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giovedì 11 luglio 2019

Murasaki va a caccia (di libri, solo di libri, che le balene dormano pure sonni tranquilli per quel che mi riguarda)

Durante le Mostre del Libro capitava che qualche genitore ben intenzionato, al momento di prendere il resto, lasciasse qualche spicciolo. Già arrivata al terzo genitore munifico ho pescato una deliziosa scatolina tolkieniana, che aveva contenuto i miei orecchini à la Arwen (un ottimo acquisto, detto per inciso, anche se sul momento li avevo trovati un po' cari) e l'avevo trasformata in salvadanaio. Più avanti mi è venuto in mente di mettere, sempre alle Mostre, qualche doppione in vendita a prezzi stracciati e la scatolina si è vieppiù arricchita. Così ho trasferito parte del suo contenuto in uno di quei sacchetti di velo da confetti di cui non si sa mai che fare ma che dispiace buttare via e ho trasferito detto sacchetto nella mia borsa. 
A che scopo? No, niente pizze con gli amici e niente caffé alla macchinetta della scuola: pochi euro, nelle mani di una esperta cacciatrice di libri possono trasformarsi in un tesoro prezioso. Mi capita spesso infatti di fermarmi ai banchetti di libri usati nelle varie sagre di paese o nei mercatini di beneficienza, dove talvolta a prezzi minimi si possono trovare autentici tesori, e soprattutto quei libri che ormai sono fuori catalogo e non trovi più in vendita né per oro né per argento. Tra i miei migliori affari vanto un Signore degli Anelli che mi incaponii, per puro spirito di giustizia, a pagare ben quattro euro anche se insistevano a cedermelo per due e un Dio del Fiume in edizione non economica a un euro (quello però lo pagai di tasca mia perché era un mercatino di beneficienza del gattile e sono sempre disponibile a lasciare un piccolo obolo per i mici abbandonati).
Quest'anno le offerte e le vendite sottobanco sono state piuttosto abbondanti e per la prima volta ho cominciato a meditare qualche acquisto su maremagnum dove si trovano a volte perfino le Brutte storie o le Brutte scienze della Salani che spesso e volentieri in libreria sono esaurite; finché una sera, girellando per la sagra locale di Lungacque, mi imbattei nel mercatino dei doppioni che la biblioteca comunale faceva a scopo di autofinanziamento - insomma, tra colleghi ci si capisce. Mentre spulciavo in fretta e furia perché non ero da sola e avevo piantato gli amici come carciofi in mezzo alla strada dello struscio del paese, la bibliotecaria mi offrì nientemeno che la Storia d'Italia a fumetti di Enzo Biagi al folle prezzo di un euro a volume. Chiaramente non la feci nemmeno finire di parlare e accettai con entusiasmo. Siccome però la Storia d'Italia a a fumetti, per quanto bella e ben fatta, non è esattamente un peso piuma, i bibliotecari presero i soldi e mi dissero di ripassare quando volevo in biblioteca a ritirarla.
Qualche giorno dopo però, quando passai, mi confessarono che il mio pregiato acquisto sembrava essersi volatilizzato. Mi restituirono i soldi con molte scuse e io soffrii in silenzio, perché nel frattempo avevo cercato per curiosità le quotazioni in rete e mi ero molto rallegrata di essere riuscita a trovarla praticamente in regalo perché, oltre che difficile da reperire in versione completa a tre volumi*, la Storia d'Italia a fumetti è cara assaettata.

Fino a quel momento non avevo mai dedicato un solo pensiero alla Storia d'Italia a fumetti per la biblioteca scolastica - anzi, ne avevo completamente dimenticata l'esistenza, anche se quando era uscita naturalmente ne avevo sentito parlare fino alla saturazione più completa; ma adesso mi sembrava che qualsiasi biblioteca scolastica priva della Storia d'Italia a fumetti fosse solo una miserabile ciofeca di biblioteca, indegna della sia pur minima considerazione. Non sto quindi a descrivere il mio entusiasmo e la folle gioia quando, spulciando non senza frutto nella sezione libri di uno di quei negozietti di conto vendita che oggi si trovano un po' dappertutto, trovai per l'appunto una versione completa della pregiata pubblicazione, per di più fornita di cofanetto.
D'accordo, costava trenta euro e non tre, ma era pur sempre un ottimo affare e lo stato di conservazione era perfetto. C'era da dire però che un acquisto di trenta euro per il piccolo fondo di cui disponevo era una grossa spesa e non rientrava nella serie "pesca miracolosa per pochi spiccioli". Insomma, per come la vedevo secondo me la scuola poteva benissimo frugarsi in tasca e tirarli fuori lei, i trenta euro, mentre io di mio ci mettevo la mia superiore abilità di cacciatrice, maturata in decine di anni di esperienza negli appostamenti a qualsivoglia luogo in cui si vendessero libri sottoprezzo.
Sapevo benissimo che ogni spesa andava autorizzata dalla Dirigente e tutto questo genere di cose, ma la Dirigente era ormai in vacanza (oltre che praticamente in pensione) e sarebbe tornata di lì a due settimane, alla Segreteria le richieste di acquisto vanno badate come figli prematuri ancora in incubatrice se non addirittura come gattini orfani di pochi giorni, di quelli che devi dargli il latte col contagocce ogni due ore circa, tant'è vero che l'ultima richiesta di acquisti che avevo fatto era sparita nel nulla per un anno mentre  languivo nelle corsie d'ospedale, e ammetto che la cosa non mi ha favorevolmente impressionato.
Così la mattina dopo ero in Segreteria, con la mia ricevutina in mano e il sorriso dell'innocenza stampato sul viso, e con il tono più candido del mio repertorio ho raccontato del meraviglioso acquisto di cui chiedevo il rimborso.
La DSGA, ovvero la Segretaria in capo, è saltata in aria come un tappo di spumante, prima ricordandomi che così non si faceva e spiegandomi come esattamente avrei dovuto fare, e io ho ascoltato la sfuriata col capo chino e mi sono scusata molto facendo un timido tentativo per spiegarle la particolarità del caso. Ma lei ha poi proseguito con alte lamentele per le persecuzioni cui era sottoposta, per i revisori che le stavano addosso pronti a rifarsela con lei, che non voleva rimetterci per colpa nostra, che non era nemmeno una DSGA ma stava facendo il concorso, che tutti la tormentavano, che...  
Giù alla terza frase accorata ogni ombra, non dico di pentimento perché non ero minimamente pentita e avrei rifatto ciò che avevo fatto senza un attimo di esitazione, ma di solidarietà e umana comprensione da lavoratrice a lavoratrice, era completamente scomparsa dal mio cuore e ho staccato l'audio come faccio sempre quando mi ritrovo in qualche situazione sommamente noiosa; verso la settima frase anzi ho cominciato a maturare un sempre più consistente rancore e a sentirmi ben contenta di avere fatto qualcosa in grado di contrariare tanto una così esasperante e noiosa individua.
Infine, approfittando di un attimo di pausa (perché nella vita talvolta è necessario respirare) le ho spiegato con bel garbo come l'occasione che mi si era presentata fosse irripetibile e che in quel tipo di negozi non usa lasciare acconti e tenere un acquisto in sospeso (anche se non sono sicura che sia vero) e il rischio di veder sparire il pregiato oggetto era troppo alto perché me la sentissi di tentare la sorte, e anzi qualora si fosse nuovamente presentata una sì miracolosa occasione (il che purtroppo è praticamente impossibile) non avrei esitato a comportarmi nello stesso modo**. Come speravo, l'indignazione l'ha quasi lasciata senza parole.
Alla fine mi ha fatto fare una richiesta scritta e l'ho accontentata, scrivendola nel più inappuntabile dei gerghi legal-scuolesi e ci siamo lasciate, lei un po' stremata dopo la lunga sceneggiata e io abbastanza di malumore.
Tornata in biblioteca, mentre riordinavo e pulivo gli scaffali, in purissimo spirito di volontariato perché nessuno pretendeva da me che lavorassi anche nella prima settimana di Luglio, mi sono detta che comunque, avendo io fatto alla scuola non un danno bensì un favore dettato esclusivamente da purissimo zelo professionale di cui nessuno saprà mai nulla se non gli occasionali lettori del mio blog di nicchia, tutto sommato la sfuriata avrebbe anche potuto risparmiarsela.
D'altra parte non sono certo la prima insegnante che viene aspramente rampognata per aver fatto qualcosa in più del suo dovere, e certamente non sarò l'ultima.
Ma ormai la Storia d'Italia a fumetti è lì, e certo non scapperà. E questo mi riempie di soddisfazione professionale.
Una domanda tuttavia si impone: che cosa ci fa Gimli figlio di Gloin, in purissima versione Peter Jackson, sulla copertina del primo volume della Storia, visto che tale Storia è stata data alle stampe circa un quarto di secolo prima che il buon Jackson facesse il primo provino all'ottimo John Rhys-Davies?

*in realtà esiste anche un quarto volume che riguarda il dopoguerra, ma secondo me era fatto troppo a caldo per costituire una lettura valida - insomma rischiava di risultare non imparziale e nello stesso tempo non aggiornato. Comunque il problema non si è posto e anche all'usato in rete c'erano solo i primi tre volumi, o più esattamente, quando ho guardato io, il primo e il terzo.
**qualora nel sacchetto avessi a disposizione fondi sufficienti per non rischiare di rimetterci di tasca mia, ma questo non l'ho precisato.

7 commenti:

Melchisedec ha detto...

Ecco! Scopro che abbiamo una passione in comune: razzolare tra mercatini vari per beccare autentiche chicche. Alcune ricerche sono durate anni, soprattutto quando le librerie on line sono sfornite di ciò che cerchi. Ultimamente però sono stato fortunato e qualche libro mi è giunto a casa. Non la stessa gioia provano solitamente i DSGA al sentir nominare la parola libro o acquisto di libri senza regolare autorizzazione bolscevica. Dagli da masticare un Pon e vedi come ti riverisce! 🤪

minty ha detto...

Provo a indovinare: il Ghimli in copertina è forse uno di quei capi "barbari" con cui dovettero vedersela i Romani? Un Brenno a caso, magari (confesso di aver dovuto cercare su Google il nome, perché i capi nemici dell'antica Roma per me sono sempre stati un tutt'uno - i galli son tutti uguali, si sa :P - ed è già tanto se mi ricordo di Vercingetorige... Però l'immagine di "quel tizio che buttò la spada sulla bilancia" ce l'ho stampata a fuoco nella mia memoria di bambina XD)

La Storia d'Italia a fumetti non l'ho mai letta, invero. Chi sono stati i disegnatori? :)

Murasaki ha detto...

@Mel:
ahimé, i Pon ancora non sono entrati nella mia vita! A Settembre, visto che finalmente sto bene terrò le orecchie ben tese perché, davvero, qua TUTTI stanno facendo dei Pon tranne me e comincio a sentirmi piuttosto infelice ^_^

@Minty:
Mancato! E' una storia d'Italia, dunque la fanno cominciare dalla caduta dell'impero romano a quel che ho capito. Il gruppo dei tolkieniani su Facebook ha identificato in Gimli un longobardo. nientemeno. A Settembre cercherò di capire di chi si tratta - comunque sì, un capo barbaro di sicuro
Quanto ai disegnatori, all'epoca erano piuttosto blasonati: Milo Manara prima di tutti, ma c'erano anche Marco Rostagno, Carlo Ambrosini, Aldo Capitanio, Alarico Gattia, Paolo Ongaro, Paolo Piffarerio, Giacinto Gaudenzi e, a parte Manara che conosco perfino io, sopno nomi che ho sentito almeno nominare più di una volta.

Pellegrina ha detto...

To’ non sapevo che costoro fossero disegnatori di fumetti, perlomeno non tutti, Manara sì ma gli altri non avrei detto.
P tristissima perché google non mi fa commentare più su quasi nessun blog, praticamente non riconosce il mio account su nessuno, incluso il mio.

Murasaki ha detto...

Solidarietà completa e totale! Google ha la luna di traverso , e da qualche tempo riesco a commentare certi blog solo dal tablet e non dal computer. Complicanze a parte, davvero non capisco che senso abbia questa cosa. In compenso Blogspot mi stressa i lettori chiedendigli in continuo di dimostrare che nin sono robot (no, dico, saranno affaracci loro?) e a volte lo chiede perfino a me per farmi commentare sul mio blog. Vivaddio, wordpress mantiene ancora una parvenza di normalità e speriam che duri, ma commentare un blog sta diventando una vera impresa.

At3n4 ha detto...

Spesso la biblioteca dell'isolotto ha un mercatino di vendita di libri usati con autentici tesori. Facci un salto😉

Murasaki ha detto...

@At3n4:
Grazie del suggerimento. Adesso che non abito più a Firenze ho smesso di frequentare quella bella biblioteca ma ogni tanto capito in zona, e darò sicuramente uno sguardo.