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lunedì 28 maggio 2018

Mio nonno ha fatto la marcia su Roma (sull'attendibilità delle fonti storiche di famiglia)

Mio nonno (paterno) ha fatto la marcia su Roma, mentre mia nonna era di famiglia socialista. Uso raccontare l'una e l'altra cosa ai miei alunni, un po' per colore locale e un po' per spiegargli che sì, certo, la dittatura, lo squadrismo eccetera, ma una sua base di consenso popolare il fascismo ce l'aveva, così come c'era anche un certo dissenso silenzioso, perché non tutti han voglia di fare gli eroi e anzi alle donne all'epoca fare politica in piazza era abbastanza sconsigliato.

Ma torniamo a mio nonno, anzi torniamo a me - perché di tutto questo non ho saputo niente fino agli anni dell'università. Quando mio nonno è morto avevo quattordici anni, lo conoscevo come una bravissima persona di animo assai fine, grande lavoratore e ottimo marito. Giocava a carte con gli amici al bar dell'angolo il pomeriggio mentre mia nonna chiacchierava con le vicine, la Domenica mi portava talvolta a un passo dalla città nei sentieri di campagna a raccogliere narcisi e radicchi amari, mi insegnò a nuotare.
Certamente non era un nostalgico: in casa non c'era alcuna immagine del Duce né alcun segno che fosse mai esistito un qualcosa chiamato "fascismo". Di politica non si parlava mai, storie dei bei tempi andati se ne raccontavano talvolta ma parlando di persone. Mai e poi mai avrei sospettato minimamente che lui o la nonna potessero aver avuto un passato politico.
La nonna materna invece del fascismo parlava spesso e liberamente, raccontandomi aneddoti e colore locale, dettagli vari che si riferivano anche a mia madre e ai miei zii, e mai mi aveva fatto mistero di quanto qualsiasi cosa riguardasse il fascismo le avesse sempre dato una colossale orticaria.
Quando ormai avevo compiuto i vent'anni mia madre in tono casuale mi raccontò la seguente storia di famiglia (della famiglia di mio padre, però): il nonno aveva fatto la marcia su Roma, in virtù di questo era stato fatto sciarpa littorio e quindi decorato con una bella sciarpa in panno viola, e dopo la guerra mia nonna in segno di spregio con la sciarpa da littorio ci aveva fatto un paio di pantofole.
In questi termini la storia era stata più volte raccontata ai miei alunni (che a questo punto spero che non mi abbiano ascoltato preferendo dedicare la loro attenzione al pensiero dei loro innamorati o simili). 
Quest'anno, raccontando la storia alla mia attuale Terza, mentre spiegavo che comunque con lo squadrismo mio nonno non aveva mai avuto a che fare, qualcosa nei loro occhi mi ha spinto a una improvvisa riflessione "o almeno così mi ha raccontato mio padre", ho aggiunto.
"Ma suo padre c'era già, in quegli anni?" mi ha chiesto Socrate.
No, ho ammesso; mio padre era ben lungi dal venire, ai tempi della marcia su Roma, anzi all'epoca mio nonno non conosceva nemmeno mia nonna.
E quindi, ho ammesso senza remore, su questo aspetto non ero in grado di garantire niente.
Certo, il nonno che ho conosciuto io era improponibile come picchiatore e somministratore di olio di ricino, ma vai un po' a sapere? Con gli anni si cambia.
Comunque non avevo nessuno a cui chiedere. Ufficialmente mio nonno era stato un simpatizzante del fascismo della prima ora ma non ci si era poi immischiato granché e, durante la guerra, le sue simpatie verso il fascismo avevano subito un netto calo. Secondo mio padre non aveva mai votato per il Movimento Sociale Italiano ma piuttosto per la Democrazia Cristiana. Ma anche lì, vai a sapere.

A questo punto però mi sono anche fatta qualche domanda sulla sciarpa di panno viola. Una rapida ricerca su Google mi ha permesso di vedere che qualcosa non tornava. Prima di tutto la decorazione di sciarpa littorio non era affatto una sciarpa:

E, soprattutto, non era affatto viola, al massimo un po' amaranto. Ne veniva fuori una bella fascia con cui il marciatore si decorava in occasione delle varie adunanze:
Soprattutto, non era affatto chiaro come si potesse da questa pur bella fascia ricavare delle pantofole. Forse usando le nappe per decorazione?
Una ulteriore ricerca su Google però mi ha fornito altri interessanti particolari.
Il titolo di sciarpa littorio non era affatto di poco conto, e attenerlo non era una sciocchezza alla portata di tutti. L'onorificenza venne istituita nel 1939 (anno XVII dell'Era Fascista) nel regolamento del Partito Nazionale Fascista e per ottenerla occorreva non solo aver partecipato alla marcia su Roma (e poter esibire il relativo brevetto che lo attestava) ma anche avere ricoperto per almeno dieci anni, anche non continuativi di cui cinque come gerarca incarichi politici all'interno del partito, all'occorrenza anche nei Fasci Giovanili da Combattimento (che in realtà non combattevano affatto, praticavano principalmente attività sportive).
Dunque al di là della marcia su Roma c'era stato anche un impegno costante di almeno dieci anni di militanza attiva ad un certo livello, anche dirigenziale. Alla faccia dell'appoggio ai tempi delle origini del movimento (beh, sì, in effetti c'era stato anche quello, ma non soltanto quello).
Tutto questo risulta confermato da ben tre dettagli spigolati dai racconti di famiglia:
1) Durante la guerra la famiglia di mio padre non fece la fame, al contrario della famiglia di mia madre che era molto più benestante
2) Da Balilla o Lupacchiotto o quel che era mio padre ricevette anche lui una medaglia al merito e raccontò sempre che durante la cerimonia di consegna si era vergognato assai perché, mentre gli altri ragazzini che la ricevevano avevano compiuto nobili e coraggiose azioni quali salvare bambini che stavano annegando o fermare cavalli imbizzarriti che stavano seminando il panico nella strada o simili, a lui era stata assegnata "per essere sempre stato molto assiduo nel frequentare le adunanze" - il che non era affatto vero - e insomma capì che gliela davano solo e soltanto perché era figlio di suo padre, cosa che lo fece sentire abbastanza in colpa.
3) Dopo la guerra mio nonno venne "epurato", ovvero retrocesso nel lavoro che faceva, ritrovandosi così di nuovo operaio semplice. L'epurazione però non era certo cosa riservata a tutti.
E volendo si può aggiungere
4) che quando mia madre cominciò a uscire con mio padre, nei primi anni 50, qualche vicino premuroso si preoccupò di avvisare la mia nonna materna che "sua figlia esce con il figlio di un fascista" - al che venne risposto piuttosto seccamente che mia madre usciva un po' con chi le pareva, ma in seguito molte domande ansiose le vennero fatte sull'argomento, anche se mio padre si rivelò comunque persona assai rispettabile e non minimamente contaminata dalle sue discutibili origini politiche.

In conclusione, il mio pacifico nonno oltre ad aver fatto la marcia su Roma era anche stato un personaggio di un certo spicco a livello locale, anche se di questo nessuno mi ha mai fatto esplicito accenno.
Tutta questa storia sta a dimostrare quanto facilmente possano coprirsi le tracce anche pubbliche del passato e quanto facilmente la storia di famiglia possa risultare ingannevole e travisante, proprio laddove si è portati a prendere per oro colato i racconti di famiglia perché "loro c'erano".

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Non è vero che le tracce del passato si possano 'coprire'. Quello che ora sai tu, del nonno e del resto, ne è proprio vivida testimonianza. Il passato è presente. Ahimè.

Anonimo ha detto...

ero pensierini sloggata

Betty ha detto...

Ho letto un libro ambientato in Germania durante la seconda guerra mondiale, ad un certo punto dice che ogni tedesco moderno ha nella scatola delle foto vecchie almeno un nonno in camicia bruna e sono foto che non vengono esibite volentieri...
ciao

Betty

minty ha detto...

La memoria familiare non è mai imparziale e raramente è integra e certa.
Mio nonno mi aveva detto che i nostri trisnonni avevano avuto 6-7 figli (suo padre e vari zii). Di recente abbiamo scoperto che furono come minimo 10, ma più probabilmente 13 (più almeno uno morto piccolo, per cui anche 14).
Quando gli chiedevo qualche informazione genealogica, temo anche abbia attribuito una medaglia a un cugino sbagliato (questioni di omonimie familiari XD).
Peraltro forse non sapremo mai se il prozio partigiano è stato tradito da un compagno catturato e torturato dai fascisti perché parlasse, o se da una spia consapevole infiltratasi nel gruppo per carpirne i segreti. Le versioni in famiglia sono diverse, e pure la letteratura locale in proposito presenta versioni differenti...
E potrei continuare, d'incertezza in incertezza ^^

Tenar ha detto...

Storia assai interessante!
Anche la mia famiglia (materna) aveva qualche altarino da nascondere, come il busto del duce trovato in solaio e, temo, un autografo di Hitler (non ho fatto controllare l'autenticità e il sospetto che possa essere venduto guadagnandoci su mi ha abbastanza orrore) mi fa sospettare. Mio nonno ha fatto la campagna di Russia e è tornato in maniera molto avventurosa e lì è morta qualsiasi simpatia fascista potesse avere. Ma è significativo come si trovino tracce del sostegno popolare che sicuramente il fascismo aveva e che poi sono state fatte sparire.
PS: mia nonna era più pratica, anche nei suoi ricordi
"grazie al sabato littorio al sabato non andavo a lavorare, certo che mi piaceva"
"il partigiano Fulmine era bellissimo. Certo che in bottega aiutavamo i partigiani"
Grandi idee politiche...

Murasaki ha detto...

@Pensierini:
Io invece sono d'accordo con Minty che la memoria di famiglia è molto fallace, oltre che a volte censurata in partenza. Per esempio volendo ha un senso sorvolare sul passato di gerarca di mio nonno, ma la storia delle pantofole com'è saltata fuori, e cosa erano in realtà quelle pantofole? E soprattutto i ricordi d'infanzia dei familiari spesso sono alterati dal fatto di essere, appunto, ricordi di infanzia - come la bambina del post successivo che nemmeno si rende conto di stare assistendo a un omicidio e. Lo capisce solo da adulta.

@Betty:
Senza dubbio, ma in Italia dovrebbe valere ancora di più perché da noi il fascismo durò per più di venti anni e molti diventarono fascisti anche per condizionamento e per praticità.

@Minty:
Hai centrato perfettamente il punto. Del resto, anche molti dei nostri ricordi sono spesso falsati dalle circostanze più strane. Io per anni ho cantato la sigla di Gundam sbagliata, per dire...

@Tenar:
Ecco, il punto di vista di tua nonna incontra la mia piena approvazione, specie quando si arriva al partigiano Fulmine ☺️

dolcezzedimamma ha detto...

Invece la mia memoria familiare è molto vivida, visto che avevo nonne molto ciarliere e opportune testimonianze fotografiche. Su fascismo e antifascismo...ho una splendida foto di mio padre Figlio della Lupa, mentre la mia povera mamma non ebbe mai la bellissima divisa da Piccola Italiana, da lei tanto desiderata , perché il nonno era fieramente avverso e con abilità a dir poco miracolosa riuscì perfino a rimanere dipendente dello stato senza aver mai avuto la tessera del partito.

Murasaki ha detto...

@Dolcezze:
Complimenti vivissimi a tuo nonno, visto che i miei nonni materni si impegnarono con tutte le loro forze per non compromettersi col regime (perché erano sicuri che non sarebbe stato per sempre) ma alla fine non solo dovettero capitolare e iscriversi al partito, ma addirittura gli toccò assai a malincuore iscriverci pure mia madre e mio zio per permettergli di continuare a studiare.
Sul fatto che le tue nonne fossero ciarliere è impossibile avere dubbi, dopo le tue meravigliose cronache di Villa Arzilla. Ma anche la mia nonna materna era assai ciarliera, soltanto che lei, come mia madre e mia zia, avevano un rapporto molto elastico con i loro ricordi e più di una volta sentirgli ricreare la realta' cui magari avevo assistito di persona mi ha lasciato immersa in profondi dubbi...