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venerdì 1 novembre 2019

La voce delle ombre - Frances Hardinge


Un Venerdì del libro che cade proprio il primo di Novembre merita senz'altro una storia di fantasmi, e questa è piuttosto speciale.
Mi ci sono imbattuta per puro caso vagando per la biblioteca in cerca di qualcosa che non sono poi riuscita a trovare, e sono rimasta affascinata dalla copertina - dalla foto non si vede, ma le foglie sono metallizzate e l'insieme è davvero accattivante.
Qual prodigio ha mai  spinto Mondadori a mettere una bella copertina a uno dei suoi libri? E per di più, a un libro tendenzialmente indirizzato ai Giovani Lettori?
Risposta: il fatto che era la copertina originale. Magari c'era un obbligo contrattuale o qualcosa del genere, chissà. Del resto, anche se è molto bella, non c'entra molto col contenuto, quindi Mondadori non poteva proprio farsela sfuggire.
Mi dava l'impressione di una storia di fantasmi di quelle un po' dolciose e consolatorie, come piacciono a me, e infatti l'ho presa proprio perché volevo leggere una storia di fantasmi in quel modo lì.
Le prime pagine mi hanno convinto che avevo fatto una sciocchezza: c'era la solita madre insopportabile che non dice nulla a sua figlia di chi è, da dove viene eccetera e la sottopone cupamente a durissime prove. Ho spento la luce un po' schifata e mi sono addormentata ben decisa a piantarla lì.
Il giorno dopo mi sono detta che boh, magari più avanti migliorava? E poi quattro pagine, obbiettivamente, sono un po' poco per valutare un libro che ne conta più di trecento (belle fitte, non è di quei tipici young adult con dieci righe a pagina dove fai cento pagine in tre quarti d'ora e nel frattempo sorvegli il sugo che cuoce).
Comunque quando l'ho ripreso in mano ero preparata a schifarlo ancora, ma volevo un campione di lettura un po' più consistente. Quindi ho ripreso la lettura armandomi di pazienza e pronta a lanciare commenti sarcastici ogni tre righe.
Ma mi sono completamente dimenticata di farlo perché ero troppo assorbita dalla lettura.

Non so se davvero la sera prima ero troppo stanca, o se l'inizio è effettivamente un po' consueto - consueto per un certo tipo di romanzo, perché in effetti che una madre, per quanto di carattere cupo, curi gli incubi della figlia dodicenne portandola la notte al cimitero e rinchiudendola in uno stanzino buio dove i fantasmi cercheranno di inghiottirsela non è il più consueto degli inizi in un  romanzo maistream, e forse non è comunissimo nemmeno nelle storie di fantasmi. Quel che mio ha irritato (e che irritava moltissimo anche la protagonista, che ha tutta la mia comprensione per questo) era che la madre rifiutasse di dare spiegazioni: non era nemmeno un espediente per tirare in lungo la trama - prima di tutto perché la trama non è affatto tirata in lungo, e poi perché ad ogni modo buona parte delle spiegazioni arriva abbastanza presto, e non averle date prima non influisce molto sulla trama.
Ma andiamo a raccontarla un po', questa trama, almeno a grandissime linee: la storia si svolge ai tempi della guerra civile inglese e re Carlo II, che compare di striscio in un paio di circostanze, ci fa la figura da imbecille che gli compete. Viene anche spiegata un po' l'atmosfera di quegli anni, che rende comprensibile quella pazza medaglia coniata dai rivoluzionari con la scritta "combattiamo per il re contro il re"*. 
La protagonista, dall'insolito nome di Makepeace, cresce in un villaggio di puritani ma poi si ritrova in un castello di sostenitori del re, e vede quindi entrambi i lati della questione ma soprattutto sente entrambe le versioni delle due propagande diverse, finendo per impararne tutto ciò che merita di essere imparato in merito, come dimostra nella sua scelta finale, tanto ragionevole quanto accorta.
Si può ben immaginare l'accoglienza che ha ricevuto in quel villaggio sua madre, mandata da ragazzina a servizio di una famiglia aristocratica e poi ritornata incinta e senza l'anello al dito. Comunque nessuno la rinnega e la scaccia, anzi le offrono un grazioso ripostiglio per dormire, lei e la sua piccola figlia della colpa, purché faccia da serva a tutta la famiglia aggratis.
Da ragazzina Makepeace comincia ad avere degli incubi terribili. Dopo diverse notti in cui si è svegliata gridando la madre adotta quella curiosa terapia che ho descritto più sopra,  che in realtà funziona perché la ragazza impara a sviluppare delle difese contro i fantasmi che cercano di insinuarsi in lei per possederla. In seguito ad un incidente la madre muore, e Makepeace per salvarsi fugge lontano. È l'inizio di una lunga avventura, decisamente cupa, che la porterà a conoscere (molto profondamente) la sua famiglia d'origine e i numerosi e terribili segreti in cui suo malgrado è coinvolta, oltre a un buon numero di fantasmi con cui costruisce un legame, come dire, molto intimo (no, niente sesso. Non se ne accenna nemmeno di lontano).

Abbiamo quindi una giovane eroina. Vanno di moda, oggi, le giovani eroine che affrontano i pericoli con carattere deciso, ma di solito lo fanno in una realtà magari piuttosto eroica ma non molto terrifica. Questo invece, più che un romanzo di fantasmi (non dolcioso) è un vero e proprio romanzo dell'orrore dove il sentimento predominante della protagonista nonché del lettore è l'angoscia. Niente intermezzi romantici, nemmeno accennati, niente fan service, niente concessioni al fragile stomaco dei giovani lettori. E in effetti, anche se si tratta di un romanzo di formazione (e che formazione!) con una giovane protagonista, non c'è motivo di pensare che il lettore debba per forza essere giovane. I temi trattati sono importanti, anche se gestiti in modo, come dire, piuttosto rude: si parla di identità personale, di anima (di molte anime, in effetti), della vita e della morte - com'è giusto in una storia di fantasmi - ma anche di politica, ingiustizie sociali e compromessi, oltre che naturalmente della libertà.
Lo stile non è leggero, la narrazione non è consolante, del leggendario humor inglese non si trova traccia. Di solito queste caratteristiche ai miei occhi sono difetti, ma questo libro va benissimo così com'è e sono molto contenta di averlo letto. In particolare, l'autrice è molto brava a gestire le atmosfere cupe.
Ottimo per qualsiasi età anche se non amate il genere. Del tutto sconsigliato invece se cercate una storia gradevole e fresca o un romanzo di conversazione.

*Giuro che non me la sono inventata. Caso mai se l'è inventata Kantororovicz nel saggio I due corpi del re, ma non credo.

7 commenti:

dolcezzedimamma ha detto...

Sai che mi hai incuriosito?

Pellegrina ha detto...

OT tu con i fantasmi io tre giorni di festa tre giorni di pioggia: con questo per consolazione https://www.jrrtolkien.it/2019/09/30/tra-un-mese-la-nuova-traduzione-della-compagnia/
Finora ti dirò non mi estasia e non mi sdegna (sono a Brea).
La copertina è adeguatamente insignificante.

Murasaki ha detto...

Oh, la nuovissima traduzione è oggetto di infinite discussioni nel gruppo tolkieniano, e a qualcuno sembra piacere molto. Io sono ancora incerta se avviare una rilettura con la nuova traduzione o lasciar perdere - ormai sono emotivamente troppo legata a quella vecchia, credo, forse, chissà...
Comunque fin quando non arriva il terzo volume non la tocco nemmeno. Fin quando non arriva in biblioteca, intendo!
Sulla copertina è stato detto di tutto e di più e direi che si poteva fare di meglio... e certamente anche di peggio.
Intanto mi sono iscritta al gruppo su FB che sta per avviare una specie di lettura in comune...

Pellegrina ha detto...

Sei in un gruppo tolkeniano? Gruppo di cosa? Ti diro’, per me luci e ombre. Dettagli generalmente migliorati specie per i ritrovati diversi livelli linguistici nei dialoghi e ovviamente le poesie, se escludi le due più famose. A volte peggiorati perché Passolungo pare un’indicazione stradale, pure a chiudersi gli occhi e le orecchie e mentre Grassotto è un nome simpatico, Ciccio mi ha sempre causato una repulsione a pelle. Nel complesso non è tutta questa rivoluzione/rivelazione. Aspetto di leggere il libro IV, che è anche quello che mi ha convinto di meno, per capire se effettivamente la traduzione precedente fosse cosi’ libera.
La cosa che mi lascia in forte dubbio pero’ è la voluta pedestrità della nuova traduzione: il periodare estremamente semplificato fa praticamente scomparire le subordinate e qualsiasi frase appena articolata, mentre per me il fascino del romanzo sta proprio nella sua lontananza da questa semplificazione spicciola della scrittura.
Ma è Tolkien a scrivere cosi’ o è il traduttore a ricercare questo stile? Non lo so, per questo mi è molto complicato dare un giudizio.

Murasaki ha detto...

Per fortuna almeno per te è complicato, perché tutti stanno tranciando giudizi (negativi, di solito) alla grande e nell'universo fandom c'è gran rumore, e perfino chi grida al complotto (si parla perfino di un complotto LGBT, per darti un'idea). Il meno che si possa dire è che l'argomento è molto discusso, ecco.
Il mio gruppo (che a quanto mi sembra di capire è tra i più moderati, figuriamoci gli altri) è "Studi Tolkieniani", su Facebook. Se sei su Facebook puoi chiedere di essere ammessa, o posso perfino ammetterti io d'ufficio, mi sembra di aver capito. E' una costola dell'Associazione Studi Tolkieniani, ci sono anche persone molto blasonate e attendibili e i moderatori lavorano bene, anche se in questo periodo hanno un gran da fare.
Io sono piuttosto sbalordita, ma al momento non voglio farmi una opinione sulla base di qualche passo sciolto. Chiaramente sono affezionata alla vecchia traduzione, ma provare a leggerne una con un suono un po' diverso può essere interessante, come esperienza - ma mi sta venendo la tentazione di farci un post molto prima, non fosse che per raccontare la storia del complotto., che a modo suo è pure divertente.

Pellegrina ha detto...

Dove riescano a trovare sesso in Tolkien, che sia LGBTQ o dio sa che dio solo lo sa... la sola cosa che mi ha evocato una sessualità peraltro terrificante e appena vagamente misogina è Shelob desiderosa di inghiottire Frodo e che gli crolla sopra con relativa puntura. Che il complotto sia il suo con Gollum?
Ma non poniamo limiti all’immaginazione senno’ si perde il divertimento...
Grazie davvero per la disponibilità ma i social continuo a guardarli con un po’ di diffidenza, non tanto per gli incontri che ci si possono fare, ma per il concetto di discrezione di Zucky & co, un po’ lontano dal mio, ecco... suppongo che essendo un gruppo chiuso non si possa guardare dallo schermo e basta...
Ma sul serio nessuno si è posto il problema dell’aderenza allo stile originale? Perché al di là delle correzioni degli errori puntuali di cui l’AIST parla da tempo, mi sembra che la questione più importante e interessante da analizzare sia proprio questa.

Murasaki ha detto...

Alcuni se lo pongono, in effetti, ma in merito ci sono opinioni diverse - tieni conto che impuntarsi sul singolo nome o la singola parola è più facile. Nel complesso la prosa tolkieniana è effettivamente più piana della nostra traduzione, e sotto questo aspetto è stata apprezzata la nuova traduzione, da alcuni. Certe scelte lessicali mi sembrano in effetti curiose, ma non è che posso dare un parere di quarta mano sulla base di due righe. Quanto al sesso LGBT è in effetti uno dei tratti più ridicoli della questione, insieme al "tentativo della sinistra di impossessarsi di Tolkien" grazie appunto a un complorro.
Per entrare in un gruppo di FB devi essere su FB, non se ne esce. Dopo di che nessuno ti obbliga a intervenire, e puoi startene anche solo a leggere sgranocchiando pop corn. Comunque, questo è il link della pagina NON di Facebook, dove puoi trovare articoli e pure un po' di polemiche: https://www.jrrtolkien.it