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giovedì 5 luglio 2018

L'Angelo della Sala Insegnanti (sono me)

(l'immagine di questa splendida torta ai mirtilli viene dalla pagina Facebook di Foto che soddisferanno il vostro senso dell'ordine)

Sin dai primi tempi in cui ebbi il piacere di frequentarla, l'ampia e luminosa e accogliente Sala Insegnanti della scuola media di St. Mary Mead si presentò ai miei occhi come spaventosamente ingombra di cartame. Tavoli e tavolini e scrivanie e cassetti e scaffali e rastrelliere e qualsivoglia contenitore o piano d'appoggio ne traboccava, letteralmente.
Sono una persona disordinata e pure un po' trascurata, un po' di ciarpame intorno non mi ha mai dato noia; da studentessa ho vissuto in un brodo primordiale di appunti mescolati e libri spersi per ogni dove, niente in me si è mai segnalato per soverchia organizzazione apparente, ma il mio era il classico disordine dove, io almeno, trovavo tutto. Invece in quella sala non si trovava mai nulla. Mi domandavo come facevano i colleghi a tollerarlo. Io ne soffrivo un po', anche se i miei pochi libri e le mie poche carte, regolarmente spurgate del superfluo, vivevano tranquille e sempre a mia disposizione nell'unico cassetto che ero riuscita a ricavarmi - decorosamente ampio, per fortuna - tanto che tra i colleghi finii per farmi la reputazione di persona ordinatissima, cosa che non mancava di far sganasciare la mia famiglia e chi mi conosceva bene.
Ordinata io?!? 
Ebbene sì, sul lavoro lo ero abbastanza. Rispetto all'insegnante medio anzi ero praticamente un prodigio. 
Con tutto ciò, il casino che c'era in quella stanza non l'avevo mai visto in nessuna delle venti  scuole dove avevo fatto le mie supplenze, brevi o lunghine che fossero.

Già dopo le prime settimane, quelle in cui non ci si azzarda nemmeno a sfiorare altro che l'eventuale registro delle firme per paura di sbagliare qualcosa, avviai qualche cauto tentativo di sfoltimento buttando via ogni tanto un po' delle carte che ingombravano il tavolo principale, dopo che avevo osservato che erano lì da giorni e giorni e giorni senza che nessuno le avesse minimamente toccate.
Mi dedicavo a questa delicata operazione solo quando mi capitava di essere completamente sola lì dentro. E' un complesso della complottista che mi è rimasto appiccicato anche oggi che lavoro ormai alla luce del sole sgombrando carriolate intere di roba.
Con l'andare degli anni gli interventi si approfondirono: aprii i cassetti delle scrivanie, buttando via infinite copie di circolari di dieci anni prima e di autorizzazioni a gite e simili che datavano al secondo millennio e addirittura ai primi anni '90.
Svuotai alcuni cassetti strapieni, appartenuti in epoca remota a insegnanti ormai in pensione da anni e liberando così un po' di posto per i nuovi arrivi.
Feci una scatola per i cataloghi editoriali, togliendo quelli vecchi e riempiendoli con i cataloghi in corso, via via che arrivavano. Li mettevo anche in ordine alfabetico di editore, ma non ho mai visto nessuno che provasse almeno vagamente a rispettare quell'ordine o che si preoccupasse di rimettere nella scatola il catalogo dopo averlo consultato: imparai a ripescarli dagli strani posti dove erano finiti e a rimetterli nella scatola.
Riempii la scatola destinata ai cataloghi di chi offriva gite solo con il materiale di chi offriva gite (lavoro del tutto inutile: mai e poi mai che abbiamo scelto una gita basandoci su quel tipo di materiale).
Liberai la rastrelliera delle riviste dai bollettini parrocchiali ancora incellofanati che nessuno guardava mai, limitandomi a tenere l'ultimo numero (che nessuno consultava mai. Adesso hanno smesso di arrivare).
Buttavo via i comunicati sindacali più vecchi di tre mesi.
Ogni tanto rimettevo le circolari in ordine cronologico nell'apposito contenitore - c'era in tal senso una certa confusione perché qualcuno li metteva in ordine cronologico e qualcuno con la più recente in alto, e col tempo riuscii a convincere i colleghi che il sistema più usato era proprio quello di mettere più in vista la circolare più recente, ma che comunque era necessario darsi un tipo di ordinamento e rispettarlo, altrimenti non avremmo ritrovato mai nulla (un concetto, questo, che per le custodi e solo per loro era perfettamente chiaro sin dalla notte dei tempi).
Avviai i lavori di sgombero di un armadio che ufficialmente conteneva materiale del laboratorio di scienze, ma in pratica era strapieno di tutto, da vecchi caroselli di diapositive in bianco e nero sui vulcani a modellini di solidi geometrici in compensato a cavi elettrici abbandonati. Non ho ancora finito di liberarlo, anche se non dispero di consegnarlo al Sostegnop entro la fine dell'anno.
Più avanti avviai i lavori per la biblioteca, in occasione dei quali riuscii a liberare molti scaffali, che provvidi a riempire con i libri scolastici che ci lasciavano ogni anno i rappresentanti. Feci una paziente opera di scrematura, naturalmente, e soprattutto eliminai una quantità immane di doppioni. Adesso i libri scolastici sono divisi per materie (indicati da appositi cartellini) e uno scaffale è riservato ai libri al momento adottati dalla scuola, che possono servire ad alunni squattrinati o a colleghi appena arrivati.
Quest'ultimo è un lavoro particolarmente delicato, che va sorvegliato con cura e risistemato con una certa regolarità. Da brava bibliotecaria mi irrito profondamente quando passo nella biblioteca (quella dove ci stanno i romanzi, per intendersi, e dove gli alunni vanno a pescare libri in prestito) e scopro che, dopo il passaggio di una classe, gli scaffali sono pieni di libri fuori posto, riposti a casaccio e addirittura messi capovolti e alla rovescia. Naturalmente un apposito cartello supplica i gentili utenti di lasciare sul tavolo i libri consultati invece di rimetterli a posto, ma mai cartello fu più ignorato nella storia della segnaletica.
E tuttavia son ragazzini, giovani e implumi, disabituati al contatto con i libri, non esperti di ordinamento delle biblioteche. Son giovani e hanno ancora tanto da imparare, mi dico mentre smoccolando faccio il giro degli scaffali e ricolloco i piccoli libri smarriti al posto giusto.
Ma che cosa devo pensare dei loro insegnanti, tutti reduci da studi di livello superiore e assai usi a maneggiare libri, quando trovo gli scaffali, particolarmente quelli delle materie letterarie, confusi e rimescolati oltre ogni dire, con l'ordine alfabetico per titoli completamente ignorato.... e un sacco di libri rimessi alla rovescia o capovolti? Cioè, è davvero così indispensabile e aiuta a risparmiare così tanto tempo mescolare in un groviglio inestricabile sette antologie, per tacere dell'infilarci qua e là un fascicoletto di storia o un bel libro di geografia?
A giudicare dai risultati, così sembrerebbe.
Sta di fatto che quest'anno a malapena sono riuscita ad occuparmi lo stretto indispensabile della biblioteca vera e propria, ma ai libri in Sala Insegnanti non ho badato né tanto né poco, perché ero fin troppo occupata a tenere l'anima coi denti; addirittura, dato che ero all'ospedale,  ho praticamente scavalcato tutta la fase del passaggio dei rappresentanti limitandomi a scorrere qualche libro per le adozioni dell'anno prossimo, mentre gli altri anni tenevo d'occhio i pacchi nemmeno scartati e provvedevo ad accantonarli in un punto isolato dove non ingombrassero; quest'anno invece, in assenza della mia rapace sorveglianza, questi volumi sono stati infilati alla rinfusa in qualsiasi posto libero si presentasse all'occhio di chi desiderava levarseli dai piedi.
Arrivata a Giugno ho cominciato a lavorare il nemico ai fianchi. Complice la partenza di ben due professori che sono andati in pensione, ho colto l'occasione per una bella sfoltitura di una serie di cadaveri inglesi dei tempi della guerra fredda e una vigorosa scrematura dei libri di Scienze Motorie, più la consueta eliminazione dei doppioni e un piccolo scarto di vecchi manualetti per le prove Invalsi (ormai cambiate). Ma soprattutto ho provveduto a una cauta scrematura dei libri di Religione, il cui titolare si stava pericolosamente allargando arrivando ormai a coprire ben tre palchetti. E' bastato eliminare qualche vecchio doppione ancora incartato e tutto è tornato a dimensioni più contenute.
Adesso quattro pile di libri vecchi e nuovi dell'altezza di circa un metro fanno bella mostra di sé dietro al gabbiotto dei custodi, che provvederanno a smaltirli con calma nei giorni della raccolta differenziata della carta e io sono stanca & stremata oltre ogni dire perché non si tratta di un lavoro leggero, soprattutto nelle mie attuali condizioni di salute.

La mia aureola è dunque ripresa a brillare del consueto color dell'oro: l'angelo della Sala Insegnanti veglia sui suoi diletti colleghi perché lavorino in condizioni comode e trovino facilmente quel che gli serve, e perché la Sala Insegnanti sia un posto non troppo ingombro.
Ripeto: quattro pile di libri di circa un metro l'una, più una vera infinità di cartacce d'anteguerra cestinate con determinazione e impegno.
La Sala Insegnanti, dopo questo trattamento, è naturalmente un luogo tutt'altro che vuoto, anzi niente lascia immaginare che sia stato sottratto anche un solo frammento di carta.
E il futuro armadio per Sostegno non è ancora libero. Ma forse quando tornerò a scuola, gli ultimi giorni di Agosto, porterò alfine a termine sì grande impresa. Inoltre sto seriamente meditando di inscatolare una vasta serie di libri e alcune enciclopedie ormai arcaiche (sì, è un lavoro che ho già fatto a suo tempo, ma con la mano troppo leggera, a quel che sembra, visto che a quegli scaffali non ci va mai nessuno né alcun collega in questi ultimi quattro anni li ha mai minimamente consultati).

E qui sorgono spontanee due domande ai miei occhi senza risposta:
- Primo: chi faceva questo lavoro quando non c'ero io? Perché qualcuno l'avrà fatto, almeno con i doppioni dei rappresentanti. Ma non ho mai visto nessuno che ci badava, anzi nessuno in mia presenza sembra nemmeno essersi mai posto il problema.
- Secondo: possibile che ai miei colleghi, tutti i miei colleghi, quell'immane affastellìo di carte inutili non abbia mai dato noia, e che io sia l'unica che preferisce lavorare avendo a portata di mano solo e soltanto quel che gli serve? Oppure la mia è una semplice deformazione professionale da archivista?

8 commenti:

Luz ha detto...

Eccomi, mi annovero fra coloro che non si sono mai spiegati come ciò avvenga.
E sì che da qualche anno mi ritrovo in una scuola dove, al contrario, la sala prof è un luogo asettico, anonimo.
Un tempo istituto di ordine monacale, pare che la sala prof ne fosse il refettorio. Nessuno osa lasciare una carta sui
grandi tavoli di ebano d'epoca, quindi accade l'esatto opposto, obbedendo a un uso che nel tempo si è sedimentato,
di scuola ligia all'ordine maniacale e all'ordine in generale.
Nei primi tempi, non si usava neppure occupare l'aria rispondendo al saluto, quindi immagina.
Ora le cose sono migliorate. Basta "farci l'occhio", adattarsi, perché alla fin fine anche un luogo asettico ha un suo perché.
P. S. Adoro il tuo modo di scrivere. Rido, rifletto.

Hermione ha detto...

Non so rispondere alle tue domande, ma il secondo quesito me lo sono posto anche io. Aiuto!

Anonimo ha detto...

Fai bene a far pulizia, specie se liberi posto per il Sostegno, specie se ti accontenti di un sorriso grato come ricompensa.

Melchisedec ha detto...

Non sono archivista, pur avendo sostenuto delle materie in merito, ma regolarmente faccio piazza pulita di carte non più utili e rimetto a posto i libri in disordine, per non parlare degli strumenti di cancelleria.W l'ordine!😀

dolcezzedimamma ha detto...

Noi abbiamo una sala quasi asettica, ma col tavolo ingombro di carte che qualcuno (non io, a dire il vero) periodicamente ripulisce. Non so chi sia il nostro angelo...indagherò.

Murasaki ha detto...

@Luz:
Grazie per i complimenti, prima di tutto. E, sì, lo ammetto, un po' ti invidio la sala asettica. Credo sia riposante.
Certo, la Sala Insegnanti di St. Mary Mead si caratterizza per la sua calda e abbondante umanità, per la sua atmosfera amichevole o comunque assai ciarliera ma... tutto ciò sarebbe incompatibile con un po' di ordine?
Sospetto di no.
Magari sbaglio, chissà.

@ Hermione:
Le classiche domande senza risposta...

@ Anonimo:
Intendiamoci, Sostegno da noi ha una grande aula a disposizione, fornita di tre computer e di armadietti e scaffali - probabilmente ingombra di cadaveri pure quella, ma non ho certo i criteri per metterci le mani. Però ci sono i testi sui DSA e i volumi facilitati, e quelli possono servire anche a noi quindi giustamente sono tenuti nella Sala dove stiamo tutti.
Quanto alla ricompensa, di solito non ottengo nemmeno il sorriso - non per scontrosità dei colleghi, che anzi si mostrano sempre riconoscenti quando ricevono un favore, ma perché... nessuno si accorge del lavoro che faccio.
Ma mi renderebbe inquieta non farlo, perché me ne accorgo io!

@ Mel:
W l'ordine, o almeno un minimo di ordinamento logico!

@ Dolcezze:
Credo che quasi ogni scuola ne abbia uno - anche perché, in caso contrario, la quantità di carte che si accumula inevitabilmente in una Sala Insegnanti finirebbe per riempire ogni pertugio nel giro di tre anni al massimo!

pensierini ha detto...

Ero io, l'Anonimo :-) A volte sono distratta e mi dimentico di firmare. Tutti i commenti anonimi qui degli ultimi tempi sono opera mia, siglati o no, nessuno escluso, vai tranquilla :-)

Murasaki ha detto...

@ Pensierini:
No problem, se dimentichi di firmarti non ha importanza ^_^