

E andiamo ordunque a cominciare dalla desolante condizione degli edifici scolastici.

Edifici vetusti e cadenti, che disonorano un paese dove tutto, al di fuori delle scuole, è pulito, perfetto e scintillante.
Ciarpame, tutto ciarpame da radere al suolo e ricostruire con criteri ben più validi. Ampie vetrate, grandi saloni, parchi fronzuti e dilettevoli giardini dove gli studenti possano intrattenersi in lieti conversari durante gli intervalli; non più mense spartane ma eleganti sale di ristorazione dove gli alunni possano gustare i migliori prodotti della nostra produzione locale, con eleganti menu a base di cibo biologico cucinati con quel tocco creativo che è tipico dei grandi chef. Laboratori aggiornati (tanti, tanti laboratori. I laboratori sono essenziali per ogni materia) dove attrezzature e utensili di nuovissima concezione possano consentir loro di dedicarsi alla ricerca, alla sperimentazione e alla creatività. 

Ma insomma, è mai possibile che laddove tanti studenti nei paesi più poveri si ritengono fortunati ad avere carta e penna e qualche libriccino, i nostri alunni e insegnanti passino il loro tempo a lamentarsi perché non hanno il computer più aggiornato, lo smartphone di ultima generazione, le attrezzature più innovative? Ragazzi abituati ad avere sempre tutto, insegnanti che senza dispositivi informatizzati non san più lavorare perché non hanno più la capacità di parlare ai ragazzi e sanno solo nascondersi dietro a gadget e giochini. 
Cosa vorrebbero, le lezioni pronte e impacchettate? Comoda, quest'idea di accendere un qualsivoglia dispositivo digitale e lasciar fare a quello tutto il lavoro. Il Vero Insegnante sa incantare i suoi alunni anche con un fuscello per scrivere sulla sabbia! Socrate aveva forse i tablet? E verreste forse a dirmi che siccome non li aveva non era un vero insegnante? 
E poi, tutta quell'informatica deforma i cervelli dei ragazzi, che disimparano a pensare. Niente più ragionamento autonomo, solo tanti piccoli zombie abbrancati ai loro dispositivi elettronici, schiavi dei videogiochi, incapaci di lavorare altro che col copia&incolla. Poveri giovani disadattati, ed è tutta colpa nostra.
Davvero, come si può pensare di gestire una scuola senza tablet?
Davvero, come si può concepire una scuola in balìa dei tablet e di tutte quelle diavolerie digitali?

Classi piccole, finalmente! Basta con le classi di 37, 30, 25, 20, 18, 16, 15 allievi. Ecché, le nostre scuole non devono essere batterie per polli d'allevamento! Classi piccole, piccole, piccole. Massimo massimo dodici, meglio dieci alunni, ma forse meglio ancora sarebbero otto. Se avessimo avuto solo classi di otto alunni, il coronavirus non ci avrebbe obbligato a chiudere le scuole nemmeno per mezza giornata!

La scuola è troppo costosa. Troppo personale, prima di tutto. Prima che intervenisse la saggia riforma Gelmini-Tremonti, il rapporto docenti alunni in Italia era tra i più alti del mondo, finalmente adesso è ritornato nella norma, anche se gli insegnanti, ahimé, sono quello che sono e soprattutto fanno ben poco e quel poco lo fan davvero male, schiavi come sono della mentalità tipica degli statali che li spinge a lavorare il meno possibile e attaccarsi al sia pur minimo pretesto medico per restare a casa per settimane e mesi, e pronti ad andare in pensione il prima possibile.
Per la scuola spendiamo davvero troppo poco, abbiamo pochissimi insegnanti e quei pochi sono ignoranti, malformati e incapaci. Dobbiamo avviare un grandioso e rutilante programma di formazione pedagogica, psicologica, informatica e soprattutto dargli una formazione aggiornata nelle materie che insegnano. Basta sanatorie, graduatorie a scorrimento, abilitazioni ancora valide dopo vent'anni!
Sempre sui costi della scuola, abbiamo davvero troppi bidelli. Dopotutto, a cosa servono i bidelli? Chi mai ha sentito la necessità di un bidello, o ha mai visto un bidello fare alcunché di valido per la scuola? Appaltiamo le pulizie a ditte esterne, almeno risparmiamo!

Non ci sono più bidelli, i nostri bambini non sono sorvegliati e di conseguenza finiscono per essere costretti a fare l'intervallo in classe, in barba alla più elementare decenza didattica, ormai ci manca solo di legarli al banco. I bidelli  sono figure importanti per la crescita psicologica dei bambini, ma soprattutto sono utilissimi all'interno della scuola e fanno una vera infinità di cose senza le quali tutto diventa complicato. E poi, 'ste ditte di pulizia con gli appalti risicati all'osso, pieni di lavoratori sottopagati, sfruttati e vessati - e alla fine le scuole sono più sporche di un tempo. Rivogliamo i bidelli!

La scuola non trasmette più i valori. Gli insegnanti, barricati dietro i loro complementi predicativi del soggetto e la loro tavola periodica, abdicano al loro ruolo di Educatori e dimenticano di essere modelli ed esempi per i loro alunni, ignorando che han davanti dei ragazzi vivi, in cerca di una guida che li aiuti ad orizzontarsi in una società in continuo cambiamento e irrimediabilmente immersa in un rozzo materialismo dove l'unica cosa che conta sono i soldi e nessuno pensa più ai sentimenti e al rispetto degli altri. Non è questa l'Italia che i nostri nonni ci han lasciato, quando sono saliti sui monti a fare la Resistenza!

La scuola non trasmette più il Sapere. Gli insegnanti si gingillano con i principi cardine della costituzione, perdon tempo a fare l'educazione all'affettività, trascurano il programma per imbastire continui laboratori sulla tolleranza, il rispetto della diversità, l'apertura all'Altro, la gestione delle emozioni. E alla fine i ragazzi escono da scuola e non sanno niente, han passato gli anni a baloccarsi e a fare giochi di ruolo e si son fatti due palle così con questa lagna della Resistenza, che insomma ormai son passati settantacinque anni, è tutta roba morta e sepolta. E sono sempre a giro, agli Uffizi, all'acquedotto, al laboratorio geologico, al congresso di archeologia, a Malta, al Parlamento, a Bruxelles, in Botswana a fare il gemellaggio, in giro per le strade coi ragazzi del gemellaggio con il Botswana, ma quand'è che studiano? Niente di strano che quando escano dal liceo non sappiano nulla!

Perché sono ignoranti, ammettiamolo. Si vedono cose incredibili, gente che esce dal liceo scientifico e non ha mai manovrato un acceleratore di particelle, gente con diploma di Geometra che è incapace di progettare una centrale termonucleare, gente che esce dall'Informatico e non sa nemmeno fare una rete in 5G. E ogni anno diventano più ignoranti.

Gli insegnanti sono assolutamente inadeguati. Antiquati, polverosi, vecchi decrepiti e incartapecoriti, lavoratori fragili e pronti a cadere al primo stormir di fronda. Tra le loro peggiori colpe c'è il rifiuto di aggiornarsi e il loro disperante deficit digitale, è già un miracolo se rinunciano alla lastra di pietra e allo scalpello e si adattano a usare e far usare carta e penna. 
Insegnanti nemici della tecnologia, che vedono in ogni cellulare un nemico, in ogni computer un demonio e che se gli parti di bluetooth immagino che sia un treno azzurro che fa il segnale.
Insegnanti attaccati come ostriche a regole antiquate. Insegnanti che sciorinano contenuti che erano già superati al tempo dei dinosauri. 
Insegnanti che non fanno più i riassunti, le espressioni, le tabelline. Insegnanti che fanno solo i riassunti, le espressioni, le tabelline. Insegnanti che spiegano troppo o troppo poco, insegnanti che non interrogano mai e insegnanti che non fanno altro che interrogare, insegnanti che vanno troppo veloci, troppo lenti, a velocità troppo costante, a ritmo troppo irregolare. Insegnanti troppo noiosi, insegnanti troppo allegri, insegnanti troppo innovativi, insegnanti troppo materni. Insegnanti troppo giovani, anche. Insegnanti che, in ogni caso, non fanno mai niente se non danni.

Il latino, poi. Ma insomma, è possibile abbandonare così il nostro retaggio e le nostre radici? Si sa, il vero problema di base, la radice di ogni male, è stato abbandonare lo studio del latino alle medie, da allora è stato tutto un decadere. 

Che ne sarò di noi se dimentichiamo le radici del pensiero occidentale? O forse qualcuno pensa sul serio che si possa affrontare il mondo armati solo di un po' di modeste cognizioni su come si configura un cellulare?

La matematica poi è un disastro. Ma è mai possibile una cultura ancora così disperatamente avvinghiata solo e soltanto al mondo delle lettere? Le materie scientifiche sono neglette e trascurate, per forza i nostri ragazzi sono così indietro nelle classifiche internazionali. E come possono trovare un lavoro e farsi una carriera armati solo di un po' di latino?

I nostri ragazzi non sanno più fare un tema. Sissignori, un semplice tema. Fanno analisi del testo, descrizioni oggettive e soggettive, improvvisano testi narrativi ma gli manca la Base dello scrivere: il Tema.

Oh, il Tema: la maledizione della scuola italiana. La disperazione di vederli ancora fare i temi, sul foglio protocollo a colonne, a scrivere paginate su un argomento astratto di cui non gli importa un accidente. Ma è mai possibile, giunti ormai al terzo millennio, perdere ancora tempo col tema?

La verità è che la nostra scuola non è più selettiva ed esigente. Gli alunni escono dal loro lungo (troppo lungo: a cosa serve il quinto anno delle scuole superiori, qualcuno è in grado di spiegarmelo?) percorso di studio senza conoscere altro che minime nozioni. Ahimé, non studiano. E perché mai dovrebbero studiare? Tanto sanno benissimo che, comunque vada, saranno promossi. Com'è noto, è tutta colpa del '68 e del sei politico. I danni sono andati crescendo e ormai stiamo toccando il fondo dell'abisso e siamo circondati per ogni dove da ragazzi impreparatissimi, e per di più assolutamente presuntuosi e convinti di sapere tutto.

La scuola italiana ha un tasso di dispersione scolastica abominevole. Il meccanismo freddo e spietato della selezione lascia troppi ragazzi indietro. Non c'è inclusione se non a parole, e i più deboli vengono abbandonati al loro gramo destino con assoluto menefreghismo. Troppi, troppissimi ragazzi non arrivano nemmeno a prendere il diploma e le nostre percentuali di laureati sono ridicole. L'ascensore sociale è bloccato. La scuola serve ormai solo ai figli di papà.

La colpa, naturalmente, è soprattutto dei genitori. Genitori troppo protettivi, sempre pronti a insorgere in difesa dei loro pargoletti al primo arrivo di una insufficienza, del tutto intolleranti verso qualsiasi anche minima pretesa di vederli collaborare con la scuola, e assolutamente refrattari verso la disciplina. Del resto è noto che anche una semplice nota sul diario o un compito a casa un pelino più impegnativo ormai creano sommosse e tumulti. E purtroppo i presidi li appoggiano sempre, questi genitori sconsiderati che ormai da tempo hanno abdicato al loro ruolo educativo e non sanno imporre il benché minimo paletto, ma anzi si atteggiano a fare gli "amici" dei figli, dimenticando che la funzione dei genitori è tutt'altra.

Genitori freddi, intolleranti, preoccupati solo del voto e di confrontarlo con quello del compagno di banco. Genitori che non vengono nemmeno sfiorati dal pensiero che i loro figli non sono delle macchine per voti, genitori interessati solo allo svolgimento del programma, qualsiasi cosa succeda, sempre pronti a lamentarsi che l'insegnante perde tempo ed è troppo tollerante con gli alunni in presunta difficoltà e non sa invece valorizzare le eccellenze che ha davanti. Genitori schiavi della macchina del successo, dei falsi valori dei nostri tempi, che si interessano solo al voto senza cercare di capire i problemi e le difficoltà della creatura in crescita che hanno in famiglia. Genitori insensibili, egoisti, mai contenti, interessati solo ad avere macchine lussuose, andare dal parrucchiere, stare dietro al lavoro.

E dunque, una volta elencati i problemi - quelli veri, quelli reali - la soluzione si presenta spontaneamente agli occhi di chiunque e non vi è chi non la veda.
Dopotutto, è molto semplice.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Dimentichi i bidelli, non ci sono più i bravi bidelli di una volta, capaci di confortare, molcire, tenere in riga e soprattutto pulire, questi non fanno niente, che poi i ragazzi di oggi sono indisciplinati e sporchi, noncuranti della fatica altrui, dovrebbero pulire loro le aule, curare l'orto, cucinare a turno. Lurkerella

Ornella ha detto...

Questo è un post satirico, vero?
Tuttavia, se non lo fosse, è tutto vero. Tranne che i Valori traditi non sono quelli della Resistenza, ma ben altri.

Murasaki ha detto...

@ Lurkerella:
Vero, non ci sono più i bidelli di una volta: ce ne sono infatti molto meno, perché qualche genio ha deciso di risparmiare dando l'appalto a ditte esterne per la pulizia. Il punto è che i bidelli SERVONO come il pane, e pulire è solo una delle loro incombenze.
Quindi domani mattina o stasera inserisco pure loro, grazie ^_^

@Ornella:
Certo che è tutto vero, ma in qualche modo van fatte delle scelte: non puoi per esempio promuovere tutti perché la scuola deve essere inclusiva, e nello stesso tempo fare una scuola selettiva. Il punto giusto di equilibrio chiaramente non è stato ancora trovato, e per strano che sia si deve effettivamente andare in entrambe le direzioni, ma non è facile e non puoi comunque contentare tutti, e nessuno dei due schieramenti ha TUTTA la soluzione in mano.

Pellegrina ha detto...

https://www.bmj.com/content/370/bmj.m3223
Ot viste le riflessioni su dpi e riaperture questa può essere una fonte reputata assai seria da conoscere

Romolo ha detto...

La soluzione è dietro l'angolo. Il problema è che il mondo è tondo!

Murasaki ha detto...

@ Pellegrina:
Grazie ☺️

@ Romolo:
Ecco, hai perfettamente CENTRATO (o inquadrato?) il problema! 😳🤕😓

Nihil ha detto...

I valori traditi sono quelli nella cultura con la Commissione maiuscola, in questi la Resistenza è solo un momento tragico di storia mai seriamente affrontato.
A scuola si studia. Per farlo servono docenti preparati, ben pagati, non politicizzati e quindi non strumentalizza bilico. Il PC serve ma non è che una parte, è la testa e la curiosità intellettuale che va stimolata.